venerdì, settembre 29, 2006

Raul sì, Raul no, l'unica cosa che interessa.

Alla fine Aragones non l'ha convocato, ma il punto è che lo stucchevole dibattito sull'ex grande figura del calcio spagnolo (seguito dell'imbarazzante situazione che ha visto Aragones dare le dimissioni dopo la figuraccia con l'Irlanda del Nord per essere poi riconfermato da una federazione che ha perso un'ottima occasione per fare chiarezza) fa passare completamente in secondo piano il fatto che la Spagna sabato prossimo, nella complicatissima partita in Svezia (seguita il mercoledì successivo dall'amichevole con l'Argentina), si gioca buona parte delle sue chances di qualificazione al prossimo Europeo.
E fa passare in secondo piano le vere stranezze della lista di Aragones: le mancate convocazioni di Morientes e Vicente e di Jesus Navas, anche se per il talento del Siviglia probabilmente incide parecchio il problema delle crisi d'ansia che lo hanno colto in occasione dei ritiri molto lontano da casa, fatto che probabilmente ha dissuaso Aragones già dal chiamarlo per il Mondiale.
Giustificabili le esclusioni di Pernia e Joaquin, così come le chiamate al loro posto di Capdevila e Angulo, giocatori indubbiamente in forma in questo periodo.

I 18 CONVOCATI PER SVEZIA-SPAGNA E SPAGNA-ARGENTINA.

Casillas, Sergio Ramos y Reyes (R. Madrid)

Antonio López, Pablo y Fernando Torres (Atlético)

Puyol, Xavi e Iniesta (Barcelona)

Cesc (Arsenal)

Albelda, Villa y Angulo (Valencia)

Reina, Xabi Alonso y Luis García (Liverpool)

Juanito (Betis)

Capdevila (Deportivo)

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Eto'o: i mesi sono 5. Chi al suo posto?

Dopo le opportune verifiche, i tempi di recupero di Eto'o, che inizialmente parevano essere fra i due-tre mesi, si sono allungati a cinque mesi.
Gravissima assenza, la più difficile da coprire ma non impossibile: non disponendo di un giocatore con caratteristiche simili, Rijkaard dovrà dar sfogo alla sua inventiva, alternando diverse soluzioni a seconda del tipo di partita.
Già l'anno scorso il fenomeno camerunese mancò per quasi un mese in occasione della Coppa d'Africa, ma allora Rijkaard poteva disporre della riserva ideale: Henrik Larsson, con una media gol fatti-minuti giocati sbalorditiva, decisivo anche nella finale di Champions. Pur senza possedere le doti fisiche di Eto'o, lo svedese non era da meno (anzi) in quanto a fiuto del gol, ed era capace di svolgere un lavoro tattico quasi al livello di quello di Samuel.
Ora, la situazione è più complessa: non c'è nella rosa di Rijkaard un attaccante con un fiuto del gol e una completezza paragonabile a quella di Eto'o e Larsson: dove manca Gudjohnsen, può tornare utile Saviola, e viceversa.
Si tratterà di studiare la soluzione migliore a seconda del tipo di partita richiesto, e non è detto che Rijkaard non possa trarre anche, in un certo senso, giovamento dal togliere punti di riferimento all'avversario.
Va detto che nessuno degli attaccanti del Barça attuale è una vera e propria prima punta. Neanche Eto'o lo è, ma questo non ha grande importanza perchè il tipodi gioco dei blaugrana non prevede un terminale fisso per ogni azione, basato com' è su triangolazioni, scambi di posizione, tagli e inserimenti.
L'importanza della sostituzione di Eto'o andrà verificata anche per quanto riguarda la fase difensiva: il Barça basa il suo gioco su un recupero rapido del pallone nella metà campo avversaria, per poter sopportare al meglio la sua struttura offensiva. Eto'o è assieme a Giuly, il più aggressivo e costante nel pressing sui difensori avversari. Rijkaard valuterà attentamente anche quest'importantissimo aspetto nella scelta del sostituto.
Vediamo nel dettaglio le possibili soluzioni per il centro dell'attacco:

Eidur GUDJOHNSEN: La soluzione numero uno, acquistato in estate proprio per l'evenienza. Il suo pregio è la duttilità e l'intelligenza tattica. Può giocare anche partendo dalle fasce o da interno a centrocampo, ma Rijkaard lo vuole come prima punta. Forte fisicamente, abile nel dialogare coi compagni, veloce in progressione (niente scatti alla Eto'o), potenzialmente è il più completo, però manca di freddezza in area di rigore e non è raro che sbagli gol facili. E' soprattutto una seconda punta, ma è l'unico attaccante che può fare da punto di riferimento al centro dell'area e rendersi utile anche come sponda spalle alla porta. Già Mourinho lo utilizzava come centrocampista aggiunto, per cui potrà aiutare Rijkaard in fase difensiva.
Javier SAVIOLA: Torna importante, e magari suscita qualche imbarazzo, visto che fino a poco tempo fa non rientrava nei piani di Rijkaard e della società. Ora potrebbe tornare molto utile, dato che degli attaccanti rimasti è quello più rapido e svelto nelle deviazioni sotto misura.
Classica seconda punta, il suo problema è quello che ne ha probabilmente limitato il rendimento in Europa: il fisico. Costretto spesso a giocare come unica punta (anche nel suo ultimo anno al Barça, il primo di Rijkaard, giocò così nella seconda parte della stagione, segnando 14 gol totali), soffre le cariche dei centrali avversari e non riesce a sfondare dopo il dribbling o lo scatto iniziale. Improbabile che segni da fuori area.
Eto'o le possedeva tutt' e due (ed era a suo agio sia negli spazi ampi chein quelli stretti), ora Rijkaard dovrà scegliere di volta in volta fra l'agilità (Saviola) e la potenza (Gudjohnsen). Al tecnico del Barça poi non piace lo scarso sacrificio in fase difensiva dell'argentino.
RONALDINHO: Ovvio che non è un numero 9. Al centro si trova bene, ma partendo dalla trequarti, non certo andando a battagliare coi centrali avversari. Già nel corso di molti match era solito scambiarsi la posizione con Eto'o, è una soluzione che Rijkaard ha adottato, ad esempio in occasione della finale di Champions con l'Arsenal, col fine, in fase offensiva, di togliere punti di riferimento alle difese avversarie, favorendo ad esempio i tagli di Giuly o gli inserimentidei centrocampisti.
In fase difensiva invece l'accentramento di Ronaldinho permette di piazzare sulla fascia sinistra giocatori più adatti a ripiegare sulle avanzate di terzini avversari molto intraprendenti, visto che Ronaldinho è l'unico esentato dalle mansioni di recupero del pallone. Così è successo con Eto'o nella zona di Eboué nella finale con l'Arsenal e sempre con Eto'o esplicitamente terzino sinistro aggiunto nelle sofferte battute finali della semifinale di ritorno col Milan, quando Ancelotti fece entrare Cafu (Eto'o nell'occasione disse efficacemente: "Ronaldinho suona il violino, noi altri dobbiamo suonare il tamburo").
Lionel MESSI: Spostarlo al centro renderebbe più agevoli le sue straordinarie azioni palla al piede, permettendogli di sfondare in verticale invece che essere costretto sempre a rientrare da destra verso il centro con azioni orizzontali. Anche lui come Ronaldinho può partire solo dalla trequarti, anche se è ancora un giocatore esclusivamente di spunti, sulla cui continuità non si può certo giurare e che senza palla non esiste ancora. Incoraggiante il gol al Werder, ci sarà bisogno di un po' di gol da parte sua. A Rijkaard fa poi molto comodo la sua tenacia, che lo porta ad inseguire e a pressare gli avversari nei suoi paraggi.
Ludovic GIULY: Solo in alcune fasi della partita può spostarsi momentaneamente al centro. Eccezionale il suo apporto nel pressing.
Santiago EZQUERRO: E' un giocatore del Barça solo formalmente ormai. Rijkaard in quest' inizio di stagione l'ha utilizzato solo nella Copa Catalunya persa contro l'Espanyol, una gara semi-ufficiale giocata con metà squadra occupata con le nazionali. E'un esterno-seconda punta, giocatore di movimento. Anni fa, nel Mallorca e nei primi tempi all'Athletic Bilbao, aveva iniziato da centravanti ma non è mai stato un bomber. L'anno scorso ha giocato una sola partita da attaccante centrale nel Barça, nel 3-1 al Zamora in Copa del Rey, ma si fece notare per le incredibili occasioni divorate.

Una cosa è chiara: replicanti in giro non ce ne sono ed Eto'o dovrà essere sostituito col lavoro della squadra, magari anche con un maggior apporto realizzativo di centrocampisti come Xavi, Deco e Iniesta, generalmente non dei guastatori.

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giovedì, settembre 28, 2006

Barça in difficoltà.

Se non fosse stato per la "Pulguita" Messi, il Barcelona ieri avrebbe perso tre punti dolorosissimi. Anche così, dovrà assolutamente vincere almeno una delle due gare contro il Chelsea, dando per scontati i 6 punti del Werder Brema contro il Levski.
E ciò che preoccupa di più è l'infortunio di Eto'o, che starà fuori fra i due e i tre e mesi e che probabilmente è l'unico giocatore davvero insostituibile della rosa del Barça. Gudjohnsen ed Eto'o sono ottimi giocatori, ma nessuno dei due possiede le caratteristiche del camerunese, fondamentale anche per la fase difensiva quando inizia il pressing sui difensori avversari. Senza Eto'o il Barça dovrà giocare oltrettutto, nel giro di poco tempo, partite fondamentali nella Liga contro Sevilla e Real Madrid e in Champions League le due sfide col Chelsea. Nella peggiore delle ipotesi sui suoi tempi di recupero, Eto'o poi salterebbe anche il Mondiale per Club e l'ultimo match del girone europeo contro il Werder al Camp Nou, sfida che potrebbe risultare decisiva. Davvero una disdetta anche per il giocatore stesso, che era uno dei favoritissimi per il pallone d'oro.
Adesso Rijkaard dovrà architettare una strategia alternativa, con Gudjohnsen, Saviola oppure un falso centravanti, come Ronaldinho o Messi, con più inserimenti dal centrocampo.
Comunque, l'infortunio di Eto'o è il maggiore ma non l'unico motivo di preoccupazione: è che il Barça non passa un bel momento, inutile raccontarsi storie. In quest'inizio di stagione ha affrontato tre avversari di alto livello, cioè Sevilla, Valencia e Werder Brema. Bilancio: una sconfitta secca e due pareggi soffertissimi.
Tutti sanno come gioca il Barça e tutti mettono un impegno fuori dal comune nell'annullarne le fonti di gioco. Ieri il Werder ha giocato i primi quarti d'ora dei due tempi con un pressing che ha reso praticamente impossibile al centrocampo del Barça giocare palla, con marcature spesso triplicate su chi riceveva il pallone. In altra maniera il Barça non può giocare (e del resto sarebbe da stupidi cominciare a lanciare lungo per paura di perdere palla a centrocampo, che è quello che vorrebbe ogni difesa), per cui dovrà lavorare, all'interno del suo stile di gioco, su miglioramenti puntuali, come la rapidità nell'impostazione sin dalla difesa (e qui uno fra Xavi e Iniesta davanti alla difesa al posto di Motta diventa una soluzione plausibile, come suggeriva anche Quique Sanchez Flores) e cambi di gioco più frequenti, perché gioco sulle fasce se n'è visto davvero pochino nelle ultime due partite.
Però il problema non è tutto qui: giocare come ha fatto il Werder ieri nei primi 15 minuti per tutta la durata di una partita è umanamente impossibile, come aveva detto l'allenatore del Valencia domenica e come ha ammesso Schaaf ieri sera. Infatti il Barça ha avuto a disposizione la mezzora finale del primo tempo e quasi tutto il secondo per poter sviluppare il suo gioco senza troppi patemi (oltrettutto contro una squadra generalmente molto poco abituato a stare sulla difensiva), però la sensazione che ha dato è che mancasse determinazione e brillantezza. Emblematico Ronaldinho che, fra tournée americana e altre vicende, si è allenato pochissimo nell' ultimo mese. Ieri impresentabile, rappresenta anche una tendenza di "galacticizzazione" ancora non manifestatasi, ma che deve tenere sempre più in allarme.
Rijkaard poi ci ha messo del suo: incomprensibile la scelta di Oleguer. In una partita di quest'importanza, schierare un giocatore sottoutilizzato fino ad ora e per giunta in un ruolo che ne evidenzia la modestia, ha rappresentato un'autolimitazione da parte di Frank. Con l'affollamento della zona centrale, la presenza di Oleguer, nullo nell'appoggio alla manovra, ha tolto una via d'uscita alla manovra blaugrana. Davvero strano poi il cambio che ha visto entrare Zambrotta (forse vista la situazione sarebbe stato ancora più utile Belletti) non al posto del canterano, ma di Sylvinho, che come al solito aveva sempre offerto la sovrapposizione giusta ai compagni.

