lunedì, ottobre 30, 2006

OTTAVA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Getafe-Deportivo 2-0: Manu del Moral 10'; Nacho 68'.

Real Sociedad-Villarreal 0-1: Arruabarrena 82'.

Levante-Espanyol 0-0

Racing-Valencia 1-0: Munitis 56'.

Celta-Sevilla 1-2: Nené 6' (C); Poulsen 30' (S); Adriano 60' (S).

Betis-Mallorca 0-1: Jankovic 77'.

Il Sevilla (che ha raggiunto l'accordo per i diritti tv, alleluja!), nonostante il rigore sbagliato allo scadere da Baiano, conquista tre punti strameritati a Vigo, contro un Celta (privo di Oubina) sottomesso dall' inizio alla fine.
Sprofonda in una grave crisi il Betis, con Irureta che vede la sua panchina a rischio e il pubblico che contesta il presidente Lopera. Levante a secco contro l'indecifrabile Espanyol, Getafe sempre più in alto col suo calcio semplice e brillante al tempo stesso. La Real Sociedad, nell' esordio di Lotina, perde lo stesso nonostante la sua miglior prestazione dall' inizio della stagione.
Ultimi aggiornamenti: detto dell' ennesimo grave infortunio in questa stagione, che stavolta terrà fuori 6 mesi Gavilan del Valencia, Cassano è stato messo fuori rosa dal Real Madrid per avere, secondo quanto riferiscono il sito web della società, "insultato l'allenatore", pare per le panchine delle ultime partite. Beh, che dire...


CLASSIFICA

1 Barcelona 19
2 Sevilla 18
3 Real Madrid 17
4 Zaragoza 16
5 Valencia 16
6 Getafe 16
7 Deportivo 14
8 Atlético 13
9 Villarreal 12
10 Mallorca 12
11 Celta 10
12 Recreativo 10
13 Racing 9
14 Levante 9
15 Osasuna 8
16 Espanyol 7
17 Athletic 6
18 Betis 4
19 Gimnàstic 4
20 R. Sociedad 2



CLASSIFICA CANNONIERI

1 Kanouté 7
2 Diego Milito 7
3 Ronaldinho 5
4 Villa 5
5 Eto'o 4

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OTTAVA GIORNATA: Atlético Madrid-Zaragoza 0-1: Oscar.

Era forse la partita più attesa della giornata, e lo spettacolo è stato davvero mediocre, una sequela di imprecisioni piuttosto deprimente. I verdetti però sono già abbastanza pesanti: il Zaragoza, ieri ben lontano dal modello di calcio cui aspira, fa il colpaccio portandosi via tre punti neanche troppo inseguiti e volando a quota 16, a pari punti con il Valencia e in piena zona Champions; l' Atlético dal canto suo ristagna a quota 13, sempre più preda dei suoi pesanti limiti strutturali (nelle ultime tre partite fra Liga e Copa del Rey neanche un gol segnato), ben difficilmente risolvibili a breve termine, visti gli infortuni (Petrov e Maxi Rodriguez fino a fine stagione, Mista per un altro paio di settimane) e la composizione della rosa.
Aguirre fa esordire (forse per non bruciare Aguero e Jurado…) il 23enne Victor Bravo, prelevato dall' Atlético Madrid B, in quanto specialista della menomata fascia sinistra. A centrocampo conferma per il "trivote" Costinha-Maniche-Luccin. Il problema non è l'ordine, perché l'organizzazione c'è: più compatto dell' avversario, l' Atlético ha quasi sempre controllato le operazioni, ma finchè manca la connessione fra centrocampo e attacco, si tratta di un dominio sterile, un palleggio orizzontale fine a se stesso, davanti al quale rappresenta già un mezzo miracolo riuscire ad avanzare di un millimetro l'azione.
Costinha può fornire passaggi al massimo di pochi metri, Luccin corre (a vuoto) a tuttocampo, Maniche è in costante movimento, si offre sempre ma stringi stringi si riduce a girare su se stesso come un cane che si morde la coda. Così Torres (mi sento sempre in imbarazzo a giudicare le prestazioni degli attaccanti dell' Atlético, visto il profondo disagio che permea le loro esistenze) per vedere il pallone deve andare a rubarselo a centrocampo, e va da sé che le poche occasioni dei padroni di casa vengano o da iniziative personali oppure da azioni puramente casuali. Problema che neppure gli ingressi di Jurado e Aguero (vergognosamente tardivo quello del Kun) risolvono.
Almeno fino al mercato invernale l'Atlético dovrà serenamente abituarsi all' idea di essere quello che effettivamente è: una squadra con poche e ben confuse idee a centrocampo, con limiti ragguardevoli sulle fasce e di conseguenza scarse capacità realizzative (problema aggravato dall' infortunio di Maxi Rodriguez, il quale, coi suoi gol, faceva pesare meno la sterilità di Torres). Ciò che resta è un' organizzazione di gioco collaudata, una fase difensiva accettabile e attaccanti come Torres e Aguero che, al di là delle difficoltà realizzative, possono pur sempre inventare la giocata decisiva anche in partite sofferte. Qualità queste da sfruttare soprattutto fuori casa (7 punti su 13 finora in trasferta, scenario nel quale l'Atlético ha giocato le sue partite più convincenti, soprattutto a Bilbao e al Bernabeu), dove la responsabilità di fare gioco, ora non alla portata degli uomini di Aguirre, generalmente pesa più sugli avversari.
Le notizie positive in casa Zaragoza sono ovviamente i tre punti e, in assenza ieri sera del gioco (e in assenza anche di Celades e soprattutto Aimar), una buona attitudine generale al sacrificio. Osceno il primo tempo: squadra slegata, palloni masticati e buttati via al secondo passaggio (possesso palla sempre nettamente favorevole all' Atlético). Centrocampo molle e in inferiorità numerica, nessuna occasione creata dalla squadra che fino a questa giornata aveva totalizzato più gol e tiri in porta di tutta la Liga. Meriterebbe ampiamente lo svantaggio l' undici di Victor Fernandez, ma una prodigiosa parata di César su colpo di testa di Galletti lo tiene in vita e gli permette di riordinare le idee per il secondo tempo. Ripresa nel quale il gioco non diventa certo di colpo splendido, ma dove per lo meno qualche collegamento fra i reparti viene ripristinato e, di fronte alla crescente inconcludenza del dominio colchonero, si fa sempre più strada l' idea, già ampiamente nell'aria alla vigilia, che l'unica squadra in grado di colpire sia proprio il Zaragoza, che comincia ora a inquietare con qualche contropiede, perfeziona il proprio arsenale con gli ingressi di Sergio Garcia e Oscar, e nel finale gela il Vicente Calderon con il beffardo inserimento proprio di Oscar.

I MIGLIORI: César Sanchez e Oscar decidono il risultato: il primo compie un miracolo su Galletti, evitando che il pessimo primo tempo della sua squadra sfoci nella più logica delle conseguenze, cioè lo svantaggio; il secondo invece si rivela una mossa molto azzeccata di Victor Fernandez che vedendo la partita su un binario sempre più favorevole al contropiede dei suoi, decide di levare l'improduttivo D' Alessandro per inserire un giocatore più verticale. Oscar vede il varco giusto, ci si fionda e trasforma l'assist di Diego Milito nei tre punti finali. Gabriel Milito cresce col passare dei minuti e nel secondo tempo si esibisce in una serie di anticipi imperiosi, che tengono il pericolo sempre più lontano dalla porta di César. Lafita, il sostituto di Aimar, non sempre conclude adeguatamente le sue azioni, ma è intraprendente e utile al collettivo (la qualità, lo spappiamo per certo, non gli manca).
Anche se le fasce sono un punto debole dell' Atlético, fra i pochi a salvarsi fra i padroni di casa ci sono proprio i due esterni di centrocampo: Galletti, anche se spesso in maniera precipitosa, si industria parecchio, e nel primo tempo sfiora il gol prima con un tiro da fuori e poi soprattutto con il già citato colpo di testa sventato da César che ha rappresentato forse il momento chiave della partita; Victor Bravo, al suo esordio, non è dispiaciuto: discreta personalità e buona tecnica negli spazi stretti.
I PEGGIORI: D'Alessandro contorto da morire: riceve il pallone, lo tiene una mezz'oretta, il tempo di far svanire ogni possibile effetto-sorpresa, e quando poi lo restituisce, l'azione torna al punto di partenza. Movilla fa rimpiangere Celades: soprattutto nel primo tempo la sua reattività da bradipo affligge il centrocampo del Zaragoza: si addormenta su ogni pallone che gioca, non accorgendosi degli avversari che gli vengono addosso e che, quasi immancabilmente, gli sottraggono la sfera saltandolo allegramente. Ewerthon pasticcione.
Abbiamo detto del centrocampo dell' Atlético (male soprattutto Costinha), che non viene rivitalizzato da Jurado, sottolineiamo anche l' insufficiente spinta dei terzini Seitaridis e Antonio Lopez.


Atlético (4-1-4-1): Leo Franco 6; Seitaridis 5,5 (88'), Pablo 6, Perea 6,5, A. López 5,5; Costinha 5 (60'); Galletti 6,5, Maniche 5,5, Luccin 5,5 V. Bravo 6,5 (70') Torres 6.
In panchina: Cuéllar Valera s.v. (88') Pernía Zé Castro Jurado 5,5 (60') Agüero s.v. (70') Ballesteros.
Zaragoza (4-4-2): César 7; Diogo 5,5, Sergio 6,5, G. Milito 7, Juanfran 5,5; D'Alessandro 5 (84'), Movilla 5, Zapater 6, Lafita 6,5 (80'); D. Milito 5,5, Ewerthon 5 (67').
In panchina: Miguel Aranzábal Ponzio 6 (80') Piqué Óscar 7 (84') Longás Sergio Garcia 6,5 (67').

Gol: 0-1 (88'): Óscar cabecea a puerta vacía después de que su primer remate pegara en Luccin y dejara vendido a Leo Franco.
Árbitro: Muñiz Fernández, del Colegio Asturiano. Amonestó a Diogo (29'), D'Alessandro (40'), Gabi Milito (73'), Zapater (82') y Agüero (91'+).
Incidencias: Vicente Calderón. 45.000 espectadores. Buena entrada en una noche muy agradable.




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domenica, ottobre 29, 2006

OTTAVA GIORNATA: Osasuna-Athletic Bilbao 1-1: Gabilondo (A); Soldado (O).

Non era attesa certo una sfilata di moda al Reyno de Navarra: tanti errori, ma un calcio rustico che non ha negato emozioni. Athletic che non riesce a rilanciarsi in classifica, Osasuna che si assesta in quel limbo che, dopo l' euforia dell' anno passato, rappresenta il suo destino più probabile in questa Liga.
Dopo un avvio bellicoso quanto effimero dell' Osasuna, il primo tempo viene controllato dagli ospiti, che costruiscono le loro azioni sull'asse Yeste-Etxeberria, concludendole preferibilmente con Gabilondo, come avviene nell' occasione del vantaggio bilbaino, dove un cross ben calibrato di "Etxebe" trova la testa di Gabilondo, che sul secondo palo sbuca alle spalle di Javier Flano e incrocia a rete.
Nel secondo tempo l'Osasuna prova a dare più incisività alle sue raffazzonate iniziative con Soldado per Webo, e la mossa dà subito i suoi frutti, con l'ex-madridista che segna finalmente il suo primo gol in questa Liga sfruttando da opportunista una respinta troppo corta di Sarriegi su cross di Valdo. La partita non ha un padrone chiaro nel secondo tempo, si fa più nervosa e spezzettata, ma è l' Osasuna, dopo una grande azione di Gabilondo che sfiora il gol, ad andare nel finale più vicino alla vittoria, però un provvidenziale Lafuente salva il pareggio prima su un rasoterra di David Lopez, poi su un tentativo di autorete di un suo compagno (grande parata questa) e infine in un faccia a faccia con Soldado.

I MIGLIORI: Il popolo dell'Athletic ringrazia il vecchio Lafuente, decisivo nel finale con le sue parate. Da Gabilondo son venute le iniziative più interessanti: oltre al gol, un tiro fuori di poco nel primo tempo e soprattutto un quasi-golazo nel secondo, quando va via in sombrero a un difensore, supera l' uscita di Ricardo ma trova un salvataggio sulla linea a sbarrargli la strada. Il 18enne Javi Martinez in campo ci sa stare eccome, potenzialità interessanti, margini di miglioramento evidenti e buona intelligenza calcistica. Vivace Etxeberria.
L' innesto di Soldado rende sicuramente più pungente l'attacco di Ziganda: mestiere, concretezza e opportunismo.
I PEGGIORI: Milosevic è inesistente: in assenza della classe e dell'esperienza, stasera restano solo la lentezza e l' immobilità. Forse era meglio sostituire lui e non Webo alla fine del primo tempo. Raul Garcia prosegue su livelli assai deludenti, lontano parente del giocatore-rivelazione dell' anno passato.

Osasuna (4-4-2): Ricardo 6; Javier Flano 5,5, Cuéllar 6, Josetxo 5,5, Corrales 6; Valdo 6,5, Punal 6, Raul Garcia 5, Delporte 6,5 (33's.t. Juanlu 6,5); Milosevic 5 (23's.t. David Lopez 6,5), Webo 5,5 (1's.t. Soldado 7).
In panchina: Elia, Cruchaga, Miguel Flano, Nekounam.
Athletic Bilbao (4-2-3-1): Lafuente 7,5; Iraola 6,5, Sarriegi 5,5, Amorebieta 6, Exposito 6; Javi Martinez 6,5, Murillo 6; Etxeberria 6,5 (29's.t. Dañobeitia 6) , Yeste 6,5 (38's.t Beñat s.v.), Gabilondo 7; Aduriz 6 (26' s.t. Urzaiz 5,5).
In panchina: Alcalde, Casas, Iturriaga, Llorente.

