mercoledì, novembre 29, 2006

Le spagnole in Coppa UEFA.

Oggi e domani si giocheranno partite molto importanti negli 8 gironi di Coppa Uefa, formula questa implementata già da due anni, molto discutibile, sicuramente elaborata per ragioni esclusivamente economiche, ma non priva di incroci interessanti e di quel minimo di incertezza necessaria a suscitare l’interesse del pubblico, nonostante la formula dia a ben tre squadre su cinque, per ogni girone, la possibilità di qualificarsi.
E le quattro esponenti spagnole, come si stanno comportando? Riassumendo, possiamo considerare Sevilla ed Espanyol con la strada spianata verso il prossimo turno, l’Osasuna in bilico ed il Celta in guai abbastanza seri.

Nel gruppo C, il Sevilla stasera affronta in Svizzera il Grasshopper, squadra terza nel campionato svizzero, che ha nelle sue fila il portiere, nel giro della nazionale elvetica, Fabio Coltorti e l’interessantissimo attaccante congolese Mbala Biscotte (protagonista in quel Congo che era stata la squadra rivelazione nell’ ultima Coppa d’Africa, attirando tutte le mie simpatie per il suo divertente gioco palla a terra che aveva esaltato bei talenti come Mputu, Matumona e l’arcinoto Lualua, oltre al velocissimo Mbala). I punti in classifica finora sono 4 e le partite da giocare sono 2, quella di stasera col Grasshoppers e l’ intrigante sfida contro l’Az di Van Gaal al Sanchez Pizjuan. Se aggiungiamo che il Braga, l’unica concorrente probabile (peraltro battuta 2-0 nello scontro diretto la scorsa settimana), ha 3 punti ma una partita in meno da giocare, i giochi sono sono quasi fatti. Con una vittoria stasera, non improbabile data la fragilità difensiva di un Grasshopper (ha già perso 2-5 con l’AZ) costretto peraltro a scoprirsi per cercare i tre punti, l’ultima con l’Az diventerebbe solo una sfida per il primato nel girone.
Alcuni cambi alla formazione-base per Juande Ramos stasera, che già può disporre di una rosa sufficientemente attrezzata per affrontare più competizioni, probabilmente anche all’altezza di una buona Champions League (alcuni dei gironi di quest’anno penso li avrebbe passati): David torna sulla fascia sinistra in difesa, con Dragutinovic che trasloca al centro per far coppia con Javi Navarro, mentre Chevanton, dopo il gol al Braga, avrà un’altra chance in attacco e il canterano Alfaro farà il suo esordio ufficiale dal primo minuto. Sevilla che in ogni caso, campione in carica, è una delle favorite assolute per la vittoria di questa UEFA, assieme secondo me al Tottenham, al Palermo e soprattutto alla squadra che avrà la sventura di uscire dal gruppo A della Champions fra Barça e Werder Brema (ma attenzione ad altre sorprese che potrebbero aggiungersi come Shakhtar Donetsk, Sporting o Lille).

Anche l’Osasuna gioca stasera, e il suo è praticamente uno spareggio: vincere in casa contro il sorprendente Odense vorrebbe dire avere il passaggio del turno quasi assicurato, con l’ultima partita, al Tardini con il Parma, per formalizzarlo.
Questa sfida decisiva arriva in un buon momento per l’Osasuna, con il sonante 4-1 al Deportivo (squadra che non è solita imbarcare così tanti gol) che ha risvegliato un ambiente abbastanza intorpidito dal ritorno al pane secco della lotta per la salvezza dopo il caviale (appena assaggiato) della Champions. E, dato forse ancora più importante, si è svegliato Soldado, autore di due gol strepitosi domenica. Autore fino alla scorsa giornata di due soli gol in totale (uno contro l’Athletic Bilbao nella Liga, l’altro in Copa del Rey contro il modestissimo Pena Sport), non è un giocatore che amo particolarmente, ma provo a giustificarlo: lui è uno che ha bisogno di una squadra che lo supporti in tutto e per tutto, è il classico “rematador”, abile in ogni tipo di deviazione dentro l’area ma negato in tutto il resto, e questa è comunque colpa una sua colpa. Non essendo, diciamolo, che fioriscano palle gol in serie ad ogni partita dell’ Osasuna, un giocatore portato ad estraniarsi dal gioco come lui ne risente.

Nel Gruppo F, l’Espanyol mi sta davvero sorprendendo. Il girone si sapeva tranquillamente abbordabile, con Ajax, Zulte Waregem, Sparta Praga ed Austria Vienna, ma non ci si aspettava un’autorevolezza simile nelle prime due partite da una squadra il cui grigiore stava diventando una costante: 2-0 in casa dello Sparta Praga e rimbombante 6-2 ai belgi dello Zulte Waregem, con tripletta di Luis Garcia, doppietta di Pandiani e acuto di Coro dopo una bella azione individuale.
Domani sera sfida di grande prestigio contro un Ajax in netta difficoltà negli ultimi tempi nella Eredivisie (pesante sconfitta casalinga, 0-1, nella supersfida con il Psv, 1-1 col Twente e sconfitta 3-0 con lo Sparta Rotterdam), ma che trovato migliorato nel gioco sotto la direzione di Ten Cate, ex prezioso vice di Rijkaard al Barça (c’è chi dice che il vero stratega dei due fosse proprio Ten Cate). La qualificazione è già assicurata e affrontare a mente serena l’impegno dell’ Amsterdam ArenA potrebbe agevolare il raggiungimento di un primo posto nel girone che si rivelerebbe preziosissimo in sede di sorteggio, permettendo di evitare qualsiasi accoppiamento con le “fuoriuscite” dalla Champions.
Anche in Liga, sebbene resti in zone pericolose (13 punti, +5 sull’Athletic terzultimo), l’Espanyol si è assestato, in serie positiva da ben 8 partite (anche se di queste, 7 sono pareggi…). C’è che Valverde, dopo i continui cambi di formazione di Lotina l’anno passato, ha finalmente trovato una linea coerente e un undici di base, all’interno del suo 4-2-3-1, abbastanza soddisfacente: il canterano Torrejon per il mediocre Lacruz al centro della difesa, Moisés Hurtado come centrocampista difensivo (stanti le difficoltà fisiche e…diplomatiche di Jonatas e il progressivo accantonamento di Costa e Fredson) con a fianco De la Pena, arretrato dalla trequarti in cabina di regia per dare più qualità alla manovra e permettere a Luis Garcia (che, risolti i problemi d’inizio stagione con l’allenatore, ha ripreso in pieno il suo slancio) di giocare seconda punta vicino a Tamudo. Altro importante elemento la titolarità in pianta stabile del mio amico Riera sulla fascia sinistra del centrocampo, con Rufete e Corominas che si disputano l’altra.

La qualificazione del Celta si preannuncia impresa complicata, e del resto il suo era il girone più complicato alla vigilia (Newcastle, Palermo, Fenerbahce ed Eintracht Francoforte, con le sfide contro inglesi e siciliani da affrontare fuori casa). Un misero punto all’attivo in due partite, restano da affrontare il Fenerbahce domani sera al Balaidos e il Palermo alla Favorita fra una settimana. Indispensabili almeno 4 punti: battere gli irregolari, disorganizzati ma molto talentuosi turchi per scavalcare il Palermo e non perdere nella trasferta siciliana per respingere il tentativo di rimonta degli uomini di Guidolin.
Ho visto la settimana passata la sconfitta col Newcastle, e si è parlato di beffa, perché il gol del 2-1 decisivo di Taylor è arrivato negli ultimi minuti e perché per quanto visto nei 90 minuti il pareggio pareva il risultato più giusto, però sono rimasto francamente indispettito dal secondo tempo del Celta, rinunciatario e conformista. Dopo i primi 45 minuti molto ordinati, giocati con personalità e col solito palleggio sciolto, conclusisi sull’1-1 (bel gol di Canobbio, giocatore sempre più importante e bello da vedere), una seconda parte riprovevole. Sempre più apertamente soddisfatti del pareggio, i galiziani hanno arretrato il baricentro, i metri di distanza fra Baiano e il portiere Given sono raddoppiati e i servizi verso il centravanti brasiliano erano sempre più scadenti (e dire che Baiano tende a soffrire di solitudine anche quando la sua squadra fa la partita, visto che è l’unica punta e dietro di sé ha solo trequartisti e mediani bravi col pallone fra i piedi ma privi dell’ inserimento senza palla). In più gli ormai consueti gol subiti sulle palle alte (anche domenica col Zaragoza Milito, di testa, ha banchettato nell'area piccola), un'autentica piaga quest'anno per la squadra che nella scorsa Liga aveva subito meno gol di tutte.
Buona parte della responsabilità l’ha avuta anche Fernando Vazquez, visto che i suoi cambi non hanno dato nessun segnale in senso contrario. Attaccante per attaccante, esterno per esterno, fuori Baiano e dentro Perera quando invece i due avrebbero potuto giocare assieme, per impedire al Newcastle, con due punte ad impegnare Taylor e il tragicomico Bramble, di distendersi con la stessa tranquillità con cui ha cercato il gol, poi puntualmente trovato, nel finale. E poi dentro Gustavo Lopez, ma non a destra per l’anonimo Jonathan Aspas (giocatore del quale non comprendo fino in fondo l’impiego attuale da titolare), bensì a sinistra per Nené, che si era spento ma è pur sempre uno dei giocatori decisivi di questa squadra.

P.S.: Nuovi allenatori, al posto degli esonerati Sarriugarte e Luis César, per Athletic e Nàstic. I baschi hanno scelto Mané, allenatore qualche anno fa stimatissimo 8comunque anche l’anno scorso ha fatto il suo, portando il Levante in Primera) per essere stato l’artefice del miracolo Alavés, che perse la Coppa UEFA nel 2001 solo per quell’ “auto-golden gol” di Geli nella memorabile finale persa col Liverpool per 5-4, una delle partite più belle della storia del calcio.
A Tarragona invece hanno scelto Paco Flores, uomo d’esperienza (preferito per questo a un candidato d’eccellenza come l’epico Luis Enrique) che nel 2000 salvò l’Espanyol dalla retrocessione.

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lunedì, novembre 27, 2006

DODICESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Racing-Recreativo 4-3: Zigic 14' (Ra); Beto 29' (Re); Garay, rig. 33' (Ra); Colsa 41' (Ra); Uche 61' (Re); Zigic 63' (Ra); Jesus Vazquez 90' (Re).

Betis-Espanyol 1-1: Robert, rig. 31' (B); Pandiani 94' (E).

Getafe-Levante 0-0

Nàstic-Mallorca 2-3: Campano 40' (N); Jankovic 55' (M); Victor 62' (M); Rubén Castro 72' (N); Arango 88' (M).

Celta-Zaragoza 1-1: Diego Milito 6' (Z); Baiano 52' (C).

Osasuna-Deportivo 4-1: Soldado 5' (O); Valdo 22' (O); Juan Rodriguez 30' (D); Soldado 59' (O); Milosevic 91' (O).

Il Zaragoza, in inferiorità numerica per più di un'ora, fa sudare il suo punticino al Celta, mentre la flessione del Deportivo (senza vittoria nelle ultime cinque partite) comincia ad assumere le sembianze di una crisi. Zigic sempre più dominante, i tre punti del Betis evaporano nel finale con l'ennesimo errore difensivo. Squallido pareggio fra Getafe e Levante, Nàstic sempre più scoraggiante: paga Luis César con la panchina.

CLASSIFICA

1 Barcelona 29
2 Sevilla 28
3 Real Madrid 26
4 Zaragoza 23
5 Atlético 21
6 Getafe 20
7 Recreativo 19
8 Valencia 18
9 Villarreal 18
10 Celta 17
11 Deportivo 16
12 Mallorca 16
13 Racing 14
14 Espanyol 13
15 Levante 13
16 Osasuna 11
17 Betis 9
18 Athletic 8
19 R. Sociedad 5
20 Gimnàstic 5


CLASSIFICA CANNONIERI

1 Ronaldinho 10
2 Kanouté 9
3 Diego Milito 9
4 Van Nistelrooy 8
5 Villa 5

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DODICESIMA GIORNATA: Athletic Bilbao-Sevilla 1-3: Luis Fabiano (S); Martì (S); Aduriz (A); Luis Fabiano (S).

Non è bastato all' Athletic il proverbiale orgoglio (che del resto non deve essere mai mancato ai "leoni" se una squadra così rigorosamente autarchica è finora riuscita, in tutta la sua storia, a non retrocedere mai in Seconda Divisione) per evitare un'altra sconfitta e per evitare l'esonero di Sarriugarte (notizia ufficiale dell' ultima ora). Un secondo tempo generosissimo, prescindendo da ogni nozione tattica (ammesso che questa squadra ne conosca qualcuno), con Orbaiz a fare da quarterback, Urzaiz a lottare su tutti i palloni col supporto di Aduriz, Yeste ed Etxeberria. Dopo il gol di Aduriz la Catedral ha sperato nella rimonta, ma la gestione del finale di partita da parte del Sevilla ha raffreddato gli ardori, defintivamente spenti dalla fuga di Luis Fabiano (lanciato da Alejandro Alfaro, ennesimo interessante prodotto della cantera sivigliana) che ha fruttato l'1-3 finale.
Sevilla che prosegue spedito la sua marcia, mostrando atteggiamenti da grande squadra: gioca al risparmio e porta comunque a casa i tre punti. Già in vantaggio di due gol nei primi 10 minuti (colpo di testa di Luis Fabiano su cross di Kanoutè dalla destra e errore collettivo di piazzamento della difesa bilbaina; gol involontario di Martì che su calcio di punizione crossa male e vede la sua traiettoria finire in rete), esalta tutta la sua facilità nel creare occasioni da gol infierendo sulla penosa difesa dell'Athletic, giocando a memoria con continui smarcamenti in profondità e implacabili attacchi in velocità dalle fasce. Poi un mediocre secondo tempo, con un contegno un po' troppo rinunciatario e appagato e incertezze sulle palle alte in difesa che hanno rischiato di riaprire una partita dove la differenza fra le due squadre era davvero abissale.

