lunedì, maggio 28, 2007

TRENTASEIESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Athletic Bilbao-Mallorca 1-0: Urzaiz, rig. 63'.

Celta-Betis 2-1: Robert 29' (B); Gustavo Lopez 41' (C); Fernando Baiano, rig. 94' (C).

Recreativo Huelva-Espanyol 0-1: Tamudo 81'.

Osasuna-Real Sociedad 2-0: David Lopez 25'; Nekounam 32'.

Racing-Levante 2-3: Ettien 11' (L); Zigic 31' (R); Riga 37' (L); Riga 72' (L); Felipe Melo 77' (R).


Importantissima vittoria dell' Athletic: in una gara carica di tensione, è ancora una volta Urzaiz a togliere le castagne dal fuoco, stavolta dal dischetto. Con questo risultato rischia di servire a poco al Celta la vittoria casalinga col Betis. Betis infuriato per l' arbitraggio, per il quale son stati tirati in ballo addirittura i vertici federali (te pareva...): due espulsi e il rigore all' ultimo minuto che a non pochi è parso letteralmente inventato.
Colpaccio, su un campo difficile ma con un Racing senza più obiettivi, anche del Levante, che vede sempre più vicina la salvezza: monumento ad Abel Resino e a Mustapha Riga, grande protagonista in queste ultime giornate.
L' Osasuna zittisce parecchie linguacce che in settimana da Siviglia (sponda Betis) avevano sospettato un favore alla Real Sociedad. L' aiutino era ben visto dagli stessi tifosi dell' Osasuna, alcuni dei quali infatti hanno abbandonato lo stadio sdegnati dopo il 2-0 di Nekounam... Real Sociedad che può solo chiedere aiuto agli altri, perchè da sola non è in grado di combinare nulla, e infatti va sempre più incontro al suo meritatissimo destino.
Il Recre dice definitivamente addio ai sogni di coppa: crea di più, ma Tamudo, al gol numero 110 in Liga (un solo gol di distacco dal goleador di tutti i tempi dell' Espanyol, Maranon), lo punisce.


CLASSIFICA
1 Real Madrid 72
2 Barcelona 72
3 Sevilla 70
4 Valencia 65
5 Zaragoza 58
6 Atlético 57
7 Villarreal 56
8 Getafe 52
9 Recreativo 50
10 Racing 49
11 Espanyol 48
12 Mallorca 48
13 Deportivo 44
14 Osasuna 43
15 Levante 39
16 Betis 37
17 Athletic 37
18 R. Sociedad 33
19 Celta 33
20 Gimnàstic 25


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Van Nistelrooy 23
2 Kanouté 21
3 Ronaldinho 20
4 Diego Milito 19
5 Forlán 17

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TRENTASEIESIMA GIORNATA: Sevilla-Zaragoza 3-1: Luis Fabiano (S); D’ Alessandro (Z); Kerzhakov (S); Kanouté (S).

Non finiscono mai le emozioni di questa Liga. Il Sevilla a 10 minuti dalla fine era tagliato fuori, ma ancora una volta ha fatto appello al suo straordinario carattere per risalire la corrente. Una squadra grandissima, entusiasmante, perché sa di essere sempre padrona esclusiva del proprio destino, senza alibi o pietosi fatalismi.
E’ stata una partita assai complicata per gli andalusi, che hanno dovuto capitalizzare al massimo le proprie fiammate non potendo disporre del controllo totale di una partita che si è sviluppata seguendo fasi alterne.

Solita partenza sprint dei padroni di casa, con una serie impressionante di calci d’ angolo e la parata di César su Kanouté. Poi però l’ ambiente si raffredda, ed il Zaragoza comincia a tenere meglio il centrocampo, incapace però di rendersi seriamente pericoloso. Comunque prima che la situazione si faccia delicata, ci pensa Luis Fabiano con un gol da applausi, soprattutto per come si libera spalle alla porta di Sergio.
Gol importante, perché permette al Sevilla di riorganizzarsi al meglio per l’ assedio furente che lancia ad inizio secondo tempo, un vero e proprio uragano che si abbatte su un Zaragoza che per sua fortuna riesce a uscirne illeso. Kanouté sbaglia un rigore sparandolo in curva, e César salva alla grande su due sfuriate di Adriano. Il sospetto è che il Sevilla si sia fatto scappare un’ occasione ghiottissima contro un avversario che, se lo si lascia vivo, ti può fare più male di un serpente velenoso.