Gol: Gabilondo (A) 28' p.t.; Soldado (O)8's.t.
Arbitro: Daudén Ibanez. Ammoniti: Amorebieta, Cuéllar, Murillo, Corrales.

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OTTAVA GIORNATA: Nàstic-Real Madrid 1-3: Abel Buades, rig. (N); Roberto Carlos (R); Helguera (R); Robinho (R).

Chiedo scusa se i post sulle partite di Barça vengono pubblicati così tardi. Erano pronti già stamattina, ma problemi molto, molto seccanti al blog ne hanno ritardato la pubblicazione.
Comunque, ieri si è giocata anche Racing-Valencia 1-0, deludentissima sconfitta per un orrendo Valencia. Colpisce ancora la coppia Munitis-Zigic: stavolta è stato il serbo ad assistere Munitis per il gol della vittoria. Portugal dovrebbe essere salvo finalmente.

Dopo l' orrore di Getafe, del Real Madrid avevamo apprezzato l' orgoglio e la coesione di Bucarest e la capacità di sfruttare motivazioni-extra nel Clasico col Barça: restava ora da verificare la capacità di gestire "da grande squadra" una partita "normale" come questa col Nàstic. Per quanto riguarda il gioco, la bocciatura è secca (con le solite arcinote carenze a centrocampo e sulle fasce), ma è ormai noioso sottolineare per l'ennesima volta dove passi la differenza fra un Real Madrid e un Nàstic: il Nàstic deve dominare la partita, giocare a trecento all' ora per ottenere se gli va bene mezzo gol, al Madrid bastano tre occasioni per sfruttare gli inevitabili errori dei "peones" che ha di fronte. Profondamente immorale, altrochè, non aspettatevi da me odi al calcio "cinico" o scemenze di questo tipo.
Inizio frenetico, in apnea, col Nàstic che, come ampiamente previsto (Luis César alla vigilia aveva chiesto ai suoi una "guerriglia di prima classe"), la mette sfacciatamente sul piano del ritmo e dell' agonismo. Solita storia: Juan segue praticamente a uomo Guti e lo polverizza, Emerson e Diarra son lì per bellezza, il Nàstic si impadronisce del centrocampo, e di conseguenza, domina la partita. Orchestrato da Buades, attacca con le idee chiarissime: Makukula (Portillo è assente per l'odiosa clausola che vuole i giocatori in prestito inutilizzabili contro la squadra che ne detiene il cartellino: il problema è che Portillo non è in prestito, il Real Madrid possiede soltanto un' opzione per ricomprarlo!) fa la boa, Pinilla (calmo e saggio in ogni suo intervento) disturba tra le linee e sulle fasce la rapidità di Cuéllar e il dribbling di Gil fanno venire i sudori freddi al Madrid. Proprio da sinistra, da Gil vengono i pericoli maggiori: da lì nasce l'azione del rigore trasformato da Buades per l'1-0.
Il Real Madrid continua con il suo raccapricciante tran-tran, ma una punizione al limite dell'area di Roberto Carlos (sulla quale Makukula si scansa aprendo la barriera) porta all' immeritato pareggio. Situazione vista troppe volte nel calcio per non sentire puzza di bruciato….
Infatti nel secondo tempo, dopo un' inizio all'attacco del Nàstic, su un calcio d'angolo Helguera, solo soletto in area, non può rifiutare un così gentile omaggio: 1-2 e salita impossibile da scalare per il Nàstic, vuoi per lo sconforto, vuoi per il calo fisico, vuoi per i cambi poco azzeccati del suo tecnico. Così, placata la tempesta, il Real Madrid chiudei conti: alla prima azione manovrata della sua partita (all' 84'!), palla da sinistra verso destra, cross di Sergio Ramos e bella mezza rovesciata di Robinho.

I MIGLIORI: Gil, soprattutto nel primo tempo, è un' incubo per Ramos. Ispira quasi tutte le azioni pericolose dei padroni di casa, e soprattutto l'azione del rigore. Sbagliatissima, anche se aveva speso parecchio, la sua sostituzione. Sulla destra Cuéllar è una trottola: giusta scelta aver preferito dall'inizio la sua elettricità al gioco più tecnico ma più compassato di Campano. Buades in coppia con Juan prende possesso del centrocampo : il primo costruisce, il secondo soffoca Guti e tiene altissimi i ritmi.
Non è una partita comoda per Robinho, ma è costante la sensazione che solo dal brasiliano possa venire l'accelerazione giusta. Casillas nei momenti più sofferti è sempre una bella àncora di salvezza. Non compie i tradizionali interventi da "San Iker", però si distende bene sui tentativi di Gil e Buades nel primo tempo. Il redivivo Helguera sta diventando un simbolo di questo "nuovo" Real Madrid: in difesa è quello che soffre di meno, e in più va a segnare di testa come ai bei tempi.
I PEGGIORI: Guti quest' anno ha davanti a sé l'occasione della sua carriera: a centrocampo è l'unico madridista che sa giocare, e per questo è indispensabile, ma ancora una volta viene sopraffatto ed è estraneo alla partita. Un po' ciò succede perché gli avversari possono tranquillamente infischiarsene di Diarra ed Emerson ("diga di burro" che andrebbe al più presto alfabetizzata al gioco del calcio) e, per prosciugare tutto il gioco del Madrid, dedicarsi a pestare soltanto lui (come fa Juan), un po' (molto) per i suoi incorreggibili limiti di personalità.
La fascia destra "atipica" del Real Madrid Sergio Ramos-Raul stavolta, in condizioni tattiche diverse, non funziona proprio. Non ci sono le praterie di Bucarest o contro il Barça, Raul non la vede mai e Sergio Ramos patisce le pene dell' inferno nel primo tempo con Gil, mentre nel secondo si riprende un po' e si fa vedere in attacco soltanto quando crossa per il 3-0 di Robinho. A Van Nistelrooy non arriva un pallone decente, dovrei dargli piuttosto un "non giudicabile".
Makukula non gioca per niente male (punto di riferimento per ogni rilancio, nel primo tempo è immarcabile spalle alla porta e si impone fisicamente su Cannavaro, costringendolo pure al fallo del rigore), però è determinante in negativo: sul pareggio di Roberto Carlos è in barriera e muovendosi crea il varco attraverso il quale passa il sinistro del brasiliano; nell' occasione del vantaggio madridista si lascia scappare Helguera.
Luis César pianifica al meglio la partita, ma si gioca male i suoi cambi: con Merino (molto deludente) per Juan cerca più idee, ma toglie soltanto ritmo al centrocampo; Gil si stava spegnendo, è vero, ma è il più imprevedibile e tecnico che il Nàstic ha in campo, e andrebbe tenuto in campo fino all' ultimo; Irurzun per Makukula convince poco, dura rinunciare ai centimetri del congo-portoghese.


Nàstic (4-2-3-1): Rubén 6; Ruz 6,5, Cáceres 6, Llera 6,5, Mingo 6; Buades 6,5, Juan 6,5 (53'); Cuéllar 7, Pinilla 6,5, Gilberto 7 (68'); Makukula 6 (71'). In panchina: Bizzarri, Matellán, D. García, Morales, Campano 5,5 (68'), Merino 5 (53'), Irurzun 6 (71')
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 7; S. Ramos 5,5, Helguera 7, Cannavaro 6, R. Carlos 6; Diarra 5, Emerson 5; Raúl 5, Guti 5 (72'), Robinho 6,5; V. Nistelrooy 5.
In panchina: D. López, Pavón, R. Bravo, Mejía, Reyes s.v. (72'), Cassano, Ronaldo

Goles: 1-0 (29'): Buades, de penalti; 1-1 (43'): R. Carlos, de falta; 1-2 (49'): Helguera, remata de cabeza un saque de esquina; 1-3 (84'): Robinho, con la derecha de media volea.
Árbitro: Mejuto González, del Colegio Asturiano. Amonestó a Cannavaro (27'), Ruz (31'), Juan (34') y Mingo (38').
Incidencias: Nou Estadi. Lleno. 14.700 espectadores.

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OTTAVA GIORNATA: Barcelona-Recreativo 3-0: Ronaldinho, rig.; Ronaldinho; Xavi.

Partita che dice molto poco, Barça chiaramente sotto tono, al di là delle cospicue dimensioni della vittoria blaugrana. Una prima mezzora con un Barça un po' bloccato, lento e privo di entusiasmo, che procede con cautela ed eccessiva lentezza, in preda ad un' ansia e ad un nervosismo abbastanza palesi. A scardinare la difesa del Recreativo però ci pensa l'arbitro, l'arma segreta di ogni grande squadra che si rispetti: Gonzalez Vazquez concede un rigore per una molto presunta spinta di Mario ai danni di Gudjohnsen (movimenti intelligenti per lui, ma poca cattiveria nelle conclusioni). Gol di Ronaldinho e partita che conclude la sua breve esistenza. Nel secondo tempo ancora Ronaldinho e poi Xavi mettono i punti esclamativi.
Nel Barça delle ultime partite una delle lacune più evidenti è stata sicuramente il gioco sulle fasce: servono sovrapposizioni più frequenti dei terzini e appare chiaro che attualmente quelli che assicurano maggior spinta sono Sylvinho a sinistra e Belletti a destra (in attesa del risveglio di Zambrotta). Peccato che un' applicazione stolta del turn-over potrebbe riportare Gio a sinistra e Zambrotta a destra nella sfida cruciale col Chelsea di Martedì. Rijkaard in settimana ha annunciato correzioni di rotta ("gioca chi è più in forma"), vedremo…
Recreativo che, a parte il miracolo di Valdes su Calle ad inizio partita, si è dimostrato avversario sufficientemente tenero per permettere al Barça di riacquistare un po' di fiducia (anche se il problema dei culé restano le squadre di pari livello: battuto a fatica il Sevilla, sconfitte con Chelsea e Real Madrid e pareggi con Valencia e Werder).

I MIGLIORI: Due gol, uno su rigore e l'altro di testa incustodito nell' area piccola, per un Ronaldinho assolutamente non al 100%, ma per lo meno presentabile, qualche dribbling riuscito in più (senza ancora però il caratteristico scatto esplosivo nei primi metri) e qualche pallone perso in meno. Per fortuna può contare anche sull' aiuto di Sylvinho, al quale negli ultimi anni ho visto sbagliare ben poche partite. Costantemente sottovalutato, nella Liga è uno dei più tecnici esponenti del suo ruolo. Belletti torna disponibile dopo l'infortunio col Sevilla e, assieme a Giuly, rende la fascia destra terreno fertile per le iniziative blaugrana.
Xavi controlla il centrocampo: splendido un passaggio filtrante a smarcare Gudjohnsen nel primo tempo, poi il gol di testa. Importante il suo inserimento senza palla, una carta che lui, Deco e Iniesta, anche se non fa proprio parte del loro repertorio, dovrebbero provare a sfruttare di più per rendere se non altro meno acuta l'assenza di un primattore come Eto'o (dato che è quasi certo che né Gudjohnsen né Saviola possono eguagliare la media gol del camerunese, qualche gol in più lo devono segnare anche trequartisti e mezzeali).
Nella fase di maggior incertezza della partita, è soprattutto Calle a creare i grattacapi: si mette davanti a Marquez e Puyol e tiene su palla impedendo gli anticipi. In più a match appena iniziato fa tremare il Camp Nou con un colpo di testa che solo una prodezza di Valdes riesce a sventare.
I PEGGIORI: Deco è ancora sottotono, mentre il suo omologo dall' altra parte, Viqueira, non illumina. Anche Cazorla, giocatore fondamentale per il contropiede, non combina nulla.

Barcelona (4-3-3): Valdes 6,5; Belletti 6,5, Marquez 6, Puyol 6, Sylvinho 6,5; Xavi 6,5, Edmilson 6; Deco 5,5 (23's.t. Iniesta 6); Giuly 6,5, Gudjohnsen 6 (16's.t. Saviola 6), Ronaldinho 6,5 (35's.t. Ezquerro, s.v.).
In panchina: Jorquera, Oleguer, Thuram, Motta.
Recreativo (4-4-2): Laquait 6; Edu Moya 5,5, Iago Bouzon 6, Mario 5,5, Dani Bautista 5; Cazorla 5, Viqueira 5,5 (17's.t. Barber 5,5), Jesus Vazquez 5, Aitor 6; Rosu 5,5 (15's.t. Javi Guerrero 5,5), Calle 6 (23's.t. Sinama Pongolle 5).
In panchina: José Ramón, Merino, Arzo, Poli.

Goles: 1-0 (27'): Ronaldinho, de penalti; 2-0 (56'): Ronaldinho, de cabeza, a centro de Sylvinho; 3-0 (59'): Xavi, en el área, cabecea un centro de Belletti.
Arbitro: González Vázquez, del C. Gallego. Ammoniti: Edmilson (B), Mario (R), Deco (B), Jesus Vazquez (R).
Camp Nou. 72.630 spettatori.



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sabato, ottobre 28, 2006

Aggiornamento Real Sociedad.

Da ieri, Miguel Angel Lotina è il nuovo allenatore della Real Sociedad. Ha firmato per un anno.

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venerdì, ottobre 27, 2006

La Real Sociedad, malata terminale.

Leggevo ieri, sull' ultimo Guerin Sportivo, l' articolo di Andrea De Benedetti (come al solito interessante e scritto benissimo) sul momento che attraversa l'Athletic Bilbao. Verissimo che c'è stato uno scadimento tecnico evidente negli ultimi anni, che la Catedral non fa più paura a nessuno, che la difesa è un colabrodo e che la politica autarchica negli ultimi anni ha mostrato tutto il suo deficit di realismo, però il tono complessivo era forse un po' troppo catastrofico, visto che la retrocessione al termine di questa stagione (sarebbe la prima nella storia di questo leggendario club), che ormai da quelle parti nessuno si sente più di escludere a priori, più che probabile viene definita inevitabile.
Io credo invece che l'Athletic abbia le armi per salvarsi: Aduriz, Yeste, Orbaiz e Iraola (del quale non condivido la sentenza di sopravvalutazione da parte di De Benedetti, anzi penso che sia stato sempre poco considerato, visto il panorma dei terzini destri spagnoli, in chiave nazionale: un po' sopravvalutato mi è sempre parso Etxeberria, mentre son d'accordo per quanto riguarda Llorente e, soprattutto, Tiko) su tutti.
Armi per salvarsi, o per lo meno che gli permettano di trovare tre squadre peggiori in grado di retrocedere al posto suo: una di queste quasi sicuramente sarà la Real Sociedad, il vero disastro di Euskadi.