I MIGLIORI: Poulsen è uno dei giocatori determinanti di questo grande Sevilla: dove c'è un pallone conteso e dubbio arriva lui a mettere chiarezza. Indispensabile equilibratore del gioco di Juande Ramos, trasmette sicurezza ai compagni attorno a sé gestendo ogni azione nel modo più logico. Kanouté è in stato di grazia, si vede lontano un miglio: si offre sempre ai compagni e crea molti spazi con movimenti sempre efficaci, come quando si allarga sulla destra e ispira il primo gol di Luis Fabiano. Il lunatico Luis Fabiano a quanto pare stavolta aveva la luna buona. Puerta si dimostra un giocatore sempre più interessante: tecnico, elegante, veloce, fiducioso nei propri mezzi, ubriaca in tutti i modi possibili il povero Murillo. Strepitosa parata di Palop su Urzaiz nel primo tempo.
Urzaiz e Orbaiz sono i migliori dell'Athletic: Isma si batte da par suo (sponde continue, tantissimi lanci addomesticati), e si vede negare il classico gol di testa solo da un salvataggio sulla linea e dalla paratona di Palop di cui sopra; Orbaiz è il cervello, che con la squadra sfilacciata prova a imbeccare i compagni con lanci e aperture ad ampio raggio, sbagliandone alcune ma dando un buon slancio all'orgoglioso secondo tempo bilbaino. Se non ci fosse stato Aduriz l'Atlético sarebbe retrocesso già l'anno scorso, viene da chiedersi quindi perché Sarriugarte abbia sacrificato il suo miglior bomber sulla fascia destra, avvicinandolo stabilmente a Urzaiz solo nel secondo tempo.
I PEGGIORI: Detto dell'incocepibile papera di Lafuente (certo che Aranzubia deve essere proprio in crisi per perdere il posto a favore di uno così) sul secondo gol, segnalo in blocco la difesa dell'Athletic, grande punto debole della squadra. L'azione del primo gol è emblematica: Amorebieta ( giocatore che personalmente non tollero, scarso e violento) si fa risucchiare da Hinkel, costringendo Luis Prieto a coprire la sua zona sull' inserimento di Kanoutè e innescando tutta una serie di malintesi e cattive coperture che lasciano Luis Fabiano libero al centro dell'area. Ad ogni minimo affondo avversario poi, si scatenano sofferenze inenarrabili.


Athletic (4-2-3-1): Lafuente 4; Murillo 5, Ustaritz 5,5, Prieto 5, Amorebieta 4,5(46'); J. Martínez 5(64'), Orbaiz 7; Aduriz 6,5, Yeste 6, Gabilondo 6; Urzaiz 7 (79').
In panchina: Aranzubía, Dañobeitia, Expósito, Sarriegi, Etxeberria 6 (46'), Garmendia 5,5 (64'), Llorente s.v.(79').
Sevilla (4-4-2): Palop 7; D. Alves 6,5, Ocio 5,5, Escudé 6, Dragutinovic 6 (76'); Hinkel 6 (67'), Poulsen 7, Martí 6,5, Puerta 6,5; L. Fabiano 7, Kanouté 7 (65').
In panchina: Cobeño, J. Navarro s.v. (76'), Renato 6 (65'), Alfaro 6,5 (67'), Duda, Kepa, Chevantón.

Goles: 0-1 (4'): Luis Fabiano, de cabeza; 0-2 (10'): Martí, de falta, sorprende a Lafuente adelantado; 1-2 (67'): Aduriz, al rechace; 1-3 (95'+): Luis Fabiano.
Árbitro: Ayza Gámez, del Colegio Valenciano. Amonestó a Amorebieta (13'), Martí (16'), Javi Martínez (44'), Dragutinovic (73'), Yeste (86') y Poulsen (88').
Incidencias: San Mamés. 38.000 espectadores.

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DODICESIMA GIORNATA: Valencia-Real Madrid 0-1: Raul 51'.

Se si trattasse di un' altra squadra e se la partita di ieri fosse un episodio isolato, si potrebbe benissimo parlare di furto, però siccome parliamo del Real Madrid la vittoria del Mestalla non è casuale e si innesta perfettamente nella dinamica più recente (le vittorie contro Nàstic, Osasuna e Racing) di un Real Madrid al quale non si può certo rimproverare una mancanza di coerenza rispetto alle premesse d'inizio stagione. Il modello di calcio che propone è secondo me deleterio (ricordo che questo è un gioco, e noi tutti, eccetto i tifosi, lo guardiamo per trarne un qualche godimento, soprattutto dalle squadre che possiedono tanti denari, tanti campioni e tanta gloria), i difetti sparsi un po' per tutti i reparti restano, però Capello non ha mai promesso nulla di diverso da quello che stiamo vedendo e bisogna riconoscergli che non vende fumo, cosa che peraltro sappiamo sin da quando ha iniziato ad allenare. E i punti di distacco dal Barça restano 3, mica 50.
Centrocampo distrutto dal ritmo avversario, incapace di costruire anche per l'assenza di Guti, tipo frivolo e discontinuo ma pezzo unico nell'organico di Capello, Raul (seconda punta)-Van Nistelrooy-Robinho (a destra)-Reyes (a sinistra) isolati dal resto della squadra, difesa come al solito eccessivamente sotto pressione, ma al momento giusto arriva puntuale l'ormai consueto colpo gobbo: Reyes temporeggia, attira Miguel, serve l'improvvisa avanzata di Roberto Carlos, pase de la muerte verso il centro dell' area e Raul che, sorpresi Albiol e Ayala, segna un gol alla Raul.
Il Valencia, probabilmente uscito dalla corsa per il titolo, ha dominato ma gli è mancata molto semplicemente efficacia in area di rigore, esattamente ciò che ha invece permesso al Madrid di vincere. Gran volume di gioco, aggressività elevatissima, pressing alto, costante e asfissiante (in alcuni momenti, soprattutto il primo quarto d'ora, ha ricordato più la macchina dei tempi di Benitez più che la squadra abitualmente sorniona di Quique), sovrapposizioni continue sulle fasce, ritmo e qualità ma gol neanche a parlarne.
E' stata una stupidaggine quella di far giocare Villa infortunato: il giocatore ha insistito tantissimo per esserci, ma già dopo un quarto d'ora è stato costretto dalla logica ad uscire, e così il Valencia, una volta entrato Vicente, è rimasto con Angulo prima punta e Silva in appoggio, cioè non proprio dei killer nati. Morientes è rimasto in panchina perché acciaccato, mentre Tavano ha finalmente fatto il suo esordio in Liga, ma non poteva, per caratteristiche, cambiare granchè le cose.
I risultati di questo attacco rattoppato si sono visti chiaramente: tanti palloni che attraversano l'area senza trovare un "matador", tanti tentativi rabbiosi più che provvisti del necessario sangue freddo (un paio di Joaquin e Vicente) e Angulo, vero uomo partita in negativo, che si divora due gol fatti che avrebbero quantomeno fruttato il più logico dei pareggi. Le cose non vogliono proprio andare per il verso giusto, ed è un peccato perché quello di ieri è stato uno dei migliori Valencia della gestione di Quique Sanchez Flores: perfetto nell'accorciare in difesa (tranne nell' occasione del gol, dove Albiol e Ayala son rimasti entrambi davanti a Canizares, lasciando Raul libero di tirare), solido e, con il gran ritorno del "Pipo" Baraja, geometrico a centrocampo, rapidissimo nell'aprire il gioco sulle fasce e nel creare la superiorità numerica sugli esterni con le sovrapposizioni dei terzini.

REAL MADRID (4-2-3-1):

Iker Casillas: Meno eclatanti i suoi interventi rispetto ad altre partite, ma ancora una volta non gli viene risparmiato il lavoro, che sarebbe comunque potuto essere molto di più se il Valencia avesse raddrizzato la mira e braccato meglio, coi suoi improvvisati attaccanti, i tanti traversoni che hanno attraversato l'area madridista. Attento su due mezzi tiri di Angulo, respinge ma non trattiene il sinistro di Joaquin sulla cui respinta Angulo compie il suo primo errore clamoroso sotto rete. Voto: 6,5.
Salgado: Così così, non c'era certo da aspettarsi chissà che cosa. Balla un pochino ma in misura accettabile con Vicente, non spinge mai sia perché il dominio valenciano non glielo permette sia perché da tempo non è più in grado di farlo. Voto: 6.
Cannavaro: Esce per problemi fisici alla fine di un primo tempo in cui, pur sapendosi tenere a galla, soffre la velocità degli attacchi valenciani (lo si è visto sbuffare dopo uno dei tanti interventi impegnativi), non riuscendo sempre a trovare le misure e i tempi giusti nell' intervento. Infatti si prende subito un giallo e compie una trattenuta da rigore su Baraja che per sua fortuna l'arbitro non vede. Voto: 6. (dal 1's.t.: Mejia: Buona prestazione, indubbiamente. L'"utilitaria", come la chiamo io, fa quasi sempre il suo con attenzione e apprezzabile discrezione. Voto: 6,5.)
Sergio Ramos: Torna al centro per l'assenza di Helguera, si fa notare per qualche buon anticipo. E'evidente che si trova in un ottimo momento di forma, prova come al solito a fare il guastatore nell'area avversaria sui calci piazzati, ma il suo straordinario stacco stavolta non trova il miglior impatto col pallone. Voto: 6,5.
Roberto Carlos: Soffre inevitabilmente perché preso tra due fuochi, Joaquin e Miguel, e figurarsi se gli arriva l'aiuto di Reyes. Regala una palla gol al Valencia (la prima sciupata da Angulo) con una respinta troppo corta che facilita il tiro di Joaquin. Non potendo fare più, vista l'età, su e giu per tutta la fascia, si riserva un paio di avanzatea ogni partita, generalmente pericolose vista la sua classe. Sul gol, sceglie il tempo giusto per l'inserimento, e conoscendolo da una vita, imbecca Raul proprio come questi desidera. Voto: 6,5.
Diarra: Modesta prestazione, ancora non è un giocatore del Real Madrid a tutti gli effetti. Quasi sempre estraneo e defilato rispetto agli sviluppi del gioco. Voto: 5.
Emerson: Più presente rispetto al compagno maliano, anche se faccio fatica a ricordarne contributi significativi in fase difensiva come nell' elaborazione del gioco. Lui e Diarra il confronto con Baraja e Pallardò lo hanno stra-perso. Voto: 5,5.
Robinho: Molto poco significativa la sua presenza, anche perché la partita era più di sacrificio. Qualche scambio con Van Nistelrooy, qualche numeretto fine a se stesso, in calo evidente rispetto alle sue prime partite da titolare (Bucarest e Barça su tutti). Voto: 5,5. (dal 23's.t. De la Red: questo ragazzo ha qualità, e ne ho più volte lamentato lo scarso utilizzo. Non sarebbe il caso, quando è assente Guti, di pensare a lui, regista d.o.c., come primo sostituto? Contro l'Ecija in Copa del Rey aveva mostrato ottime cose e anche in questa occasione snellisce il gioco e facilita parecchio il riavvio dell'azione. Voto: 6,5.)
Raul: Guti è assente e lui non può certo assicurare al suo posto i collegamenti fra centrocampo e attacco. Così va a fare la seconda punta e interpreta la partita nel più puro stile Raul: con un gol dei suoi, inserimento a fari spenti e sinistro senza appello, e con una meravigliosa disposizione al sacrificio, soprattutto quando, dopo l'entrata di De la Red, va a fare l'esterno destro e da una grande mano a Salgado. Non finiremo di sdebitarci con Capello per averlo recuperato al calcio.Voto: 7.
Reyes: Il più delle volte, spiace dirlo ma è così, sembra un elegante soprammobile, con quel tocchettare accademico e un po' disinteressato alle sofferenze dei suoi compagni, ma comunque entra nell'azione del gol, imbeccando con precisione la corsa di Roberto Carlos. Voto: 5,5.
Van Nistelrooy: Altra partita a nuotare contro corrente, pochissime occasioni di divertimento (solo un tiro nel primo tempo sventato da Cañizares) e tanti palloni da difendere con le unghie e con i denti per permettere alla squadra di salire. Voto: 6.

In panchina: D. López, Pavón, R. Bravo, Nieto, Cassano.