Esattamente come me l'aspettavo la partita del Valencia: la Roma gioca, il Valencia neanche per sogno ma alla prima occasione va in vantaggio sfruttando una delle solite ingenuità difensive romaniste. Dopo il gol del 2-1 di Villa poi la Roma non gioca più neanche tanto, rallenta la manovra e la perfetta organizzazione difensiva del Valencia non soffre più nulla. I padroni di casa passano a controllare la partita e più volte nel secondo tempo potrebbero segnare in contropiede il terzo gol, ma mancano di cattiveria nella finalizzazione.
Il Valencia è una grande squadra, questo credo sia chiaro a tutti, ma finora ha dispiegato il suo notevole potenziale quasi esclusivamente nel suo letale contropiede, e questa per il momento rappresenta una grossa limitazione. Se giochi contro squadre ben chiuse come il Chelsea o il Liverpool cosa fai, lanci lungo come per quasi tutto il primo tempo di ieri? Li vogliamo sfruttare appieno questi attaccanti e queste ali? Ieri Vicente, negativo, non è arrivato una volta sul fondo e Morientes probabilmente sarebbe stato meno inoffensivo con qualche pallone verticale in meno e qualche cross dal fondo in più.
Comunque, altro mattone importantissimo nella stagione di una squadra che, se sapesse intervenire dove ho detto (e un Joaquin e un Del Horno su buoni livelli potrebbero aiutare), potrebbe tornare sui livelli della "maquina" di Benitez e competere tranquillamente anche per la Champions.
Le sicurezze vengono dall'asse Albelda-Ayala in fase di contenimento e da David Villa: pure ieri straordinario (dopo Marquez, ha umiliato nel dribbling anche un altro grande difensore come Chivu). Con poche esigenze in termini di qualità dei palloni fornitigli, una manna dal cielo per Quique. Saltato regolarmente dai compagni nel primo tempo, Edu è cresciuto alla distanza, mentre sarà difficile far tornare in panchina un giocatore dell' utilità di Angulo, soprattutto se Joaquin non si sveglia. Rispetto alla partita con l'Olympiakos, torna sicura la difesa, efficace nel respingere quasi tutti i palloni messi in mezzo all'area dalla Roma, a parte l'erroraccio di Moretti sul rigore romanista.

Mai visto un 5-1 così poco convincente come quello del Real Madrid sulla Dynamo Kiyv. Fatto sicuramente sconcertante agli occhi di Capello, la fase difensiva ha riportato alla mente quella ridicola del Real Madrid di Queiroz, con gli avversari che ogni volta che prendevano il pallone arrivano come minimo all'area di rigore e con Casillas spesso costretto a interventi disperati. Cannavaro e Sergio Ramos, al di là della scarsa organizzazione, spesso goffissimi. In attesa del ritorno di Salgado, stavolta è stato provato Mejia come terzino destro, centrale di ruolo e quanto mai a disagio.
Squadra lunga, divisa in due tronconi, distanze chilometriche fra i giocatori e manovra affidata quasi completamante all'improvvisazione, premiata nella maggior parte dei casi dai regali di Shovkovskiy e della difesa ucraina.
Fortunatamente c'è Diarra, che col suo straordinario dinamismo assicura almeno qualche collegamento, anche se a portare palla e dialogare ci vedrei meglio qualcun altro. Lasciando solo Emerson davanti alla difesa, ricorda più il Diarra dei tempi del Vitesse, mezzala destra, che quello del Lione, inserendosi e sovrapponendosi spesso sul centro-destra.
Complessivamente, un passo indietro netto sul piano della compattezza e della qualità rispetto soprattutto al primo tempo col Betis. Ancora il Madrid non ha un gioco chiaro, anche se non è detto che a Capello interessi veramente averlo: probabilmente gli basterebbe migliorare (e parecchio) la fase difensiva e affidarsi in avanti alle individualità per ricavare i golletti da tesorizzare nel corso della stagione. Ora, sotto con l'Atlético nel derby.

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martedì, settembre 26, 2006

L'importanza di Iniesta, l'importanza del "toque".

Ho già parlato abbondantemente della partita di domenica del Camp Nou, però desidero tornare sui suoi aspetti più rilevanti, traendo spunto dalle dichiarazioni rilasciate dai due allenatori, Rijkaard e Quique Sanchez Flores.

Rijkaard: "Abbiamo cominciato dominando il possesso-palla, ma credo che il ritmo sia stato troppo lento per sorprendere il Valencia… Eravamo lenti perché loro ci aspettavano a centrocampo dove c'era molta gente. Toccavamo, toccavamo e puntalmente arrivava il loro pressing. Erano molto ben organizzati e avevamo bisogno di movimento da parte degli attaccanti, come per esempio nel gol di Iniesta, nel quale c'è movimento dentro l'area."
"Quando desideri maggiore velocità nella costruzione del gioco, pensi a Iniesta. E' un giocatore importante, perché gli dà quel ritmo."
"Il Valencia risponde perfettamente a quel profilo di squadra che può risultare indigesta per ilBarça,…ma hanno anche qualità.Con Chelsea e Valencia ogni dettaglio può essere importante per il risultato. Il nostro possesso-palla è stato del 66%. Sono due sistemi di gioco diversi."

Sanchez Flores: "Credo che abbiamo limitato parecchio il Barça e che la mia squadra abbia fatto un gran lavoro, abbiamo avuto molto personalità."
"Il cambio di Iniesta ci ha complicato le cose. Con tre giocatori de toque (in italiano è diffiicile tradurre questa espressione, se non con lunghe perifrasi. Il "toque" è l'elemento base di ogni ragnatela di passaggi. Più è veloce e preciso, più mal di testa viene all'avversario)è difficile respirare a centrocampo. Nel primo tempo, con Edmilson avevamo una pausa, avevamo tempo per organizzarci.La partita è cambiata così tanto perchè ci sono giocatori che possono farle cambiare rotta. E' difficile che una squadra annulli l'altra per tutti i 90 minuti, per questo ci son state così tante variazioni nello sviluppo del gioco."
"Tutto si svolgeva a grande velocità. Ci son stati giocatori che hanno finito con sovraccarichi muscolari e crampi. Giocare contro il Barcelona vuol dire sempre sottoporsi a percorrere grandi distanze."

Illuminanti, soprattutto le frasi del tecnico del Valencia. Sottolinea indirettamente ancora una volta come il Barça, come avevo già avuto modo di dire, dovrà armarsi soprattutto di pazienza durante questa stagione. Evitare contrattacchi letali, aspettare che cali il pressing avversario, allargare il campo facendo arrivare più velocemente possibile il pallone sulle ali e sorprendere con inserimenti senza palla dalle retrovie di terzini e interni di centrocampo, sicuramente molto più difficili da controllare rispetto a tre attaccanti statici, per quanto questi possano essere dei fenomeni.
La palla, giocata su alti ritmi da chi la sa giocare, corre sempre più veloce di qualunque essere umano. Quindi bisogna farla correre. Questa banalissima considerazione, assieme a quella del movimento senza palla, sarà la chiave di molte partite per la squadra di Rijkaard.

E qui salta fuori il nostro amico Iniesta: pur senza essere (neanche per sogno) un velocista, è indiscutibilmente uno dei giocatori più veloci della Liga. Mi spiego: avere grandi atleti fa comodissimo, ma Iniesta possiede quel tipo di velocità assolutamente fondamentale nel calcio, che, ricordiamolo, non è una corsa sui 100 metri. Iniesta vede prima degli altri il gioco ed esegue le sue azioni con la massima rapidità e precisione. Unita alla qualità di Xavi e Deco, questa abilità può sottrarre agli avvversari tempo prezioso per organizzare la difesa e liberare il Barça dagli ingorghi.

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lunedì, settembre 25, 2006

QUARTA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Atlético Madrid-Sevilla 2-1: Renato 40' (S); Maxi Rodriguez 86' (A); Maxi Rodriguez 88' (A).

Villarreal-Zaragoza 3-2: Aimar 22' (Z); Cani 48' (V); Forlan 58' (V); Riquelme, rig. 79' (V); Piqué 93' (Z).

Getafe-Athletic Bilbao 0-0.

Levante-Deportivo 2-0: Kapo 17'; Kapo 75'.

Real Sociedad-Recreativo Huelva 2-3: Calle 38' (RH); Calle 49' (RH); Gari Uranga 64' (RS); Novo, rig. 76' (RS); Sinama Pongolle 93' (RH).

Celta-Osasuna 0-2: Valdo 35'; Juanfran 91'.

Nàstic-Racing 2-2: Cuéllar 36' (N); Zigic 47' (R); Portillo 66' (N); Zigic 94' (R).

Mallorca-Espanyol: Maxi Lopez 77'.


Il Sevilla perde la vetta ma non la faccia: domina il primo tempo, controlla fino a quando non rimane in 9 per le espulsioni di Escudé e Javi Navarro (c'è da sperare che non siano tornati quei raptus di immaturità ed eccessiva aggressività che lo hanno colto spesso negli ultimi anni). L'Atlético procede con la rabbia più che col gioco e rimonta apochi minuti dalla fine, trascinato da Maxi e Torres.
Il Villarreal ritrova i gol e la vittoria, con una reazione convincente nella ripresa guidata da Riquelme, Cani e Forlan. Avrei dovuto mettere un commento più approfondito su questa partita, ma per cause di forza maggiore ho potuto vedere solo il primo tempo.
Brutta frenata per il Celta e ossigeno per l'Osasuna; altro colpo fuori casa di un ottimo Recre su una sempre più disastrata Real Sociedad. Noioso 0-0 fra fra Getafe ed Athletic.
La coppia ivoriana Kapo-Ettien esalta un Nàstic che sconfigge il Depor con le sue stesse armi, ordine e disciplina. Il Nàstic ancora una volta distrugge quello che costruisce con tanta cura, mentre il Mallorca, dove ha esordito Tristan, liquida il solito grigio Espanyol.

CLASSIFICA

1 Barcelona 10
2 Real Madrid 10
3 Valencia 10
4 Sevilla 9
5 Atlético 9
6 Deportivo 7
7 Recreativo 7
8 Getafe 7
9 Zaragoza 6
10 Osasuna 6
11 Levante 6
12 Mallorca 5
13 Gimnàstic 4
14 Villarreal 4
15 Betis 3
16 Celta 3
17 Espanyol 3
18 Athletic 2
19 R. Sociedad 1
20 Racing 1

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QUARTA GIORNATA: Barcelona-Valencia 1-1: Villa 16' (V), Iniesta 49' (B).

Match di grande livello: non cambia nulla fra le due squadre, che restano appaiate in classifica, ma permette al Real Madrid di raggiungerle in testa alla classifica a quota 10 punti. A un primo tempo in cui il Valencia assoggetta il Barça e mette pesantemente in imbarazzo il Camp Nou, segue nella ripresa un' immediata e veemente reazione dei padroni di casa, che alzano i ritmi e mettono disordine nelle fila valenciane, senza però riuscire a completare la rimonta.