Proprio di ieri sera è la notizia dell' inevitabile destituzione di Bakero dalla panchina del club, e anche dal ruolo di direttore sportivo che al tempo stesso ricopriva.
Arrivato sulla panchina nel Marzo scorso (dopo Amorrortu e Gonzalo Arconada), riesce a ottenere la salvezza nelle ultime otto giornate. Inizia la nuova stagione con praticamente pieni poteri visto che essendo anche direttore sportivo può muoversi a piacere in sede di mercato. Sceglie Juanito, Gerardo, Bravo, Diego Rivas e Fabio Felicio, cercando soprattutto di migliorare la solidità difensiva, vero tallone d'Achille l'anno passato, ma questi appena elencati sono più che altro mestieranti, che non risolvono il problema e non innalzano un livello qualitativo ormai da tempo sotto la soglia di guardia.
Il risultato è un disastroso avvio di campionato: ultimo posto, 2 punti nelle prime 7 partite, 5 gol fatti e 14 subiti (secondi nelle rispettive classifiche negative), ma soprattutto la sensazione di una squadra priva di qualità in ogni reparto: incapace di mettere in fila due passaggi, con un centrocampo di medianacci come Diego Rivas e Garitano e la creazione del gioco affidata a un cursore (un buon cursore, però pur sempre un cursore) come Aranburu e a due mediocri come Mikel Alonso e Novo, con l'ornamentale, disperante Xabi Prieto assolutamente privo di quel minimo di personalità che lo renda capace di prendere per mano la squadra (Fabio Felicio è vivace ma nulla più). Kovacevic quindi, con una squadra incapace di portare avanti l'azione, rimane isolato e si deve accontentare di lanci poco commestibili.
L' idea più logica sarebbe allora quella di chiudersi dietro, limitare i danni e affidarsi al contropiede, l'arma dei poveri: peccato però che la Real disponga di pochi elementi in grado di blindarla, forse il solo Diego Rivas in mediana, la difesa faccia ancora acqua e soprattutto che manchino molti dei requisiti in grado di renderla pericolosa in contropiede. Mancano giocatori in grado di rilanciare l'azione, sulle fasce c'è poca velocità, e dopo la partenza di Nihat, in attacco mancano i contropiedisti (Kovacevic è pesante e adatto a tutt'altro tipo di gioco, il sostituto Skoubo è un giocatore simile e il giovane De Cerio non pare molto credibile). Incapace di fare la partita, incapace di colpire di rimessa, è molto facile che questa squadra rimanga schiacciata e, nella migliore delle ipotesi, possa aspirare a uno 0-0.
Un undici terribilmente modesto (la Real è la squadra che fino a questo momento ha tirato meno della Liga, 52 volte contro le 73, 82 e 98 di avversarie dirette come Nàstic, Racing e Mallorca, senza guardare al primato del Zaragoza con 113. Anche nei tiri nello specchio i txuri-urdin stanno all' ultimo posto, con la miseria di 30 tentativi, al di sotto di Racing, Espanyol e Mallorca con rispettivamente 39, 41 e 61 occasioni all'attivo. Fonte: "Noticias de Gipuzkoa") del quale porta la massima responsabilità il suo principale artefice, cioè Bakero, cui viene oltrettutto rimproverato l' aver privilegiato ferrivecchi e stranieri di basso livello rispetto alla cantera (è vero che tutta la cantera basca è in crisi ultimamente, ma da quando ha cominciato a operare sul mercato internazionale la Real ha collezionato una bella serie di "pacchi", difficile perfino da elencare).
Cacciato Bakero, resta una squadra inadeguata, chiunque sia il nuovo allenatore (il solito Lotina, Mané o Juanma Lillo), da cui sarà impresa improba spremere alcunchè, in attesa che magari qualcosa venga sistemato nella finestra di mercato invernale.
E dire che in estate proprio Bakero se ne era uscito con questa meraviglia: "perché, un giorno, non aspirare al titolo? E se non si raggiunge il primo posto, perché non sperare nel secondo?". L'allarme era suonato già da tempo, ma il nome continua evidentemente ad ingannare nel giudicare le reali prospettive di una squadra (come successo per quei folli che, in casa Athletic, nutrivano quest' estate speranze di UEFA).

Davvero lontani non solo i tempi in cui la Real vinceva due campionati di fila (gli unici della sua storia, '81-'82 e '83-'84, nel mitico vecchio stadio di Atocha, sostituito poi dalla lugubre Anoeta), ma anche quelli in cui, neanche tre anni fa, veniva trascinata a un sorprendente secondo posto da Denoueix in panchina e dalla coppia Kovacevic-Nihat in attacco, ben assistita dai vari Xabi Alonso, De Pedro, Karpin e Lopez Rekarte (quest' ultimo su livelli decisamente migliori rispetto a quelli attuali).

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giovedì, ottobre 26, 2006

COPA DEL REY: Sedicesimi di finale/andata.

Fra ieri ed avantieri si son giocati i sedicesimi di finale della Copa del Rey, nei quali sono entrate in scena le squadre di Primera Division. Ecco i risultati:

BADALONA-BARCELONA 1 - 2

ATHLETIC-MALLORCA 1 - 1

CASTELLÓN-VILLARREAL 0 - 2

RECREATIVO-BETIS 0 - 0

XEREZ-GETAFE 0 - 2

MÁLAGA-R. SOCIEDAD 4 - 1

HÉRCULES-ZARAGOZA 1 - 1

DEPORTIVO-RACING 1 - 0

VALLADOLID-NÁSTIC 1 - 0

RAYO-ESPANYOL 1 - 1

G. SEGOVIANA-SEVILLA 0 - 1

PEÑA SPORT-OSASUNA 0 - 0

ÉCIJA-REAL MADRID 1 - 1

PORTUENSE-VALENCIA 1 - 2

ALAVÉS-CELTA 0 - 0

ATLÉTICO-LEVANTE 0 - 1


Complimenti alla Federcalcio spagnola, che ha tolto ogni tipo di suspense a questi sedicesimi. Gli anni scorsi si disputavano in una gara secca, giocata sul campo della squadra di divisione inferiore, e non era raro vedere clamorose imprese come quelle di Novelda e Gramanet, squadre della nostra Serie C, che nel 2002 e l'anno scorso eliminarono il Barcellona. Ora invece, pareggi un po' da arrossire come quello del Real Madrid ieri sul campetto dell' Ecija (gol di Cassano, che ha giocato in coppia con Ronaldo) sono tranquillamente recuperabili nella gara di ritorno al Bernabeu.
Barça (due gol di Gudjohnsen, che ha giocatò però a centrocampo come nel Chelsea) e Valencia ipotecano la qualificazione, mentre la sorpresa negativa è sicuramente quella dell' Atlético, sconfitto in casa nella partitaccia contro il Levante (con Jurado dietro Torres e Aguero). Batosta per la Real Sociedad, che però viene penalizzata notevolmente dall' arbitro Rubinos Pérez che la lascia in nove.
Molte squadre hanno approfittato dell' occasione per dare spazio alle seconde linee e anche a qualche giovane (tranne Rijkaard, che contro il Badalona ha ritenuto probabilmente indispensabile la presenza di Puyol, del quale non dovremo poi lamentarci se arriverà stracotto alle gare più importanti): Javi Garcia (male) dall' inizio nel Madrid, Marcos confermato nel Villarreal, esordio nel Valencia del talentuosissimo Aaron Niguez (che nell'ultimo Europeo Under 17 ha fatto sfracelli con Bojan Krkic del Barça) e buona prestazione del 18enne attaccante Adrian Lopez nel Deportivo, il cui "scippo" dall'Oviedo ha scatenato polemiche con la società asturiana.

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mercoledì, ottobre 25, 2006

Il cattivo momento del Barça: il problema atletico.

Già da Agosto si poteva sospettare che il Barça avrebbe potuto soffrire la scarsa preparazione atletica effettuata nel precampionato, a causa della tournée nordamericana che, venendo subito dopo il Mondiale, ha fatto sì che molti giocatori della rosa di Rijkaard giungessero all' inizio di questa stagione a corto di allenamenti.
Dei problemi attuali del Barça questo è il più grave (assieme a quello, non passeggero, della carenza di gol, data l'inadeguatezza di Gudjohnsen e l'assenza di altri giocatori, mi riferisco soprattutto a Messi, Deco, Iniesta e Xavi, che possano, con qualche gol in più, almeno ammortizzare l'impatto dell'assenza di Eto'o): Marquez stesso, in un' intervista rilasciata a El Pais, ha ammesso che il problema è che non riescono più a recuperare il pallone subito pressando nella metà campo avversaria. Non si impedisce più all' avversario di iniziare comodamente l'azione, ma ci si trova il più delle volte a inseguire Robinho o Drogba ripiegando disordinatamente.
Con una condizione deficitaria, è molto facile che la squadra si allunghi e accusi ogni attacco avversario, così come, in fase offensiva, si perde lucidità nell' impostazione (Deco) o lo spunto nei 30 metri finali (Ronaldinho).
Nel mentre che Rijkaard e il suo staff preparano possibili rimedi (piano di recupero per Ronaldinho e Deco, che non giocheranno nè la Copa del Rey stasera nè contro il Recreativo sabato; sospensione del turnover annunciata da Rijkaard: gioca chi è più in forma), vi propongo un' analisi approfondita che Marti Perarnau, giornalista catalano, ha pubblicato sul suo blog. Essendo un ex-atleta, conosce molto meglio di me le problematiche della preparazione atletica, delle quali sinceramente io non so un tubo.


El trabajo físico: Ronaldinho ha entrenado 30 sesiones en los últimos 84 días


Hace unos días señalé que el momento actual del Barça sufría problemas estructurales en tres planos: el físico, el táctico y el anímico. Hoy intentaré explicar en qué se fundamenta ese problema en el aspecto físico.

Primero constatemos algunas realidades. No es comparable el proceso de gira de pretemporada del año pasado con respecto del actual. El año pasado no hubo un Mundial que acaparase la tensión de los jugadores entre mayo y julio. ¿Por qué es importante ese factor? En primer lugar porque obligó a que en la temporada se celebraran los mismos esfuerzos competitivos en menor tiempo. En segundo lugar porque exigió un trabajo potente para preparar el Mundial (recuerden el entrenamiento en altitud de Francia, por ejemplo). Y en tercer lugar porque reiteró grandes esfuerzos competitivos durante otro mes. La consecuencia global es: mayor exigencia con menor descanso.

¿Por qué es importante descansar tras una temporada fuerte? Lo describió el soviético Lev Matveiev hace más de 40 años. Matveiev fue el creador del concepto de periodización deportiva como estructura completa del entrenamiento anual. A partir de sus ideas se creó la Teoría del Entrenamiento moderno. Matveiev inventó la noción de ciclos de entrenamiento y desglosó una temporada en tres grandes macrociclos: preparación, competición y transición. Definió el período de transición como fundamental para reponer las energías físicas imprescindibles para afrontar una nueva temporada. Sólo desde la disminución radical del entrenamiento y el descanso activo se puede emprender una nueva aventura. Es decir, imprescindible descansar entre dos temporadas. De lo contrario resulta imposible volver al estado óptimo de forma.

Quizás ahora entendamos mejor que las vacaciones extra que pidió Eto’o fueron muy saludables para su cuerpo y su mente. Repasemos lo que ocurrió en el Mundial: Márquez fue eliminado el 24 de junio; Gio, al día siguiente; Puyol, Xavi e Iniesta, el 26; Messi, el 30; y Ronaldinho, el 1 de julio. Aún más tuvieron que esperar otros jugadores: Deco, hasta el 8 de julio; Zambrotta y Thuram, un día más. Tras una temporada extremadamente exigente (dos títulos y más de 60 partidos), Puyol, Iniesta, Márquez, Xavi y Gio se incorporaron el 24 de julio a la concentración de Aarhus, donde tuvieron cuatro sesiones dobles de entrenamiento. Messi, Ronaldinho y Deco lo hicieron el 31 de julio, éste último con sólo tres semanas de descanso, y sin ningún entrenamiento previo se sumaron a la aberrante gira americana, en la que se recorrieron 26.000 kilómetros, se disputaron partidos extenuantes y apenas se pudo entrenar ni dormir. Zambrotta y Thuram aún llegaron más tarde, pero algo más descansados.

Tres bloques

Así que el inicio de la Liga se hizo con tres bloques de jugadores en distintos niveles físicos: unos que habían trabajado seria y duramente (Valdés, Eto’o, Sylvinho, Motta...); otros, con apenas doce o catorce entrenamientos (Puyol, Iniesta, Xavi, Márquez...) y cinco prácticamente en blanco (Ronaldinho, Deco, Messi, Zambrotta y Thuram). Maticemos que dos de estos jugadores no son asimilables al resto a causa de sus largas lesiones: Messi y Xavi. Ellos dos han tenido un volumen de carga física mucho mayor a causa de sus procesos de recuperación y por dicha razón se encuentran en buen estado.