VALENCIA (4-4-2):

Cañizares: Impegnato solo una volta da Van Nistelrooy nel primo tempo, riesce solo a prendersi una bella arrabbiatura sul gol di Raul. Voto: 6.
Miguel: Forse non doveva attaccare Reyes nell'azione da cui nasce il gol, ma in generale il solito inesauribile contributo da grande terzino. Spinge, spinge, spinge e non è colpa sua se il gol non arriva. Voto: 6,5.
Albiol: Grandi anticipi, tatticamente impeccabile nell'accorciare sugli attacchi avversari, difficile da superare in velocità, vince più o meno tutti i duelli ma rimane sorpreso sull'azione del gol. Voto:6,5.
Ayala: Per lui vale esattamente lo stesso discorso di Albiol. Interpreta al meglio la partita, stronca sul nascere le azioni del Madrid, però pesa tanto il neo dell' azione del gol: uno dei due, lui o Albiol, doveva andare su Raul. Voto: 6,5.
Curro Torres: Quique voleva una partita ultra-aggressiva e sfruttare le scarse propensioni difensive di Reyes e Robinho per creare la superiorità numerica sulle fasce. Curro Torres, anche se spostato a sinistra, faceva al caso suo più del canterano Cerra. Confermato come titolare dopo la partita di Champions, il "tedesco" ha passato più tempo nella metacampo avversaria che nella propria, portando spessissimo via l'uomo a Vicente e tagliando i rifornimenti a Robinho con il pressing. Voto: 6,5. (dal 36's.t. Hugo Viana: s.v.)
Joaquin: Mi aspetto sempre di più da lui, ma va come al solito a sprazzi, cercando qualche percussione palla al piede e insistendo giustamente sulle triangolazioni con Miguel. Nel primo tempo finta il cross, Roberto Carlos scivola e abbocca, ma sul suo invito non arriva nessuno; nel secondo tempo si accentra in azione individuale, salta Mejia mettendo sottosopra la difesa del Madrid, ma la conclusione finale di Angulo finisce solo in calcio d'angolo. Voto: 6,5.
Pallardò: Devo dire che questo cagnaccio della cantera mi è piaciuto parecchio. Recita senza pecche il copione assegnatogli: pressa senza pietà, respinge il Madrid nella sua trequarti e lascia a Baraja le responsabilità più gravi in fase di impostazione. Voto: 6,5. (dal 27's.t. Tavano: Deo gratias, ha esordito anche in Liga. Con un astuto colpo di tacco avvia l'azione che poi Angulo sciuperà nel finale della partita. Voto: 6.)
Baraja: Ci mancava parecchio il suo calcio robusto e geometrico, con queste aperture immediate e veloci verso gli esterni e con le idee sempre chiare. Ottimo, un suo gran rendimento può dare tutta un'altra dimensione a questo Valencia. Voto: 6,5.
Silva: Era partito sulla sinistra lasciando intravedere possibilità interessantissime (Salgado stava già cominciando a barcollare), poi l'uscita di Villa lo porta più che sulla trequarti a fare la seconda punta e li si dà da fare, ma o arriva in ritardo sui cross oppure trova deviazioni poco convinte. Ovviamente in difficoltà quando viene aggredito spalle alle porta, con l'entrata di Tavano va vicino a Baraja come centrale di centrocampo, ma ormai siamo alla mischia finale e non c'è spazio per ricami. Voto: 6.
Angulo: Movimento ne fa, grinta ce la mette sempre, ma è impossibile non addebitargli quasi interamente la responsabilità della sconfitta. Confermato dopo il buon gol con l'Olympiakos, si mangia due gol da fucilazione immediata: il primo addormentandosi dopo una respinta di Casillas su tiro di Joaquin che gli spalanca tutta la porta, il secondo con una deviazione sbilenca sotto misura dopo una sponda di testa di Silva. Voto: 4.
Villa: Qualcuno applaudirà il suo carattere per aver voluto essere comunque presente a questa sfida, io ne deplorerei l'incoscienza (che è anche quella dello staff tecnico). Se i medici dicono che non può giocare, avranno i loro motivi. s.v. (dal 15'p.t Vicente: Bene. Aiutato anche da Curro Torres, arriva spessissimo al cross e in una occasione riesce pure a mettere culo a terra Salgado, spassoso pezzo forte del suo repertorio di dribbling. Perfettamente calibrato il cross che ispira l'azione nel finale prolungata da Silva e dilapidata da Angulo. Speriamo solo che gli infortuni lo risparmino da qui a fine stagione, perché se questo ingrana non lo batte nessuno. Voto: 6,5.)

In panchina: Butelle, D. Navarro, Regueiro, Morientes.

Árbitro: Medina Cantalejo, del Colegio Andaluz. Amonestó a Cannavaro (5'), Diarra (25'), Salgado (42'), Baraja (43') y Joaquín (86').
Incidencias: Mestalla. Lleno. 55.000 espectadores.

DICHIARAZIONI DEGLI ALLENATORI

Capello: "Il Valencia ha creato molte più occasioni di noi….ci hanno pressato molto nel primo tempo, abbiamo avuto problemi per questo. Il Valencia ha fatto una grande partita, il risultato finale non è giusto. Per loro è stato un problema, con l'uscita di Villa, fare un cambio così presto.
Raul non ha giocato nella posizione di Guti, ha più propensione offensiva e ha giocato come attaccante dietro Van Nistelrooy. Il gol è stato un movimento perfetto di tutta la squadra."

Quique Sanchez Flores: "Ci è mancata la conclusione finale…L' efficacia del Real Madrid è stata infinitamente superiore, e ciò ha deciso la partita. E' il loro stile di gioco: concretizzare quelle poche occasioni che si si creano, mentre gli avversari producono tanto ma non segnano. Siamo arrabbiati perché non ci piace perdere, ma molto contenti per la prestazione. E' stato un mese di Novembre nero.
Dovevamo scegliere fra Villa e Morientes, perché non potevamo giocare con due giocatori acciaccati contemporaneamente. E' un peccato non aver potuto schierarli tutti e due. Villa ci aveva detto di non avere cattive sensazioni, e questo è stato sufficiente per schierarlo. Con tutte le occasioni create, avrebbe potuto certamente aiutare la squadra, ma la sua uscita non è stata una mazzata psicologico, avevamo già preventivato la possibilità di utilizzare Silva in quella posizione. La vera mazzata è stata il gol di Raul.
Abbiamo cinque-sei punti in meno di quelli che meriteremmo, ma la Liga non è persa. Lo scorso campionato, a Marzo, arrivammo vicini al Barça partendo da una situazione di svantaggio simile."

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domenica, novembre 26, 2006

DODICESIMA GIORNATA: Atlético Madrid-Real Sociedad 1-1: Gari Uranga (R); aut. Ansotegi (A).

Soltanto uno sfortunatissimo autogol di Ansotegi (il difensore della Real appoggia col petto all' indietro verso il suo portiere, soltanto che questi nel frattempo è scivolato…) salva un deplorevole Atlético Madrid da una sconfitta che sarebbe stata meritatissima e sarebbe servita da lezione a una squadra che quando è chiamata a fare il salto di qualità puntualmente fallisce, perché le lacune rimangono, gigantesche, e non vengono certo colmate dall' oggi al domani.
Solito copione delle partite casalinghe al Vicente Calderon: manovra lentissima, movimento senza palla inesistente e soliti cross prevedibili dalla trequarti. Basta che l'avversario, come ha fatto ieri la Real, ritiri tutti i suoi uomini dietro la linea del pallone perché gli uomini di Aguirre, incapaci di vedere al di là del proprio naso, vadano puntualmente in tilt. Se poi ci aggiungiamo che il fatto di giocare con l'ultima in classifica ha portato a una sottovalutazione dell' impegno, si spiega benissimo il primo tempo comodissimo degli ospiti, schierati in maniera intelligente da Lotina.
Due attaccanti, Gari Uranga e Jesuli, che non essendo prime punte di ruolo hanno dato pochi punti di riferimento alla difesa dell' Atlético, con soprattutto Jesuli che ha interagito in maniera proficua sulla sinistra con Aranburu. Compatti, solidali, non trascendentali ma sempre ordinati e incoraggiati a giocare la palla dallo scarso pressing colchonero, i baschi trovano il vantaggio, sorprendente fino a un certo punto, con Gari, lasciato solo soletto in area di rigore, che devia in rete un ottimo cross di Jesuli dalla sinistra.
Nel secondo tempo, comprensibilmente data la situazione di classifica delicatissima, la Real si ritrae e cerca di far passare il tempo e, anche se il controllo della partita passa nelle mani dell' Atlético, soffre poco davanti alla pochezza dei padroni di casa, se non in occasione di qualche calcio piazzato, prontamente sventato da un prodigioso Claudio Bravo. Poi arriva il maledetto autogol che fissa il risultato su un 1-1 finale certo moralmente incoraggiante per i "txuri-urdin", ma che lascia l'amaro in bocca perché i tre punti che avrebbero rimesso inequivocabilmente in pista la Real erano davvero ad un passo.

I MIGLIORI: Strepitosi due interventi del portiere cileno Claudio Bravo, che toglie dall' incrocio due punizioni normalmente imparabili, la prima di Antonio Lopez e la seconda di Pernia. Bada al sodo, esce e va di pugno per non rischiare di complicarsi la vita, peccato per lo scivolone sull' episodio del pareggio. E' la classica situazione senza colpevoli, però già prima del fatidico momento Bravo era scivolato: probabilmente ha sbagliato i tacchetti.
Gari fa da punto di riferimento là davanti, e soprattutto nel primo tempo, quando la Real gioca, crea grandi problemi alla difesa dell' Atlético col suo movimento e i suoi tentativi di anticipo.
Jesuli lo assiste benissimo sul gol, cross tagliato da giocatore di classe qual è. Aupa Jesulinho!, speriamo che, dopo l' esperienza deludente di Siviglia, possa tornare lo spettacolare solista dei tempi del Celta. Ottima la sua partita di ieri, con movimenti fra le linee e su tutto il fronte dell' attacco poco decifrabili per la difesa avversaria. Se vorrà salvarsi, sarà fondamentale per la Real il pieno recupero di Aranburu, buon primo tempo ieri, che è uno dei pochi giocatori di qualità di questa squadra. Hanno fatto una buona impressione pure i due centrali della cantera Mikel Gonzalez e Ansotegi (al di là dell' autogol), che hanno dimostrato che la scelta di Lotina di preferirli ai tremebondi Labaka e Juanito aveva una sua logica.
Nell' Atlético, i meno peggio sono i due mancini Antonio Lopez e Pernia, il solito Perea e un po' di Galletti.
I PEGGIORI: E' inutile che Maniche si imbufalisca per la sostituzione: dopo i due gol della scorsa giornata al Levante, una prestazione fumosa e inconsistente, nella quale tra l' altro è stato graziato dall' arbitro per un brutale intervento su Garitano che poteva costargli tranquillamente l'espulsione. Aguero non la tocca, ma siamo alle solite, perché un attaccante ha bisogno di palloni decenti, e a lui non arrivano, anche se il Kun deve migliorare moltissimo nel gioco senza palla, che è forse la sua principale lacuna.
Non ha dato una sensazione di grande sicurezza Zé Castro, blando e disattento in marcatura e talvolta imprudente nel giocare la palla dalla difesa.


Atlético (4-4-2): Leo Franco s.v.; Seitaridis 5,5, Zé Castro 5,5, Perea 6, Pernía 6 (58'); Galletti 6, Maniche 5(65'), Luccin 5,5, A. López 6; Agüero 5, Torres 5,5.
In panchina: Cuéllar, Valera, Azcárate, Costinha, Jurado 5,5 (65'), Gabi, Mista 6 (58').
Real Sociedad: Bravo 7,5; Gerardo 6, Mikel González 6,5, Ansotegi 6,5, Rekarte 6; Novo 6 (58'), Juanito 6, Garitano 6, Aranburu 6,5(92'+); Jesuli 7; G. Uranga 7 (80').
In panchina: Riesgo, Labaka, Agirretxe, Garrido s.v. (92'+) Diego Rivas, M. Alonso 6 (58'), De Cerio s.v. (80').

Goles: 0-1 (23'): Gari Uranga cabecea completamente solo en la frontal del área pequeña un centro de Jesuli; 1-1 (77'): Ansotegi desvía con el pecho un centro de Galletti, Bravo resbala y el balón entra en la portería.
Árbitro: Teixeira Vitienes, del Colegio Cántabro. Amonestó a Maniche (41'), Rekarte (45'), Garitano (48'), Perea (65') y Juanito (85').
Incidencias: Calderón. 20.000 espect.

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DODICESIMA GIORNATA: Barcelona-Villarreal 4-0: Ronaldinho, rig.; Gudjohnsen; Iniesta; Ronaldinho.