Quique Sanchez Flores preferisce infoltire il centrocampo con Silva al posto di Morientes. Le misure sono le solite anti-Barça: tutti dietro il pallone, spazi ridottissimi fra difesa e centrocampo che rallentano e riempiono di dubbi il Barça ogni volta che prova ad impostare l'azione. Però a questa ricetta il Valencia aggiunge l'ingrediente più indigesto per gli uomini di Rijkaard: li obbliga a ripiegare e rincorrere l'avversario.
Provvisti oltre alla disciplina tattica, della qualità e dell'ambizione che solo il Sevilla a Montecarlo e poche altre squadre possono contrapporre al Barça, i valenciani non sprecano il pallone una volta riconquistato, ma lo fanno girare e aprono il campo, evidenziando le lacune sulle fasce dei blaugrana. Nell'occasione del gol succede proprio questo: tocchi di prima che mandano in tilt il centrocampo di Rijkaard (con Gio che va subito su Joaquin e lascia la fascia libera per l'inserimento di Miguel), apertura di Edu sulla fascia destra, sovrapposizione di Miguel che non trova la copertura di Ronaldinho, cross e il resto lo fa il fiuto assassino di Villa, che sorprende Zambrotta sbucando sul secondo palo e segna l'1-0.
Davvero straordinario il Valencia: continua a fare la partita, muovendo il pallone con velocità e precisione e allargando la difesa avversaria. Il Barça, respinto e obbligato a difendere nella sua metacampo, non ci capisce davvero nulla. Quando prova a impostare, è troppo impacciato in Edmilson, apre il gioco poco e in maniera molto lenta, facilitando lo schieramento della difesa ospite, dove anche gli esterni di centrocampo, soprattutto Joaquin, raddoppiano e aiutano il terzino in fase difensiva. Le uniche possibilità per il Barça vengono dalle iniziative individuali dei suoi talenti: qualche tiraccio da fuori di Deco, una punizione di Ronaldinho, qualche slalom di Messi che però una volta che riesce a liberarsi di un uomo, se ne trova altri cinque. Eto'o è costretto, spesso spalle alla porta, a impossibili contorsionismi. Tutto è stentato e innaturale nel Barça.
Il Camp Nou trema quando "Satanetto" Villa, liberatosi con irrisoria facilità di Marquez, colpisce un palo clamoroso che salva il Barça da uno 0-2 che sarebbe stato tutto tranne che immeritato. E qui il Barça evita una condanna definitiva come quella dello 0-2 di Kanouté a Montecarlo a pochi minuti dalla fine.
Sulla base di quanto visto nel primo tempo, il Barça sembrerebbe completamente impotente, ma sappiamo che basta una scintilla…

La scintilla si chiama Iniesta, e rivoluziona completamente la partita. Al posto di Edmilson (con Xavi arretrato davanti alla difesa) velocizza, verticalizza e movimenta la manovra. Ora il Barça trova molto più facilmente i collegamenti giusti e apre il gioco sulle fasce celermente. Crea nei primi tre minuti tre palle gol, tutte nate da incontrollabili inserimenti centrali di Iniesta: la prima con una conclusione di Eto'o fra le braccia di Canizares; la seconda con un mancato controllo di Iniesta liberato in area di rigore da un geniale pallonetto di Messi; la terza, quella buona, è il gol di Iniesta: finalmente il Barça ritrova la diagonale Marquez-Ronaldinho, col brasiliano che dalla fascia serve al centro dell'area Eto'o, che con una perfetta sponda di testa, favorisce l'incursione di Iniesta, che anticipa Albiol e realizza l'1-1.
A questo punto il Valencia accusa il colpo, si sente ferito e si lascia trascinare, come vuole il Barça, in una partita dai ritmi alti. Gli uomini di Quique ragionano molto meno rispetto all'eccezionale primo tempo, si scompongono e lasciano più spazi.
Ora il Barça è padrone della partita, controlla e gioca con fluidità a centrocampo. Tenta Messi sul secondo palo, Deco che piazza una traiettoria insidiosissima che quasi sorprende Canizares, provano anche Van Bronckhorst e Xavi da fuori, però l'ottima difesa del Valencia riesce a stringere i denti e a resistere sui palloni che sempre di più transitano nell'area di Canizares. Questa strenua resistenza costa un infortunio ad Albiol, che si stira nel tentativo, ottimamente riuscito di fermare Ronaldinho che gli era andato via con un tunnel di tacco. Entra David Navarro e, nel finale, anche Hugo Viana per un Albelda colto dai crampi. Fra i due cambi, era uscito nel frattempo anche Villa, che, non molto comprensibilmente, aveva lasciato il posto ad Angulo (se il Valencia avesse perso, non credo che Quique avrebbe potuto evitare rimbrotti, chiamiamoli così).
C'è spazio anche per le recriminazioni verso l'arbitro: da parte del Barça per un intervento da rigore di Miguel su Eto'o che lo aveva anticipato; da parte del Valencia per un fuorigioco inesistente segnalato a un Villa lanciato a rete.
In chiusura, Saviola torna un giocatore del Barcelona a tutti gli effetti: applauditissimo da dei tifosi che l'hanno sempre amato, entra al posto di Messi e non riesce ad aprire sufficientemente il piatto su un cross molto veloce di Van Bronckhorst, a concludere un' azione iniziata dallo stesso Conejo con un bel dribbling a centrocampo. Ultima emozione di una gran bella partita.

Rijkaard esce rinfrancato dalla determinazione che i suoi hanno mostrato nel rimettere in piedi la partita. Già altre volte il Barça ha dimostrato di saper imparare dai suoi errori e di avere comunque sempre a disposizione soluzioni a partita in corso, come Iniesta questa volta (e non solo, vedi finale di Parigi) o Giuly in altre occasioni, in grado di rivitalizzare la squadra. Il primo grande avversario della stagione non è stato digerito al meglio, servirà qualcosa di più nei prossimi impegni.
La partita di ieri è l'ennesima conferma del potenziale del Valencia, che si mostra in misura esattamente proporzionale al valore dell'avversario e all'importanza della partita. Negli ultimi anni il Barça ha sempre sofferto l'equipo che, e la partita migliore del Valencia l'anno scorso è stata la vittoria per 2-1 al Bernabeu. Tutte partite in cui, quando magari il peso della partita non è tutto sulle sue spalle (proprio nell'affrontare avversari chiusi a riccio deve migliorare), può esaltare tutta la sua abilità nell'imbrigliare l'avversario e nel colpirlo a tradimento con i suoi mortiferi talenti offensivi.


BARCELONA (4-3-3):

VICTOR VALDES: Non ha colpe sul gol di Villa e ringrazia il palo che nega il possibile 0-2 al "Guaje". Per il resto non deve intervenire più di tanto ed è abbastanza sicuro su uscite e interventi di ordinaria amministrazione, compresi i rinvii coi piedi dove, ricordando gli scempi delle sfide dell'anno scorso con lo stesso Villa come beneficiario, non si complica la vita. VOTO: 6.
ZAMBROTTA: Non è ancora lui, è evidente. Si fa impallinare da Villa sulla diagonale del gol del Valencia e le sue sortite offensive sono limitate e il più delle volte mediocri e confuse. VOTO: 5,5.
MARQUEZ: Nel primo tempo soffre anche lui, gli passa vicino il traversone di Miguel, ma il gol del Valencia non è certo colpa sua. Ridicolizzato da Villa nell'occasione del palo, si riprende nel secondo tempo, tornando utile nell'impostazione del gioco e, avviando con uno dei suoi cambi di gioco per Ronaldinho, l'azione del pareggio. VOTO:6.
PUYOL: Si tiene a galla nel primo tempo, nel secondo si esalta con alcuni dei suoi interventi disperati e più volte suona la carica. Su di lui, ammesso che abbia un po' di tempo per riposare, si può sempre contare. VOTO: 6,5 (quasi 7).
GIO: Non soffre più di tanto Joaquin, viene tagliato fuori dal palleggio avversario (va subito a pressare Joaquin lasciando la zona dove si inserisce Miguel scoperta) nell'azione che libera Miguel (non seguito da Ronaldinho) per il cross dello 0-1 valenciano. Nel secondo tempo la partita cambia volto ed ha l'opportunità di spingere di più. VOTO: 6.
XAVI: Abbastanza male. Nel primo tempo ha difficoltà tremende nel creare i collegamenti giusti con la trequarti. La muraglia del Valencia ne rallenta e ne ingarbuglia l'azione (soffre di più questa situazione perché a differenza di Deco e Iniesta non ha un dribbling che gli permetta di verticalizzare il gioco). Meglio nel secondo tempo quando gioca al posto di Edmilson davanti, ma è più la squadra a trascinare lui che il contrario. VOTO: 5,5.
EDMILSON Ieri inutile. In un contesto tattico che reclamava una circolazione del pallone velocissima, il suo legnoso tran-tran ha contribuito a ingabbiare il Barça. Inevitabile la sostistuzione con Iniesta. VOTO: 5. (DAL 1'S.T., INIESTA: Decisivo, mette sottosopra la partita. Velocizza sensibilmente l'azione, va via palla al piede che è un piacere, verticalizza e si inserisce senza palla (crea subito tre azioni, compreso il gol, coi suoi movimenti). L'unico rischio è che venga considerato soltanto un giocatore da immettere a partita in corso. Sarebbe un errore imperdonabile. VOTO: 7,5.
DECO: E' molto in forma in questo periodo, ma il Valencia è riuscito a limitarlo. Nel primo tempo le poche, contorte, iniziative blaugrana, vengono da lui, che prova, con iniziative personali, a filtrare oltre la diga di metacampo avversaria, non riuscendo però a trovare chiare possibilità di rifinitura, cosa che lo ha costretto a infruttuosi tentativi dalla distanza. VOTO: 6,5.
MESSI: Non gioca male in assoluto, ma gli manca il tocco finale. Tenta di forzare gli eventi coi suoi dribbling, ma il quadro è davvero intricato, complicato dal fatto che, partendo da destra ed essendo tutto mancino, non gli possono, per forza di cose, venire delle giocate immediate. Splendido l'assist in pallonetto che smarca Iniesta all'inizio del secondo tempo, troppo alto un suo tentativo a cercare il secondo palo. VOTO: 6. (DAL 38' S.T., SAVIOLA: Naturalmente vogliosissimo, crea una buona azione che però non riesce a concretizzare sul cross di Gio, molto veloce ma troppo sul piede e quindi difficile da indirizzare all'angolo. VOTO: 6.)
ETO'O: I centrali del Valencia lo neutralizzano in più occasioni, braccandolo da vicino e impedendogli di girarsi. Riesce comunque a entrare nell'azione del gol con una sponda perfetta per Iniesta. Poi sorprende Miguel, gli si mette davanti su un cross di Zambrotta prendendo un calcione che sarebbe stato da rigore. VOTO: 6.
RONALDINHO: Anche lui deve sbucare in qualche modo dalla foresta della trequarti, e nel primo tempo può davvero poco. Imbeccato più largo da Marquez, ispira il gol del pareggio; poi si scambia la zona di competenza con Eto'o, ottenendo però al massimo qualche punizione. Non va per poco a buon fine l'invenzione, tunnel di tacco, con cui cerca di liberarsi di Albiol al limite dell'area di rigore. VOTO: 6.

In panchina: Jorquera, Oleguer, Belletti, Giuly, Gudjohnsen.


VALENCIA (4-4-1-1):

CANIZARES: Non gli arrivano tantissimi tiri, ma su due è prontissimo: una punizione di Ronaldinho nel primo tempo e un pallonetto beffardo di Deco nel secondo. Sempre ben piazzato.VOTO: 6,5.
MIGUEL: Attento in difesa, non rinuncia alle sue sortite offensive, come in occasione del gol, dove mette un cross di quelli davvero insidiosissimi, che passano fra portiere e centrali avversari. Se la scampa bella quando l'arbitro ignora il suo fallo da rigore su Eto'o nelle eultime fasi della partita. VOTO: 6,5.
ALBIOL: Il lavoro del centrocampo nel primo tempo sgrava di parecchio lavoro lui e Ayala. Bravo nel togliere fiato e spazi ad Eto'o, nel secondo tempo il Barça sfonda di più, e, a parte quando si fa anticipare da Iniesta sul gol, respinge con attenzione tutti i tentativi avversari. Si sacrifica per la patria quando, allungandosi per fermare Ronaldinho lanciato, è costretto ad uscire per infortunio. VOTO: 6,5. (DAL 29'S.T., DAVID NAVARRO: Onesto finale. VOTO: 6.)
AYALA: Anche per lui vale in gran parte il discorso fatto per Albiol. Controlla e intercetta col suo consueto sangue freddo. VOTO: 6,5.
MORETTI: Come al solito, si limita a tenere la posizione con discrezione e buon piazzamento. Lui non avanza proprio mai. VOTO: 6.
JOAQUIN In copertura fa un gran lavoro per la squadra; Miguel può sempre contare sui suoi raddoppi. Però è decisamente al di sotto il suo apporto offensivo, non arriva mai sul fondo e non ci tenta più neanche tanto. VOTO: 5,5.
ALBELDA: Un muro nel primo tempo, impedisce spesso, in collaborazione con Edu, di oltrepassare il centrocampo al Barça. Nel secondo tempo balla decisamente di più. Esce per crampi. VOTO: 7. (DAL 44'S.T., HUGO VIANA.)
EDU: Grande lavoro nei primi 45'. La sua qualità fa si che il Valencia non perda subito palla una volta recuperata e contribuisce ad aprire le crepe nel sistema di Rijkaard. Ruba anche lui dei buoni palloni. Nella ripresa, soffre l'arretramento generale del Valencia e prova a portare su l'azione, ma si fatica ad uscire dalla metacampo. VOTO: 6,5.
VICENTE: Attacca nel momento migliore del Valencia, ma non affonda i colpi con decisione, soprattutto di fronte a uno Zambrotta in difficoltà. Trasparente nel secondo tempo. VOTO: 5,5.
SILVA: Scelto da Quique invece di Morientes per fare numero nella zona di creazione del Barça, si sacrifica e collabora al recupero del pallone, ma non illumina mai come sa. VOTO: 5,5.
VILLA: Vi giuro che l'ho visto, è il demonio personificato! Pressa, sbuca da tutte le parti, allunga e distende l'azione della sua squadra, non da nessun punto di riferimento agli avversari(si defila per poi piazzare lo scatto letale, come nel gol), micidiale anche nell'uno contro uno. E Aragones lo fa giocare lontano dalla porta… VOTO: 7,5 (DAL 31'S.T., ANGULO: S.V.)