En estas circunstancias, el nivel físico del equipo es excesivamente irregular y dispar. Leamos lo que apunta el preparador físico del Barça, Paco Seirul.lo: “Con un estado de forma individual bajo de los jugadores más formados y un buen estado de los más jóvenes se puede, en un equipo de calidad, solucionar muchos partidos de Liga, fases previas de copas y otras competiciones oficiales”. Pero una cosa es un estado de forma bajo y otra la realidad de Ronaldinho y, en menor medida, de Deco, Zambrotta y Thuram. Salvo error u omisión que corregiré gustosamente, Ronaldinho se ha entrenado 30 días de los últimos 84 *, además de jugar total o parcialmente 20 partidos (12 oficiales y 8 amistosos). Treinta días de entrenamiento desde el 31 de julio en que se incorporó a la disciplina del equipo. Digamos en este punto que cualquier jugador medio de baloncesto o balonmano (por no hablar de deportes individuales) necesita para realizar 30 sesiones de entrenamientos unas tres semanas y media, contando con que durante las mismas se disputen partidos semanales de competición. Esa es la diferencia. Lo que Raúl López entrena en 25 días, Ronaldinho lo hace en 84.

Ahora comprenderán la ironía con que se interpretan las notas del club sobre las ‘estancias en el gimnasio’ del jugador brasileño o sus ausencias por ‘asuntos personales’... Para ser precisos debemos añadir que Ronaldinho sufrió un golpe muscular en la final de la Supercopa de Mónaco que le mantuvo de baja varios días. Pero el resumen continúa siendo el mismo: 30 entrenamientos en 84 días. ¿Ronaldinho cansado como decía ayer alguna periodista barcelonesa?

La planificación de Seirul.lo

¿Qué le está pasando al Barça desde el punto de vista físico? Veamos cómo planifica Seirul.lo el año:

- Pretemporada: de 4 a 8 semanas
- Temporada: de 40 a 44 semanas
- Descanso Activo: de 3 a 6 semanas

Dentro de esta distribución (que no se ha cumplido este año por culpa de la citada gira), organiza el trabajo de las tres grandes capacidades (Fuerza, Resistencia y Velocidad) en cuatro niveles:

General: en el que se trabajan las capacidades básicas
Dirigido: en el que se trabaja el puesto específico de cada jugador
Especial: donde se optimizan aspectos técnico-tácticos
Competitivo: donde se alcanza el estado óptimo de forma

Seirul.lo explica así la periodización del entrenamiento convencional, adaptado a deportes de equipo: “En la pretemporada sólo existen elementos de trabajo General y Dirigido. Durante la temporada, y casi coincidiendo con la 1ª y 2ª vuelta del campeonato, hay dos secuencias de elementos Dirigidos, Especiales y Competitivos en la primera secuencia, mientras que en la segunda desaparecen los Dirigidos”. En otras palabras, trabajo de fuerza y resistencia en agosto, que continúa más moderadamente en septiembre y octubre al tiempo que se introduce la velocidad a partir de septiembre para estar a punto en octubre y noviembre. Repetición de la jugada entre diciembre y febrero para llegar en forma a marzo, abril y mayo.

Pero en estos momentos, el grupo de Valdés, Sylvinho, Oleguer y Giuly está en excelentes condiciones según el plan. El de Xavi, Puyol, Iniesta y Márquez está pendiente de mejora. Y el cuarteto Ronaldinho, Deco, Zambrotta, Thuram está totalmente fuera de conexión física con sus compañeros. ¿Qué se puede hacer? Pocas alternativas. Necesitarían empezar de cero la pretemporada: seis semanas de dobles sesiones de fuerza y resistencia, seguidas de otras tantas de resistencia anaeróbica aláctica, fuerza rápida y velocidad. En tres meses, estado óptimo de forma. Pero esta posibilidad es una utopía en la actual situación, con la Champions pendiente de dos partidos trascendentales.

Así que imagino que Seirul.lo aplicará una planificación de microciclos de menor carga que permita capear el temporal hasta el Mundialito y tras él, pretemporada de verdad para todos ellos. Ese microciclo, que la prensa calificó ayer como 'Plan específico para estar a tope', se inició el lunes con otra estancia en el gimnasio y durará como máximo hasta el próximo lunes, víspera del Barça-Chelsea. Muy poco trabajo se puede acumular en estos siete días.

En cualquier caso, la base fundamental de la baja forma de algunos jugadores reside en la irregular preparación. Poco descanso tras el Mundial; escaso trabajo en la pretemporada; poca acumulación y transformación de los factores básicos del entrenamiento. Por eso vemos a jugadores sin chispa ni capacidad de desborde, con errores técnicos a medida que acumulan cansancio en un partido; incapaces de bajar a defender como en otras épocas brillantes. El físico está hipotecando al actual Barça. Lo dijimos en julio. Que la gira pasaría una factura sin ninguna duda. Quedaba por ver si el precio sería alto o no. Lo estamos viendo.

por Martí Perarnau

* Entrenamientos de Ronaldinho: 2, 5, 8, 11, 15 y 19 de Agosto. 4, 8, 9, 13, 14, 15, 16, 20, 21, 22, 23, 27, 28 y 29 de Septiembre. 3, 4, 6, 9, 10, 13, 14, 17, 20 y 21 de Octubre. (Datos recopilados por el autor).

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lunedì, ottobre 23, 2006

SETTIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Villarreal-Levante (giocata sabato sera) 1-1:

Mallorca-Real Sociedad 0-0

Sevilla-Nàstic 2-1: Kanouté 22'(S); Kanouté 28'(S); Cuéllar 67'(N).

Athletic Bilbao-Celta 0-1: Baiano 5'.

Espanyol-Racing 2-2: Munitis 26'(R); Tamudo 45'(E); Chica, autogol 87'; Tamudo 90'.

Recreativo-Getafe 1-2: Pachon 42'(G); Sinama Pongolle (R); Manu Del Moral 70'.

Il Sevilla, con una partita un po' pigra e non senza rischi (traversa del Nàstic nel finale), si riporta a un punto dal Barça e dal Valencia. Kanouté, mai così prolifico in vita sua, raggiunge Diego Milito in testa alla classifica cannonieri.
Pinto, straordinario come l'anno scorso, salva i tre punti di un Celta ieri un po' conservatore ma che consolida la dua ripresa, arrestando invece quella del Bilbao. Abbondanzieri para un rigore a Javi Guerrero all' ultimo minuto e trascina il Getafe nelle zone alte della classifica.
Il gol dopo quindici secondi dell'esordiente Jonathan salva, almeno un po', la faccia a un deludente Villarreal, mentre Bakero ringrazia la Dea Bendata (tre pali del Mallorca!) per avergli, almeno per un'altra settimana, salvato la panchina. Portugal invece si morde le mani per una vittoria meritata sfumata solo all'ultimo minuto per l'intervento di San Tamudo.


Classifica

1 Barcelona 16
2 Valencia 16
3 Sevilla 15
4 Real Madrid 14
5 Deportivo 14
6 Zaragoza 13
7 Atlético 13
8 Getafe 13
9 Recreativo 10
10 Celta 10
11 Villarreal 9
12 Mallorca 9
13 Levante 8
14 Osasuna 7
15 Racing 6
16 Espanyol 6
17 Athletic 5
18 Betis 4
19 Gimnàstic 4
20 R. Sociedad 2

Classifica cannonieri

1 Kanouté 7
2 Diego Milito 7
3 Villa 5
4 Eto'o 4
5 Morientes 4

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SETTIMA GIORNATA: Real Madrid-Barcelona: 2-0: Raul 2', Van Nistelrooy 50'.

Grande vittoria che tiene in vita il Real Madrid nella lotta per il campionato (14 punti, 2 dietro le capoliste Barça e Valencia). Venti minuti iniziali stupendi, in cui il Barça viene divorato, i restanti settanta un po' meno stupendi ma comunque in linea con quanto Capello chiede e finalmente sembra ottenere: sacrificio da parte di tutti, ripiegamento in massa (una squadra nel vero senso della parola, non più cinque che difendono e cinque che restano nella metà campo avversaria, anche se la solidità del Chelsea di mercoledì è ben' altra cosa) e partita chiusa con il contropiede letale del 2-0. Ancora una volta chiarissima l'indispensabilità di Robinho (è stata la partita sua e di Messi, giovani fenomeni del calcio mondiale), il migliore in assoluto del Madrid, imprescindibile sia per allargare il gioco che per dare velocità al contropiede. Lui e Reyes sono gli unici che possiedono queste caratteristiche senza le quali diventa molto probabile rivedere il real Madrid di Getafe.
E il Barcelona? Beh, il Barça rimane coi suoi gravi problemi, ma al di là della condizione atletica insufficiente, soprattutto di alcuni giocatori (Ronaldinho, Deco, Zambrotta), dei cali di concentrazione, delle difficoltà in fase difensiva, di una manovra involuta e troppo dipendente dagli spunti individuali, ciò che soprattutto è mancato ieri, in una sconfitta meritata ma sostanzialmente molto più onorevole di quella di Londra, è stata la concretezza in area di rigore: senza voler tirare in ballo gli assenti, che non è né elegante né utile, si può però dire che rapidità di esecuzione e freddezza sotto porta ieri non si sono viste, sempre senza bisogno di nominare attaccanti camerunesi (Meyong Zè? Ndiefi? Suffo?). Problema gravissimo in vista di una partita cruciale come quella come il Chelsea, che esigerà una percentuale di realizzazione vicina al 100%.
C'è stata una fase, nella partita di ieri, fra il 20' del primo tempo e il gol del 2-0 di Van Nistelrooy, in cui il Barça ha dominato in lungo e in largo e Messi, dall'alto del suo buon cuore, ha dispensato con regolarità palle-gol ai suoi compagni d'attacco, dono che questi, soprattutto un pachidermico Gudjohnsen, hanno rifiutato sdegnosamente.
Poi il 2-0 ha virtualmente chiuso la partita, e anche qui non c'è stata reazione del Barça, coi cambi di Rijkaard che, anche se non son stati proprio dannosi come mercoledì, ancora una volta non hanno arrecato miglioramenti tangibili.

Capello conferma l'undici di Bucarest, Rijkaard si affida a centrocampo ai "nani" Xavi (davanti alla difesa), Iniesta e Deco (mezzeali) perdendo molto in copertura ma guadagnando teoricamente in fluidità del palleggio.
Ancora una volta, come da consuetidine ormai, è l'avversario del Barça a entrare per primo in partita. Il Real Madrid è più sveglio, più affamato e non tarda a raccogliere i frutti, a dimostrazione dello spirito con cui si devono affrontare queste partite: al 2' Raul va già in gol. Ormai lo sanno anche i muri che il Barcelona va attaccato sulla sua fascia sinistra, quella più debole ed esposta alle sovrappsizioni dei terzini: figurarsi se non lo sa Capello, che infatti manda Sergio Ramos in libera (anzi, liberissima: vero Ronaldinho?) uscita. Proprio Sergio Ramos crossa al centro dell'area, dove a sorpresa ha tagliato Raul, che approfitta di un' incertezza di Thuram per incornare in rete.
Non c'è partita: il Real Madrid sovrasta sul piano del ritmo e della forza fisica un centrocampo del Barça andato nel pallone più totale, dato che riesce anche a sbagliare passaggi semplicissimi a due metri di distenza. Madrid che domina a centrocampo (ottimo inizio di partita di Emerson) e apre subito sulle fasce, cercando a destra Sergio Ramos e a sinistra un incontrollabile, devastante Robinho, che al 14' umilia Zambrotta e serve dal fondo Raul, che fra sé e la doppietta trova però una deviazione di Thuram e la traversa.
Passato il ventesimo minuto però il monologo finisce, e con alcuni aggiustamenti, il Barça rientra in partita: una mossa intelligente di Rijkaard leva Ronaldinho dalla fascia sinistra, dove veniva costantemente neutralizzato dai raddoppi di Sergio Ramos e Raul, con l'aiuto, se del caso, anche di Diarra o Emerson, e lo sposta fra il centro e la fascia destra, dove può combinare in spazi stretti con Messi e mettere in minoranza Roberto Carlos. La fascia sinistra resta tutta di Sylvinho, che all'occorrenza riceve aiuto in copertura da Deco o Iniesta.
La partita cambia chiaramente, il Barça accorcia, pressa e chiude nella sua metacampo il Real Madrid, impadronendosi del pallone. Iniesta comincia a condurre qualche pallone fino al limite dell'area avversaria, ma è soprattutto un grande Messi a trascinare i suoi compagni: si intrufola fra Roberto Carlos e Cannavaro con una facilità irrisoria, libera Gudjohnsen al centro dell'area, ma l'islandese dilapida vergognosamente. Poi è lo stesso Messi ad essere servito al centro dell'area da Iniesta, e qui è lui a sbagliare abbastanza grossolanamente, cercando in maniera forse un po' precipitosa l' incrocio dei pali. Ma resta l'anima di tutti gli attacchi del Barça, come conferma quando, al termine di una stupenda triangolazione tutta al volo con Ronaldinho, giunge davanti a Casillas e, ostacolato, serve all'indietro Deco che sciupa con un tiraccio. Finiscono qui i pericoli per il Madrid, che riesce a controllare con Sergio Ramos i tentativi blaugrana di sfondare sulla sinistra con Sylvinho.