Ancora una volta, come contro il Recreativo, il Barça riceve un aiuto arbitrale utile per aprire le marcature e mettere la gara in discesa; ancora una volta Gudjohnsen recita e ottiene un calcio di rigore. Però stavolta concentrarsi solo su questo vorrebbe dire guardare la partita da una prospettiva un po' troppo limitata, perché il Barça, dando spettacolo per larghi tratti, dimostra sempre più netti progressi atletici e mentali e anche perché il Villarreal è risultato semplicemente deprimente, e in queste condizioni pensare a un risultato diverso da quello finale risulta quantomeno difficile. E poi c'è stata anche la rovesciata del 4-0 di Ronaldinho, una cosetta niente male…
Dopo una partenza con le due squadre (fedeli alla loro filosofia) disposte a giocarsela a viso aperto ma senza grandi sussulti, il rigore farlocco sblocca tutto e da lì in poi è un monologo del Barça. Guidati da un memorabile Ronaldinho, i blaugrana in alcuni momenti toccano vette artistiche sublimi, soprattutto quando si possono tranquillamente distendere in campo aperto (privilegio raramente concessogli dagli avversari) e i vari Deco, Iniesta, Ronaldinho e in seguito il subentrato Xavi si esaltano nel nascondere il pallone agli avversari, trovando grande collaborazione nel dinamismo di Giuly e soprattutto Zambrotta.
Sono sempre più deluso da questo Villarreal: senza Riquelme (sì, anche senza il Riquelme desolante degli ultimi tempi), ieri assente per la nascita del suo secondo figlio, sappiamo da tempo che il Submarino è una squadra normalissima. Però nonostante questo non guadagna nulla in grinta e resta insopportabilmente tiepido, scialbo, senza accelerazioni e senza determinazione, con il solito handicap di un gioco sulle fasce inesistente.

I MIGLIORI: Ronaldinho esaltante, un piacere vederlo così ispirato. Esteticamente appagante senza perdere mai in efficacia, con una visione panoramica del campo per servire millimetricamente i compagni che si smarcano in corsa, ora con un tacco a favorire la sovrapposizione di Van Bronckhorst, ora con un' apertura d'esterno verso la fascia destra. Recuperato in pieno un aspetto fondamentale del suo gioco come lo spunto nell' uno contro uno, segna poi un gol semplicemente da antologia, una rovesciata la cui bellezza viene esaltata dalla sua notevole difficoltà d'esecuzione, dato che dopo lo stop il pallone stava scappando lateralmente.
Iniesta in crescendo col passare dei minuti, ancora una volta su altissimi livelli: perfetto pallonetto che smarca Gudjohnsen sul secondo palo per il secondo gol e bel gol del 3-0, in mezza rovesciata su cross di Zambrotta. Da notare un dato: 3 gol per lui, non proprio un bomber, nelle ultime 3 partite. Tre gol che tra l'altro sono arrivati sempre in seguito a un cambio ricorrente di Rijkaard nelle ultime partite: a risultato già acquisito, fuori uno dei tre attaccanti (in genere Giuly) e dentro Xavi (che sta accettando senza fare storie una panchina molto dura per uno della sua classe), con Iniesta che va a fare la finta ala destra, andando a comporre una specie di 4-4-2 che blinda ancor di più il possesso palla. E Iniesta in questa situazione sta trovando il gol con una certa facilità, sfruttando la sua capacità di inserirsi in area di rigore a fari spenti.
Finalmente un grande Zambrotta. Era solo questione di tempo e di trovare la condizione e le misure giuste all' interno del 4-3-3 di Rijkaard: sovrapposizioni continue, recuperi, chiusure veloci e decise in fase difensiva e anche un ottimo cross per il 3-0 di Iniesta.
I PEGGIORI: Nel Villarreal c'è solo l' imbarazzo della scelta, quindi vediamo… Josico inesistente a centrocampo e giustamente sostituito alla fine del primo tempo; Cani continua ahimè a deludermi, pesce fuor d'acqua per nulla incisivo nelle sue pochissime iniziative; José Mari inutile in attacco (anche lui sostituito alla fine del primo tempo); Javi Venta ridicolizzato da Ronaldinho.


Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Zambrotta 7, Thuram 6, Puyo 6, Gio 6,5; Iniesta 7, Edmilson 6,5 (78'), Deco 6,5; Giuly 6,5 (67'), Gudjohnsen 6,5 (72'), Ronaldinho 8.
In panchina: Jorquera, Oleguer 6 (78')s.c. Belletti, Sylvinho, Xavi 6 (67'), Ezquerro 6 (72').
Villarreal (4-4-2): Barbosa 6,5; J. Venta 4,5, Fuentes 5, Cygan 5,5, Arruabarrena 5; Cani 5, Senna 5,5, Josico 5 (46'), Marcos 5,5; José Mari 5 (46'), Forlán 6.
In panchina: Viera, Peña, Josemi,Tacchinardi 5 (46'), Somoza, Jonathan, Franco 5 (46').

Goles: 1-0 (35'): Ronaldinho, de penalti; 2-0 (55'): Gudjohnsen, de cabeza; 3-0 (70'): Iniesta, de volea; 4-0 (88'): Ronaldinho, de chilena con pierna derecha.
Árbitro: Pérez Lasa (Colegio Vasco). Amonestó a Cygan (34'), Zambrotta (46'+), Fuentes (67'), Cani (74'), Tacchinardi (79'), Franco (79'), Arruabarrena (83') y Ronaldinho (89').
Incidencias: Camp Nou. 78.417 espect.

Il "golazo" di Ronaldinho http://www.youtube.com/watch?v=YYcG61P1S4o

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Zaragoza/16: la scommessa più affascinante.

Un' estate di grandi cambiamenti l'ultima per il Real Zaragoza, al termine di una stagione che ha promesso, a tratti ha abbagliato (fra gennaio e febbraio soprattutto nelle magiche serate di Copa del Rey), ma alla fine ha lasciato con l'amaro in bocca, piazzamento anonimo in campionato e Copa del Rey sfuggita nella finale con l'Espanyol. Partite pedine ormai storiche come Alvaro, Savio e il gioiello di casa Cani, se n'è andato anche il tecnico Victor Munoz, non proprio amatissimo dall' appassionato (e di bocca buona) pubblico locale, il quale gli ha rimproverato, senza tanto torto, un' eccessiva prudenza e una sottoutilizzazione del buon potenziale a sua disposizione.
Al suo posto la società, che ha visto al vertice l'avvicendamento fra Alfonso Solans e la coppia Eduardo Bandrés-Agapito Iglesias, ha optato per un grande ritorno, quello di Victor Fernandez, solleticando al tempo stesso la nostalgia e la fantasia dei tifosi di casa: con in panchina il giovanissimo, all' epoca, Victor Fernandez, il Zaragoza vinse nel '94 la Copa del Rey e nel '95 la Coppa delle Coppe nella leggendaria finale con l' Arsenal (ricordate il gol da metacampo di Nayim allo scadere?). Una squadra, quella dei vari Poyet, Belsué, Esnaider e Santi Aragon, che allora stupì la Spagna calcistica col suo gioco offensivo e spettacolare.
Spregiudicatezza che da sempre fa parte del bagaglio di Victor Fernandez; ennesima conferma di ciò il modo in cui è stata affrontata quest' estate la pianificazione della squadra: oltre agli intelligenti acquisti di Sergio (e al prestito di Piqué), che ha ovviato alla pesante cessione di Alvaro, dei terzini Juanfran e Diogo, che hanno colmato una lacuna abbastanza evidente della rosa zaragocista, è approdato alla Romareda Andrés D'Alessandro, al cui tentativo di rilancio pareva legata in toto la sostituzione di Cani. Senonché Victor Fernandez, in una chiarissima dichiarazione di intenti, ha preteso come uomo-chiave del suo progetto, oltre che ciliegina sulla torta, Pablo Aimar, la cui rozza liquidazione da parte del Valencia ha fortunatamente trovato subito un altro club pronto a puntare forte sul suo talento.
Sin dall' arrivo di Aimar si è scatenato il toto-formazione, considerando anche l' intenzione esplicita del tecnico di far giocare assieme i due trequartisti argentini più due punte come Diego Milito ed Ewerthon: scartata subito l'ipotesi 4-3-3, nelle prime giornate di Liga la scelta è caduta su un 4-3-1-2 col centrocampo a rombo. Zapater vertice basso davanti alla difesa, Aimar trequartista, Ponzio più bloccato sul centro-destra e D'Alessandro che, partendo dal centro-sinistra, godeva di una libertà di movimento pressochè totale, scambiando la sua posizione con quella di Aimar.
Dopo che però nelle prime 5 giornate i gol incassati erano già 8 e i risultati altalenanti, Victor ha preferito cambiare modulo: con il rombo e gli spostamenti di D'Alessandro e Aimar troppo spesso restavano 4 giocatori oltre la linea del pallone, Zapater rimaneva abbandonato in mediana e la difesa di conseguenza soffriva da matti, tra l'altro molto esposta sugli esterni, con un solo giocatore effettivo per fascia.
Quindi ne è scaturito un ripiegamento su un 4-4-2 molto più marcato, con il "quartetto magico" sempre presente, ma con Aimar a sinistra e D'Alessandro sulla destra e soprattutto Zapater affiancato da un altro centrale di sostanza come Celades, al posto di un Ponzio né carne né pesce. Squadra un po' più quadrata e risultati che arrivano eccome, Zaragoza che risulta la squadra migliore del mese di Ottobre e si trova ora al quarto posto con 22 punti, a quattro dal Barça capolista.
Come nelle previsioni più ottimistiche, anche se i risultati non devono certo nascondere un problema evidentissimo, e ancora non risolto, di questo primo Zaragoza, e cioè l'incostanza. Tremenda incostanza (che fa parte del DNA dello stesso Victor Fernandez: grande, come ricordato prima, ai suoi esordi aragonesi, ottimo alla guida del Celta, ma anche fallimentare al Tenerife e molto deludente col Betis e col Porto, nella sua unica esperienza all' estero) che quasi in ogni partita ha fatto vedere due Zaragoza completamente diversi nel corso degli stessi 90 minuti: è successo nella partita col Villarreal e in quella col Levante, contro il Betis, l'Atlético Madrid e anche nell'ultima sfida col Nàstic: lunghe fasi in cui non si tocca palla e l'avversario spadroneggia e altrettanto lunghe fasi in cui è il Zaragoza a dominare la partita e a fare le cose per bene.
In questo senso il punto di riferimento deve essere rappresentato dal primo tempo col Betis, davvero eccellente: Aimar e D'Alessandro partono dalla fascia inversa rispetto al loro piede, uno da sinistra e l' altro da destra, e a turno si accentrano sulla trequarti per combinare con le due punte. Fondamentale quindi, per aprire il campo, diventa una spinta costante da parte dei due terzini, unici specialisti autentici delle fasce. La fase difensiva deve cominciare col pressing dei due attaccanti, che ha l'obiettivo di disturbare il rilancio avversario e rendere facile il recupero del pallone ai mediani Zapater e Celades oppure ai centrali Milito e Sergio, che tengono la linea di difesa molto alta e giocano sull' anticipo. L' obiettivo è restare il più possibile nella metà campo avversaria, per convinzione del tecnico e perché per reggere una squadra così offensiva occorre recuperare il pallone quanto prima e più avanti possibile.
Finora uno dei dati più positivi è stato l' impegno e la dedizione alla causa, dato che anche nei momenti in cui il Zaragoza non riesce a fare il suo gioco e viene costretto a ripiegare, i giocatori mostrano il massimo impegno e la massima dedizione alla causa, stringendo i denti e rincorrendo gli avversari. Il sacrificio da parte di tutti, solisti offensivi in primis, è una condizione indipensabile per rendere equilibrata e competitiva una squadra teoricamente così sbilanciata.

DIFESA

I gol totali incassati fino ad adesso sono 14, bilancio non esaltante ma tutto sommato accettabile (soprattutto dopo il passaggio al 4-4-2 che col doppio centrale ha assicurato un miglior filtro del centrocampo), vista la filosofia generosa del progetto. E in una squadra a trazione anteriore, è una bella assicurazione poter disporre di una coppia di centrali come quella formata da Sergio e Gabriel Milito, sicuramente una delle migliori della Liga: Sergio Fernandez silenziosamente si sta affermando come uno stopper di grande affidabilità, lento e privo della reattività di Alvaro (e questo con la difesa alta può creare qualche problema), ma con una concentrazione e una regolarità superiori a quella di altri centrali molto più eleganti e pubblicizzati di lui. Fisicamente imponente, forte di testa, ottimo nel tackle, il suo è stato un inizio davvero convincente, così come quello di Gabi Milito il quale, sebbene non abbia mai persuaso granchè nelle sue apparizioni con la nazionale argentina (ultima delle quali l'amichevole con la Spagna, brutta figura sul fianco sinistro della difesa albiceleste assieme ad Arruabarrena), nel suo club resta leader indiscusso del reparto arretrato, che da anni guida con carisma e notevolissimo senso della posizione e dell' anticipo.
Dietro i due centrali titolari scalpita uno dei gioielli del calcio spagnolo, ovvero Piqué, recente campione d'Europa Under 19 arrivato in prestito dal Manchester United. Sir Alex Ferguson ci ha visto giustissimo, come no (ahia, questo Barça che prima si fa fregare Cesc, poi Piqué e ultimamente anche Fran Mérida, uno degli ultimi talenti della cantera blaugrana, un regista mancino approdato anch'esso all' Arsenal), e in poco tempo, giusto quello necessario per farlo maturare, spera di avere il suo Terry d' importazione. Personalità non comune per la sua età (che lo porta talvolta a confidenze eccessive), impressionanti potenzialità nel gioco aereo, Piqué finora ha giocato le poche volte in cui uno dei due centrali titolari era assente, ma ha avuto modo di farsi già apprezzare parecchio, andando tra l' altro in gol già in due occasioni, a Vila-Real e contro il Nàstic nell' ultimo turno. Altri rincalzi per il centro della difesa sono il canterano Chus Herrero e César Jimenez.
Le fasce erano uno dei punti deboli l'anno scorso, con Ponzio adattato a terzino destro e il mediocre Toledo sull'altra fascia, quaindi si è deciso di intervenire, privilegiando giocatori in grado, oltre che ovviamente di difendere, di supportare con continuità l'azione d'attacco. Quindi, dopo la grigia esperienza olandese, si è puntato sul rilancio di Juanfran, terzino sinistro che non mi ha mai fatto impazzire (soprattutto per certe sue ingenuità difensive), ma che ha una sua utilità in fase offensiva, come aveva mostrato soprattutto nella sua esperienza al Celta. A destra si sta rivelando un'acquisto sicuramente azzeccato Diogo, cosa della quale mi rallegro, dato che l'ho trovato un po' troppo sottovalutato e disprezzato dal Real Madrid, nonostante sia attualmente molto meglio di Salgado. Diogo, senza essere esempio di raffinatezza o di alta strategia calcistica, è un giocatore che ti copre tutta la fascia, e questa è già una grande comodità: generosissimo, presente in copertura e sempre pronto a dare una mano all' attacco con le sue progressioni davvero poderose. Grande la sua prestazione al Camp Nou.
Per eventuali alternative Victor Fernandez non ha grande possibilità di scelta (anche a causa dell' infortunio che, ad inizio campionato, ha compromesso la stagione del fedele Cuartero) e si deve un po' ingegnare, riproponendo Ponzio terzino quando manca Diogo (come domenica scorsa col Nàstic) o ricorrendo al veterano (33 anni ) Aranzabal per la fascia sinistra. A causa di questa scarsità, la società sta pensando ad eventuali nuovi innesti per Gennaio, e il nome più gettonato in tal senso è attualmente quello del 19enne Carlinhos del Santos, terzino sinistro ultra-offensivo recentemente convocato da Dunga nell' ultimo impegno amichevole del Brasile contro la Svizzera.