Non proprio nella maniera più convenzionale, ma il gol che acuisce i rimpianti per le occasioni sprecate e gela il Sanchez Pizjuan puntualmente arriva: è un D’ Alessandro fin lì inesistente ad estrarlo letteralmente dal cilindro. Su un calcio d’ angolo cerca sfacciatamente la porta, Palop forse la parerebbe se davanti a lui il salto di Daniel Alves non provocasse la deviazione decisiva.
Panico, Juande Ramos prova a rispondere rinvigorendo il suo arsenale offensivo: dentro Kerzhakov per Luis Fabiano e lo specialista dei calci piazzati Duda per un innocuo Jesus Navas. Le squadre si allungano, la partita ora è spalancata ad ogni possibile soluzione, da una parte come dall’ altra. Ewerthon rischia la beffa clamorosissima quando un suo destro deviato si impenna, scavalca Palop e termina la sua traiettoria sulla traversa.
Scampato il pericolo, la palla d’ oro capita a Duda: Alves va in azione personale e lo smarca, il portoghese sulla destra è liberissimo, ma siccome ha solo il sinistro, perde tempo per rientrare e la conclusione finisce incredibilmente a lato. La damnatio memoriae non gliela toglierebbe nessuno, ma per sua fortuna c’è Kerzhakov a far dimenticare l’ erroraccio. Il russo approfitta di una palla orrenda persa da Gabi Milito e, cattivo come piace a noi, scaraventa a rete senza fare tanti complimenti. Kanouté, servito dal devastante Kerzhakov al termine di una vertiginosa azione di contropiede, chiude i conti in pieno recupero.

I MIGLIORI: Staffetta perfetta fra Luis Fabiano e Kerzhakov: O Fabuloso segna un gran gol, con quell’ arte che al di là della sua discontinuità nessuno osa negargli, e poi procura il rigore sparacchiato alto da Kanouté; Kerzhakov è determinante con la sua velocità in una fase in cui gli spazi si aprono e la partita ha uno sviluppo estremamente fluido: già al primo pallone provoca l’ ammonizione di Sergio, poi segna il gol decisivo con la rabbia e la concretezza dell’ attaccante vero, infine assiste Kanouté per il 3-1. Non male come cammeo…
Purtroppo è costretto a uscire per problemi fisici (troppi contrattempi per lui in questa stagione), ma Adriano è sempre una freccia acuminatissima, addirittura incendiario nell’ assedio di inizio secondo tempo (sfiora due gol, uno dei quali sarebbe stato molto simile all’ 1-0 di Glasgow).
Per Alves ennesima prestazione di dinamismo inesauribile e sempre creativo (io mi chiederò sempre come sia possibile in natura che anche a fine partita un giocatore che corre così tanto conservi la lucidità per fintare, dribblare stretto, fare tunnel e cose di questo genere), Javi Navarro perfetto. Grandi parate per César Sanchez.
I PEGGIORI: Il Sevilla non assume mai il controllo stabile del centrocampo, e Renato la vede poco. Jesus Navas, frulla tanto le gambe, ma non dribbla mai.
Molto male i pilastri della difesa zaragocista: Sergio soffre la velocità dei sivigliani, e viene scherzato malamente da Luis Fabiano sull’ 1-0; Gabi Milito regala invece il 2-1 a Kerzhakov; Diogo (beccato continuamente dal pubblico del Sanchez Pizjuan, memore della rissa da pollaio con Luis Fabiano dell’ andata) non spinge mai e si fa pure espellere indegnamente nel finale. Verrà squalificato per la gara cruciale col Real Madrid, che comunque non avrebbe giocato per l’ odiosa (e sleale) clausola che da qualche anno riguarda ogni prestito che fa la Casa Blanca. Deludenti assai sia Diego Milito che Aimar. Lento a centrocampo ed ingenuo nell’ occasione del rigore poi fallito da Kanouté Movilla.