Il secondo tempo comincia come era finito il primo, anzi nei primi minuti il Barça si fa ancora più insistente nei suoi tentativi, con Zambrotta che (deo gratias) ci prova sulla destra, Messi che sfonda centralmente e smarca in area un Gudjohnsen incredibilmente lento nel perdere l'attimo giusto e farsi bruciare in recupero da Cannavaro (questa azione è un chiaro emblema di ciò che attualmente manca al Barça). Poi da una pericolosa incursione di Ronaldinho nasce un calcio d' angolo che a sua volta origina, al 50', l'azione decisiva della partita, un contropiede condotto da Guti e Robinho, col brasiliano che affonda nella scopertissima metacampo del Barça e serve Van Nistelrooy che buca un Valdes incerto nell'uscita.
A questo punto Capello si frega le mani,potendo i suoi disporre agevolmente della partita. Rijkaard fa un altro dei suoi cambi della disperazione, Deco per Giuly e passando alle tre punte (Giuly a destra, Messi a sinistra e Gudjohnsen al centro) più Ronaldinho, intoccabile anche quando è in condizioni invereconde. A dire il vero credo che questo tipo di cambi possa funzionare solo con l'avversario in superiorità numerica, come avvenne l'anno scorso a Stamford Bridge negli ottavi di Champions, perché togliere un pur mediocre Deco per aggiungere un attaccante non ha dato benefici rilevanti all'attacco e ha contribuito a esporre ancora di più la difesa ai contropiedi madridisti, poco protetta dalla valicabilissima linea mediana composta dai nani Xavi e Iniesta.
Quindi è il Real Madrid ad andare veramente vicino al terzo gol, con il contropiede a favore, prima al 54' con un pallonetto (sulla scia di Bucarest) da fuori area di Van Nistelrooy che finisce sulla traversa, successivamente al 68' (dopo un velleitario tentativo di Sylvinho dalla fascia) sempre con Ruud che però si vede bloccare la sua conclusione da un Valdes uscito prontamente sui suoi piedi. Un minuto prima il Barça sciupava un' altra occasione con Messi che, servito da Saviola (entrato nel frattempo per Gudjohnsen), tirava sull'esterno della rete.
Non succede praticamente più niente (una punizione di Ronaldinho, un destraccio di Saviola), col Barça ormai demoralizzato, e sempre più disordinato nelle sue iniziative, e il Madrid in pieno controllo. Successo che va oltre i tre punti per il Madrid, con Capello che ne esce da chiaro vincitore, avendo trovato la formula giusta e avendo dato carattere e coesione ai suoi giocatori.


REAL MADRID (4-2-3-1):

Iker Casillas: Attento, non deve intervenire più di tanto perché i tanti attacchi del Barça si concludono nella maggior parte dei casi o con conclusioni fuori dallo specchio o con esitazioni che fanno perdere l'attimo giusto. Voto: 6.
Sergio Ramos: Chiave tattica nei primi 20 minuti. Non è un' ala, però ha un dinamismo che Mejia e l'infortunato Salgado se lo sognano. Aggredisce senza pietà la fascia sinistra del Barça, sapendo che tanto Ronaldinho non copre, e serve Raul col cross dell' 1-0. In seguito, quando è il Barça a fare la partita, tiene la posizione e limita le incursioni di Sylvinho, respingendo in un po' di occasioni i cross del brasiliano, segno che c'è eccome. Voto: 7.
Helguera: Condotta sobria e poco appariscente, perché la maggior parte degli attacchi avversari si concentra nella zona di Cannavaro e Roberto Carlos. Regolare e recuperato alla causa. Voto: 6.
Cannavaro: Messo considerevolmente sotto pressione dalle incursioni di Messi (che nel primo tempo gli va via secco in un'occasione), esce alla distanza, esaltando nel secondo tempo il Bernabeu con alcuni dei suoi classici interventi (esclusa la sforbiciata). Voto: 6,5.
Roberto Carlos: Nel dominio iniziale accompagna bene Robinho, confermando la maggiore intraprendenza emersa contro lo Steaua, in seguito si trova in difficoltà notevole contro Messi, che lascia libero in area nell'occasione sciupata dall'argentino con un sinistro sopra la traversa. Nel secondo tempo, un po' più di tranquillità e qualche disimpegno di gran classe. Voto: 6.
Diarra: Sinceramente non mi ha convinto. Sembra quasi una regola che, quando sale Emerson, lui scende, e viceversa. Fa ovviamente valere il suo peso nel grande inizio di partita, ma col pallone tra i piedi è poco lucido e in alcune occasioni, come quando si inserisce bene al 22', ciabatta in maniera davvero grossolana. Voto: 5,5.
Emerson: Non più inutile, anzi. E' uno dei giocatori maggiormente in risalto nei famosi primi venti minuti, aggressivo (anche troppo, chiedete a Messi) rubapalloni e motore del centrocampo. Dopo a dire il vero non la vede più tantissimo, ma i progressi restano indiscutibili. Voto: 6,5.
Raul: Sente la partita come nessuno, e si vede. Gioca la sua carta migliore, che Capello (grandissimo merito) ha saputo tornare a valorizzare, e cioè l'inserimento da dietro alle spalle dei difensori avversari. Teoricamente esterno destro di centrocampo, sbuca a sorpresa dalle parti di Thuram e insacca l'1-0. Poi ripiega nella sua metà campo, non facendo mai mancare l'aiuto a Sergio Ramos e ai centrocampisti. Voto: 6,5.
Guti: Leggendo altri commenti, ho trovato eccessivamente incensata la sua prestazione, come se avesse dato chissà quali lezioni. E' stato bravo, questo si, ad avviare alcuni contropiedi (compreso quello del 2-0), ma per lunghi tratti della partita è stato tagliato fuori e non ha dato segni di vita. Voto: 6. (dal 37' s.t. Beckham s.v.)
Robinho: Non c'è niente da fare, è l'uomo che cambia i destini di questa squadra. Brillante, leggerissimo e mentalmente sereno, scappa via e ubriaca Zambrotta. Utile pure in fase difensiva, il suo gioco, forse dietro consiglio di Capello, ha guadagnato in verticalità e immediatezza. Voto: 7,5.
Van Nistelrooy: Non si vede molto, ma l' efficacia è massima, gol e quasi gol con un altro gran pallonetto. Voto. 7. (dal 34' s.t. Reyes: s.v.)

In panchina: D. López, Pavón, R. Bravo, Mejía, Cassano.


BARCELONA (4-3-3):

Valdes: Incertezza, a metà strada sul cross di Robinho che costa il 2-0 di Van Nistelrooy. Dopo chiude bene quando l'olandese gli si presenta davanti in cerca del 3-0. Voto: 5,5.
Zambrotta: No, così non va. Devastato da Robinho, intimorito dal pressing avversario, ho contato due sole sovrapposizioni in tutta la partita. In attesa che acquisti la forma, non sarebbe una cattiva idea provarlo anche a sinistra, che è la fascia dove si trova meglio (anche se il Mondiale lo ha vinto da terzino destro, dove però il gioco dell' Italia era completamente diverso). Voto: 5.
Thuram: Più volte incerto, si dimentica di Raul sul vantaggio madridista. Poco aggressivo e reattivo nell'accorciare, si è sentita la mancanza di un giocatore importantissimo (in ossequio al turn-over) quale è Marquez. Voto: 5,5.
Puyol: Non è molto brillante, però non ci sono sbavature nella sua prestazione. Con la squadra lunga e sbilanciata, deve sciropparsi assieme a Thuram tutti i contropiedi del Madrid. Voto: 6.
Sylvinho: Credo che il suo lo faccia sempre. Spinge costantemente e con la qualità che conosciamo, anche se Sergio Ramos lo limita moltissimo al cross. Sull' 1-0, non è certo lui, ma Ronaldinho, che deve seguire Sergio Ramos.Voto: 6.
Iniesta: In salute, mostra alcuni spunti palla al piede dei suoi, incontrollabile quando si ferma, gira su se stesso e riparte cambiando direzione. Fa la voce grossa nella fase, fra il ventesimo del primo tempo e il 2-0 di Van Nistelrooy, in cui il Barça domina. Dopo il 2-0, lo sconforto prende anche lui e non può certo costituire, solo assieme a Xavi in mediana, un argine credibile al contropiede merengue. Voto: 6.
Xavi: Tira la carretta a centrocampo, ed è quello che cerca di perdere meno palloni stupidi. Non può fare certo il Makelele della situazione davanti alla difesa, guida la manovra del Barça migliore e non può da solo modificare l'inerzia negativa post 2-0. Voto: 6.
Deco: Riprovevoli le ultime due partite del portoghese. Aveva iniziato la stagione in maniera scintillante, mercoledì e ieri si è visto invece un giocatore svagato, spessissimo in ritardo sul pallone. Troppe palle perse, passaggi semplici sbagliati in maniera incredibile. La sua uscita, nonostante la prestazione di basso profilo, squilibra la squadra. Voto: 5. (dal 10' s.t. Giuly: Poco produttivo, inquieta poco il Madrid. Voto: 5,5.)
Messi: Straordinario primo tempo. Son tornate, rispetto all' inizio della stagione,(in cui giocava un po' da fermo e sotto ritmo), le sue spettacolari accelerazioni. Senza alcun timore, si carica sulle spalle la squadra, lui che ha solo 19 anni, ma predica nel deserto, non trovando aiuto in Gudjohnsen. Nel secondo tempo ne avrebbe ancora, va a cercarsi il pallone e cerca di dare la scossa, ma ormai la depressione si è impadronita del Barça. L'unico appunto che mi sento di fargli riguarda le conclusioni a rete, troppo frettolose e imprecise (un'occasione nel primo e una nel secondo sciupate). Voto: 7,5.
Gudjohnsen: Statuario, e non è un complimento. Impacciatissimo nel controllare il pallone (e non è un giocatore tecnicamente scarso), fallisce miseramente l'esame in zona gol. Nel primo tempo, servito da Messi, sbaglia un gol quasi fatto, nel secondo si addormenta al momento del dunque, sempre smarcato da Messi. Forse è stato uno sbaglio considerarlo un sostituto di Larsson adeguato. Si tratta più che altro di una seconda punta, un giocatore tattico che crea spazi, non un finalizzatore. Voto: 4,5. (dal 20's.t. Saviola: Un po' meglio rispetto a Gudjohnsen, più punta e più a suo agio nel gioco veloce e di prima che attua il Barça. Assiste Messi dopo una buona iniziativa individuale e conclude lui stesso malamente un'azione personale nel finale di partita. Voto: 5,5.)
Ronaldinho: Malissimo anche stasera, avrebbe bisogno di qualche annetto di allenamento senza giocare partite. Non ha neanche lontanamente il suo classico spunto nell' uno contro uno. Prova qualche calcio piazzato con scarsa fortuna. Il Barça migliora quando nel primo tempo lui va sulla destra vicino a Messi, ma cio è dovuto più alla situazione tattica in sé che al suo apporto effettivo. Voto: 5.

In panchina: Jorquera, Márquez, Oleguer, Edmilson, Motta.

Árbitro: Pérez Burrull, Colegio Cántabro. Amonestó a Emerson (20'), Zambrotta (53'), Van Nistelrooy (54'), Guti (69'), Ronaldinho (81') y Beckham (85').
Incidencias: Santiago Bernabéu. Lleno. 85.000 espectadores.

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domenica, ottobre 22, 2006

SESTA GIORNATA: Valencia-Osasuna 1-0: Villa.

Una partita molto blanda, che alla fine del primo tempo sembrava in discesa per il Valencia, ma che per poco non riserva la sorpresa nel finale, con l'Osasuna, fin lì inoffensivo, che in due occasioni va vicinissimo al pareggio, sempre con Valdo, che incappa prima in un gran Canizares, poi in un palo clamoroso a portiere battuto.
Valencia che parte benissimo nel primo tempo, orchestrato da un Hugo Viana che dà gran respiro alla manovra coi suoi continui, millimetrici cambi di gioco, che attivano soprattutto Joaquin sulla fascia destra. Proprio dalla fasce destra parte la bella azione del gol: da Joaquin a Miguel, al centro verso Hugo Viana che pesca perfettamente Morientes in area, il quale fa da sponda per l'accorrente Villa che fulmina Ricardo.
Tranquilli fino alla fine del primo tempo, e nel secondo non è che le cose cambino più di tanto, nonostante il Valencia perda un po' il controllo del centrocampo, a causa del calo di Hugo Viana e dell' uscita per infortunio di Albelda (che purtroppo pare resterà fermo dalle 6 alle 8 settimane, assenza micidiale per Quique). Anche con l'improvvisatissima coppia centrale Jorge Lopez-Hugo Viana, l'Osasuna resta anodino, senza idee in mezzo al campo e senza accelerazioni sulle fasce. Questo fino ai sussulti finali di cui sopra, nei quali onestamente il pareggio sarebbe stato un premio eccessivo per l'Osasuna.

I MIGLIORI: Fa molto piacere il bel primo tempo di Hugo Viana, che sfrutta l'assenza di Edu per ricordare quanto sia educato il suo piede sinistro. Nel secondo tempo cala vistosamente, ma dovrebbe aver convinto Quique. Villa timbra il cartellino, Joaquin conferma i netti progressi della partita con lo Shakhtar, sfondando finalmente anche sull'esterno. Il portuense (del Puerto de Santa Maria, località vicino a Cadice) colpisce anche una splendida traversa su punizione.
Valdo, quando viene spostato dalla fascia destra (con l'ingresso di David Lopez) e va a fare la seconda punta, rischia di rovinare la festa al Valencia: sinistro all'incrocio,dopo azione personale, deviato da Canizares; destro senza appello che incoccia in quel maledetto palo. A volte un po' svagato, ma i colpi ce li ha eccome. Nekounam, convincente finora la sua esperienza nella Liga, è sicuramente il più continuo del centrocampo rojillo.

I PEGGIORI: Disastrosi i creatori di gioco del "trivote"dell' Osasuna: Munoz non vede palla, Raul Garcia si nasconde in maniera deplorevole. Delporte non combina nulla, il terzino Monreal si prende qualche sbronza da Joaquin. Impalpabile l'innesto di Soldado.
Ancora una volta non incide Silva, a dire il vero pure poco cercato dai compagni, mentre Morientes, a parte la sponda per Villa sul gol, non fa molto altro. Jorge Lopez generalmente gioca poco, entra in un ruolo non suo, e si fa espellere per doppia ammonizione nel recupero.


Valencia (4-4-2): Canizares 7; Miguel 6, Albiol 6, Ayala 6, Moretti 6; Joaquin 7, Albelda 6,5 (dal 4's.t. Jorge Lopez 5,5), Hugo Viana 6,5, Silva 5,5; Villa 7 (dal 19's.t. Angulo 5,5), Morientes 5,5 (dal 35' s.t. Regueiro).
In panchina: Butelle, Cerra, Curro Torres, Tavano.
Osasuna (4-1-4-1): Ricardo 6; J. Flano 6, Cuèllar 6, Josetxo 6, Monreal 5,5; Nekounam 6; Valdo 7, Raul Garcia 4,5, Munoz 4 (dal 10's.t. David Lopez 5,5), Delporte 5 (dal 33's.t. Héctor Font s.v.); Webo 5,5 (dal 17's.t. Soldado 5).
In panchina: Elía, Cruchaga, Izquierdo, Puñal.