In panchina: Butelle, Gavilan, regueiro, Morientes.

Arbitro: Daudén Ibáñez (Colegio Aragonés). Ammoniti: Albelda (20'), Márquez (33'), Moretti (38') e Joaquín (92'+).
Camp Nou: 83.355 spettatori.

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domenica, settembre 24, 2006

QUARTA GIORNATA: Betis-Real Madrid 0-1 (Diarra).

Il Real Madrid passa un esame importante in maniera convincente, mostrando apprezzabili progressi sul piano della manovra nel primo tempo e serietà difensiva nel secondo di fronte ai tentativi disordinati del Betis. Una prestazione non eccezionale ma completa, con e senza palla.
Mister Capello, se il suo Madrid giocherà spesso come nella prima mezz'ora, io e lei andremo d'accordissimo. Squadra compatta, armonica e finalmente mobile, che ha nascosto il pallone al Betis e ha azzerato i lanci disperati per Van Nistelrooy. Con Reyes e Cassano che, partendo dalle fasce, fluttuano sulla trequarti e Guti che domina la manovra trovando finalmente buone sponde in Emerson e Diarra, molto più partecipi. In particolare, l'azione non si imbroglia perché quando Guti viene a prendere palla, uno fra Emerson e, molto più spesso, Diarra si offre negli spazi lasciati liberi.
E nel secondo tempo, con un evidente scadimento fisico che ha portato il Madrid ad arretrare di un po' di metri, ottima tenuta con i 2 davanti alla difesa che hanno retto benissimo, sempre ben piazzati e vicini ai centrali di difesa. Ancora molte cose da migliorare, per quanto riguarda la profondità dell'azione d'attacco (anche se le caratteristiche delle punte madridiste impediscono verticalizzazioni vertiginose) e la forma atletica, per evitare finali in apnea come quello di stasera. Comunque, con questa partita potrebbe essere stata finalmente imboccata la strada giusta: organizzazione difensiva all'altezza delle richieste del tecnico; maggior controllo a centrocampo e imprevedibilità sulla trequarti con gli innesti provvidenziali di Guti per Raul e Reyes per Beckham.
Delusione Betis: da dei buoni giocatori non si è ricavato ancora uno straccio di gioco. Si procede solo a spunti individuali. Squadra sfilacciata, poco coesa e in tremenda difficoltà nello spezzare il gioco avversario, nervosa e imprecisa nel giocare il pallone. Una foga immotivata prevale sull'ordine (terribili interventi di Juanito, Melli e Nano, quest'ultimo giustamente espulso). Nel secondo tempo si avvicina di più alla porta di Casillas, ma solo perché un Real Madrid affaticato non riesce più a uscire dalla sua metacampo.
Chiusura con l'infortunio, che terra 6 mesi fuori Cicinho: una vera disgrazia, il colmo della sfortuna per un giocatore he già non rientrava nei piani del tecnico.

I MIGLIORI: Diarra, semplicemente monumentale. Nell' occasione del gol, surclassa nello stacco uno specialista come Juanito; in seguito è un muro su cui si infrangono molte delle azioni del Betis. Inoltre, anche se con numerose imprecisioni, offre sempre un appoggio alla manovra, muovendosi in perfetta coordinazione con Guti, soprattutto nel primo tempo. Reyes in stato di grazia: è nel classico momento in cui è in grado di pensare e mettere in pratica qualunque cosa gli venga in mente: controlli a seguire, devastanti finte di corpo, palleggi vittoriosi in mezzo anche a due-tre avversari. In progresso Emerson: più fresco, tatticamente impeccabile, ruba un bel numero di palloni e cresce in personalità nel difficile finale. I dubbi sul suo impiego accanto a Diarra verranno nelle partite che al Bernabeu presenteranno un avversario chiuso nella sua metacampo. Guti è indispensabile per questo Madrid: l'unico giocatore in grado di collegare centrocampo e attacco evitando che la squadra si spezzi in due tronconi. Lo fa nel primo tempo, e si vede.
Davvero un peccato che la pessima prestazione del Betis lo chiami poco in causa, costringendolo ad andare a cercarsi il pallone, ma Sobis a tratti è un tornado: giustificatissimo l'accostamento ad Alfonso per la qualità e la rapidità con cui controlla il pallone fra destro e sinistro, mandando in tilt negli spazi stretti gli avversari. Al posto di Vogel, Capi da più qualità alla transizione fra difesa e attacco, mentre nel finale Odonkor, mettendola sulla pura velocità, qualcosina la crea.
I PEGGIORI: Son tanti nel Betis. Un Edu mai in partita, un Maldonado deludente al di là di qualche trucchetto palla al piede e un Jorge Wagner dozzinale. Però il Betis ha perso la partità soprattutto a centrocampo: Vogel oltre ad avere spazi troppo ampi da coprire in fase difensiva ha impostato in maniera davvero approssimativa, mentre Rivera non ha mai preso per mano la squadra, con imprecisioni inaccetabili nei passaggi. Melli , come al solito inutile in appoggio all'azione d'attacco, in difficoltà su Cassano e costretto a fallacci; Romero scherzato da Reyes.
Van Nistelrooy, in una serata in cui il Madrid ha prodotto e non lo ha abbandonato a se stesso, è mancato, limitandosi a fare a sportellate coi difensori avversari.

VOTO PARTITA: 6. TECNICA: 6,5. AGONISMO: 7. TATTICA: 6.

BETIS 0 - R. MADRID 1
Betis(4-2-3-1): Doblas 6; Melli 5,5, Juanito 6, Nano 5,5, Romero 5,5; Vogel 5 (58'), Rivera 5; Maldonado 5,5 (72'), Edu 5, Wagner 5 (46'); Sobis 6,5.
In panchina: Contreras, Lembo, M. Ángel, Capi 6,5 (58'), Xisco 6 (46'), Odonkor 6,5 (72'), Robert.
Real Madrid(4-2-3-1): Casillas 6; Cicinho s.v.(30'), Cannavaro 6,5, Ramos 6,5, R. Carlos 6; Emerson 6,5, Diarra 8; Reyes 7 (66'), Guti 7, Cassano 6,5 (59'); V. Nistelrooy 5,5.
In panchina: D. López, Mejía, R. Bravo 6 (30'), Pavón, Beckham 5,5 (66'), Robinho, Raúl 6 (59')

Gol: 0-1 (6'): Diarra remata de cabeza un centro de Cicinho.
Árbitro: Iturralde González, del Colegio Vasco. Expulsó a Nano (94'). Amonestó a Cassano (26'), Melli (31'), Emerson (33'), Beckham (68'), Ramos (82'), Guti (87'), Van Nistelrooy (90') y Raúl Bravo (96').
Ruiz de Lopera. 45.000 espectadores.

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sabato, settembre 23, 2006

LA NUOVA LIGA / 14: Betis / Sofferenza, invidia e speranza.

Di questi tempi non tira una bella aria per il tifoso medio del Betis: l'ultima stagione, dopo la sbornia della Champions, ha visto penare i verdiblancos nelle zone basse della classifica, nel mentre che i rivali cittadini del Sevilla conquistavano la Coppa UEFA e quasi centravano la qualificazione ai preliminari di Champions League.
Quest'inizio di Liga poi vede gli odiati rivali (odiatissimi, fra le due società negli ultimi anni vi sono state relazioni diplomatiche tipo quelle fra U.S.A.. ed Iran) in testa alla classifica peraltro dopo un derby vinto all'ultimo minuto (come brucia…), mentre il Betis resta per il momento una squadra tutta da costruire, seppure con aspetti che incoraggiano.
Davvero movimentata e altalenante la pretemporada del club: Don Manué De Lopera che, pur restando ovviamente padrone incontrastato del club, lascia la presidenza a José Leon; l'approdo in panchina, al posto dell' ormai mal sopportato Serra Ferrer, di un grande come Jabo Irureta, ritorno sulle scene quanto mai gradito; infine le cessioni prestigiosissime, con il solito contorno di polemiche e "casi", di Joaquin prima e Oliveira poi.
In mezzo a questo tourbillon però il mercato languiva alla voce "acquisizioni", almeno fino a quando gli ultimi giorni disponibili non hanno portato, quasi in una botta sola, Rafael Sobis, Odonkor, Jorge Wagner e Vogel, aggiuntisi a Damià, Fernando Vega, Romero e Maldonado. Il mortorio agostano non si è certo convertito di colpo in un carnevale, ma gli innesti sembrano oculati e operati su una base più che buona che, a parte Joaquin e Oliveira, resta quella che, non dimentichiamolo, assicurò due anni fa quarto posto e Copa del Rey.
Irureta opta per il suo classico 4-2-3-1, col doble pivote formato come sempre da un giocatore più di copertura, un Mauro Silva per intenderci, e uno più di movimento. Come già ha fatto nell' esordio a Valencia, il tecnico basco può ricorrere anche a un 4-3-3, avendo in rosa sia ottimi palleggiatori da affiancare a Vogel che vere e proprie ali come Odonkor e Xisco.
Finora 3 punti su 9 disponibili: sconfitta per 2-1 tutto sommato dignitosa a Valencia (buon primo tempo, ma squadra ancora rimaneggiata e sterile); successo casalingo un po' esagerato nelle proporzioni (3-0) contro l'Athletic Bilbao e infine il recente derby giocato assolutamente alla pari e perso agli sgoccioli.
Questa sera, grande sfida contro il Real Madrid che ci potrà dire di più.

DIFESA

Visti gli infortuni di Damià e di Rivas, Irureta ha schierato in quest'inizio di Liga una linea a 4 composta, da destra verso sinistra, da Melli, Juanito, Nano e Romero.
Melli lo preferisco di gran lunga come centrale dove, schierato con continuità, potrebbe secondo me fare cose pure migliori dello strombazzatissmo Albiol. Veloce, puntuale nelle chiusure; sulla fascia, al di là della sua ingannevole andatura elegante, si trova molto in difficoltà nell'appoggiare l'azione: non esita a disfarsi senza criterio del pallone quando non si sente sicuro, cioè spessò. Damià, esterno destro nella cantera del Barça e nei convincenti sei mesi in prestito al Racing la scorsa stagione, era stato adattato a terzino destro due anni fa da un Rijkaard in piena emergenza, e probabilmente anche Irureta lo impiegherà in questo ruolo, come alternativa nettamente più offensiva a Melli (un errore forse cedere Oscar Lopez al Nàstic: sarebbero stati due i terzini di ruolo e Melli avrebbe potuto giocare di più da centrale).
Juanito perno della difesa: discusso (non molto giustamente) in nazionale, a livello di club non si fiata sulla sua leadership. Accanto a lui, sul centro-sinistra, un mancino, che può essere l'energumeno Rivas oppure l'umile Nano. Una difesa non molto veloce, ma che con la copertura di Vogel se la può cavare. Alternativa per il centro della difesa ma anche per la fascia sinistra Fernando Vega, 22enne prelevato dal Lorca, oppure l'uruguaiano Lembo, che non ha mai reso davvero all'altezza delle aspettative che aveva suscitato la sua ottima Coppa America del '99.
Terzino sinistro il veterano (35 anni) Romero, vecchia gloria del SuperDepor e luogotenente di Irureta sul campo, dove la linea del fallo laterale la conosce ormai come le sue tasche. Non più molto esuberante dal punto di vista atletico, può far comunque valere sempre la sua intelligenza tattica che gli fa sempre capire qual è il momento giusto per sovrapporsi oppure restare dietro. Oltre a Fernando Vega e Nano che si possono adattare al ruol, l'alternativa principale a Romero è Jorge Wagner, che interpreta il ruolo in maniera molto più offensiva, alla brasiliana per l'appunto.
In porta, continua l'incredibile titolarità di Toni Doblas, il portiere forse più scarso della Liga, per il quale trattenere in presa il pallone rappresenta una vera e propria impresa. "Koke" Contreras non è niente di eccezionale, ma proprio non si capisce come possa stare in panchina.