Sevilla (4-4-2): Palop 5,5; Daniel Alves 7, Javi Navarro 7, Dragutinovic 6, Escudé 6; Jesus Navas 5,5 (dal 77’ Duda 5), Poulsen 6, Renato 5, Adriano 7 (dal 61’ Puerta 6); Kanouté 6, Luis Fabiano 7 (dal 69’ Kerzhakov 7).
In panchina: Cobeño, Hinkel, Martí, Maresca,
Zaragoza (4-4-2): César Sanchez 7; Diogo 5, Sergio 5, G. Milito 5, Juanfran 5 (dal 62’ Piqué 6); D’ Alessandro 6,5, Zapater 6, Movilla 5 (dal 62’ Celades 5,5), Aimar 5,5; Sergio Garcia 5,5 (dal 73’ Ewerthon 6), D. Milito 5.
In panchina: Miguel, Longas, Lafita, Oscar.

Gol: Luis Fabiano 26’ (S); D’ Alessandro 73’ (Z); Kerzhakov 82’ (S); Kanouté 93’ (S).
Arbitro: Mejuto Gonzalez. Ammoniti: Poulsen, Adriano, Kerzhakov per il Sevilla; Sergio, Gabi Milito, Movilla per il Zaragoza. Espulso: Diogo per doppia ammonizione.

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TRENTASEIESIMA GIORNATA: Nàstic-Atlético Madrid 0-2: Fernando Torres; Fernando Torres, rig..

Vittoria non brillante (ci mancherebbe…) ma tutto sommato comoda per l’ Atlético, il Villarreal per il momento è ricacciato indietro. Il Nàstic gioca col cuore in pace, già retrocesso prima del fischio iniziale a causa del successo dell’ Athletic sul Mallorca.
I padroni di casa non giocano male (sinceramente ho visto giocare peggio altre squadre quest’ anno, e anche in zone ben più alte della classifica…), conducono le danze e propongono buoni scambi di posizione fra Irurzun, Rubén Castro e Portillo, ma hanno il peso offensivo di un moscerino, e inoltre non ci vuole molto per capire perché la loro difesa è la più battuta della Liga.
L’ Atlético non ha grandi problemi a sfondare fra le linee di difesa e centrocampo dei catalani, e il resto lo decide la coppia Maxi Rodriguez-Torres: l’ argentino ispira in profondità Torres, che segna lo 0-1 sull’ uscita di Rubén Pérez.
Il Nàstic prova ad aggiungere chili al suo attacco con Makukula, che di testa sfiora il gol ad inizio secondo tempo, ma un rigore discutibilissimo su Maxi, poi trasformato da Torres, zittisce tutti.

I MIGLIORI: Molto meglio Maxi Rodriguez quando può accentrarsi fra le linee e fare il guastatore piuttosto che da esterno, dove non ha doti tecniche all’ altezza. Determinante in appoggio a Torres, assist per lo 0-1 e rigore procurato. Torres resterà sempre un giocatore discutibile (temo sopravvalutato), ma ciò che non può essere discusso è la sua importanza per quest’ Atlético, 14 gol nella Liga con questa doppietta.
I PEGGIORI: Sottotono Portillo, modesto Chabaud.

Nàstic (4-2-3-1): Rubén Pérez 6; Calvo 6, César Navas 5,5, Matellan 6, Marco 6,5; Generelo 5,5, Chabaud 5 (dal 61’ Merino 5,5); Campano 6, Irurzun 5,5, Portillo 5,5 (dal 61’ Gil 6); Rubén Castro 6 (dal 45’ Makukula 6).
In panchina: Bizarri, Ruz, Juan Diaz, Morales.
Atlético Madrid (4-4-1-1): Leo Franco 6; Seitaridis 6,5, Pablo 6, Eller 6,5, Pernia 6; Galletti 5,5, Gabi 6, Costinha 6, Petrov 6 (dal 68’ Jurado s.v.); Maxi Rodriguez 7 (dal 74’ Antonio Lopez s.v.); Fernando Torres 7 (dall’ 87’ Agüero s.v.) .
In panchina: Pichu, Perea, Zé Castro, Luccin, Mista.