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LA NUOVA LIGA / 15: Racing Santander / Gigante, pensaci tu.

Questo dovrebbe essere più o meno il pensiero ricorrente di Miguel Angel Portugal, impegnato nelle ultime settimane nel difficile tentativo di mantenere la carica di allenatore del Racing, il quale affida buona parte delle chances di sopravvivenza sua e della squadra ai piedi, e soprattutto alla testa di Nikola Zigic, l'acquisto clou di quest'estate.
E proprio il serbo gli ha permesso di respirare, procurandosi il rigore dubbio (vedere 2,02 metri cadere giù con quella facilità sorprende…) trasformato da Melo, che ha permesso di cogliere tre punti davvero vitali in un campo non semplice come quello dell'Osasuna, allontanando almeno momentaneamente le voci sull'arrivo in panchina del francese Luis Fernandez e soprattutto issando la squadra a 5 punti, dove al momento si salverebbe.
Non proprio un modello di stabilità la panchina del Racing: inizialmente a Giugno era stato contrattato Lopez Caro, l'ex-allenatore del Real Madrid nella seconda parte della scorsa stagione, ma dopo qualche giorno questi si è chiamato fuori, non sentendosi adeguatmente supportato dalla società, e ha preferito accordarsi col Levante. Il presidente Francisco Pernia (che il sostituito Manuel Huerta dopo che il governo regionale ha ceduto la proprietà del club) si è allora rivolto a un altro tecnico di scuola Madrid, cioè Miguel Angel Portugal, guardacaso proprio colui che aveva rilevato Lopez Caro al Castilla quando questi era passato ad allenare la prima squadra.
In sede di campagna acquisti si è voluta rivendicare una linea di "cantabrizzazione" della squadra, preferendo cioè acquistare giocatori originari della regione maggiormente compromessi con il progetto, e al di là degli slogan Colsa, Luis Fernandez e soprattutto la stella Munitis sono acquisti ben mirati, completati dagli arrivi di Momo, Rubén Castro e Scaloni dal Deportivo, di Balboa e Rubén dal Real Madrid Castilla e di Calatayud dal Malaga.
Il problema più spinoso da risolvere sin dall'anno passato (e aggravato dalla partenza di Antonito) restava però quello del gol, e fino agli ultimi giorni di mercato la rincorsa al Risolutore è stata affannosa e non proprio univoca, partendo da Sobis, passando per Saviola e infine approdando a Zigic, con sbalzi vertiginosi in termini di centimetri e di stili di gioco. Comunque, 4,5 milioni di Euro (maggior esborso nella storia del club) e per il gigante serbo è fatta.
La partenza del campionato è stata sicuramente la peggiore possibile, tre sconfitte su tre, ma le attenuanti sono molte: a parte l'inopinato 1-0 subito a Getafe, nella prima giornata soltanto gli errori sottoporta e la sfortuna hanno condannato alla sconfitta il Racing, mentre la terza col Barça rappresentava onestamente un'impegno proibitivo, oltrettutto ben affrontato fino alla papera di Tono che ha messo in salita il match.
Sul campo del Nàstic Zigic si presenta con una doppietta che sancisce, con un gol al 94', un pareggio per 2-2 molto sofferto. Il turno dopo, al "Sardinero" arriva il Celta, scadenza improrogabile per Portugal: arriva un beffardo 1-1, con un rigore sbagliato in pieno recupero da Cristian Alvarez che pare sancire la fine per il tecnico racinguista, che mette anche il suo mandato a disposizione della società. Società che approfitta delle due settimane di pausa per le nazionali per guardarsi attorno: prima cerca Lotina, il quale però temporeggia considerando una possibile chiamata della federazione per sotituire Aragones, poi tenta con Victor Munoz, ipotesi subito svanita con l'approdo al Panathinaikos dell' ex-tecnico del Zaragoza. Così, per mancanza di alternative, Portugal resta al suo posto, ripagato dai tre punti di domenica a Pamplona. La situazione resta fluida, con una condotta societaria poco avveduta che vede il presidente Pernia dichiarare: "oggi l'allenatore è Portugal, domani non so…". Lo stesso tecnico ha dichiarato che dalla partita di oggi del Montjuic contro l'Espanyol dipende la sua riconferma.
Comunque, Portugal o non Portugal, l'impronta tattica della squadra resta più o meno la stessa dell' anno passato con Manolo Preciado e Nando Yosu: un 4-4-2 classico, corto e molto pratico, con geometrie semplici e le invenzioni di Felipe Melo come variabile imprevedibile. Molto dipende da Zigic, le cui caratteristiche fisiche possono permettere di capitalizzare al massimo, in un calcio piazzato isolato, 90 minuti di sofferenza totale. E' un lusso del quale nelle zone basse della classifica nessun'altra squadra può disporre.

DIFESA

La porta, dalla cessione di Aouate al Deportivo, rimane un problema irrisolto. Ha cominciato come titolare Toño, ma la papera sull'1-0 di Eto'o, e più probabilmente, l'espulsione nella gara col Barça lo hanno escluso dalla partita successiva contro il Nàstic, dove la sua riserva Calatayud ha però pensato bene di regalare un gol a Cuéllar. Quindi, Toño è tornato subito titolare, almeno fino alla prossima papera…
Pinillos, prototipo del terzino anonimo, rimane sovrano indiscusso della fascia destra, dall'alto della sua regolare mediocrità. Il suo teorico, nonché tecnicamente superiore, sostituto, il marocchino Regragui, non rientra neppure per sbaglio nei piani di Portugal. Possono venire all' occorrenza arretrati Cristian Alvarez e, ovviamente, Scaloni.
Al centro, il grave infortunio occorso a Moraton in precampionato, ha originato un tourbillon: iniziano titolari Oriol, sobrio e concreto, e Pablo Alfaro, 37enne ex-bandiera del Sevilla entrato ormai nell' immaginario collettivo come il difensore più trucido dell' ultimo decennio di Liga.
Poi a Pablo Alfaro subentra Rubén, famoso capro espiatorio nell' incredibile 4-1 che il Real Madrid tre anni fa subì in casa del Sevilla, col "coraggioso" Queiroz che, dopo aver subito 4 gol nella prima mezz'ora, scelse di far pagare per tutti l'allora giovane canterano, richiamato in panchina e sorpreso in lacrime dalle telecamere. Tagliato fuori a grandi livelli da quell'esperienza, Rubén Gonzalez ha prima espatriato in Germania al Borussia Monchengladbach, poi è tornato al Real Madrid, ma nella squadra B, dove l'anno scorso ha lavorato con Portugal, il quale ha voluto portarlo con sé in questa nuova esperienza.
Nella vittoria con l'Osasuna l'assenza di Oriol ha permesso l'ingresso in squadra del promettentissimo argentino Garay, che dovrebbe essere riconfermato stasera contro l'Espanyol. Fuori gioco sembra invece Neru, un veterano di questo club.
A sinistra, investimento sicuro quello su Luis Fernandez, esperto, rapido e in grado di dare una mano all'attacco con le sue sovrapposizioni. Come rincalzo, può venire adattato Pinillos.

CENTROCAMPO

Non siamo su grandi livelli qualitativi, ma la coppia Colsa-Vitolo son due lavoratori molto costanti nel rendimento. Colsa torna a casa sua dopo l'infelice esperienza all' Atlético Madrid, sperando di tornare quel centrocampista dinamico e a tuttocampo visto al Valladolid (soprattutto, la migliore stagione della sua carriera nel 2002-2003), al Mallorca e nei suoi inizi proprio al Racing. Vitolo è secondo me uno dei mediani spagnoli più interessanti: 23 anni, cresciuto nel Tenerife, svolge una grande mole di lavoro in ogni partita, sempre presente e attivo nel pressing, rubando tantissimi palloni. Nelle ultime due partite però Portugal gli ha preferito il canterano Antonio Tomas che, oltre ad una certa somiglianza facciale con Frank Lampard, può vantare un miglior tocco di palla col destro. Quando occorre fare un po' di legna in più, poi c'è sempre il rustico Matabuena.
A destra Scaloni è il titolare: arrivato oltre la scadenza del 31 Agosto in quanto svincolato dal Deportivo (lo stesso discorso vale per Tristan al Mallorca), ha esordito domenica scorsa a Pamplona e viene riconfermato per stasera, dopo che le prime giornate avevano visto alternarsi Cristian Alvarez (soprattutto), argentino senza grandi spunti ma dal destro molto pericoloso su cross e calci di punizione, e il giovane Balboa, altro prodotto interessante della cantera del Real Madrid, ancora acerbo ma dalle accelerazioni prepotenti.
Parte da sinistra, non trovandosi sempre comodo, Felipe Melo, indiscutibilmente il giocatore più tecnico della rosa. Trequartista o anche mezzala, potenzialmente è un crack, unendo a grande tecnica e fantasia una potenza non indifferente. Non è ancora emerso compiutamente dal punto di vista della personalità, altrimenti sarebbe già in una squadra di più alto livello, anziché in un Racing che, costretto a soffrire, non sempre ne esalta le caratteristiche. Porte chiuse, finchè il modulo resta il 4-4-2 e sulla sinistra gioca Melo, per Oscar Serrano, molto più classico esterno-ala sinistra, che sin dall'Espanyol, tende smpre a giocare al di sotto delle aspettative che suscita. Momo è entrato (assieme a Rubén Castro) nel pacchetto-Munitis, ma nonsucita certo passioni in Portugal, mentre il giovane mancino Cristian Portilla (che ha esordito l'anno scorso a 17 anni contro l'Atlético Madrid al Vicente Calderon) resta a disposizione dal Racing B.

ATTACCO

Zigic, dal suo esordio col Barça, ha sempre scatenato dibattiti su come l'avversario di turno potesse neutralizzare i suoi 2 metri. Il Celta ha sofferto ogni rimessa e calcio piazzato, Cruchaga dell'Osasuna ha provocato il rigore, esagerato, dell' ultima vittoria a Pamplona. La mia idea su questi centravanti-boa di due metri è che difficilmente possano essere superati nel gioco aereo, per cui, sui lanci verticali, tanto vale lasciarli liberi e seguire soltanto gli avversari che vanno a raccogliere la "spizzata". Sui calci d'angolo e i cross dalle fasce invece sono, più semplicemente, cavoli amari.
A comporre col serbo la coppia più stramba della Liga, il bassotto Munitis, eroe locale tornato a casa. Finora, a parte il match con il Nàstic, il suo inizio di Liga è stato un po' deludente. A differenza di come veniva schierato nel Deportivo, qui fa la seconda punta, ma essendo uno dei migliori esterni-ala del campionato non sarebbe proprio un' idea balzana schierarlo su una delle due fasce in un 4-2-3-1 con Felipe Melo trequartista.
David Aganzo e Juanjo sono i motivi che hanno spinto la società a cercare così affannosamente una punta quest'estate: Aganzo lo ritengo sia più un centravanti da Segunda Division, classico bomber di categoria, mentre Juanjo, altro prodotto della cantera, penso abbia i suoi margini di miglioramento, non gli mancano mobilità e buona volontà.
Rubén Castro, seconda punta che ai tempi del Las Palmas prometteva molto di più, viene generalmente utilizzato da Portugal a partita in corso quando occorreun po' più di vivacità.

PROSPETTIVE

Sentenza senza appello: il Racing sarà una delle tre retrocesse assieme a Real Sociedad e Levante. Però, anche se non naviga nell'oro, non gli mancano le carte per sbugiardarmi: Zigic, Felipe Melo e Munitis, con sullo sfondo una buona organizzazione tattica.

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SETTIMA GIORNATA: DEPORTIVO-ATLETICO MADRID 1-0: Arizmendi.

Noia tremenda, tatticismo quasi fine a se stesso, come prevedibile in una partita fra due stregoni del calibro di Caparros e Aguirre. Ancor più logico con due squadre che, per scelta tecnica (vergognoso che Aguirre metta Jurado solo all' 85') o per ristrettezze dell'organico, non dispongono di giocatori dotati del talento e dell'immaginazione necessari per sovvertire un simile quadro tattico.
L'Atlético potrebbe anche lamentarsi, perché ci ha provato maggiormente ed ha trovato un ottimo Aouate sulla sua strada (due-tre buone parate dell' israeliano che si vanno ad aggiungere ad un palo di Luccin e a un salvataggio sulla linea su Torres), ma era evidente che il Depor, sapendosi inferiore all'avversario, avrebbe fatto la sua umile ed onesta partita: tutti chiusi dietro, pronti ad a approfittare del primo episodio favorevole, cioè il gol di Arizmendi su azione da calcio piazzato, l'unico modo in cui il Depor onestamente poteva fare gol ieri sera.
E poi l'Atlètico dovrebbe guardare ai soliti difetti del suo gioco: tanto palleggio orizzontale ruminato in mezzo al campo per finire immancabilmente l'azione con un cross fuori misura. Ieri col "trivote" (tre centrocampisti centrali: Costinha davanti alla difesa e Maniche e Luccin mezzeali), squadra ordinata, giocatori vicini e circolazione del pallone facile (i primi 10-15 minuti son stati ottimi), ma Torres restava troppo solo davanti e la sua predisposizione a venirsi a cercare il pallone sulla trequarti toglieva ancora di più la profondità al gioco.
Con l'uscita del buon Mista per infortunio, la situazione è pure peggiorata, con Torres relegato sulla fascia sinistra e generalmente costretto a ricevere palla spalle alla porta (nel finale Pernia subentra a Maniche e Torres torna punta). Se neanche tutti questi infortuni servono per far capire ad Aguirre che l'unico in grado di innescare le punte è Jurado, non so più cosa dire…

I MIGLIORI: Dudu Aouate è decisivo: a parte l'incertezza sul palo di Luccin, salva su Galletti nel primo tempo e soprattutto su Torres nel secondo. Arizmendi prosegue il suo eccellente momento: ieri si vede pochissimo, ma la testa sul cross di Verdù ce l'ha messa lui, il Depor va a 14 punti e c'è pure il rischio che qualche allegrone invochi una sua convocazione in nazionale…
Magistrale come al solito la difesa di Caparros nell'accorciare sugli attaccanti avversari, difesa nellla quale ancora una volta spicca un inappuntabile Arbeloa. Nel secondo tempo, Caparros mette da parte il guerriero Juan Rodriguez e accresce il tasso tecnico sulla trequarti con Verdù: il canterano del Barça mette dentro un cross perfetto sul gol di Arizmendi e mostra una certa confidenza con l'attrezzo del mestiere, come sul gran gol che gli viene annullato per fuorigioco.
Perea è il migliore dell'Atlético (anche Mista, prematuramente uscito, prometteva), sempre trascinante la sua energia.
I PEGGIORI: Galletti, a parte un gran tiro deviato da Aouate in calcio d'angolo, è inutile: speriamo che la voce che vorrebbe Quaresma a Gennaio all'Atlético si concretizzi. Agüero passa inosservato: entra al posto di Mista (probabilmente il Kun possiede una bambolina voodoo, visto che già col Recre entrò al posto di Petrov infortunato) e viene costantemente raddoppiato dai difensori del Depor. Lui poi generalmente appare poco, solo per i gol, e ieri non era trippa per gatti. Torres non ha giocato male, ma ancora una volta fallisce davanti al portiere, ed in una situazione di emergenza per l'Atlético, la cosa ha il suo peso.