CENTROCAMPO

Dal 4-3-1-2 al 4-4-2, la costante resta Zapater, già insostituibile per la sua grande maturità tattica. Ormai va preso seriamente in considerazione in chiave nazionale maggiore, dato che rappresenta il miglior centrocampista difensivo spagnolo assieme ad Albelda. Anche il Valencia infatti, prima che rinnovasse il contratto col Zaragoza, ci aveva fatto un pensierino, coerente con la sua ragionata linea autarchica degli ultimi tempi. Dotato di minor prestanza fisica ma di maggior intelligenza tattica e migliori doti di palleggio rispetto ad Albelda, col cambio di modulo ha trovato un partner adeguato in Celades, che non è certo un giocatore formidabile ma discretamente continuo ed efficace sia nel fare filtro che nel rilanciare.
Gli acciacchi ripetuti però hanno spesso costretto il centrocampista ex Barça e Madrid ad abdicare dall' undici titolare (anche domani col Celta, Celades non ci sarà) e Victor Fernandez ha dovuto così scegliere al' occorrenza fra due possibili opzioni: Movilla, che dei centrocampisti è con quello con maggiori doti da regista, ma che invero ha convinto molto poco quando è stato chiamato in causa (orrenda la sua prova contro l'Atlético e mediocre l'ultima col Nàstic), mostrando una lentezza spesso insostenibile e numerose incertezze in copertura; il jolly Ponzio (anche terzino destro, come visto prima), maggiormente solido e completo rispetto a Movilla, anche se paradossalmente un po' sfavorito da quello che è proprio il suo principale punto di forza, cioè la polivalenza, che non lo fa andare oltre una semplice dimensione di "tappabuchi".
Ora spazio alla magia, Aimar e D'Alessandro. Il "Cabezon" è arrivato in Spagna, dopo l' intermezzo col Portsmouth, divorato dall' ansia di rivalsa dopo la tragica esperienza del Wolfsburg, che ha fatto perdere molto molto tempo e slancio alla sua traiettoria. In questo primo scorcio di Liga sta ampiamente dimostrando che in un contesto molto più favorevole a giocatori con le sue caratteristiche, ha tante belle cose da dire.
Partenza bruciante (con un leggero calo nelle ultime partite), complessivamente più continuo di Aimar finora. Il sinistro arcuato, la "boba", gli assist millimetrici ci sono tutti, ma è piaciuto anche e soprattutto il suo impegno, anche in ripiegamento, fermi restando i nei di una tenuta atletica scarsissima durante i 90 minuti e di un nervosismo nei confronti degli arbitri eccessivo nelle sue manifestazioni e rischioso dal punto di vista disciplinare. Zero gol finora in Liga per lui, due invece in Copa del Rey nelle due partite con l'Hercules.
Aimar è teoricamente l'uomo simbolo del nuovo progetto, si è sentito desiderato (Victor Fernandez ha detto:"quando prende palla Aimar, il mio compito è finito") e questo è ciò che può fare la differenza con un giocatore come lui. Se il suo talento viene incentivato e non costretto (e se gli infortuni lo risparmiamo), ciò che rimane è il genio è in tutta la sua evidenza. Finora non ha ancora potuto far vedere il meglio, anche per alcuni acciacchi che ne hanno pregiudicato la continuità d'impiego, però alcuni lampi hanno già abbagliato, ad esempio lo slalom nell' area del Betis e il tiro da fuori che ha sbloccato il risultato col Nàstic.
Ma il Zaragoza oltre ai due argentini può contare su un interessante batteria di trequartisti come possibili alternative per le fasce a centrocampo (che hanno finora trovato abbstanza spazio con le assenze di D'Alessandro e soprattutto Aimar): Oscar, fondamentale variante tattica perché è l'unico dei centrocampisti abile, molto abile, nell' inserimento senza palla (tre gol finora per lui, uno dei quali è valso i tre dorati punti rubacchiati al Vicente Calderon) e perché quando serve può dare un maggiore apporto di dinamismo, anche in copertura, senza far perdere potenziale offensivo alla squadra; Lafita, canterano longilineo ed elegante con buoni margini di miglioramento; Longas, giovane poco utilizzato finora, ma del quale si parla in termini davvero lusinghieri (l'ho visto pochissimo giocare, per cui posso solo riferire i commenti che lo descrivono come un giocatore che nello stile ricorda un Xavi o un Iniesta).

ATTACCO

Già l'anno scorso aveva sbalordito l'affiatamento della coppia Ewerthon-Diego Milito, una delle coppie d'attacco, se non la coppia in assoluto, meglio assortite dell' intera Liga. Su Diego Milito c'è ben poco da dire: regolarità sbalorditiva (8 golletti finora) che lo rende quasi noioso. Credo che purtroppo questo sia un caso di giocatore clamorosamente sottovalutato. Infatti a Milito non manca nulla: in area di rigore arriva quasi sempre per primo, sa svariare sulle fasce e dialogare con i compagni ed è pure veloce in contropiede, però ci sono altri attaccanti meno completi eppure molto più reclamizzati rispetto a lui. Non vorrei giocasse a suo sfavore il fatto che in Italia è passato per la Serie B: sarebbe una cosa davvero stupida, eppure il sospetto viene se si pensa che prima di andare al Zaragoza era indiziato come possibile "quinta punta" dell' Inter. Mah…
Ewerthon quest'anno non sta ancora avendo un rendimento all' altezza di certe prestazioni magiche dell' anno passato, e in attesa che il brasiliano possa tornare a fare stragi in profondità con la sua velocità elevatissima, è emerso prepotentemente Sergio Garcia, che sembra sulla via della completa maturazione. Grande vivacità per l'attaccante di scuola Barça, che fa tantissimo movimento e crea molte occasioni da gol per i suoi compagni, con i suoi continui scatti e con il suo pungente uno contro uno.

PROSPETTIVE

Dal sesto al quarto posto, tutto è possibile: più plausibile l'UEFA, ma converrà seguire da vicino le evoluzioni del Valencia, che se proseguisse nel suo momento negativo potrebbe diventare un concorrente addirittura per i preliminari di Champions. Bisogna però pensare che è già capitato in passato a squadre di Victor Fernandez di iniziare col botto e calare poi inesorabilmente, per cui bisognerà fare la massima attenzione e continuare a lavorare sodo, ancora di più con una squadra che a tutt'oggi non riesce a disputare tutta una partita sullo stesso buon livello, anche se certi sprazzi offensivi si possono, e già in alcuni casi lo sono stati, rivelare decisivi.

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giovedì, novembre 23, 2006

Ehi, sono ancora vivo!

Mi scuso se non ho potuto pubblicare i post sull' ultima giornata di Liga, ma un virus ha messo fuori uso il mio computer. Comunque, ora riprenderò con aggiornamenti più frequenti, e spero che il vuoto delle ultime settimane non abbia irritato troppo chi, bonta sua, segue questo blog. D'altronde, essendo un dilettante, dovete pure lasciarmi un buon margine di, per l'appunto, dilettantismo…

Facciamo allora un riassunto della puntata precedente: cosa ha detto l' ultima giornata (l'undicesima) di Liga?
Beh, per quanto riguarda Real Madrid e Barça non ha detto molto che non si conoscesse già: il Real Madrid conferma la sua grande efficacia e concretezza in zona gol che compensa il basso livello del gioco, soprattutto se i merengues, come nelle ultime due partite contro Osasuna e Racing, riescono ad andare in vantaggio subito.
Però ancora non mi convince pienamente questa squadra, tenendo conto del fatto che le promesse estive di grande solidità stanno venendo finora disattese, pur con qualche sensibile, ma ancora insufficiente, miglioramento rispetto alle stagioni passate. Non è così raro vedere gli avversari del Madrid arrivare al limite dell' area e impegnare Casillas, come dimostrano i vistosi interventi che il portiere castigliano compie ad ogni partita, al termine dei quali le telecamere lo sorprendono spesso in espressioni di rasseganzione o rimprovero nei confronti dei suoi difensori non tanto diverse da quelle cui ci aveva abituato ai tempi di Queiroz o Luxemburgo. Le scene imbarazzanti della partita col Lione (Cannavaro ridicolizzato da Carew sul primo gol, Helguera a farfalle in molte occasioni del Lione, compreso il gol di Malouda) sottolineano il problema: quello della "diga impenetrabile" Emerson-Diarra resta un discorso astratto e propagandistico, dato che i due non hanno per il momento blindato un bel niente (oltre a restare insufficienti in fase di impostazione, ma questo non glielo si può rimproverare, dato che Capello privilegia il sistema "una botta e via"), anche se Emerson, dal punto di vista individuale, si è ormai assestato su ottimi livelli.
Il Barça è in un limbo: l' unica partita che conta veramente è quella del 5 Dicembre col Werder, che decide metà stagione, e nell' attesa i blaugrana accumulano punti in campionato e compiono il loro dovere in Bulgaria col Levski, affidandosi alla serietà e all' esperienza più che al "jogo bonito" (non "joga bonito", quella è robaccia pubblicitaria). Pretendere grande calcio in questo momento così delicato dal punto di vista generale e psicologico in particolare, mi sembra un po' eccessivo, con tra l' altro il terrore incombente di nuovi infortuni che, soprattutto in attacco, renderebbero la situazione complicatissima.
Contro il Mallorca (avversario non impossibile, ma ricordiamo che prima dell' incontro col Barça la sua era la difesa meno battuta), una volta attutito lo shock iniziale causato dalle sovrapposizioni di Varela e "scongelatasi" la trequarti avversaria, gli spazi si sono aperti (grazie anche alle letture sbagliatissime del centrale maiorchino Ballesteros) e la partita si è messa in discesa, con la doppietta (freddezza ed eleganza nel secondo gol) di un Gudjohnsen ormai perfettamente inserito, sempre prezioso e intelligente. E poi chiederei un minuto di riflessione su quanto sia forte Iniesta, dittatore ormai del centrocampo blaugrana: lo cercano, si propone, controlla, temporeggia, accelera e riparte, con una sicurezza talmente disarmante che sembra quasi che non tenga conto degli avversari che ha intorno.

Il Sevilla si è rilanciato prepotentemente col 3-0 al Valencia: la prematura, e sciocca, espulsione di Silva ha sensibilmente agevolato il compito, ma rimane chiaro che quando l' undici di Juande Ramos mette da parte il "pelotazo" verso Kanouté e si dedica al gioco sulle fasce, diventa uno spettacolare uragano. Quando è in serata sforna un calcio martellante, senza dubbio il più intenso, frenetico e verticale della Liga.
Le fasce sono una vera miniera: grande prestazione di Puerta a sinistra (coperto da David, finalmente riesumato da Juande come terzino sinistro dopo lo spiazzante ostracismo di inizio campionato), giocatore che può rivelarsi preziosissimo per la nazionale, perché convertibile in terzino di spinta; Adriano a destra non fa rimpiangere per niente l'infortunato Jesus Navas. Azioni e cross in quantità industriale su quella fascia, anche perché lì agisce quello che per me è uno dei migliori, se non il migliore, terzino destro del mondo, l' enciclopedico Daniel Alves. Giocatore che svolge una mole di lavoro enorme, copre una zona del campo amplissima, corre a perdifiato per tutti i novanta minuti ma che fa tutto questo con una qualità impressionante: valga come esempio l'azione del secondo gol, quello di Luis Fabiano, dribbling e passaggio filtrante con l'esterno da vero e proprio trequartista. Poi questi cross sfornati in serie, traiettorie veloci e tagliatissime fra i centrali e il portiere avversario: non so quante volte, duarnte la partita, Kanoutè e Luis Fabiano se li siano visti passare davanti con l'acquolina in bocca.
Ancora ho bisogno di vedere giocare qualche altra volta questa squadra (causa il maledetto blackout televisivo delle prime giornate), magari 11 contro 11, per verificare in che misura possa essere realmente da titolo, però un posto Champions è difficile che gli sfugga.