CENTROCAMPO

Reparto molto tecnico, ma che ancora non ha mostrato compattezza e pieno affiatamento fra i suoi interpreti. Giocatore chiave può davvero essere Vogel. Appena giunto a Siviglia, Irureta ha indicato fra le priorità l'acquisto di un centrocampista, di un Mauro Silva che potesse rappresentare il collante del suo Betis. Acquistato nell'ambito dell'operazione Oliveira, lo svizzero può essere davvero l'uomo giusto al posto giusto. Senza raggiungere le vette di saggezza dell' indimenticabile mediocentro del SuperDepor, Vogel possiede uno spiccato senso tattico, gioca semplice e può offrire appoggio e sicurezza a giocatori talentuosi ma discontinui e incompleti come Assunçao, Capi e soprattutto Rivera. Le possibili alternative a Vogel sono: Arzu (al momento infortunato), un giocatore di buona quantità, intelligenza tattica (può giocare anche centrale in difesa) e discreto tocco di palla; Miguel Angel, in ritardo dopo l'infortunio dell'anno scorso e poco convincente nel match contro il Valencia.
Rivera è il partner scelto di Vogel e quest'anno dovrà assolutamente fornire un salto di qualità in termini di continuità di rendimento. Tecnicamente è una delle migliori mezzeali spagnole, e alla creatività aggiunge grande dinamismo, ma l'anno scorso, dopo un inizio di stagione super (con prestazione impressionante contro il Chelsea e convocazione in nazionale inclusa), ha avuto un calo di rendimento clamoroso. Fondamentale che acquisti regolarità, perché è la fonte di gioco principale per il Betis.
Le azioni di Assunçao ultimamente sono un po' in ribasso: eccezionale due anni fa, deludente l'anno scorso (ha perso anche un po' di magia sui calci piazzati). Attualmente infortunato, fatica a trovare posto perché da vertice basso non ha la fase difensiva di Vogel o Arzu, mentre non è neppure un giocatore dinamico come può essere Rivera. Deludenti i tentativi di avanzare di qualche metro al sua posizione, sul centro-destra in un terzetto di centrocampo con un uomo davanti alla difesa e Rivera sul centro-sinistra. E' il classico "volante" brasiliano che ama impostare il gioco davanti alla difesa, non è né un cursore né tantomeno un trequartista.
Molto fornito e vario il settore dei trequartisti: l'indiscutibile Edu, ormai più attaccante che centrocampista, assicura ottime performances realizzative, qualità, movimento e versatilità in tutte le posizioni dalla trequarti in su, anche come punta o finto esterno; lo sfortunatissimo Capi, anni fa un talento in rampa di lancio come lo era Joaquin, poi bersagliato dagli infortuni, offre l'interpretazione classica del ruolo, raffinata e fantasiosa; il misterioso Fernando, giocatore spesso assente dalla manovra, ma molto pericoloso negli inserimenti e bravissimo a concludere nell'area avversaria (è un gran rigorista), anche di testa.
La sorpresa di quest'inizio di stagione viene dalla fascia destra (ma può giocare anche a sinistra), e si chiama Maldonado. Classico pacco postale mandato in giro per la penisola gli anni scorsa, anche quest'anno, reduce da una grande stagione in Segunda Division nella rivelazione Lorca, sembrava dovesse essere ceduto, ma la partenza di Joaquin e la mancanza di grosse alternative ha convinto Irureta a provarlo, con risultati che ne hanno evidenziato la personalità e il talento, come nel colpo di tacco con cui si è liberato di Sarriegi nell'occasione del gol del 2-0 all'Atheltic Bilbao. Anche nel derby Maldonado è stato uno dei migliori in campo.
A sinistra, fiducia a Jorge Wagner, sul quale nutro qualche dubbio, derivante dalla diversità del contesto tecnico-tattico in cui brillava in Brasile. Ricordiamo la differenza sostanziale fra il ruolo di lateral, in pratica unico uomo di fascia, che ricopriva nell'Internacional e quello di esterno sinistro di centrocampo che adesso gli richiede Irureta nel suo 4-2-3-1. Non è Jorge Wagner un giocatore con uno spunto in velocità o in dribbling da ricordare, è il tipico giocatore di fascia brasiliano che ama molto accentrarsi palla al piede più che andare sul fondo. Comunque, se la catena con Romero dovesse funzionare, potrebbe mettere facilmente in evidenza le sue splendide traiettorie mancine.
Per un gioco sulle fasce più veloce e diretto, Irureta può disporre di Odonkor a destra e Xisco a sinistra. Il tedesco è un giocatore forse un po'sopravvalutato, tecnicamente niente di speciale, ma come ha detto lo stesso tecnico del Betis, una volta inseritosi può diventare un' arma davvero interessante, soprttutto a partita in corsa, perché la rosa del Betis abbonda di giocatori che saprebbero servire sulla corsa questo che è uno dei giocatori più veloci nel panorama internazionale.(10''80''' sui 100 metri). Xisco oramai si è convertito da punta che era ai tempi del Recreativo in un' ala sinistra molto vivace; per lui gol dell' ex, di testa, nella sfida del Mestalla.

ATTACCO

Sobis, con la grande presatzione con l'Athletic e con la doppietta nel derby ha già conquistato i tifosi, he non hanno esitato a battezzarlo come "il nuovo Alfonso". Velocissimo, letale quando viene lanciato in profondità, potente e preciso col destro, oltre che tecnico e abile nello svariare e dialogare coi compagni. Il miglior reinvestimento possibile dopo la cessione di Oliveira.
L'arrivo del 21enne talento brasiliano dall'Internacional ha ricacciato in panchina Dani, ottimo nella pretemporada quando era praticamente l'unica punta diponibile. Frenato da panchine e infortuni costanti, a 24 anni può ancora dimostrare. Sveltissimo e furbo in area di rigore, non sarà certo l' "Owen bético", ma sicuramente con una maglia da titolare da qualche parte potrebbe fare ottime cose. Quest'estate lo aveva richiesto il Xerez, in Segunda, ma a mio avviso meriterebbe fiducia in una squadra medio-piccola di Primera. Altra soluzione disponibile per il posto di unico attaccante è il brasiliano Robert, arrivato dal PSVa Gennaio scorso (assieme alla meteora Diego Tardelli), centravanti tecnicamente impacciatissimo ma generoso e con buone doti di lottatore.

PROSPETTIVE

Nel mio pronostico avevo prospettato posizioni poco lusinghiere, ma il mercato era ancora in alto mare, motivo per cui non son più da ritenere valide le mie previsioni. Con Irureta in panchina e acquisti molto intelligenti come quelli soprattutto di Sobis e Vogel, il Betis farà sicuramente un campionato molto tranquillo, con un inserimento in zona UEFA per niente improbabile.

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venerdì, settembre 22, 2006

Intuiamo un grande Sevilla.

Completamente al buio dal punto di vista televisivo, dai campi della Liga ci giunge l'eco di un Sevilla decisissimo a diventare la nuova grande di Spagna, ripercorrendo le recenti intrusioni al vertice di società come Deportivo e Valencia, generalmente all' ombra dell' ingombrante duopolio Real Madrid-Barcelona.
Per il momento abbiamo capito che in una partita secca questo Sevilla può battere chiunque, anche umiliandolo, come ha fatto col Barça in Supercoppa; resta da vedere se sia capace di reggere una stagione intera. La rosa c'è tutta, due giocatori per ruolo più o meno dello stesso (buon) livello; il problema sarà la tenuta psicologica.

La partenza è stata autoritaria: vittorie certamente contro due squadre fra quelle con più problemi del campionato come sono Levante e Real Sociedad, ma vittorie autoritarie e brillanti; all' ultima giornata, affermazione sofferta ma quantomai prestigiosa nel derby col Betis. In totale, 9 punti su 9 e primo posto in classifica a causa della differenza reti: 3 gol subiti e, soprattutto 10 segnati. Una sensazione generale trasmessa, segnalata dalle cronache di quest'inizio di Liga, di vincere ormai per inerzia.
Il segreto del Sevilla è quello di aver fatto un salto di qualità gia a partire del finale della scorsa stagione, nella capacità di sapere gestire le situazioni, affermando il proprio stile di gioco e magari cambiandolo quando la partita lo richiede.
Non più solo il mordi e fuggi che ora il fenomenale Caparros sta inculcando al suo giovane Depor, ma anche sangue freddo (rispetto a certe partite con un paio di espulsi alla volta), ragionamento, manovra aggirante, con qualità in mezzo al campo e straordinarie risorse sulle fasce. La fascia destra del Sevilla, con Daniel Alves e Jesus Navas, è indiscutibilmente la più forte della Liga, in attesa che l'inserimento di Joaquin e una crescita nella continuità di gioco ci possano dire di più del Valencia.
Potremmo illustrare tante partite, ma prendiamo come esempio la finale di UEFA dell'anno passato: primo tempo di dominio totale, assalti ripetuti dalle fasce alla difesa schierata del Middlesbrough e 1-0. Nel secondo tempo, in sofferenza sulle mischie cercate degli inglesi, si difende ma non rinuncia al contropiede, con gente come Navas e Adriano: infatti arriva il 2-0 che chiude la partita. Contro un avversario più dotato come il Barça, nella Supercoppa europea, partita pianificata sino al minimo dettaglio col fine di limitare le fonti del gioco avversario, Deco, Xavi ma anche Marquez. Quindi, pressione alta, palla rubata e verticalizzazione immediata alle spalle della difesa blaugrana scoperta. Una strategia per ogni tipo e momento della partita, grazie a una rosa che offre tutte le soluzioni possibili.

Molti protagonisti in quest'avvio, alcuni dei quali abbastanza inattesi: Kanouté, Poulsen, Renato, Kepa.
Il gigante del Mali condivide al momento la vetta della classifica cannonieri, con 4 gol, con Eto'o: si diceva che per essere un grande attaccante a Freddy mancava l'apporto realizzativo: beh…
Poulsen era decisamente nell'aria che si sarebbe rivelato un grande acquisto: pilastro davanti alla difesa che razionalizza maggiormente il gioco rispetto a una coppia di mediani-mezzeali come erano Martì e Maresca (troppo inclini magari a portare palla) l'anno scorso, ha già conquistato tifosi e critica.
Renato proprio assieme a Poulsen ha ribaltato la situazione a centrocampo: l'anno scorso la coppia titolare nel cuore del 4-4-2 era Martì e Maresca; quest'anno, visto l'acquisto del danese e lo strordinario momento di forma di Renato, un idolo locale come Enzo Maresca è stato addirittura costretto alla tribuna nel derby (situazione che ha mostrato ovviamente, e con la sua sempre apprezzabile sincerità, di non gradire, ma che ha soffocato in un comprensibile "finchè la squadra vince e gioca così..."). Il brasilano ex-Santos finalmente sta mostrando quello per cui era stato acquistato: centrocampista potenzialmente più completo della rosa, utile in regia, abile nel dare ritmo all'azione e a pressare l'avversario, si sta rivelando fondamentale come guastatore sulla trequarti. Due gol finora, il secondo dei quali decisivo allo scadere dell' ultimo derby.
Kepa è l'esplosione meno attesa, che alla lunga potrebbe rivelarsi fondamentale per Juande Ramos. In odore di cessione in prstito quest'estate, richiesto da mezza Liga, l'Under 21 ha segnato tre gol all' esordio contro il Levante. Riserva ma carta sempre utile nelle partite casalinghe che magari richiederanno maggiormente la sua capacità nel gioco aereo e il suo buon fiuto nell'area avversaria.

Domenica altra prova di maturità, al Vicente Calderon contro l'Atlético Madrid, e potrebbe essere un'altra grande occasione per stupire per una squadra che attualmente in Spagna come nessuna ha entusiasmo e margini di miglioramento.

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giovedì, settembre 21, 2006

Fermatelo !!!

Siempre se habla de buen juego, de toque y toque, y eso lo hacen muy pocos equipos. Yo tengo costumbre de ver muchos partidos en Brasil, en Argentina, y eso de tocar es muy antiguo y se hace en muy pocos sitios. En Brasil y Argentina, por ejemplo, ya no se hace. Hay que tocar rápido cuando se puede para irse arriba. Pero el toque, toque, toque y toque ya es ex fútbol.

Fabio Capello, in una trasmissione andata in onda su Canal+ ieri in Spagna.