Gol: Fernando Torres 10’; Fernando Torres, rig. 54’.
Arbitro: Pérez Lasa. Ammoniti: César Navas, Calvo e Marco per il Nàstic, Gabi, Galletti e Leo Franco per l’ Atlético Madrid. Espulso: Makukula.

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domenica, maggio 27, 2007

TRENTASEIESIMA GIORNATA: Barcelona-Getafe 1-0: Ronaldinho.

Sofferenza e terrore regnano incontrastati sul Camp Nou di questi tempi. Ad ogni buon tifoso blaugrana saranno andati via minimo due anni di vita sull’ azione nella quale Manu del Moral va via a Puyol sulla fascia destra, mette il pase de la muerte che attraversa tutta l’ area piccola, ma solo per miracolo non trova la deviazione di Pachon, ostacolato da un Oleguer che se solo avesse sfiorato il pallone, ben poco avrebbe potuto fare per evitare l’ autorete.
Gran parte del merito di questo remake solo sfiorato della gara col Betis va a Ronaldinho, che è sì l’ autore del gol, (servito a porta vuota da Eto’o al termine di un contropiede che, dopo una palla persa sulla trequarti, aveva trovato scoperto il Getafe) ma è anche colui che, con una brutta reazione sull’ appiccicoso Belenguer verso la fine del primo tempo, si fa espellere stupidamente e lascia il Barça in 10 con la temutissima prospettiva di dover giocare tutto il secondo tempo per limitare i danni e conservare il vantaggio minimo.
A dire il vero, per certi versi andrebbe apprezzato di più il Barça in inferiorità numerica del secondo tempo rispetto a quello “normale” del primo tempo. Il secondo è farraginoso nel possesso-palla, poco corale e troppo dipendente dagli estri del tridente nelle sue iniziative offensive (e neanche lo 0-6 del Calderon in assoluto è stata una prestazione così straordinaria, non inganni il risultato), mentre il primo non si può negare che abbia cercato di ovviare all’ inferiorità numerica con una buona dose di grinta e determinazione, cercando e sfiorando oltrettutto il 2-0 in più occasioni, gol negato per un soffio e non senza l’ indesiderato ausilio della cattiva sorte.
Normale poi che col passare dei minuti i padroni di casa abbiano arretrato il baricentro e il Getafe, comunque sempre un po’ leggerino nella sua fase offensiva, si sia impadronito del pallone creando quel paio di terrificanti brividi sulla schiena degli spetttori del Camp Nou.

I MIGLIORI: Eto’o sul piano atletico è tornato in grande spolvero, incredibile l’ apporto in termini di quantità di ogni sua prestazione. Anche Messi tiene vivo l’ attacco con le sue iniziative individuali (da lui nasce l’ azione del gol), anche se talvolta scadono in un deprecabile individualismo.
I PEGGIORI: Ronaldinho l’ ha fatta davvero grossa, Belletti è troppo nervoso e falloso (subito dopo l’ espulsione di Ronaldinho, gli animi dei giocatori del Barça si accendono fin troppo), Verpakovskis inesistente.


Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Belletti 5,5 (dal 61’ Oleguer 6), Thuram 6, Puyol 6, Gio 6; Xavi 6 (dal 92’ Iniesta s.v.), Edmilson 6, Deco 6; Messi 6,5 (dall’ 89’ Motta s.v.), Eto’o 6,5, Ronaldinho 5.
In panchina: Jorquera, Sylvinho, Giuly, Gudjohnsen.
Getafe (4-4-2): Abbondanzieri 6; Contra 6, Pulido 5,5, Belenguer 6, Paredes 5,5; Cotelo 5,5, Celestini 6, Casquero 6, Nacho 6 (dal 59’ Albin 6); Manu del Moral 6, Verpakovskis 5 (dal 59’ Pachon 6).
In panchina: Luis Garcia, Tena, Redondo, Licht, Sousa.