Quello del Valencia è un caso veramente disperante. Partito con un' autorità tale da profilarsi come il possibile vero avversario del Barça, temo che in questo periodo stia perdendo punti decisivi per il campionato e fors' anche per la qualificazione alla prossima Champions, sempre che continui questa tendenza sfortunata e che Zaragoza e Atlético Madrid tengano botta. La partita col Sevilla era cominciata bene, con piglio autritario, però l'esplusione di Silva ha rovinato tutto, e il resto è stata passerella per gli avversari, con Albiol e soprattutto Ayala in preda a una totale confusione al centro della difesa.
Ma la cosa più triste è che non si sa davvero cosa rimproverare a questa squadra, devastata dagli infortuni e da episodi beffardi. Dopo i vari Del Horno (che non ha ancora giocato un minuto e che forse tornerà col nuovo anno), Baraja, Albelda, Marchena, Vicente, Gavilan e Regueiro si è aggiunto Edu, il cui drammatico ruolino personale merita un discorso a parte. Arrivato l'anno scorso, è restato fuori per tutta la stagione passata causa un grave infortunio; quest' anno si era ritagliato il suo spazio, con prestazioni convincenti ma sabato scorso ancora i dannati legamenti del ginocchio lo hanno tradito fino al termine di questa stagione. E Villa, infortunatosi ieri contro l' Olympiakos, salterà la cruciale sfida col Real Madrid di domenica…
Sono appena tornati Baraja e Vicente, sta per tornare Albelda, ma i punti persi sono già troppi e il nervosismo si sta facendo strada, col conflitto fra lo staff tecnico (Quique Sanchez Flores e i suoi collaboratori) e il direttore sportivo (Carboni) che, irrisolto sin dall' estate, approfitta di questi rovesci per tornare prepotentemente alla ribalta. Pare addirittura che Quique si sia indispettito di una visita di Carboni negli spogliatoi alla fine del primo tempo con l'Athletic, e che da questo sia nato un pandemonio, con una spaccatura apertasi in seno alla squadra. La maggior parte dei giocatori sono con Quique, ma Carboni fa leva su quegli elementi ovviamente scontenti per essere impiegati poco o nulla, come il terzo portiere Mora, Hugo Viana e, dulcis in fundo, Tavano, caso che sta assumendo contorni sinceramente tristi (acquistato a sorpresa da Carboni per una decina di miloni di euro, Quique pare non fosse informatissimo della cosa e per ripicca verso Carboni ha ostracizzato il nuovo costoso acquisto, che non si sa precisamente quali colpe debba pagare). Se aggiungiamo che il presidente Soler sembra invece stare più dalla parte di Carboni, che una voce anonima dagli spogliatoi ritiene Carboni "un po' troppo cambiato (in negativo) rispetto a quando era giocatore", c'è il serio rischio che questa diventi una stagione di rimpianti e sperperi. Comunque in Champions League le cose finora sono andate lisce (ieri Joaquin stava per fare due gol da antologia, vi consiglio di vedere le azioni).
Un' ultima parola la vorrei spendere per David Villa: cacciato pochi giorni fa dall' allenamento per indisciplina, non sta vivendo un gran momento. Non segna da qualche tempo, e si nota in lui una certa ansia, anche se è sempre lui a trascinare la squadra in attacco. Se in nazionale è stato fatto giocare fuori ruolo, è lui che adesso a tratti esagera nell' allontanarsi eccessivamente dall' area avversaria, cercando un po' di strafare e di caricarsi tutto il peso del Valencia (e della nazionale spagnola, si veda la squallida sconfitta con la Romania) sulle sue spalle. Non sta giocando male, ma dovrebbe ritrovare un po' di serenità e concentrarsi sulle cose più semplici.

Il Celta, in un brutto e spezzettato derby galiziano, conferma la sua singolarissima traiettoria: dopo il Bernabeu, altro campo difficilissimo espugnato, un Riazor dove il Deportivo non aveva ancora perso finora. 16 punti finora per la squadra del bravissimo Fenando Vazquez, 13 dei quali ottenuti fuori casa!
E' evidente che quest' anno sta pagando molto di più, rispetto al palleggio insistito e "portoghese" (nel senso negativo del termine) delle partite casalinghe, il contropiede versione-trasferta, come bene evidenziano quest' ultimo successo e quello del Bernabeu, che ha in Nené il suo spietato esecutore. Grande acquisto quello del brasiliano, conferma piena dopo la grande passata stagione nell' Alavés: un tipo estroso che non sta facendo rimpiangere Silva e che anzi rispetto al canario del Valencia ha pure il gol in canna.
Il Deportivo con questo rovescio ha perso un po' di regolarità nella sua marcia (infallibile in casa, mediocre in trasferta): un limite evidente della squadra di Caparros risiede nella sua linearità: raramente ti sorprende (tranne quando Riki ed Estoyanoff sono ispirati), e il più delle volte la sensazione è che il gol possa arrivare solo su calcio piazzato, anche quando l' avversario viene messo sotto pressione. Fatto da considerare normale questo oltre che per la natura spiccatamente "operaia" della squadra, anche per il fatto che con così tanti giovani in squadra non è strano peccare di quando in quando di concretezza (mi vengono in mente Verdù e soprattutto Cristian, che hanno già 23 anni ma sono esordienti nella Liga).
L' Atlético "sensato" (cioè con Torres e Aguero in attacco) continua la sua risalita, mentre il Zaragoza si mantiene in zona alta grazie alla superiore qualità dei suoi solisti (Aimar su tutti) di fronte a un Nàstic buono ma privo di mordente in attacco (ricordiamo che avevo indicato il Nàstic come squadra rivelazione assegnandogli un decimo posto finale…).
Il Villarreal giochicchiando si prende tre punti (e, in settimana, un bell' infortunio di sei mesi per Nihat!) e stoppa il Getafe, mentre Valverde, con la vittoria dell' Espanyol sull' Athletic, scaccia le noiose voci sul un suo eventuale esonero inguaiando al tempo stesso Sarriugarte. La Real Sociedad resta ancorata al suo triste ultimo posto dopo un triste 0-0 casalingo con l' intristito Betis: l' unica notizia buona per Lotina viene dall' intraprendenza del giovane De Cerio in attacco, sperando che magari avvenga il rilancio del nuovo acquisto, mio idolo ai tempi del Celta, Jesuli.
Irureta, nella bufera, aspetta ancora di trovare la sua squadra, che onestamente non riesco ancora a concepire in zona salvezza, dove l'hanno relegata disorganizzazione e un po' di sfortuna.
Tenete d'occhio Uche del Recreativo, possibile riedizione di Eto'o: tornato da un infortunio che lo ha appiedato ad inizio stagione, due gol nelle ultime due partite da subentrante per lui. L'ultimo contro l'Osasuna, uno spunto strepitoso da pantera.

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lunedì, novembre 13, 2006

DECIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Celta-Recreativo 1-2: Sinama Pongolle 48' (R); Uche 56' (R); Guayre 82' (C).

Racing-Sevilla 0-0

Betis-Levante 2-1: Edu 6' (B); Riga 63' (L); Capi 90' (B).

Nàstic-Deportivo 0-0

Real Sociedad-Espanyol 1-1: Diaz de Cerio 31' (R); Luis Garcia 53' (E).

Getafe-Mallorca 1-0: Nacho 60'.


Nella domenica magica di Van Nistelrooy e Ronaldinho (che balzano pure in testa alla classifica cannonieri), il Sevilla perde la vetta in favore del Barça con un pareggio davvero scialbo a Santander, mentre il Getafe, trascinato da un provvidenziale Abbondanzieri vola in zona Champions. Altro partita fuori casa così così del Depor, Celta da manicomio. La Real Sociedad non si rialza, il Betis si tira un po' su con una soffertissima vittoria sul Levante.

P.S.: Notizia di oggi, dopo i tre mesi di Messi, è che anche Saviola dovrà stare fuori fra il mese e il mese e mezzo. Ezquerro, pensaci tu!


CLASSIFICA
1 Barcelona 23
2 Sevilla 22
3 Real Madrid 20
4 Zaragoza 19
5 Getafe 19
6 Valencia 18
7 Atlético 17
8 Deportivo 16
9 Recreativo 16
10 Villarreal 15
11 Mallorca 13
12 Celta 13
13 Levante 12
14 Racing 11
15 Espanyol 9
16 Athletic 8
17 Osasuna 8
18 Betis 7
19 Gimnàstic 5
20 R. Sociedad 3



CLASSIFICA CANNONIERI
1 Ronaldinho 8
2 Van Nistelrooy 8
3 Kanouté 8
4 Diego Milito 8
5 Villa 5

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DECIMA GIORNATA: Barcelona-Zaragoza 3-1: Gabriel Milito (Z); Ronaldinho (B); Ronaldinho (B); Saviola (B).

Signori, Ronaldinho è tornato: sì, proprio lui, quello decisivo nelle partite importanti. In un match ricchissimo (più appagante sotto il profilo tecnico il primo tempo, mal giocato e nervoso ma tremendamente emozionante il secondo), in cui il Barça viene messo per lungo tempo in soggezione dallo sfacciatissimo Zaragoza di Victor Fernandez, è lui a tirare fuori dagli impacci un attacco blaugrana che, al di là dei numeri soddisfacenti, soffre tantissimo (in termini anche di semplice capacità intimidatoria) l'assenza di Eto'o e soffrirà ancora di più in futuro, dato l'infortunio che terrà fuori per i prossimi tre mesi Leo Messi.
Gravissima la sua assenza dalla prossima sfida col Werder, che deciderà una buona metà della stagione del Barça, e allarmante in sé il fatto, visto che già l'anno scorso l'argentino si infortunò per un lungo periodo e che una tale frequenza nell' infortunarsi fa temere per la regolarità della sua carriera futura (speriamo non si ripeta un caso Ronaldo).
Ma torniamo all' uomo-partita (e uomo della domenica con Van Nistelrooy), Ronaldinho: un gol di testa (già due cabezazos in questa stagione), una punizione pennellata all'incrocio che fa esplodere il Camp Nou e regala tre punti d'oro, e infine un' altra punizione che si stampa sulla traversa e permette a Saviola di appoggiare a porta vuota per il 3-1. In mezzo, una partecipazione continua, pimpante ed estrosa, che al di là dei colpi da fermo, che sono sempre in canna, ci conferma il suo pieno recupero.

Nel primo quarto d'ora si vede la miglior versione del Barça, padrone assoluto del campo: occupa stabilmente la metacampo avversaria, sfrutta il gioco sulle fasce come da tempo non si vedeva e soffoca sul nascere, con un pressing aggressivo, ogni azione di rilancio da parte del Zaragoza. Prima un tentativo di Messi respinto da un difensore avversario, poi una delle solite iniziative sull' asse Ronaldinho-Sylvinho (quanto buon calcio sgorga quando sulla sinistra giocano quei due!) ispira Gudjohnsen che, con un angolo molto ridotto a disposizione, non può che tirare addosso a César. Il Zaragoza fa davvero fatica a giocare ed è costretto a una condotta quantomai innaturale, con D'Alessandro e Aimar lontani una sessantina di metri dalla porta di Valdes e i lanci di Gabi Milito, a cercare magari la velocità di Ewerthon, come unica risorsa.
Però quasi alla prima occasione in cui gli ospiti escono dal loro guscio, arriva la prima svolta della partita, con l'inserimento di Gabriel Milito che su un calcio d'angolo di D'Alessandro punisce la distrazione di Marquez evidenziando le carenze ormai storiche del Barça sulle situazioni di "palla inattiva". Il Barça accusa ovviamente il colpo, e in maniera altrettanto naturale, è il Zaragoza a sciogliersi, facendo intuire quanto possano essere pericolosi i suoi quattro talenti offensivi quando possono combinare di prima palla a terra. Ma non succede granchè, anche perché la partita viene spezzettata fra il 20' e il 30' da un' incredibile serie di infortuni, che costringono ad uscire prima Messi (rilevato da Giuly), poi Celades e infine Edmilson. Quando praticamente si riprende a giocare, Ronaldinho, incustodito e favorito da un' uscita un po' intempestiva di César, pareggia di testa.
Dopo una breve fase di attacchi da una porta all'altra, la partita si stabilizza, col Barça che cerca di ragionare e rallentare un po' il gioco. Si prosegue senza grandi emozioni anche nel secondo tempo: Barça un po' a corto di idee che, irretito dall' avversario, comincia ad abusare dei cambi di gioco verso le ali, non trovando tanti spazi centralmente. Il Zaragoza pare avere un maggior controllo della situazione, a dire il vero senza creare nulla di rilevante e dando comunque l'impressione di cominciare ad accontentarsi del risultato.
Ma nessuno aveva fatto i conti con un altro dei grandi fenomeni della Liga, il guardalinee Rafa Guerrero (meglio conociuto in Spagna come Rafa-no-me-jodas, "Rafa-non-mi-rompere"): dieci anni fa, proprio in un Zaragoza-Barça, inventò un celeberrimo rigore+espulsione a favore del Barça allora allenato da Robson, stavolta invece suggerisce, al 73', all' arbitro di espellere Motta per un gesto su Diego Milito (indegna la sua sceneggiata: colpito al petto, si mette invece le mani sul volto) che al massimo meritava un giallo, ma nulla più.
Se non altro questo pastrocchio ha il merito di ravvivare la partita: in campo si scatena una specie di sommossa, e ciò alimenta la reazione del Barça, che pochi minuti dopo ristabilisce la parità numerica: ingenuità clamorosa di Gabi Milito che perde palla sull' attacco del neo-entrato Saviola (entrato per dare più rapidità negli ultimi metri, al posto di un Gudjohnsen generoso, tatticamente intelligente, ma che per caratteristiche non ha lo spunto decisivo sul breve) ed è costretto al fallo da chiara occasione da gol e quindi al cartellino rosso.
Con 20 giocatori invece che 22 in campo gli spazi aumentano e, come si sa, la partita può andare dall' una o dall' altra parte: il Barça forse ci crede di più, di sicuro Ronaldinho ha una fede incrollabile e la sua punizione scatena un autentico delirio. Il Zaragoza prova subito a rimediare, trascinato da un irrefrenabile Diogo, ma Valdes respinge il colpo di testa di Ewerthon e Zapater, in equilibrio un po' precario, fallisce il tap-in. Nel finale il Barça dimostra di aver imparato la lezione della partita col Chelsea e gestisce i cinque minuti di recupero da grande squadra, amministrando il possesso-palla senza rischi e trovando pure il gol del definitivo 3-1, con Saviola che, a dire il vero in netta posizione di fuorigioco, ribadisce in rete un' altra punizione del magico Ronaldinho stavolta infrantasi sulla traversa.