Attualmente giocano questo "ex-futbol" il Barcelona, attuale campione d'Europa, e l'Arsenal, secondo nella scorsa Champions League. Una delle semifinaliste dell'anno passato, il Villarreal, quando gli avversari e la qualità non eccelsa dei suoi mediani non glielo impedivano, ha giocato questo calcio "muy antiguo" (e anche il Milan non mi sembra che sparacchi il pallone). Pochi anni fa, Valencia (col Benitez ante-Liverpool) e soprattutto Deportivo si sono inserite nell'aristocrazia nazionale ed europea attuando questo tipo di manovra. Il Real Madrid di Del Bosque pre-galactico era un'orchestra di violini. Ora, una squadra non di primissima fascia come il Celta, gioca il miglior calcio di Spagna dopo quello del Barça e, che giochi con un atteggiamento più o meno prudente, lo fa sempre palla a terra, con eleganza e (sottolineo) efficacia.
Anche la squadra più forte del Sudamerica, vale a dire il Boca Juniors, sciorina del futbol che non sarà modernissimo (nonostante Capello veda tutto da Panama fino alla Patagonia), ma nelle serate giuste esalta, pur senza somigliare più di tanto a quello della Juve 2004-2006.
Dovrebbe poi comprendere Mister Capello che quello che vuole vedere il pubblico madridista non è un gioco lentissimo e orizzontale come quello degli anni scorsi ( come sembra invece fare intendere nell'intervista), ma un calcio basato sul possesso-palla con accelerazioni negli ultimi 30 metri. Se hai i giocatori giusti e la volontà, lo puoi fare, non raccontiamoci storielle...

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lunedì, settembre 18, 2006

TERZA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Zaragoza-Mallorca 2-0: Ewerthon 57', Sergio Garcia 78'.

Recreativo-Levante 0-1: Alexis 84'.

Athletic Bilbao-Atlético Madrid 1-4: Maxi Rodriguez 18', Petrov 37', Agüero 64', Javi Martinez 85' (AB), Galletti (rig.) 94'.

Valencia-Getafe 2-0: Morientes 45', Vicente (rig.) 66'.

Osasuna-Nàstic 2-0: Webo 10', Milosevic 89'.

Sevilla-Betis 3-2: Kanouté 26' (S), Sobis 40' (B), Sobis 55' (B), Kanouté 59' (S), Renato 85' (S).

Espanyol-Celta 2-1: Moisès 48' (E), Canobbio 51'(C), Jonatas 55' (E).

CLASSIFICA

1 Sevilla 9
2 Barcelona 9
3 Valencia 9
4 Real Madrid 7
5 Deportivo 7
6 Zaragoza 6
7 Atlético 6
8 Getafe 6
9 Recreativo 4
10 Betis 3
11 Celta 3
12 Gimnàstic 3
13 Espanyol 3
14 Osasuna 3
15 Levante 3
16 Mallorca 2
17 Villarreal 1
18 R. Sociedad 1
19 Athletic 1
20 Racing 0

Il derby di Siviglia, uno dei derby più sentiti ed emozionanti del calcio mondiale, disgraziatamente senza copertura televisiva (a causa del mancato accordo del Sevilla con le televisioni), conferma le attese. Partita spettacolare, vinta in extremis da un Sevilla sempre più lanciato che ad ogni nuovo ostacolo supera se stesso. Grande partita di Jesus Navas. Ritenevo Sobis particolarmente adatto al calcio europeo ma così, due gol nel suo primo derby, esagera davvero!
Il Valencia, in una partita molto polemica porta a casa i tre punti con la sua esteticamente non esaltante ma micidiale efficacia. Quotazioni di Vicente in ascesa (evvai!).
Autoritario Atlético che si impone a San Mames su un Athletic sempre più scoraggiante: tutto funziona bene e Agüero delizia. Il passo avanti da fare sarà imporsi anche in casa.
Il Celta gioca, domina ma perde come gli è capitato altre volte contro un Espanyol sofferente e ancora in costruzione. Tre punti pesanti rimettono in carreggiata il Levante, mentre il Nàstic paga ancora gli errori difensivi.
Importante per il consolidamento del progetto-Zaragoza la seconda vittoria consecutiva, anche se favorita da un espulsione esagerata di Varela del Mallorca nel primo tempo.

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TERZA GIORNATA: Real Madrid-Real Sociedad 2-0 (Reyes; Beckham)

Il colpo del campione, nello specifico una gran punizione di Reyes, regala i tre punti a un Real Madrid che beneficia anche della totale inconsistenza offensiva della Real Sociedad. Tre punti che danno ossigeno, ma che, al di là dell' orgoglio mostrato neol secondo tempo, risolvono ben pochi dei problemi che affliggono la squadra di Capello.
Manovra come al solito lentissima, movimento senza palla inesistente e dietro Van Nistelrooy tre mezzepunte ( Reyes a destra e Guti e Raul che si dividono il centro e la sinistra della trequarti, con Cassano in punizione per la partita di Lione) che, a parte Reyes con i suoi spunti, vanno solo in orizzontale e non riescono a portare avanti di un centimetro l'azione della squadra. Logico che Van Nistelrooy debba pregare per avere un pallone buono.
Fortuna ha voluto che di fronte ci fosse una Real ordinatissima, unita, precisa in fase difensiva ma di livello infimo col pallone fra i piedi. Bakero mette dall'inizio Diaz De Cerio al posto di Kovacevic, cercando più la profondita è la velocità alle spalle dei centrali madridisti (la partita di Lione l'hanno vista tutti), ma se ogni volta che il centrocampo cerca di impostare al terzo passaggio si arena, hai un bel studiare le possibili alternative per l'attacco…
Serissima candidata alla retrocessione la squadra di Bakero.

I MIGLIORI: Reyes emerge imperiosamente dalla mediocrità generale. L'idea di Capello di schierarlo a sinistra è interessante, perché amplia le possibilità a disposizione del giocatore e ne esalta la creatività (è più un fantasista che un uomo di fascia vero e proprio), come dimostra anche l'assist geniale che nel primo tempo libera Van Nistelrooy davanti a Riesgo. Grande brillantezza, voglia di spaccare il mondo e totale fiducia nei propri mezzi. No so quanto sarebbe interessato Capello, ma una trequarti con lui, Cassano e Robinho dietro l'unica punta (con Guti accanto a Diarra) è un'idea che andrebbe presa seriamente in considerazione.
Anche se la Real è davvero tropo tenera, Cannavaro torna sui suoi standard dopo le oscenità lionesi, mettendo le cose in chiaro con quattro-cinque anticipi di grande personalità. Veloce nei recuperi anche Sergio Ramos.
Funziona la pars destruens della Real, rappresentata al meglio dal duro Diego Rivas e dalla coppia centrale Labaka-Juanito, almeno stavolta senza sbavature.
I PEGGIORI: Xabi Prieto ancora una volta delude, fuori dal gioco e senza personalità: spiace dirlo, ma il suo talento rischia sempre di più di diventare un lusso inutile. Rekarte, con il suo inesorabile calo, fa sempre più alterare chi, come me, nutre per lui grande considerazione. In fase difensiva è corretto, ma in una squadra dal livello tecnico così basso sono proprio i giocatori con la sua esperienza e la sua qualità a dover provare a trascinare un po' gli altri. Invece Aitor non appena ha il pallone, lo gioca con eccessiva fretta e scarso criterio, buttando in mezzo dalla trequarti palloni ingiocabili, come se si trattasse di un ragazzino intimorito dall' esordio in prima squadra. Inesistente Gari Uranga sulla sinistra.
Nella Real ci sarebbero un po' di colpe da dividere per i disastri in fase di impostazione, ma Bakero non si può inventare granchè, i giocatori sono quelli e se a fare il trequartista deve andare Aranburu…(espulso ingiustamente al 72')
Capello ha fatto oggi un passo avanti con la sostituzione di Emerson per Robinho, ma la vera rivoluzione la farà quando si accorgerà (cioè mai) di quanto lo scalcinato "Puma" sia superfluo nel suo Madrid. Lento, approssimativo e irritante nel costruire gioco, stavolta ruba qualche pallone in più, ma insomma Guti sulla trequarti (stasera volenteroso ma senza squilli), se a cominciare l'azione sono sempre lui e Diarra, non serve a granchè. Cicinho gioca palesemente poco tranquillo: mal sopportato da Capello (che lo riprende continuamente dalla panchina), prova a stare più attento in difesa non senza lasciare qualche spazio dei suoi (come a Fabio Felicio quasi nel finale) e anche in attacco sciupa qualche azione con strane incertezze nel controllo. Patrimonio a rischio.

VOTO PARTITA: 5,5. TECNICA: 6. AGONISMO: 6. TATTICA: 6,5.

R. MADRID 2 - R. SOCIEDAD 0
Real Madrid(4-2-3-1): Casillas s.v.; Cicinho 5,5, Cannavaro 6,5, S.Ramos 6,5, R. Carlos 6 (46'); Diarra 6, Emerson 5,5 (58'); Reyes 7,5 (73'), Guti 5,5, Raúl 5,5; V. Nistelrooy 6.
In panchina: D. López, R. Bravo 6 (46'), Pavón, Mejía, Beckham 6 (73'), Robinho 6,5 (58'), Cassano, Riesgo
Real Sociedad(4-2-3-1): Riesgo 6; Rekarte 5,5, Labaka 6, Juanito 6,5, Garrido 5,5; Gerardo 6 (50'), Rivas 6,5; X. Prieto 5, Aranburu 5,5, G. Uranga 5 (72'); D. de Cerio 5,5 (58')
In panchina: Bravo, Cifuentes, Ansotegi, Garitano 5,5 (50'), F. Felicio 6 (72'), M. Alonso, Kovacevic 5,5 (58')

Goles: 1-0 (69'): Reyes, con la pierna izquierda, de falta directa; 2-0 (92'): Contragolpe del Madrid, Beckham recorre 50 metros sin oposición y bate a Riesgo con la derecha.
Árbitro: Muñiz Fernández, del Colegio Asturiano. Expulsó por roja directa a Aranburu (72'). Amonestó a Gerardo (27'), Díaz de Cerio (40'), Juanito (68') y Beckham (78').
Santiago Bernabéu. Tres cuartos largos de entrada. 70.000 espectadores.

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TERZA GIORNATA: Racing Santander-Barcelona 0-3 (Eto'o; Giuly; Ronaldinho, rig.)

Il Racing pianifica una partita tipo quella del Sevilla nella Supercoppa: tutti dietro il pallone, reparti ravvicinatissimi e pressing su Edmilson, Deco, Xavi ma anche Marquez, per lasciare il solo Puyol libero di impostare. In più, lanci diretti a cercare le sponde aeree di Zigic. Il primo quarto d'ora della squadra di casa è magnifico, e solo Valdes con un miracolo su Rubén e il palo, su cui si infrange una punizione di Cristian Alvarez, impediscono il meritato vantaggio.
In tutto questo, ciò che può fare il Barça è toccare, toccare e toccare il pallone pazientemente in attesa che l'avversario si stanchi, lasci qualche spazio sulla trequarti con qualche slittamento di marcatura malriuscito, oppure…aspettare il colpo di fortuna, in questo caso sotto forma di papera colossale di Toño. Comunque, ci si meraviglia ancora, nonostante siaarcinota, per l'impressionante qualità tecnica che fa si che il Barça riesca a combinare e a triangolare palla a terra nonostante uno schieramento avversario così ostico. La squadra di Rijkaard poi è sempre corta e recupera il pallone facilmente una volta che lo perde.
Nel secondo tempo il Racing tente di giocarsi il tutto per tutto, aggiungendo Juanjo a Zigic e Munitis, ma, anche se il Barça mostra un certo rilassamento e perde qualche palla in più, non crea grossi pericoli. Ai blaugrana poi basta l'entrata di Giuly per chiudere la partita sfruttando gli spazi lasciati in difesa dal Racing nei suoi tentativi di assalto.
Miguel Angel Portugal non può rimproverare nulla ai suoi, tatticamente perfetti nel primo tempo. Magari può preoccuparsi per la sterilità evidenziata ancora una volta dalla trequarti in su.

I MIGLIORI: Lussuosamente affidabile Giuly: quando Rijkaard ha bisogno di profondità per "matare" una partita, non ha che da farlo alzare dalla panchina.
Come la toccano Deco e Ronaldinho! Per quel che li riguarda, se ne infischiano degli spazi angusti, e fanno filtrare il pallone giocandolo ora d'esterno ora di tacco, ovviamente di prima. Ronaldinho poi non si pone problemi a favorire gli inserimenti di Sylvinho anche quando si trova spalle alla porta con un avversario appiccicato. In una occasione si alza la palla e la fa passare sopra la testa di Pinillos, in un'altra la fa passare fra le gambe con un colpo di tacco.
Nota su Zambrotta: non fa cose eccezionali, ma mostara miglioramenti di condizione, non si fa sorprendere in fase difensiva e sceglie sempre con intelligenza il momento in cui appoggiare l'attacco.
Vitolo è come al solito l'anima del centrocampo operaio del Racing, Aganzo dà perlomeno un pochino di mobilità in più all'attacco: Rafa Marquez salva su un suo pallonetto a scavalcare l'uscita di Valdes.
I PEGGIORI: Il Racing punge molto poco, e i pericoli per il Barça son venuti da due calci piazzati. L'esordio di Zigic è soltanto diligente, Munitis è solo apparenza. Felipe Melo patisce il tipo di partita richiesto al Racing e, correndo senza quasi mai poter toccare palla, non può esaltarsi. Con l'espulsione nel finale di Toño, si ritrova pure in porta ad affrontare Ronaldinho dal dischetto, situazione emblematica di una partita scomoda dall'inizio alla fine per le sue caratteristiche.
Toño ovviamente è il principale responsabile con la papera che regala l'1-0 ad Eto'o rovinando una presatzione sin liì perfetta del Racing. Luis Fernandez si fa superare da Giuly e fa mancare le sue sovrapposizioni quando servirebbero.
Brutta partita di Messi. Entra troppo poco nel gioco, perché ancora non ha acquisito la stessa familiarità di Ronaldinho nel muoversi all'interno del sistema di Rijkaard, in perfetta coordinazione coi compagni. Per il momento vive dei suoi spunti, ieri molto rari, e dovrebbe cercare di giocare maggiormente di prima. Cose di ragazzi.

