Il buonsenso, gli infimi valori tecnici e la tendenza di tutto un campionato avrebbero dovuto scongiurare chiaramente tale ipotesi, ma quella stessa Real Sociedad che, con i successi su Betis ed Atlético Madrid, solo alla trentunesima giornata è riuscita ad ottenere il “filotto” di due vittorie consecutive (sesta in totale in questa Liga, record negativo condiviso con Nàstic e Levante), si trova ora a 27 punti, -3 da Celta e Levante al terzultimo posto e a –5 dall’ Athletic Bilbao. Mancano sette giornate, e ancora andranno affrontati Barça e Valencia, ma già il fatto di essere arrivati a questo punto è da considerarsi un miracolo.
Seppure in notevole ritardo, si può anche dire che il serio Lotina sia riuscito a dare un’ identità perlomeno rispettabile alla Real. In mancanza di ogni altra cosa, la strategia si riduce, diciamolo chiaro a tondo, alla mera sopravvivenza: 4-2-3-1/4-4-2 con un
doble pivote composto da Garitano, che definirei un nullo-campista, e Juanito, un difensore centrale di ruolo, tutti dietro a lottare su ogni pallone come se fosse l’ ultimo, chè al resto ci pensa
Savio nostro.
Eh già, bel tipo il Bortolini Pimentel: a 33 anni tornare in tutta fretta dal suo Brasile per fare il salvatore della patria di una squadra senza capo né coda è proprio un lavoraccio ingrato, ma il brasiliano, talento sin troppo ostacolato dagli infortuni nel corso dellla sua carriera, sta compiendo in pieno il suo dovere, e pure divertendosi (certo che fa pensare: l’ anno scorso servì Mark Gonzalez per salvare capra e cavoli, quest’ anno si prova con Savio. Ma azzeccare una volta tanto la campagna acquisti già in Estate non sarebbe meglio?).
Con Xabi Prieto incapace di uscire dalla sua condizione di giocoliere puramente ornamentale, rimane lui l’ unica scintilla di futbol di questa misera Real, spesso letteralmente incapace di far transitare palloni puliti dalla metacampo all’ attacco. Non ha più lo scatto micidiale sul breve e il dribbling secco vicino alla linea di fondo, ma la calamita che ha al posto del piede sinistro offre sempre un’ ancora di salvezza ai mediocri centrocampisti txuri-urdin, che sanno bene come affidarla a Savio serva nella peggiore delle ipotesi a conservare il possesso del pallone (anche se a volte il brasiliano la tiene troppo e si perde in inutili giri su se stesso in ancor più inutili zone del campo), e nella migliore a sfondare sulla trequarti dopo essere sgusciato come un’ anguilla fra nugoli di avversari.
La qualità che non invecchia mai di Savio è servita se non altro a far sentire meno solo là davanti Darko
Kovacevic, che può essere l’ altro elemento-chiave in un’ eventuale salvezza realista. Leggi lo score del serbo e trovi “gol: 2” (e i massimi cannonieri della Real sono Aranburu, Diaz de Cerio e Xabi Prieto con, udite udite, 3 gol: da dati come questo capisci un bel po’ di cose), strabuzzi gli occhi, gli punti contro il dito, ma la verità è che per lui è stato un autentico supplizio giocare in questa squadra, unica punta costretta a pregare ogni divinità possibile ed immaginabile pur di avere almeno un pallone decente a partita.
Probabile, anzi certo, che per Kovacevic gli anni migliori siano passati, ma non è certo questa l’ unica differenza rispetto alla Liga 2002-2003, è che in quell’ occasione aveva accanto a sé Nihat nonché Karpin, De Pedro, Aranzabal e un grande Lopez Rekarte a rifornirlo dalla fasce e Xabi Alonso a tirare le fila del gioco a centrocampo…
Del resto l’ abbiamo visto anche sabato scorso con l’ Atlético, basta un cross come si deve (guardacaso di Savio) e Darko non si fa certo pregare. Straordinaria non solo per il gol l’ ultima partita di Kovacevic, che ha praticamente giocato tutto il match da centrocampista aggiunto (lasciando di fatto il solo Diaz de Cerio come punta), con un aiuto costante ai compagni in fase di non possesso.
Zero gol subiti nelle ultime due partite ma, sottolineato il discreto lavoro di filtro del centrocampo (e qualche ottimo intervento di Claudio Bravo, giusto profitattore dell’ inadeguatezza di Riesgo), non si possono certo dare i meriti a una difesa parsa tutt’ altro che sicura, specialmente nella sua coppia centrale Ansotegi-Victor Lopez, specialista nel regalare incertezza in ogni suo intervento.
Lisci, malintesi, disimpegni approssimativi, rinvii sbilenchi: dei due è sicuramente il 24enne canterano Ion
Ansotegi il più calamitoso, tanto che lo si potrebbe definire il “Titus Bramble basco” per i riflessi da bradipo e la goffaggine negli interventi che tanta tenerezza ci fanno provare nei confronti del centrale del Newcastle.
Victor Lopez, argentino arrivato a gennaio dall’ Arsenal Sarandi, ha le sue belle sbavature, ma tende alla lunga a dimostrare una maggior risolutezza e tempestività negli interventi rispetto al compagno. In ogni caso, mi pare strano che in tale scenario non trovi posto
Mikel Gonzalez, altro canterano che almeno nelle occasioni in cui ho avuto modo di vederlo mi è parso il più sobrio dei centrali della Real, anche più del modesto
Labaka.