Deportivo (4-2-3-1): Aouate 7; Barragán 6, Lopo 6,5, Arbeloa 6,5, Capdevila 6; Sergio 6 (46'), Coloccini 6 (61); Arizmendi 6,5, J. Rodríguez 5,5, Cristian 6 (69'); Riki 6,5.
In panchina: Munúa Manuel Pablo Duscher 6 (61') Filipe 6 (69') Iago Verdú 6,5 (46') Taborda
Atlético (4-5-1): Leo Franco 6; Valera 6, Pablo 6, Perea 6,5(86'), A. López 6; Galletti 5,5, Maniche 5,5, Costinha 6 (72'), Luccin 6, Mista 6 (23'); Torres 6.
In panchina: Cuéllar Pernía s.v. (72') Zé Castro Azcárate Jurado s.v. (86') Víctor Bravo Agüero 5,5 (23')

Gol: 1-0 (65'): Arizmendi peina de espaldas una falta botada por Verdú y bate a Leo Franco.
Árbitro: Pérez Lasa, del Colegio Vasco. Amonestó a Riki (19'), Costinha (29'), Sergio (38'), Torres (44'), Coloccini (48'), Duscher (62'), Barragán (73'), Valera (77'), Antonio López (87') y Pernía (88').
Incidencias: Riazor. 23.000 espectadores. Llovió con intensidad durante todo el partido, pero el césped aguantó en perfecto estado los 90 minutos.

P.S.: Nel Maggio 2004, seguendo la Spagna nell' Europeo Under 17, rimasi impressionato dagli spezzoni disputati contro Inghilterra (semifinale) e Francia (finale) da Jonathan Pereira Rodriguez, un nanetto che a malapena raggiunge il metro e 60, con una rapidità di esecuzione fulminante.
Ieri, nello scorgere i marcatori di Villarreal-Levante 1-1, è stata una piacevole sorpresa sapere che a perggiare il vantaggio di Diego Camacho è stato proprio lui. Al suo esordio assoluto nella Liga, a 19 anni, ha segnato appena entrato in campo (al 65'), stabilendo probabilmente un record in tal senso (non so, dovrei controllare).
Da tenere d'occhio, lui e l'altro giovane del Villarreal, l'esterno sinistro Marcos.

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SETTIMA GIORNATA: Zaragoza-Betis 2-1: Diego Milito (Z); Diego Milito (Z); Robert (B).

Proprio non riesce questo Zaragoza a mostrare un volto coerente durante tutti i 90 minuti di una partita: a un primo tempo da enciclopedia del futbol de toque segue un secondo tempo di sofferenze assolutamente ingiustificabili di fronte a un avversario in 10 (espulso Edu al 42' p.t.) per tutta la ripresa. Intanto però il Zaragoza sale a quota 13, in linea per il momento con le previsioni più ottimistiche.
Rimaniamo allo straordinario primo tempo, che è quello da cui Victor Fernandez dovrà ripartire: non solo una squadra che mette la tecnica al primo posto e cerca il gol sempre e comunque, ma che esegue anche le consegne tattiche del suo tecnico (il quale rispetto alle prime partite ha assestato la squadra affiancando Celades a Zapater e passando a un più classico 4-4-2 con Aimar a sinistra e D'Alessandro a destra): magnifico il pressing di Sergio Garcia e Diego Milito sui difensori avversari, linee altissime sempre pronte ad anticipare sui rilanci affannosi del Betis e occupazione militare della metacampo avversaria. Il resto lo fa la grande capacità di combinare in spazi stretti, i tagli e i movimenti in profondità di un quartetto offensivo (sempre ottimamente sostenuto dalle avanzate di Juanfran e Diogo) che la difesa bética proprio non riesce a inquadrare (vedere per credere la stupenda azione del 2-0).
Un Zaragoza nel quale si nota quanto tutti i giocatori siano dediti alla causa e appassionati al progetto (requisiti indispensabili per reggere schieramenti così offensivi): vedere d'Alessandro seguire in ripiegamento il terzino avversario fino alla sua area ne è una dimostrazione lampante.
Il secondo tempo, lo abbiamo detto, è stato una cosa imbarazzante (che ha provocato un bel po' di fischi dei tifosi locali), un rilassamento che ancora una volta è coinciso, oltre che con l'uscita di Aimar, col calo evidente di alcuni uomini (D'Alessandro su tutti, che anche nell'osceno secondo tempo col Villarreal sparì dal campo).
Del Betis certamente non si può disprezzare la reazione in 10 contro 11 del secondo tempo, ma ciò che rimane è soprattutto un primo tempo di sconcertante passività, nel quale più volte chi aveva la palla, di fronte alla totale assenza di movimento dei compagni, non sapeva che cosa farne, ammesso che il pressing del Zaragoza non lo obbligasse a restituirla subito agli avversari. Quella di Irureta è ancora una squadra inesistente.

I MIGLIORI: Diego Milito passa a condurre la classifica cannonieri: con la doppietta di oggi sono 7. A parte la consueta, quasi noiosa prontezza in area di rigore (e alcuni tocchi di classe che non fa mai mancare), il pressing che, in coppia con Sergio Garcia, esercita sui difensori del Betis è un fattore decisivo del gran primo tempo dei padroni di casa.
Peccato che Aimar debba uscire alla fine del primo tempo per un problema al ginocchio (auguriamoci, per lui e per il Calcio, che non sia nulla di grave), perché fino a quando sta in campo è una meraviglia: micidiale quando conduce i contropiedi, parte da sinistra e taglia verso il centro cercando il dialogo con gli attaccanti e D'Alessandro, come capita nell'occasione del secondo gol dove, sovrappostosi a D'Alessandro sulla destra, si inventa uno slalom da delirio al termine del quale serve a Diego Milito il 2-0 su un piatto d'argento.
Un grande Gabriel Milito è provvidenziale in un paio di salvataggi: nel primo tempo rimedia a una grave incertezza di Sergio fermando, con un tackle chirurgico, Edu lanciato a rete, mentre nel secondo stronca un contropiede potenzialmente letale del Betis.
In genere c'è un po' di puzza sotto al naso, anche da parte mia, nel giudicarlo, ma Robert (sostituto dello squalificato, e già insostituibile, Sobis) si conferma gran lottatore: tiene in piedi da solo l'attacco, ancora di più nel secondo tempo in inferiorità numerica, segnando pure un gran gol.

I PEGGIORI: Odonkor nel primo tempo è inesistente, non trovando mai né gli spazi né i palloni per poter far valere la sua unica arma cioè la velocità. Viene giustamente sostituito alla fine del primo tempo, esattamente come Miguel Angel, mai convincente in questa sua esperienza al Betis, che viene travolto dalle combinazioni sulla trequarti del Zaragoza. Tutta la difesa del Bétis soffre da matti: Nano e Juanito al centro, Melli sulla destra che, a differenza di Romero, non è nemmeno utile per spingere nel secondo tempo.
Solitamente il suo pregio è la concentrazione, ma Sergio in alcuni momenti abbassa la guardia e rischia di fare molto male al Zaragoza: nel primo tempo azzarda un dribbling goffissimo al limite della sua area e se non fosse per un miracoloso Milito, Edu andrebbe dritto in rete; nell'occasione del gol del Betis, calcola male la scivolata (che andrebbe fatta solo quando uno è sicuro di prendere il pallone) e lascia via libera a Robert.


Zaragoza (4-4-2): César 6; Diogo 6, Sergio G. 5,5, Milito 7, Juanfran 6,5; D'Alessandro 6,5 (77'), Celades 6, Zapater 6,5, Aimar 7(46'); S. García 6,5 (70') Diego Milito 7,5.
In panchina: Miguel Piqué Ponzio Movilla Longás s.v. (77') Óscar 5,5 (46') Ewerthon 6 (70')
Betis (4-2-3-1): Doblas 6; Melli 5 Juanito 5, Nano 5, Romero 5,5; Rivera 5,5, M. Ángel 4,5 (46'); Odonkor 4 (46'), Edu 5, Wagner 6 (79'); Robert 7.
In panchina: Contreras Lembo Vogel 6 (46') Assunçao Capi 6 (46') Maldonado s.v. (79') Fernando.

Goles: 1-0 (12'): Diego Milito; 2-0 (30'): Diego Milito; 2-1 (12'): Robert.
Árbitro: Rodríguez Santiago, Colegio castellano-leonés. Expulsó por roja directa a Edu (42'). Amonestó a Juanito (5'), Celades (76'), Diogo (76') y Vogel (90+').La Romareda. 28.000 espectadores. Terreno de juego algo blando, pero aguantó. Gabi Milito y Juanito ejercieron de capitanes.

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giovedì, ottobre 19, 2006

Magia per il Submarino.

Grande colpo del Villarreal che si è finalmente assicurato, dopo mesi di voci, il trequartista cileno Matias Fernandez, per il quale il Colo Colo riceverà, a quanto pare, 9,5 milioni di Euro. "Mati" Fernandez , al termine del Clausura cileno e della Copa Sudamericana, dal primo gennaio 2007 diventerà a tutti gli effetti un giocatore della rosa di Pellegrini. Dopo Robinho e Aguero, sbarca nella Liga un altro dei grandi talenti del calcio sudamericano.

Vent'anni (è nato il 15 Aprile 1986), di madre argentina e padre cileno, ha scelto la nazionale cilena perché da quando ha 5 anni vive nel paese andino. Ha esordito da poco in nazionale maggiore, ma si è già fatto conoscere nelle selezioni giovanili, specialmente in quell' Under 20 che strappò all' Uruguay un posto per i mondiali del 2005 in Olanda, dove la nazionale cilena, divertente ma leggerina (dopo un 7-0 rifilato all'esordio all'Honduras, analogo risultato dovette subire dalla Spagna dei Cesc, Silva e Alexis), finì la sua corsa agli ottavi proprio contro i padroni di casa (2-0, reti di Babel e Quincy).
A livello di club, fa il suo esordio il primo agosto 2004 contro la Universidad de Concepcion, a 18 anni, e una settimana dopo va già in rete, doppietta al Cobresal. Conclude il suo primo campionato, il Clausura 2004, con 8 gol in 21 partite, capocannoniere del Colo Colo e giovane dell' anno.
Nel primo semestre di quest'anno, regala, con 14 gol, ai tifosi colocolinos il campionato Apertura, che il club di Santiago non vinceva dal 2002. Negli ultimi mesi, l'interessamento del Villarreal (in un momento si era detto addirittura pure del Chelsea) e le luci della ribalta. Trascina il Colo Colo ai quarti di finale della Copa Sudamericana (proprio oggi la sfida col Gimnasia la Plata), della quale finora è il capocannoniere con 5 gol, mentre in campionato nelle prime 10 partite il bottino è già di 8 gol, vicecapocannoniere.

E' il classico enganche dietro le punte, ed è chiaro che dalle parti del Madrigal si sono premuniti per il dopo-Riquelme, ma, potendo anche partire dalle fasce, non è da escludere che Pellegrini nei primi tempi lo impieghi più esterno, considerati il modulo del Villarreal, la dittatura di Riquelme e il fatto che teoricamente Fernandez sarebbe il rimpiazzo dell'infortunato Pires.
Grandi accelerazioni, gioca a testa alta ed è micidiale quando sulla trequarti può affettare le difese con assist millimetrici. Un po' esile (1,77m per 73 kg.), ha un uno contro uno in zona centrale devastante e numeri davvero spettacolari (specialista assoluto della rabona: ci dribbla anche, non chiedetemi come faccia), ma quello che piace di più, anche se dovrà essere testato in un campionato molto più difficile di quello cileno, è la personalità: non si nasconde e va a cercarsi il pallone, provando a scrollarsi di dosso la marcatura a uomo. Destro, è un eccellente battitore di punizioni, calciate con una rincorsa corta e un po' defilata che conferisce al tempo stesso potenza ed effetto alle sue traiettorie.
Descritto come un ragazzo timido e umile, il Cile spera in lui e Pizarro per qualificarsi al Mondiale del 2010 in Sudafrica.


Eccovi due filmati:

http://www.youtube.com/watch?v=tirVQPCmhkI

http://www.youtube.com/watch?v=k9BIFHbiJ3o

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Allarme rosso.