Lo abbiamo capito ormai, il Barça quest'anno non è nettamente superiore ai suoi avversari e deve soffrire (situazione aggravata dagli infortuni), avere pazienza, quando può giocare e affidarsi ai colpi delle sue individualità, perché anche con quelli, non bisogna assolutamente vergognarsi a dirlo, si vincono le partite.
Il Zaragoza perde, dal punto di vista meramente matematico, l'opportunità di assestarsi nelle zone altissime della classifica, ma non era questo l'obiettivo d'inizio stagione, e quindi sono da risaltare maggiormente i tanti dati positivi (un pareggio non sarebbe stato certo un furto), ancora di più quando il Valencia (che realisticamente potrebbe diventare il vero avversario nel caso di lotta per il quarto posto) continua a perdere colpi.
Victor Fernandez può vantarsi di avere una squadra che, a parte il primo quarto d'ora di apnea, ha tanta personalità e qualità da mettere in campo: allegra e spettacolare quando attacca, seria e pronta al sacrificio quando c'è da correre dietro all' avversario, anche se non è la sua specialità. Una squadra che in generale dà davvero la sensazione di poter trovare la via del gol con grande facilità, per una via o per l'altra.

I MIGLIORI: Ronaldinho su tutti, ancora una volta è salito in cattedra Iniesta: sicurezza totale nel gestire il pallone, sguazza nel mare magno del centrocampo con padronanza fuori dal comune e con una continuità d'azione encomiabile, sia nel proporsi ai compagni che nello spezzare il ritmo avversario. Utile la partecipazione di Saviola: provoca l'espulsione di Milito, procura il fallo della punizione di Ronaldinho per il 2-1 e segna il 3-1, anche se a porta vuota e in fuorigioco. Comunque, anche considerando la doppietta (pure questa facile) col Badalona in Copa del Rey, risponde presente.
Diogo è stato il migliore del Zaragoza: ha arginato, almeno quando poteva, gli estri di Ronaldinho, e si è distinto con le sue poderose progressioni cha più volte hanno trasformato l'azione da difensiva in offensiva, mettendo in grande difficoltà nelle coperture Sylvinho, come quando a pochi minuti dal termine va via al brasiliano e serve una palla d'oro per la testa di Ewerthon che avrebbe potuto fruttare il meritato pareggio. Copertina meritata per un giocatore troppo spesso sottovalutato.
Peccato davvero che Gabriel Milito rovini con la sciocchezza dell' espulsione una partita fin lì perfetta, che aveva pienamente esaltato il suo senso tattico e la sua personalità. Ewerthon è il più verticale e ficcante degli attaccanti del Zaragoza, D'Alessandro si fa preferire ad Aimar anche se poteva assestare qualche colpo più deciso al Barça.
I PEGGIORI: Non ha giocato male in assoluto, perché è sempre un giocatore prezioso, però inutile negare che, per come è strutturato, il Barça soffra avendo come prima punta un giocatore così poco rapido in spazi stretti come Gudjohnsen. Non è colpa sua, le sue caratteristiche sono altre, lo abbiamo già detto. Motta non riesce ancora a convincermi in quel ruolo davanti alla difesa, e in questo senso il fatto che l'infortunio di Edmilson duri solo dieci giorni è un'ottima notizia.
A parte l'irritante sceneggiata che provoca l'espulsione di Motta, Diego Milito stavolta, per fortuna del Barça, non si palesa in attacco. Errori, in mezzo a partite sufficienti, di Marquez e César, rispettivamente sul calcio d'angolo dell' 1-0 e dell' 1-1.


Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Zambrotta 6, Márquez 6, Puyol 6,5, Sylvinho 6,5; Iniesta 7, Edmilson s.v. (29'), Deco 6; Messi s.v.(23'), Gudjohnsen 6 (67'), Ronaldinho 8.
In panchina: Jorquera, Oleguer, Gio, Thuram, Motta 5,5 (29'), Giuly 6 (23'), Saviola 6,5 (67').
Zaragoza (4-4-2): César 6,5; Diogo 7, Sergio 6,5, G. Milito 6,5, Juanfran 6; D'Alessandro 6,5 (68') Celades s.v.(27') Zapater 6 Aimar 6 (79'); Ewerthon 6,5 D. Milito 5,5.
In panchina: Miguel, Piqué s.v. (79'), Ponzio 6 (27'), Óscar, Movilla, Lafita 6 (68'), Longas.

Gol: 0-1 (17'): G. Milito; 1-1 (31'): Ronaldinho; 2-1 (86'): Ronaldinho; 3-1 (96'+): Saviola.
Árbitro: Iturralde González (Colegio Vasco). Expulsó a Motta (73') y a G. Milito (76') con roja directa. Amonestó a Zapater (38'), D'Alessandro (47'+), Diogo (47'+), Ponzio (50'), Márquez (68'), Ronaldinho (81'), Sylvinho (88') y Sergio (95').
Incidencias: Camp Nou. 74.201 espectadores. Noche templada.

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domenica, novembre 12, 2006

DECIMA GIORNATA: Osasuna-Real Madrid 1-4: Van Nistelrooy (R); Van Nistelrooy (R); Van Nistelrooy (R); Valdo (O); Van Nistelrooy (R).

La differenza in questa partita l'ha fatta molto semplicemente la brutale, agghiacciante concretezza del Real Madrid e soprattutto dell' Incontrastato Signore del Gol, ovvero Ruud Van Nistelrooy. Una macchina di assoluta efficienza: su 8 tentativi del Real Madrid, 4 tiri sono stati dell' olandese, 4 sono stati i suoi gol e quindi percentuale del 100%. Magistrale dimostrazione dello sterminato repertorio a disposizione di chi la porta avversaria ce l'ha stampata in mente e vive il gol come un fatto meccanico: due reti di rapina, più lesto di tutti su rimpalli e respinte, e altre due con conclusioni millimetriche, una di sinistro (la terza) nello spazio fra palo e portiere, l'altra (la quarta e ultima) con un destro a girare sul secondo palo. Puro senso del gol.
Capello in brodo di giuggiole: massimo, e assai ridondante, risultato col minimo sforzo. L'unica arrabbiatura viene da alcuni cali di tensione nel secondo tempo, come quello che regala il gol all' Osasuna, con Valdo lasciato incustodito da Cannavaro sul calcio d'angolo. Per il resto, la partita ideale: in vantaggio subito, entusiasmi avversari raffreddati, contropiede a favore, gestione prudente e attenzione minima verso la qualità del gioco. C'è da chiedersi, e qualcosa lo abbiamo già intuìto, cosa possa succedere invece quando la strada non si mette subito così in discesa e quando la qualità degli attacchi avversari, che comunque arrivano con una certa frequenza dalle parti di Casillas, si fa superiore.
L'Osasuna non può rimproverarsi più di tanto: aveva pianificato, come il Nàstic due settimane fa, una partita di "guerriglia", con un pressing esasperato, e l'ha effettivamente disputata, comandando le operazioni per larghi tratti, almeno quando le energie, dato l'elevatissimo dispendio atletico, glielo hanno consentito. Però fare le cose bene dal punto di vista tattico contro certe squadre non basta: i dettagli spesso decidono queste partite, e mentre i difensori dell' Osasuna stanno fermi sulla respinta del loro portiere, dall' altra parte, nella grande squadra, c'è pronto l'avvoltoio, che non a caso costa qualche milione di euro in più rispetto a Webo o Valdo.
Nota finale per il pubblico del Reyno de Navarra, come al solito affettuosissimo quando arriva il Real Madrid: oltre ai soliti cori per Roberto Carlos, Guti e Beckham, ormai dei classici, quest'anno un' accendino lanciato in testa a Casillas, mentrel'anno scorso l'arbitro dovette raccogliere un'oliera (probabilmente da quelle parti amano farsi la spaghettata allo stadio).

I MIGLIORI: Si sarà capito forse che Van Nistelrooy è stato il migliore in campo, ma nel caso non sia stato chiaro, ve lo confermo: ebbene sì, è stato il migliore in campo. Altra buonissima partita di Emerson, molto attivo e presente in mezzo al campo, bravo anche nell' avviare l'azione del quarto gol. Quando gli avversari sfondano, c'è comunque San Iker: non sarà alto 1,96 come Diego Lopez, però se la cava.
Ottima partita di Javier Flano, che evidentemente si esalta quando dalle sue parti gioca Robinho: anche l'anno scorso al Bernabeu, fece risaltare ai danni del brasiliano le sue doti di marcatore appiccicoso. Attentissimo, pronto nell' anticipo e nel non far girare l'avversario, si sovrappone anche in amniera intelligente e costante, nonostante la fase di spinta non sia il suo forte.
I PEGGIORI: Diarra è ancora un corpo estraneo, non inserito e non impiegato nel suo vero ruolo. Con la crescita di Emerson il problema si aggrava: ho già espresso sino alla noia i miei dubbi sull' assortimento di questa coppia, e questo saliscendi (Diarra giocava bene a inizio stagione, Emerson giocava male: ora è l'esatto contrario) li conferma. Il problema è che Emerson si sta meritando, per come sta giocando ora, il posto davanti alla difesa e oltrettutto è pure un fedelissimo di Capello; però il vero investimento da tutelare, vista l'età e le prospettive future, è quello effettuato sul maliano. Robinho anche stasera viene limitato e pure lui si limita da solo alcune volte, esasperando certe sue iniziative individuali.
Sul primo gol il tiro di Robinho non è semplice, perché gli rimbalza davanti, ma Ricardo dovrebbe provare a respingerlo a lato, come insegnano nelle scuole calcio. Condividono le sue colpe i difensori che sulla respinta si fanno anticipare da un Van Nistelrooy più attento di tutti. Stavolta gioca a sostegno del combattivo Webo, quasi come seconda punta, ma è ancora un Raul Garcia flebile.

Osasuna (4-4-1-1): Ricardo 5,5; Javier Flano 7, Josetxo 5,5, Miguel Flano 6, Corrales 6,5; Valdo 6,5, Punal 6,5, Nekounam 6, Delporte 6 (13's.t. Héctor Font 5,5); Raul Garcia 5,5 (1's.t. David Lopez 6); Webo 6 (1's.t. Milosevic 5,5).
In panchina: Elia, Cruchaga, Cuéllar, Romeo.
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 7; Sergio Ramos 6, Helguera 6, Cannavaro 5,5, R.Carlos 6; Diarra 5, Emerson 7; Raul 6,5, Guti 6,5 (38's.t. Beckham s.v.), Robinho 5,5 (19's.t. Reyes 5,5); Van Nistelrooy 9.
In panchina: Diego Lopez, Mejia, Pavon, Salgado, Cassano.

Gol: Van Nistelrooy 11'(R); Van Nitelrooy 26' (R); V. Nistelrooy 44' (R); Valdo 63' (O); Van Nistelrooy 83' (R).
Arbitro: . Ammoniti: Javier Flano, Corrales, Delporte, Ricardo, Josetxo, Miguel Flano, Héctor Font per l'Osasuna; Helguera per il Real Madrid.

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DECIMA GIORNATA: Valencia-Athletic Bilbao 1-1: Morientes (V); Llorente (A).