VOTO PARTITA: 6,5. TECNICA: 7. AGONISMO: 6,5. TATTICA: 7,5.

RACING 0 - BARCELONA 3
Racing (4-4-1-1): Toño 4; Pinillos 6, Oriol 6, Rubén 6, L. Fernández 5; C. Álvarez 5,5 (56'), Colsa 6 (75'), Vitolo 6,5, F. Melo 5,5; Munitis 5,5; Zigic 5,5 (72').
In panchina: Calatayud, P. Alfaro, Juanjo 5 (56'), Aganzo 6 (72'), Balboa, Momo, A. Tomás s.v. (75')
Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Zambrotta 6, Márquez 6, Puyol 6 (63'), Sylvinho 6; Xavi 6, Edmilson 6, Deco 6,5; Messi 5,5 (65'), Etoo 6,5 (80'), Ronaldinho 6,5.
In panchina: Jorquera, Gio, Oleguer 6 (63'), Iniesta, Giuly 7 (65'), Gudjohn. 6 (80'), Ezquerro

Goles: 0-1 (18'): Etoo dispara de derecha y Toño canta; 0-2 (84'): Giuly, de zurda; 0-3 (92'+): Ronaldinho, de penalti.
Árbitro: Velasco Carvalho (Colegio Madrileño). Expulsó a Toño (90'). Amonestó a Rubén (14'), C. Álvarez (26'), Zambrotta (38'), Vitolo (62'), L. Fernández (77'), Oleguer (81') y Juanjo (82').
El Sardinero. Casi lleno: 19.241 espectadores.

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domenica, settembre 17, 2006

TERZA GIORNATA: Deportivo-Villarreal 2-0 (Capdevila 2)

Contrasti quanto mai stridenti: un Villarreal tremendamente apatico viene sbranato da un Depor che sembra avere una fame atavica, come piace a Caparros.
Villarreal senza gol all'attivo dopo tre giornate e, ciò che preoccupa di più, con grande difficoltà nel creare occasioni. Il Depor si toglie subito il pensiero del gol, e da lì può dedicarsi a fare il gioco che meglio conosce, intrappolando l'avversario nel suo undici cortissimo, togliendogli l'ossigeno con il pressing e ripartendo con contropiedi rapidi.
Il Villarreal non ci mette davvero nulla a cadere nella trappola. Pellegrini torna al tradizionale 4-3-1-2, ma il "trivote"(Senna, Tacchinardi e Somoza) non ha sufficiente qualità per impostare il gioco e va in tilt sul pressing a centrocampo degli uomini di Caparros, che tagliano completamente i rifornimenti a Nihat e Franco. Sulle fasce poi, sacrificato Cani e il 4-4-2, torna il solito problema della mancanza di sbocchi per la manovra (se non riesci ad aprire il campo Caparros al centro ti affetta) e il Depor sfrutta agevolmente, con continui cambi di gioco, le debolezze del sistema di Pellegrini, trovando costantemente la superiorità numerica sulle fasce (soprattutto quella di Arruabarrena), dove difficilmente il Villarreal fa scattare i raddoppi opportuni. Nel primo tempo il Villarreal non riesce mai a fare gioco, c'è solo il Depor.
La ripresa, in cui Somoza esce e Nihat va a fare l'esterno destro, vede un Villarreal più a suo agio, che riesce a combinare e ad avvicinarsi a Dudu Aouate, ma nel momento migliore del Submarino arriva l'errore difensivo, su calcio piazzato, che favorisce la doppietta di Capdevila, che di fatto chiude la contesa.
Partitone di un Depor che non ha la qualità di un tempo, ma che con l'entusiasmo dei suoi giovani, l'organizzazione e l'aggressività in mezzo al campo renderà difficilissima a tutte le squadre l'impostazione del gioco.

I MIGLIORI: Riki è la micidiale arma a disposizione di Caparros per ribaltare il gioco. Dopo le prime partite da esterno sinistro e l'esperimento del Son Moix con Juan Rodriguez centravanti (!), è l'ex Getafe a fare da punto di riferimento là davanti. Ma la verità è che lui punti di riferimento non ne da a nessuno: svaria e parte palla al piede seminando il panico, sempre con giocate tecnicamente ineccepibili. Incredibile la mole di lavoro svolta da Juan Rodriguez: gioca sulla trequarti in appoggio a Riki, ma aiuta sempre in fase difensiva, pressando e stringendo in una morsa, in collaborazione con Sergio, i centrocampisti del Villarreal. Capdevilasegna due gol, il primo dei quali con uno straordinario sinistro dei suoi dalla distanza. In difesa molto sicuro Lopo (certo che sostituirlo con Lacruz…).
José Mari è una delle poche note positive del Villarreal: entra nel secondo tempo e vivacizza parecchio l'azione dell'attacco. Quique Alvarez regge dignitosamente in difesa.
I PEGGIORI: Arruabarrena disastroso: non riceve mai aiuti da Somoza nel primo tempo e da Riquelme nel secondo, però si fa prendere spessissimo in velocità e il secondo gol del Depor è responsabilità sua, visto che lascia Capdevila libero di calciare. Il centrocampo del Villarreal soccombe nel primo tempo di fronte al pressing avversario, con Tacchinardi e Somoza totalmente incapaci di costruire gioco. L'ex Velez poi si è trovato a disagio spostato sulla sinistra invece che davanti alla difesa al centro. Riquelme fatica a entrare in partita: nel primo tempo non riesce a combinare mai coi centrocampisti, ostaggi del centrocampo del Depor, nel secondo trova qualche pallone in più, ma non è brillante e non si giova certo dello scarso movimento in profondità degli attaccanti. Inoltre tira un po' dietro la gamba nelle occasioni in cui dovrebbe concretizzare, vedi un gol sbagliato in cui sarebbe potuto arrivare sul pallone e infilare la porta vuota se solo ci avesse creduto. Guille Franco lento e impacciato come da copione, Nihat fra i più attivi ma senza qualità e incisività nelle giocate.

VOTO PARTITA: 6,5. TECNICA: 6,5. AGONISMO: 7,5. TATTICA: 8.

DEPORTIVO 2 - VILLARREAL 0
Deportivo (4-2-3-1): Aouate 6,5; Barragán 6,5, Lopo 7, Arbeloa 6,5, Capdevila 7; Sergio 7(64'), Coloccini 6,5; Arizmendi 6,5, J. Rodríguez 7, Cristian 6,5(72'); Riki 7(76')
In panchina: Munúa, Manuel Pablo, Duscher 6,5(64'), Filipe 6(72'), Estoyanoff 6,5 (76'), Iago, Bodipo.
Villarreal(4-3-1-2): Viera 6; Venta 5,5, Peña s.v.(32'), Álvarez 6,5, Arruabarrena 4,5; Senna 5,5, Tacchinardi 5, Somoza 5(46'); Riquelme 5,5; Nihat 5,5, G. Franco 5(68')
In panchina: Barbosa, Josemi, Fuentes 6(32'), José Enrique, Cani, Jose Mari 6,5(46'), Forlán 5(68').

Gol: 1-0 (3'): Capdevila, de un espectacular zurdazo; 2-0 (66'): Capdevila, con sangre fría dentro del área.

Arbitro: Undiano Mallenco, del Colegio Navarro. Amonestó a Somoza (24'), Senna (35'), Javi Venta (74'), Lopo (75'), Tacchinardi (75') y Arruabarrena (89').
Estadio de Riazor. 19.000 espectadores. Noche apacible, aunque con llovió durante varios momentos del partido.

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giovedì, settembre 14, 2006

Riquelme dice addio alla Nazionale. E ovviamente divide.

Con una conferenza stampa convocata a Vila-Real (strano per un tipo introverso come lui) e trasmessa dalla tv argentina, Juan Roman Riquelme ha rinunciato alla maglia, e alla fascia da capitano, della nazionale argentina.
La motivazione addotta da Riquelme è che le critiche ricevute negli ultimi tempi hanno ferito non lui ma la madre, costretta in ospedale da alcuni malori, e che quindi ritiene opportuno stare vicino alla madre e rinunciare alla nazionale.
Molti in Argentina hanno dubitato dell' autenticità della motivazione, e hanno anzi insinuato che Riquelme abbia voluto precedere una probabile non-convocazione di Basile per le prossime partite. In ogni caso, anche l'occasione del ritiro dall'Albiceleste si è rivelata buona per discutere uno dei giocatori più discussi degli ultimi tempi. Il titolo di oggi del quotidiano argentino "Olé" esemplifica efficacemente: "Y ahora por quién nos peleamos?", "E adesso per chi litighiamo?".

Riquelme divide perchè è un giocatore molto complesso: ha bisogno, e questo è un limite, di una squadra completamente costruita attorno a lui. Deve poter andare dove gli pare, deve poter tenere il pallone quanto vuole e deve essere sollevato da compiti di copertura.
Questo è successo al Villarreal, e infatti Roman ha trascinato con una stagione memorabile al quarto posto e alla Champions League il "Submarino Amarillo", portandolo l'anno dopo (in una stagione più discontinua), con una impressionante prestazione contro l'Inter, al leggendario traguardo delle semifinali di Champions.
Nel mentre, Pekerman ne aveva fatto il cardine imprescindibile della sua Seleccion, venendo nei primi tempi ampiamente ripagato (o forse qualcuno si dimentica prestazioni come quella del 3-1 inflitto al Brasile al Monumental nel Giugno 2005?). Al mondiale però, Roman, dopo una discreta prima fase, delude parecchio, soprattutto nella partita decisiva contro la Germania. E' forse quella stessa questione di personalità che l'ha portato a giocare sottotono nelle semifinali con l'Arsenal, soprattutto quella d'andata (i rigori si segnano e si sbagliano, non condanno un giocatore per quello). Anche alla ripresa dell'attività internazionale, nell'amichevole persa a Londra contro il Brasile, contribuisce ad appesantire il gioco del nuovo C.T. Basile, e il resto è storia di oggi.
La sensazione è che il suo stile di gioco sia troppo personale per incastrarlo in una nuova Argentina i cui talenti sono davvero tanti (nel Villarreal il gioco è basato tutto su di lui, in nazionale questo non è certo possibile), e che poi come leader della nazionale abbia, spiace dirlo, fallito. D'altro canto, il suo talento è troppo grande per farne un semplice comprimario, motivo per cui la sua rinuncia, anche se dolorosa per Basile e per il giocatore stesso, potrebbe facilitare il lavoro del nuovo C.T. argentino.

Giocatore che quando è ispirato e quando il contesto tattico glielo permette incanta per come controlla e gestisce a piacimento i ritmi della partita (in questo è l'unico trequartista che attualmente può ricordare Zidane), Riquelme può altre volte diventare un peso per la squadra in cui gioca a causa della sua lentezza e della mancanza di verticalità del suo gioco.
Non avendo il dribbling secco di un Kakà o di un Messi, può soffrire tantissimo (anche se è difficilissimo levargli il pallone) i ritmi alti del pressing avversario, che lo costringono a giocare orizzontalmente. Anche così comunque può essere fondamentale per la sua squadra: gran parte del gioco del Villarreal degli ultimi anni si è basata su Riquelme che tiene palla e permette di salire ai compagni che gli si muovono attorno, ampliando così le possibili soluzioni per la manovra. Con Riquelme il Villarreal ha giocato in un modo, senza Riquelme in un altro completamente opposto e siuramente meno ambizioso. Senza Roman il Villarreal non sarebbe arrivato dove è arrivato, e questo è innegabile anche dai suoi più accesi detrattori.
Pregi e difetti di un giocatore tanto grande quanto difficile.

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mercoledì, settembre 13, 2006

"Capello ha dato equilibrio"; "Col Lione non sarà il Real di un anno fa".