Gol: Ronaldinho 2’.
Arbitro: Pérez Burrull. Ammoniti: Edmilson, Deco, Xavi, Eto’o per il Barça; Belenguer, Pulido, Casquero, Nacho, Albin per il Getafe. Espulso: Ronaldinho per doppia ammonizione.

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TRENTASEIESIMA GIORNATA: Real Madrid-Deportivo 3-1:Sergio Ramos (R); Capdevila (D); Raul (R); Van Nistelrooy (R).

Vittoria doveva essere e vittoria è stata, ma con più difficolta di quanto avrebbero detto le previsioni della vigilia e di quanto potrebbe far pensare il risultato finale.
L’ unica seria preoccupazione che il Deportivo, tranquillissimo a metà classifica, terribilmente spuntato e molto a disagio nel gioco manovrato, avrebbe potuto realisticamente creare al Real Madrid, riguardava la sua eccellente organizzazione difensiva. Mastro Caparros è uno specilaista nel far giocare male gli avversari e nello spezzare continuamente il ritmo del gioco, e così da parte del Real Madrid, dopo un effimero assedio iniziale, non si son potute vedere né la manovra fluida del primo tempo di Huelva, né le sfuriate delle rimonte contro Sevilla ed Espanyol.
In queste situazioni è necessario aprire il campo il più possibile, ma mentre Beckham è ispiratissimo a destra, Robinho non è in gran serata, nonostante Coloccini, col suo passo chiaramente non da terzino, rappresenti una preda prelibatissima. Comunque sia, dopo un brivido causato da un sinistro a lato di Arizmendi, il gol arriva: cross mancino dalla fascia sinistra di Beckham, deviazione di mano di Van Nistelrooy non vista dall’ arbitro, mischia risolta infine dal solito animalesco Sergio Ramos.
Il primo tempo prosegue abbastanza bloccato, fino a quando, ad inizio secondo tempo, la partita impazzisce nel giro di pochi minuti: prima Beckham colpisce un palo clamoroso su punizione, poi è il Depor a farsi avanti con decisione, creando una serie di occasioni clamorose all’ interno di una mischia generale nell’ area di Casillas e raggiungendo immediatamente dopo un pareggio neppure troppo immeritato, quando in seguito a un’ azione da calcio d’ angolo Capdevila nell’ area piccola deviai in rete un perfetto cross a mezza altezza di De Guzman dalla sinistra.
Ma che il Real Madrid non abbia alcuna intenzione di farsi sottrarre la Liga lo conferma il fatto che, appena tre minuti dopo, Raul, simbolo del madridismo più battagliero, giri di testa perfettamente un ancor più perfetto cross di Beckham dalla destra, ristabilendo il vantaggio.
Caparros butta nella mischia Bodipo, ma la gara ormai è tutta dalla parte del Real Madrid, che può agire di rimessa e conservare il possesso-palla (per questo entra anche Guti), chiudendo infine la partita con l’ inevitabile gol di Van Nistelrooy, a porta vuota al termine di un’ azione un po’ rocambolesca.

I MIGLIORI: Estremamente importanti, anche a livello simbolico, i tre marcatori del Madrid: Sergio Ramos e Raul, anima e trascinatore, Van Nistelrooy, bomber indispensabile. Magnifica partita di Beckham: i suoi palloni dalla fascia stanno decidendo buona parte di questo finale di Liga.
Grande partita di Cristian nel Deportivo, finalmente l’ ho visto incisivo e non solo grazioso ma fumosetto. Fa ammattire Torres, da sinistra rientra sul destro, crossa o serve sulla corsa Capdevila, gli avversari non capiscono mai le sue intenzioni. Dinamico e volenteroso De Guzman.
I PEGGIORI: Torres in seria difficoltà con Cristian, Robinho un po’ scialbo, Coloccini goffo sul gol di Van Nistelrooy, Gago ancora una volta si conferma non a suo agio nel sistema di Capello. Sinceramente non capisco e non capirò mai a cosa serva Juan Rodriguez (che tra l’ altro andava espulso per un paio fra manate e gomitate) nella posizione di trequartista (e Verdù entra solo sul 3-1…).


Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 6,5; Torres 5, Cannavaro 5,5, Sergio Ramos 6,5, Roberto Carlos 6,5 (dall’ 88’ Cicinho s.v.); Diarra 6,5, Gago 5,5; Beckham 7,5, Raul 7, Robinho 5,5 (dal 75’ Guti s.v.); Van Nistelrooy 6,5 (dall’ 89’ Higuain s.v.).
In panchina: Diego Lopez, Helguera, Emerson, Reyes.
Deportivo (4-2-3-1): Aouate 6; Coloccini 5,5, Lopo 6, Jorge Andrade 6,5, Capdevila 6,5; Sergio 6 (dal 78’ Verdù s.v.), De Guzman 6,5; Estoyanoff 5,5 (dal 61’ Bodipo 6), Juan Rodriguez 5, Cristian 7; Arizmendi 6 (dall’ 85’ Barragan s.v.).
In panchina: Munua, Manuel Pablo, Filipe, Taborda.

Gol: Sergio Ramos 28’ (R); Capdevila 54’ (D); Raul 57’ (R); Van Nistelrooy 78’ (R).
Arbitro: Fernandez Borbalan. Ammoniti: Beckham per il Real Madrid; Coloccini, De Guzman, Cristian, Estoyanoff per il Deportivo.

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TRENTASEIESIMA GIORNATA: Valencia-Villarreal 2-3: Villa (Va); Forlan (Vi); Tomasson (Vi); Forlan (Vi); Villa (Va).

Vero che ha avuto le occasioni migliori (incredibile quella fallita da Angulo a porta vuota), vero che può aver influito anche un certo affaticamento,ma il Valencia del secondo tempo, nella partita in cui si chiama tristemente fuori dalla lotta per il titolo, ribadisce tutte quelle perplessità che ha suscitato in questa sua stagione.
Nel secondo tempo i padroni di casa, nonostante l’ importanza della posta ancora in palio, si consegnano al Villarreal, atteggiamento di passività irritante e ben difficilmente comprensibile (nonostante le occasioni serie, come ho detto all’ inizio, siano state proprio di parte valenciana). La dirigenza, penso io, dovrebbe tenere seriamente in conto questa e tante altre partite simili di questa stagione prima di riconfermare Quique anche per la prossima.
Il Villarreal, dal canto suo, certifica lo splendido finale di stagione con una vittoria pesantissima che potrebbe valergli il sesto posto già da domani, nel caso l’ Atlético Madrid non vincesse contro il Nàstic (e non vi credete…).

Gli ospiti provano a fare la partita, ma avanzano poco ed è anzi il Valencia (privo dell’ infortunato Silva) a rendersi più pericoloso col suo celeberrimo contropiede. A fare danni è soprattutto Villa che agisce sempre sul filo del fuorigioco: proprio il Guaje procura il rigore che lui stesso trasforma per l’ 1-0.
Pare proprio che, come già visto tante altre volte, il primo gol del Valencia debba immancabilmente attirarne altri, e Ayala (a confronto con la sua prossima squadra) ci va anche vicinissimo colpendo la traversa con uno dei suoi stupefacenti salti, ma a sorpresa il Villarreal pareggia alla sua prima azione pericolosa. E’ un’ azione non priva di classe nei suoi sviluppi, sia nello strepitoso assist profondo che Franco esegue con il tacco, sia nella finalizzazione di Forlan, che sul primo palo prende in controtempo Canizares, che si era giustamente tuffato versol’ altro palo, con uno strano quanto efficace tocco metà con l’ esterno metà con la punta.
A inizio secondo tempo il possesso-palla diventa tutto del Villarreal, che però fatica a creare pericoli, per i soliti problema che ha ad aprire il campo (Marcos fa bella mostra di sé in panchina, Cani e Pires son mezzepunte mascherate). Nel mentre che il Valencia crea e distrugge le occasioni più ghiotte della partita (una con il redivivo Jorge Lopez, l’ altra quella già citata di Angulo, imbeccato a porta vuota da un pallonetto proprio di Jorge Lopez), Pellegrini cambia marcia con gli innesti di Matias Fernandez, che va a destra al posto di Pires, e di Tomasson per Guille Franco, sgobbone come sempre ma ben poco minaccioso per la porta avversaria.
Proprio i due neo-entrati costruiscono l’ azione del gol decisivo: Matias si accentra sulla trequarti e aspetta l’ attimo giusto per smarcare Tomasson che, tenuto in gioco da Albiol, schiaffa in rete praticamente il primo pallone che tocca. In contropiede poi Forlan avrà modo di chiudere la partita, dando un’ importanza esclusivamente statistica alla notevole punizione-gol di Villa allo scadere.