Beffa incredibile allo scadere e altri due dolorosissimi punti persi per un Valencia che sta pagando carissimo il suo momento no, scendendo a potenzialmente (il Sevilla deve ancora giocare) 7 punti dalla vetta.
La prima mezzora è favorevole a un Athletic tatticamente molto ordinato, oltre che sicuro e preciso nel gestire il pallone: i baschi sfiorano pure il gol con un tiro a botta sicura di Gabilondo, a seguito di un pasticcio della difesa valenciana, che onestamente sembrava più facile insaccare in rete che sparacchiare su Canizares.
Il Valencia come sua consuetudine fatica a carburare e le difficoltà nell' impostazione e nella transizione fra difesa e attacco vengono pure accentuate dall' innesto d'emergenza di Albiol a centrocampo, che (nonostante al Getafe giocasse soprattutto in questo ruolo) fatica a trovare le distanze e le geometrie giuste. Molte imprecisioni e palle perse (soprattutto da Miguel e Ayala), poche idee, poco movimento e quindi pochi spazi.
Nell' ultimo quarto d'ora del primo tempo il Valencia fa vedere le cose migliori, quando finalmente comincia a sfoderare il suo tremendo potenziale offensivo, e, come sappiamo, gli basta ben poco per ottenere il vantaggio. Gli spazi cominciano ad aprirsi quando il quartetto d'attacco si muove finalmente con la giusta coordinazione: Villa si allarga sulla fascia sinistra, puntando Murillo senza pietà, e sulla trequarti si accentrano a turno Silva e Joaquin, aprendo gli spazi per gli inserimenti dalle retrovie, soprattutto quelli di Miguel sulla destra. Proprio in questo contesto nasce il gol di Morientes: Joaquin si accentra, crea lo spazio per Miguel che crossa rasoterra per la girata di Morientes, lenta ma troppo angolata per Lafuente.
Nel secondo tempo la situazione sembra davvero totalmente sotto controllo per il Valencia: il Bilbao palleggia e palleggia ma senza profondità, quasi a volersi accontentare di una sconfittat tutto sommato onorevole. Sarriugarte, che ci tiene a esorcizzare le voci sul suo esonero, prova a dare più peso all' inconsistente attacco della sua squadra, aggiungendo Llorente a Urzaiz e inserendo Etxeberria sulla destra. Proprio dai due nuovi entrati nasce l'azione del pareggio, insperato per l'Athletic e atroce per il Valencia: Etxebe ubriaca Cerra e mette un cross perfetto per Llorente che sbuca a sorpresa e infila di testa.

I MIGLIORI: Silva festeggia la meritata convocazione in nazionale con una prova di classe e vivacità: ci poteva stare pure un rigore su di lui nel primo tempo. Villa è il solito motore dell' attacco valenciano: bravissimo a cercarsi gli spazi e gli avversari giusti, nascono molti pericoli quando si sposta sulla fascia sinistra ed evidenzia tutta la differenza di passo rispetto a Murillo. Buoni spunti da Joaquin (nel primo tempo ha mostrato un aggancio volante con cross immediato che era una cosa semplicemente strepitosa), senza una continuità che dovremmo aver imparato ormai a non chiedergli più. Anche se non proprio a suo agio nella fase costruttiva del ruolo, alla lunga la sostanza di Albiol in mediana si fa apprezzare.
Vecchia volpe Etxeberria, si spera che il gol di Llorente non rimanga un fatto estemporaneo e serva per rilanciare definitivamente questa promessa finora non mantenuta. Urgente un suo apporto significativo in termini realizzativi per non dipendere eccessivamente da Aduriz, vista l'età di Urzaiz.
I PEGGIORI: Cerra, canterano schierato obbligatoriamente come titolare viste le assenze di Del Horno, Moretti e Regueiro, si fa fregare come un pivello (cosa che effettivamente è) nell' occasione fatale del pareggio: Etxeberria in tutta la sua carriera ha fatto sempre e soltanto quella finta (rientro sul sinistro per poi tornare subito sul destro per il cross) e lui ci è cascato in pieno, non andando oltrettutto ad aggredire Joseba. Peccato davvero, perché a parte i primi minuti di emozione aveva disputato una gara tutto sommato corretta.
Una domanda: qualcuno ha visto in campo Javi Martinez? Se ne sapete qualcosa in più, potete segnalarcelo. Gabilondo, dopo i fasti di Pamplona, torna al suo mediocre tran-tran, mentre Murillo palesa tutte le sue difficoltà a giocare sulla fascia destra: troppo pesante e legnoso per stare dietro al Villa o al Silva di turno, che però lo risparmiano in tutto il secondo tempo.

Valencia (4-4-2): Cañizares 6,5; Miguel 6, Navarro 6, Ayala 6, Cerra 5,5; Joaquín 6,5 (66'), Albiol 6,5, Edu 5,5 (72'), Silva 7; Morientes 6,5, Villa 7 (85').
In panchina: Butelle, Viana 6 (72'), Vicente, Baraja s.v. (85'), Angulo 5,5 (66'), Tavano, C. Torres.
Athletic (4-2-3-1): Lafuente 6; Murillo 5, Ustaritz 6, Sarriegi 6, Expósito 5,5 (79'); J. Martínez 4,5, Orbaiz 6; Aduriz 6 (72'), Yeste 5,5, Gabilondo 5 (90'); Urzaiz 5,5.
In panchina: Alcalde, Casas, Amorebieta s.v. (90'), Llorente 7 (79'), Etxeberria 7 (72'), Dañobeitia, Iturriaga.

Goles: 1-0 (43'): Morientes remata dentro del área; 1-1 (90'): Llorente, de cabeza.
Árbitro: Mejuto González, (col. Asturiano). Amonestó a Cerra (25'), Ustaritz (31') y Orbaiz (35').
Incidencias: Mestalla, 43.000 espectadores.

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DECIMA GIORNATA: Atlético Madrid-Villarreal 3-1: Fuentes (V); Zé Castro (A); Torres, rig. (A); Agüero (A).

Affidati agli specialisti, questa è la conclusione. Se si deve costruire una casa, ci vuole un ingegnere (e degli operai che si spacchino la schiena), se si ha un problema di salute si va dal medico, mentre se si allena una squadra di calcio che ha difficoltà in attacco, beh… allora ci vogliono degli attaccanti, possibilmente bravi. In settimana Aguirre, colto da un' improvvisa illuminazione, aveva denunciato i problemi dei suoi nel costruire palle-gol e allora, con un inaspettato colpo di genio, cosa ti fa il "Vasco"? Abbandona il "trivote" e mette Torres e Agüero dall' inizio in attacco!
Dopo lo svantaggio iniziale, l'Atlético non mostra un atteggiamento tanto diverso dalle altre partite (eccetto il soporifero 0-0 di Mallorca): domina a centrocampo, controlla il possesso-palla, costringe l'avversario nella sua area (più con la grinta che col gioco), però stavolta la pericolosità è ben diversa. Due gol alla fine del primo tempo che potevano essere molti di più e non cambia nulla neppure con l'uscita di Torres a fine primo tempo (fortunatamente non ha subito nulla di grave al ginocchio), perché a supporto di Agüero c'è ora Jurado e la scorciatoia verso il gol, con così tanto talento, resta a disposizione, come dimostra efficacemente la grande azione sul gol del "Kun". L'espulsione di José Mari poi chiude ogni discorso.
Vittoria che rinfranca Aguirre che, anche in assenza di un gioco, sa per certo che la sua squadra un'anima ce l'ha, come dimostra la grande reazione d'orgoglio dopo lo svantaggio, e sa anche che, messe da parte certe alchimie tattiche, quando i più bravi giocano nel loro ruolo, questo Atlético può creare problemi a chiunque. Peccato però che debba avere sempre l'acqua alla gola per mostrare qualcosa, quindi aspettiamo di vederlo azzeccare più partite di fila in condizioni "normali" prima di dargli qualche chance seria per le coppe europee.
Villarreal sulla falsariga del suo deludente inizio di campionato: dura un quarto d'ora massimo, fino al gol di Fuentes, e se inizialmente dà la sensazione di potersi distendere e affondare i colpi con maggiore personalità e qualità rispetto all' avversario, questa sensazione col passare dei minuti lascia sempre più spazio all' evidenza del dominio dell' Atlético, che strapazza sul piano del ritmo il centrocampo amarillo, da bocciare in bloco per la sua apatia, lentezza e passività.

I MIGLIORI: Entusiasmante Torres: nel primo tempo guida la riscossa colchonera con le sue azioni individuali, e nella più esaltante di queste (pallone largo recuperato sulla fascia sinistra, scatto bruciante e, appena entrato in area, dribbling a rientrare sul destro che costringe l'avversario al rigore) procura il rigore del 2-1, da lui stesso trasformato con classe e freddezza. Rivendicazione importante dopo la mancata convocazione in nazionale.
Con Aguero è un' altra cosa (deve stare ancora in panchina?): ora ce ne sono due di attaccanti, e pure forti, a dare fastidio alla difesa avversaria, e basta una scintilla per creare pericolo. Il Kun viene servito con palloni non sempre adatti a uno con le sue caratteristiche (nel primo tempo ci prova con due colpi di testa, il primo dei quali costringe Barbosa al miracolo), ma difende e controlla il pallone da maestro e libera tutto il suo talento quando può dialogare in spazi stretti con Jurado, uno che parla la sua stessa lingua. Un vero sollievo per un Juradomaniaco come me vedere la sua qualità finalmente valorizzata come si deve, al centro della trequarti: grande giocata sul gol del 3-1, assist d'esterno che innesca Agüero nello spazio. Bisogna sperare che Aguirre si renda conto che questi tre devono giocare assieme, e nei loro ruoli, ma non sono molto ottimista in questo senso.
Barbosa, soprattutto nel primo tempo, compie delle parate eccezionali, confermando di essere un portiere molto incompleto e discontinuo ma con colpi non comuni fra i pali.
I PEGGIORI: Bisogna fare qualcosa con Riquelme: nell'effimero predominio iniziale del Villarreal il suo trotterellare per il campo ha un senso, quando poi l'Atlético alza i ritmi a centrocampo, lui scompare e non fa altro che perdere palloni (14 persi in totale, molto spesso all' altezza del cerchio di centrocampo) per la sua tendenza a rallentare l'azione e a trattenere la sfera oltre un tempo ragionevole. Intendiamoci: lui ha sempre giocato in questo modo, anche quando trascinava il Villarreal al terzo posto, però dal mondiale in poi è entrato in una dinamica completamente negativa, deprimente, quasi sempre tagliato fuori dall' aggressività avversaria, e non sempre ha successo lo stratagemma di fermarsi per chiedere il fallo. Il Villarreal non se ne fa tantissimo di un giocatore utile solo nei calci piazzati, per quanto questi possano essere battuti bene (come quello che imbecca la testa di Fuentes per l'1-0): sveglia!!!
Centrocampo del Submarino polverizzato, blando dal punto di vista agonistico e incapace di impostare una manovra ariosa (a parte i miraggi del primo tempo), anche per via dei soliti problemi ad aprire il gioco sulle fasce: disatroso Somoza, mai convincente in questo suo inizio spagnolo: gioca sul centro-sinistra, un po' spaesato, lento, poco aggressivo e impacciato col pallone fra i piedi. Un altro nuovo acquisto che non trova proprio la sua dimensione è Cani: inizia sulla trequarti, poi va a destra, forse scomodo in un 4-3-1-2 che lo costringe a stare un po' troppo lontano dalle zone dove può creare veramente. Non riesce proprio a incidere, vanno forse rivisti i modi della sua coesistenza con Riquelme: probabilmente si sentirebbe più libero se giocasse dietro una sola punta in un 4-2-3-1, assieme a Riquelme e magari un esterno di ruolo come Marcos.
Le punte Forlan e Nihat non combinano nulla: si muovono, si allargano, ma sono inoffensive e, nel secondo tempo, completamente disinnescate. Da censurare l'espulsione di José Mari (che va con la falciatrice), appena undici minuti in campo per lui.


Atlético (4-4-2): Leo Franco 6; Seitaridis 6,5, Zé Castro 6,5, Perea 6,5, A. López 6; Galletti 6,5, Luccin 6,5, Maniche 6,5 (89'), Pernía 6; Torres 7,5 (48'), Agüero 7 (85').
In panchina: Cuéllar Valera Azcárate Costinha s.v. (85') Jurado 7 (48') Gabi s.v. (89') Víctor Bravo
Villarreal (4-3-1-2): Barbosa 7,5; Javi Venta 5,5, Fuentes 6, Cygan 6, Arruabarrena 5,5 (46'); Cani 5, (61') Senna 5,5, Somoza 5 (69'); Riquelme 5; Nihat 5, Forlán 5.
In panchina:Viera, Q. Álvarez, Peña, Josemi 5 (46'), Josico s.v. (69') Marcos García, José Mari 4 (61')

Goles: 0-1 (13'): Fuentes cabecea a placer una falta de Riquelme; 1-1 (36'): Zé Castro peina una falta sacada por Pernía; 2-1 (47'+): Torres de penalti; 3-1 (65'): Agüero pica de maravilla sobre Barbosa tras recibir de Jurado en profundidad.
Árbitro: Pérez Burrull, del Colegio Cántabro. Expulsó a José Mari (72'). Amonestó a Luccin (20'), Pernía (30'), Agüero (35'), Cani (47'+) y Nihat (66').
Incidencias: Vicente Calderón. 48.000 esp.

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