Sconfitta non preoccupante, ma preoccupantissima del Barça a Stamford Bridge, travolto dal Chelsea molto più di quanto dica il risultato di 1-0. La situazione nel girone si complica tantissimo: primo posto ormai irraggiungibile, quasi sicuramente decisiva la sfida col Werder all'ultima giornata.
Ciò che ha veramente lasciato di stucco, dopo un primo tempo discreto, è stata l'inesistenza nel secondo tempo di una reazione credibile dopo lo strepitoso gol di Drogba. Questo grazie anche ad alcune mosse di Rijkaard che hanno completamente stravolto la squadra, togliendole punti di riferimento in attacco ed esponendola paurosamente ai contropiedi del Chelsea.
Tutte confermate, senza sfumature, le carenze di questo ultimo Barça:
- Condizione fisica chiaramente non all'altezza (Duelli quasi tutti persi, sempre in ritardo sul pallone. Ah, la tournée agostana…)
- Mancanza di concentrazione (una sconcertante quantità di palle perse in zone pericolose ha agevolato il contropiede di Mourinho)
- Insostituibilità di Eto'o (più volte è mancato un punto di riferimento al centro dell'attacco, Gudjohnsen non ha fatto un tiro in porta e non ha mai dato profondità)
- Imbarazzanti prestazioni individuali (Deco, Edmilson, Zambrotta e un Ronaldinho in condizioni ormai drammatiche).
- Gioco in piena involuzione, situazione aggravata dai cambi di Rijkaard nel secondo tempo (ormai totalmente assenti le sovrapposizioni sulle fasce: sarebbe servito sicuramente Sylvinho sulla sinistra, anche perché il cambio di modulo del Chelsea, senza esterni fissi, invitava certamente a cercare spazio sulle fasce).

Un grande Chelsea ha vinto la partita su tutti i fronti: tattico, fisico e mentale. Mourinho ha bloccato le fasce laterali con Ashley Cole su Messi e Boulahrouz su Ronaldinho, i quali hanno ricevuto raddoppi costanti da parte dei compagni.
Ma è soprattutto in zona centrale che Mourinho ha annichilito Rijkaard: superiorità numerica costante, linee di passaggio del Barça continuamente interrotte, e poi l'ultima parte del piano, il contropiede, martellante quando nel secondo tempo Rijkaard "denuda" la sua squadra lasciando 3 difensori, anzi spesso solo due, in balia degli eventi. Lo schieramento adottato quest'anno da Mourinho, un 4-4-2 senza esterni di centrocampo, con Essien, Ballack e Lampard davanti a Makelele, in altre occasioni si può rivelare un immane ingorgo, ma per la partita di oggi è parso tagliato su misura.


La partita inizia con un Chelsea molto aggressivo che costringe il Barça nella sua metà campo impedendogli di controllare il pallone, cosa insolita e molto seccante per gli uomini di Rijkaard. Una pressione incessante ed insostenibile per i centrocampisti del Barça, incapaci di giocare il pallone sul pressing avversario. Il quartetto di centrocampo di Mourinho da imbuto diventa tritacarne e al tridente del Barça non arrivano palloni.
Il costante lavorio dei padroni di casa produce una serie di pericolosi corner e calci piazzati, alla vigilia uno dei pericoli più temuti in casa blaugrana, viste le "forze aeree" di cui può disporre Mourinho. E al 16' il Chelsea va vicinissimo al vantaggio con Drogba che scappa a Marquez e vede il suo tentativo infrangersi su Valdes, sulla cui respinta Shevchenko viene anticipato sulla linea da Marquez.
Passata la metà del primo tempo, gli entusiasmi locali si raffreddano e i ritmi calano, e il Barça viene fuori, tornando perlomeno a controllare il possesso-palla. Più spazi, che permettono qualche smarcamento di Xavi fra le linee e qualche ottima combinazione di prima, che fruttano due azioni pericolose, la prima con Messi che, liberato da Xavi, arriva davanti a Hilario ma con un angolo ridotto a causa di un aggancio impreciso e la seconda con Xavi al 29' che, inseritosi in area dopo una stupenda combinazione fra Messi, Ronaldinho e Deco, conclude con un sinistro debole fra le braccia di Hilario.
Si arriva alla fine del primo tempo con il Barça che fa la partita e il Chelsea che, ben abbottonato dietro, prova a pungere con qualche strategia delle sue sui calci piazzati.
Ma il secondo tempo è un'altra storia e il Barça se ne accorge subito. Al primo minuto, un po' di rilassatezza e Drogba che inventa un gol semplicemente straordinario, con una di quelle sue girate repentine, un pezzo forte del suo repertorio, come anche il Liverpool, colpito in Premier recentemente, sa bene. Puyol evitato al limite e Valdes fulminato, a dimostrazione che, in qualunque momento di una partita, di fronte al Chelesa non si può mai abbassare la guardia senza rimanerne scottati. E' questo il momento peggiore del Barça, che rischia seriamente la goleada. Shevchenko al 54' prolunga però la sua crisi sbagliando goffamente davanti a Valdes un 2-0 quasi certo.
A questo punto Rijkaard decide di muovere le sue pedine, dando spazio a Iniesta, innesto ampiamente previsto, sostituendo però Van Bronckhorst. Grave errore, perché significa uno stravolgimento tattico totale che disorienta ulteriormente i suoi disabituati giocatori.La difesa ora passa a tre, con Zambrotta a destra, Puyol a sinistra e Marquez al centro. Le fasce non hanno praticamente più punti di riferimento e, dalla trequarti in su, davanti a Edmilson, è tutto un fluttuare di giocatori allo stato brado, in cerca perlopiù di gloria personale attraverso azioni estemporanee.
Ogni pallone perso (e sono tanti, troppi, comportamento indecente in una partita di questo livello) poi si converte in contropiedi insostenibili per l'inedita difesa a tre, oltrettutto ridotta spesso a soli due effettivi ogni volta che Zambrotta lasciava la posizione. Passare a partita in corso a uno schieramento assolutamente sconosciuto ai suoi giocatori è stata una mossa disastrosa di Rijkaard, cosa che ha contribuito notevolmente a rendere patetico il simulacro di reazione messo in piedi dal Barça.
Rijkaard inoltre sostituisce il pesante Gudjohnsen con Giuly: la mossa serve perlomeno ad allargare il gioco sulla fascia destra, ma svuota completamente l'area di rigore del Chelsea da presenze culé. In un paio di azioni salta all'occhio come Messi o Giuly, arrivati sul fondo, non trovino nessuno a rimorchio. Così stando le cose, l'unica conclusione con una parvenza di pericolosità del Barça è un debole colpo di testa di Messi sopra la traversa.
Non ci sono svolte significative fino alla fine, il Chelsea controlla in totale sicurezza e continua a punzecchiare in contropiede, soprattutto con Robben che nel finale dà il cambio a Sheva.



CHELSEA (4-1-3-2)

Hilario: Onesto e sicuro le poche volte che viene chiamato in causa, passa l'esame a pieni voti. VOTO: 6,5.
Boulahrouz: Fenomenale la partita dello spietato olandese. Il suo compito era molto semplice: fermare Ronaldinho.Lo fa eccome, esaltato anche dalla mollezza del brasiliano. VOTO: 7.
Ricardo Carvalho: Lui e Terry non sono sempre impegnati, perché gran parte del lavoro lo sbriga il centrocampo e comunque al Barça mancano sia la profondità che i palloni dalle fasce. Diligente. VOTO: 6,5.
Terry: Amministra con puntualità, sollevato dall'assenza di Eto'o. VOTO: 6,5.
Ashley Cole: Discreto ma meno convinente rispetto ad altri. La sua partita è esclusivamente difensiva su Messi, e bisogna dire che le poche volte che il Barça sfonda lo fa sulla sua fascia. In difficoltà su alcuni dribbling di Messi, ma non è certo una colpa, e su qualche accelerazione di Giuly. VOTO: 6.
Makelele: Formidable. Il solito ago della bilancia davanti alla difesa, con una sicurezza e un'intelligenza senza pari. Il giocatore che ha recuperato più palloni in tutta la partita, 14 in totale. VOTO: 7.
Essien: Giocatore totale, il centrocampista più completo del mondo. Parte teoricamente sul centro-destra, ma una volta va a coprire sulla stessa linea di Makelele, un'altra va ad aiutare i terzini in raddoppio, un'altra ancora avvia l'azione straripando nella metacampo avversaria. Impressionante forza d'urto. VOTO: 7,5.
Ballack: Buon lavoro, di quantità più che di qualità. Aiuta il centrocampo a creare la superiorità numerica. VOTO: 6.
Lampard: Anche lui si sacrifica, macina chilometri e perde inevitabilmente lucidità al momento di sfoderare le sue proverbiali conclusioni da fuori. VOTO: 6.
Drogba: Me-ra-vi-glio-so. Segna un gol che è potenza, fiuto e coordinazione allo stato puro, tiene sempre in ansia la difesa blaugrana. VOTO: 8. (Dal 91' Kalou: s.v.)
Shevchenko: Non ci siamo: goffo, sempre un tocco in più e sempre in ritardo. Fallisce clamorosamente il gol che poteva sbloccarlo. VOTO: 5. (Dal 76' Robben: finale vivace, così tanto per terrorizzare in contropiede. VOTO: 6.)


BARCELONA (4-3-3)

Valdes: Qualche brivido, consueto, nei disimpegni coi piedi, ma puntuale in tutte le altre occasioni, come nell'uno contro uno con Drogba nel primo tempo. Il gol non è certo colpa sua. VOTO: 6,5.
Zambrotta: In certi momenti è l'imbarazzante controfigura dello Zambrotta che tutti conosciamo. Sempre insicuro in fase difensiva e in ambasce nei confronti individuali, inconsistente in fase offensiva. Messi spesso se la deve vedere da solo. Una delle poche volte che si inserisce cicca miseramente un invito di Deco. VOTO: 5.
Marquez: Tutto sommato è quello che regge meglio in difesa. Respinge i cross dalle fasce e mette qualche pezza, come quando impedisce il tap-in a Shevchenko nel primo tempo. Ovviamente poi soffre i contropiedi a difesa scoperta del Chelsea. VOTO: 6,5.
Puyol: L'ho già detto, ha bisogno di una vacanza. E' sempre al limite, sempre sul filo del rasoio, un po' meno reattivo ma sempre su livelli dignitosi. Si fa un po' sorprendere da Drogba sul gol, quando l'ivoriano si libera per il destro. Passa a sinistra nell' improvvisata difesa a tre, salva tutto su un paio di contropiedi, ma poi viene sostituito (non conosco il motivo) da Oleguer. VOTO: 6. (Dal 74' Oleguer: Sorprendentemente attento sui contropiedi finali del Chelsea. VOTO: 6.)
Van Bronckhorst: Con lui e Zambrotta attualmente il Barça non ha spinta. Per l'italiano il problema è solo temporaneo, ma Gio è da tempo ormai che si tiene a galla solo col mestiere. Stasera completamente inutile la sua presenza. Una fascia dove a differenza dell'anno scorso, non deve stare attento a Joe Cole e dove avrebbe spazio per appoggiare l'azione, ma invece nulla di nulla. Quando poi il Chelsea decide di attaccare dalle sue parti, trova un porto aperto. VOTO: 5. (dal 56' Iniesta: Stavolta non cambia le cose. Ingiustamente riserva, gioca in una posizione indefinita nel caos creato nel secondo tempo da Rijkaard, non ha spunti di rilievo. VOTO: 5,5.)
Xavi: Ancora non è sui livelli raggiunti prima dell'infortunio. Intermittente, ha discreti momenti ma non ha riguadagnato il completo controllo della situazione. VOTO: 5,5.
Edmilson: Disastroso. Messo da Rijkaard per poter frenare, come fece ottimamente l'anno scorso, gli inserimenti al limite dell'area degli incursori di Mourinho, spesso si distrae e copre ben poco. Con la palla fra i piedi poi è un'obiettivo troppo facile per il pressing del Chelsea, che approfitta della sua lentezza per sottrargli il pallone senza troppa fatica. VOTO: 4,5.
Deco: Pessimo e irritante (a parte due ottimi assist per Zambrotta e Xavi nel primo tempo). Ciondola per il campo, tiene troppo il pallone facendoselo immancabilmente rubare, sbaglia una marea di passaggi, perdendo palloni in zone cruciali del campo. 17 palle perse per lui. VOTO: 4,5.
Messi: L'unico all'altezza, ha dovuto spesso lottare da solo. Se ne infischia dei fischi dello Stamford Bridge, punta spesso Ashley Cole, qualche volta gli va anche via, ma ha difficoltà perchè non trova aiuto in Zambrotta e spostandosi verso il centro, da mancino qual è, si infogna nella zona più affollata del campo. In generale, non trova quasi mai la collaborazione dei compagni. Brutto errore nello stop col destro in un'azione che nel primo tempo poteva fruttare l'1-0. VOTO: 6,5.
Gudjohnsen: Secca bocciatura. Lento, statico, in qualche momento pure impacciato, non basta il fatto di offrirsi come sponda o come boa là davanti quando i tiri in porta sono zero e Terry e Carvalho dormono sonni tranquilli. VOTO: 5.(dal 59' Giuly: Velocità, movimento e profondità li dà sulla fascia destra, e i compagni lo cercano perché sanno che è fresco ed è l'unico giocatore, nell' improponibile rivoluzione di Rijkaard, con una posizione fissa, quindi facilmente rintracciabile. Però, una volta imbeccato e saltato l'avversario, le scelte al cross o al tiro sono discutibili, anche se va detto che quasi mai trova qualcuno da servire al centro dell'area. VOTO: 6.)
Ronaldinho: Impresentabile, se non se ne rende conto lui da solo qualcuno glielo dovrebbe dire. Prova doppi passi con la velocità di un settantenne, e non ha mai quel cambio di passo che solitamente fa la differenza. Boulahrouz lo controlla senza fatica. Perde 20 palloni, record della partita, che molto spesso avviano dei contropiedi. Attualmente non ha la condizione per giocare simili partite. VOTO: 4.

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