Già, è stato pure peggio. Quello dell'anno scorso non sapeva difendere, quello visto stasera non sa neppure costruire un' azione decente. Il calcio ruminato a ritmo da lumaca delle squadre di Luxemburgo e di Lopez Caro in confronto a quello visto stasera era una meraviglia.
Si è colto con chiarezza il nuovo rivoluzionario schema su cui Capello basa per ora l'intero gioco madridista: Beckham torna indietro a prendersi il pallone e lo lancia in avanti, e che Van Nistelrooy vada a farsi friggere. Qui non si fa calcio frivolo come si fa a Barcellona, qui signori siamo a Madrid, qui c'è Capello, qui si fa calcio concreto e pragmatico !
Non bada certo all'estetica l'insuperabile diga formata da Emerson e Diarra, davanti alla quale Juninho e Tiago, spaventati dai nuovi equilibri del Madrid, hanno tremato. Grandissimo anche l'apporto in fase di costruzione delle due colonne (letteralmente) del centrocampo merengue, sempre rapide nel fare circolare il pallone, nell'aprire il gioco e nel pescare in profondità con le loro intuizioni i compagni d'attacco. Davvero non poteva togliere Capello uno dei due per fare spazio a Guti.
E Cannavaro? E' già il re della difesa, e con un paio di sforbiciate delle sue ha sventato ogni pericolo. Raul si conferma in netto recupero, e davvero non è possibile capire come possano piovere (non dai giornali di Madrid però) su Don Fabio e su Luis "El Sabio" Aragones tante critiche preconcette per schierarlo titolare.
Sì, ci sono stati i due gol del Lione ma la difesa e la "diga" del Real Madrid non possono avere alcuna colpa, probabilmente i giocatori del Lione hanno fatto delle cose non previste nei piani di Capello.
Ora, dopo l'impresa col Levante, sotto con la temibilissima Real Sociedad.

Parlando di calcio, Barcelona e Valencia hanno confermato tutte le loro prerogative.
Il Barcelona continua ad annoiare con le sue goleade, la notizia migliore per Rijkaard è data dall'ampiezza della sua rosa: costretto a lavorare con praticamente dodici giocatori due anni fa, limitato dagli infortuni l'anno scorso, quest'anno può gestire una stagione fitta d'impegni con rotazioni perfettamente studiate: l'anno scorso poteva passare da Gio a Sylvinho senza problemi, quest'anno, anche a seconda del tipo di gara, può alternare Zambrotta a Belletti, Thuram a Marquez o Puyol (sarà meglio che quest'anno Carles riposi di più, perchè ultimamente ha dato evidenti segni di cedimento), Iniesta a Deco o Xavi e Giuly a Messi. Ronaldinho ed Eto'o sono un po' meno sostituibili evidentemente, ma almeno uno alla volta potrà riposare in favore di un Gudjohnsen dalle qualità inferiori, ma molto importante dal punto di vista tattico. Va detto poi che anche l'assenza di uno-due grandi giocatori non pregiudica completamente le prestazioni di un Barça che esalta per come combina gioco a memoria e individualità.
Negli schemi di Rijkaard la giocata di fantasia non è bandita, è anzi prevista e incentivata: lo stesso Ronaldinho nel Brasile ha risentito terribilmente della mancanza dei tagli e degli scatti in profondità di Giuly ed Eto'o. Il Barça è la rappresentazione terrena del calcio ideale: sarà meglio che non leggano questa mia frase, perchè anche nell'Iperuranio è necessario mantenere l'umiltà e la condizione fisica per vincere i trofei.

Valencia a due volti, e sarà il caso che ci abituiamo. Prima mezzora semplicemente oscena: non due passaggi di fila, palla ai terzini e centrocampo continuamente scavalcato, naturale il gol di Konstantinou.
Sappiamo che a Quique S. Flores piace lasciare il pallone all'avversario, ma sappiamo anche che a livello europeo se non ti rendi indipendente da ciò che fa l'avversario imparando a controllare il possesso-palla e ad aggirare e scardinare i catenacci difficilmente puoi competere con squadre come il Barça, il Milan o l'Arsenal.
Alla prima azione combinata, e quasi al primo pallone toccato da Edu, ecco il pareggio: morale della favola, Quique ? La reazione allo svantaggio nel primo tempo è stata davvero eccezionale: è vero che con la sua pessima difesa l'Olympiacos ha ancora una volta pregiudicato il lavoro dei Djordjevic, Rivaldo e Castillo, ma quando accelera il Valencia fa paura, e in contropiede è davvero letale.
Con gente come Morientes, Villa, Vicente, ieri Gavilan, in futuro Joaquin e Tavano, confermare la proposta dell'anno scorso "difesa e contropiede" (avendo anche due terzini d'attacco come Miguel e Del Horno) pare controproducente, tanto più che la difesa non sembra a prova di bomba, con un Albiol ieri decisivo ma anche incerto in più occasioni.

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martedì, settembre 12, 2006

CHAMPIONS LEAGUE: Giocatori da seguire.

Provo ad abbozzare una guida ad alcuni, solo alcuni, di quelli che potrebbero essere i giocatori interessanti, giovani o in cerca di rilancio, della nuova Champions League. Non inserisco giocatori delle squadre più famose perché sono già abbastanza conosciuti, e neanche certezze assolute di squadre non di primissima fascia come possono ad esempio essere Klose per il Werder e Cocu per il PSV.

DIEGO (WERDER BREMA, GRUPPO A): Cerca riscatto in Germania l'ex sensazione del Santos assieme a Robinho. La sua esperienza al Porto è stata davvero negativa, e a parte un inizio promettente nella scorsa stagione, Adriaanse ha presto fatto a meno di lui, preferendo due punte pure (Adriano e Mc Carthy) nel 3-3-4 messo in mostra nella seconda parte dello scorsa Superliga. A dire il vero poi, rispetto ad altri numeri 10 brasiliani, non mi ha mai incantato per la sua tecnica, ovviamente senza sbavature ma senza neanche grossi punti esclamativi.
Comunque, il suo inizio in Germania è stato ottimo, ed ha anche la fortuna di giocare in una delle squadre più offensive d'Europa, dove, fra due punte e le sovrapposizioni continue dei terzini e gli inserimenti di Frings e Borowski, avrà sempre molte soluzioni disponibili per esprimere il suo talento.

NANI (SPORTING, GRUPPO B): Il talento forse più interessante dell' assai prolifico vivaio dello Sporting (Joao Moutinho, Carlos Martins fra i tanti, senza dover risalire a Cristiano Ronaldo e Quaresma). Trequartista-esterno di centrocampo, lanciato nel corso della stagione passata, Paulo Bento l'ha promosso titolare all'inizio di questa stagione, dove il ragazzo di Capo Verde l'ha già ripagato con due gol nelle prime due giornate (stupendo quello nell'ultimo turno di Superliga, con un delizioso pallonetto d'esterno di prima intenzione). Figura slanciata, grande tecnica, non è individualista e anche se ha un ottimo dribbling preferisce cercare l'uno-due per liberare magari il destro da fuori.
Scolari, solitamente restio a puntare sui giovanisismi, l'ha già convocato per la partita con la Finlandia di mercoledì scorso, facendolo pure partire da titolare.

ARDA TURAN (GALATASARAY, GRUPPO C): Grande talento, da tenere d'occhio. Forse il giocatore tecnicamente più dotato dell'ultimo Europeo Under 19. Trequartista-esterno di fascia, già convocato in nazionale maggiore, ha giocate davvero inverosimili per come mantiene il pallone incollato al piede, gira su se stesso e riparte in mezzo a orde di avversari. Orde di avversari perché obbiettivamente il ragazzo porta davvero troppo a spasso il pallone e non sempre vede il compagno messo meglio. Comunque, lui e Sahin sono il futuro del calcio turco.

ELANO (SHAKHTAR DONETSK, GRUPPO D): Ne ho già evidenziato le qualità nel post sul Brasile di Dunga, mi ripeto volentieri. Il sogno di un allenatore: tecnico, molto duttile, perché può giocare sulle due fascie sulla trequarti e da mezzala. In queste prime uscite stagionali dello Shakhtar è stato il goleador indiscusso, sfruttando il suo buon destro e l'eccellente capacità di inserimento.

ARTEM MILEVSKYI (DINAMO KIYV, GRUPPO E): Beh, ormai si conosce. Probabilmente non ancora prontissimo per le grande sfide, come si è notato nello scialbo quarto di finale contro l'Italia al Mondiale (e infatti il titolare di Demianenko, accanto al fenomenale contropiedista Verpakovskis è più spesso Shatskikh), è però uno di quei talenti che fanno parecchio gola.
Centravanti con il tocco di palla del trequartista, ricorda per caratteristiche un po' Ibrahimovic e un po' Totti. E' bravissimo, sfruttando la sua stazza e il suo controllo del pallone, a mantenere il possesso permettendo ai suoi compagni di salire. Si è giovata parecchio l'ultradifensiva Ucraina Under 21 di Mikhaillichenko di questo suo lavoro. Però è ancora, per essere una punta, troppo portato alla rifinitura e poco alla conclusione. Si vede che prova decisamente più gusto a scambiare palla a terra e a mettere il compagno davanti al portiere avversario piuttosto che castigare i portieri senza pietà.

NELSON (BENFICA, GRUPPO F): Potenzialmente può diventare uno dei terzini destri migliori in circolazione. Arrivato l'estate scorsa dal Boavista per sostituire Miguel, è partito in maniera folgorante ( partite strepitose al Madrigal contro il Villarreal e contro il Manchester nel 2-1 che diede il passaggio agli ottavi), poi forse si è un po' cullato sugli allori e, dopo essere stato avanzato sulla fascia a centrocampo, Koeman lo ha relegato in panchina, prefendogli, nelle partite calde di Champions, ora Alcides ora Ricardo Rocha.
Chiarissima propensione offensiva (anche se non fa mancare la diagonale appropriata), ha uno scatto esplosivo nei primi metri, tecnicamente è forse più dotato di Miguel, affrontando l'avversario nell'uno contro uno senza alcun complesso e mettendo in mezzo all'area avversaria palloni molto veloci e velenosi.

ANDERSON (PORTO, GRUPPO G): Uno dei giovani più promettenti del calcio mondiale. 18 anni, miglior giocatore dell'ultimo mondiale Under 17 in Perù davanti a Giovani Dos Santos del Barça. Trequartista dal mancino prestigioso, ha tutto il repertorio del numero 10 brasiliano, ego ipertrofico compreso. Già Adriaanse in Agosto, partito Diego, ne aveva fatto l' "1" del suo 3-3-1-3, anche con Jesualdo Ferreira è partito titolare, ripagando la fiducia con ottime prestazioni.
Da scoprire con grande curiosità.

PETER ODEMWINGIE (LILLE, GRUPPO H): Sta esplodendo in quest'inizio di stagione: 5 gol nelle prime 5 partite di Ligue 1. Nel Lille gioca come unica punta, appoggiato da Bodmer, mentre nella nazionale nigeriana è stato generalmente sacrificato sulla fascia destra, come nell'ultima Coppa d'Africa (anche Utaka, meglio come seconda punta, è costretto a spostarsi sulla fascia in nazionale). Velocissimo, imprendibile quando viene lanciato in verticale, ha una buona tecnica, ma ancora magari non è freddissimo davanti alla porta avversaria.
Di madre russa, in nazionale lo si nota subito perchè è l'unico meticcio.

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lunedì, settembre 11, 2006

SECONDA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Real Sociedad-Sevilla 1-3: Renato 7'(S), Kanouté 75'(S), Dragutinovic 90'(S), Diaz de Cerio 93'(RS).

Betis-Athletic Bilbao 3-0: Juanito 18', Edu 38', Capi 84'.

Getafe-Racing 1-0: Guiza 59'.

Villarreal-Recreativo 0-1: Cazorla 81'.

Mallorca-Deportivo 0-0.

Nàstic-Celta 1-2: Baiano 49'(C), Portillo 66', rig.(N), Nené 74'(C).

Sorprendente sconfitta casalinga per il Villarreal; il Sevilla continua a squartare gli avversari: è primo per differenza reti, 7 gol in due giornate.
Il Betis rinnovato fa i primi tre punti con i gol di tre esponenti della vecchia guardia. Grande azione di Maldonado sul terzo, dribbling di tacco alla Redondo.

CLASSIFICA:

1 Sevilla 6
2 Barcelona 6
3 Getafe 6
4 Valencia 6
5 Real Madrid 4
6 Deportivo 4
7 Recreativo 4
8 Zaragoza 3
9 Betis 3
10 Celta 3
11 Gimnàstic 3
12 Atlético 3
13 Mallorca 2
14 Villarreal 1
15 R. Sociedad 1
16 Athletic 1
17 Racing 0
18 Espanyol 0
19 Osasuna 0
20 Levante 0

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