A destra è ormai titolare in pianta stabile
Gerardo, ed era facile prevederlo trattandosi del classico soldatino, dinamico, duttile e anche tecnicamente sufficiente, che conquista il cuore di ogni allenatore.
Garrido percorre invece l’ altra fascia: onestamente se a suo tempo qualcuno può aver pensato a questi come a un talento particolarmente promettente si è sbagliato di grosso: è uno specialista della fascia sinistra, e di questi tempi è già molto, è regolare nella sua azione, appoggia la manovra, ma non va oltre il compitino. Il grande pregiudicato è finito col diventare
Lopez Rekarte, pessima la sua stagione, a lungo impiegato sull’ odiata fascia sinistra, vera e propria ombra di quello che qualche stagione fa risultava essere il miglior terzino destro spagnolo.
A centrocampo, è salito in cattedra il citato duo “Encefalogramma Piatto” Garitano-Jauregi. Uno dei sintomi del recente impoverimento tecnico e spettacolare della Liga è proprio la tendenza sempre maggiore degli allenatori a schierare a centrocampo coppie composte da meri interdittori. Però non staremo certo qui a rimproverare Lotina, le cui idee difensiviste conosciamo benissimo ma che comunque si trova ad allenare una squadra che mira anzitutto alla sopravvivenza e che in ogni caso ha a sua disposizione una scelta assai ristretta, i problemi vengono quando ai piani alti si è costretti a vedere Emerson-Diarra o Albelda-Albiol…
Comunque, i due interdittori di Lotina se la sbrigano, meglio Juanito che ha una punta in più di visione di gioco e di piede rispetto all’ oscuro, criptico ed ermetico Garitano (onestamente mi trovo spesso a chiedermi quale sia la sua reale funzione). Restano ai margini il mediocre
Mikel Alonso, il giovane
Elustondo, paragonato a Xabi Alonso senza averne finora la benchè minima prova, e
Diego Rivas, una delle delusioni più cocenti, l’ acquisto più oneroso (3 milioni di euro) dell’ estate del rovinoso Bakero, e anche questo è un dato indicativo su quella che è la realtà più recente della Real Sociedad.
Meno spiegabile però che in queste ultime partite resti in panchina uno dei pochi giocatori decenti, l’ ottimo
Aranburu, dinamismo e qualità. Quello che era inizialmente un mediano negli ultimi anni è diventato sempre di più un centrocampista offensivo, sulle fasce o in appoggio a un’ unica punta, soluzione adottata più per sopperire a certe carenze qualitative che per una reale predisposizione del giocatore, che a mio avviso dovrebbe restare uno che porta palla a centrocampo, si inserisce di tanto in tanto e stop, di certo non un trequartista.
Comunque Aranburu ha trovato più spesso spazio nellla linea di trequartisti del 4-2-3-1 più che nel doble pivote, e il fatto che Lotina abbia deciso negli ultimi tempi di passare alla formula a due punte ha tolto inevitabilmente spazio a questo giocatore ormai “troppo vivace” per fare il centrocampista puro.
Dalle fasce viene tutta la creatività: il deus ex-machina Savio a sinistra,
Xabi Prieto a destra. Quest’ ultimo, come ho anche anticipato ad inizio articolo, è un giocatore che non smetterò mai di fustigare per l’ indolenza e per il poco che esprime in rapporto a quanto lascia intuire di possedere. Chissà, forse è solo un’ illusione: non va via mai, dico mai, in velocità all’ avversario, l’ unica cosa che sa fare è tenere palla, giochicchiare attirando gli avversari su di sé per poi restituire palla al compagno smarcato: troppo poco per un giocatore di fascia, forse provarlo con più convinzione nel ruolo di trequartista centrale, dove dovrebbe avere un passo e dei tempi di gioco più adatti, potrebbe rivelarsi la sua salvezza, almeno spero.
Al momento Lotina dispone di pochissime alternative per la trequarti: lo sloveno
Stevanovic, uno dei tanti flop pescati sul mercato internazionale dalla Real (che in questo ha il fiuto di un segugio cocainomane), è infortunato; idem per
Jesuli, per il quale comunque non è per niente riuscita quell’ operazione-rilancio nella quale speravo ardentemente e per
Gari Uranga, da tempo e fino a fine stagione ai box, grave perdita perché uno dei pochi giocatori dotati di uno spunto considerevole in velocità). Novo invece, ovunque lo schieri fornisce ben poco.
In attacco abbiamo detto di Kovacevic, all’ occorrenza riciclato in questo ruolo più arretrato (tiene su palla e si inserisce in seconda battuta in area di rigore), per il quel Lotina ha scelto infine come partner
Diaz de Cerio, mandato più avanti rispetto al serbo, a battagliare in prima linea e a cercare di infastidire con movimenti in profondità le difese avversarie. Il canterano ha come pregi la combattività e la vivacità, a fronte invece di una certa precipitazione e confusione in alcune occasioni. Comunque, un attaccante con margini di miglioramento, una buona rapidità e un buon fiuto, oltre che ottimi ruolini nella sua trafila nelle giovanili.
Tralasciato l’ infortunato cronico
Skoubo (ormai un mistero, e dire che aveva cominciato in maniera interessante l’ anno scorso), l’ altra opzione rimane l’ argentino
German Herrera, acquisto invernale, spesso sciupone ma utile anche a partita in corso con la sua mobilità e velocità.
Etichette: Real Sociedad