I MIGLIORI: Forlan indemoniato, ora raggiunge quota 17 gol. Tutto particolare questo attaccante: privo del fiuto del gol di un bomber vero, ci son però dei periodi in cui mette dentro ogni pallone che tocca, realizzando tra l’ altro il più delle volte gol di notevole fattura. Meravigliosamente beffardo il gol dell’ uno a zero.
Non si può dire che l’ ingresso di Tomasson (con tutto il rispetto per Guille “bradipo” Franco, perché se ne sta in panchina?) non abbia fruttato: il gol del 2-1, ben assistito da Matias Fernandez (che a partita in corso sta trovando buone occasioni per sfogarsi), e l’ assist per il 3-1 di Forlan. Senna cardine del centrocampo, positivo anche Fuentes al centro della difesa.
La partita di Villa è sempre intrisa di cattive intenzioni: devastante in profondità nel primo tempo (lancio in verticale dalle retrovie, Villa che si smarca tagliando dal centro verso una delle due fasce: schema un po’ ossessivo del Valencia), bello ma inutile il suo secondo gol (sul quale comunque ha le sue responsabilità anche Viera).
I PEGGIORI: Era un test importante per lui, finalmente dall’ inizio con l’ assenza di Silva, ma è stata molto deludente la partita di Gavilan. Poco ispirato anche Joaquin, non ha festeggiato nel migliore dei modi il suo ritorno in nazionale.
Un po’ responsabile Albiol sui due gol: nel primo gol va ad aggredire alto Guille Franco, ma questi si inventa il meraviglioso passaggio di tacco , Albiol rimane tagliato fuori e lo spazio alle sue spalle ormai è tutto per Forlan (va detto comunque che in queste situazioni dovrebbe scattare la copertura dell’ altro centrale, cioè Ayala); nel secondo è decisamente responsabile, visto che è lui a non far scattare il fuorigioco tenendo in linea Tomasson.
Poco incisivi sia Pires che Cani.

Valencia (4-4-2): Canizares 6; Miguel 6,5, Albiol 5,5, Ayala 6,5, Moretti 6; Joaquin 5,5, Albelda 6, Marchena 6 (dal 56’ Baraja 5,5), Gavilan 5 (dal 56’ Jorge Lopez 6,5); Angulo 5,5, Villa 7.
In panchina: Butelle, Del Horno, Curro Torres, Regueiro,Hugo Viana.
Villarreal (4-2-2-2): Viera 5,5; Javi Venta 6, Gonzalo Rodriguez 6,5, Fuentes 6,5, José Enrique 6; Senna 6,5, Tacchinardi 6 (dal 70’ Josico s.v.); Pires 5,5 (dal 66’ Matias Fernandez 6,5), Cani 5; Guille Franco 6(dal 77’ Tomasson 7), Forlan 7.
In panchina: Barbosa, Quique Alvarez, Arruabarrena, Marcos.

Gol: Villa, rig. 20’ (V); Forlan 34’ (V); Tomasson 78’ (V); Forlan 86’ (V); Villa 90’ (V).
Arbitro: Rubinos Pérez. Ammoniti: Miguel, Ayala, Marchena, Albelda per il Valencia; Fuentes, Senna, Tacchinardi, Forlan per il Villarreal.

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venerdì, maggio 25, 2007

EUROPEO UNDER 17: le altre squadre.


Inghilterra

Ottime doti di palleggio, 4-2-3-1, manovra interessante, ma anche qualche incertezza di troppo nella coppia di difensori centrali Pierce (Birmingham)-Spence (West Ham), talvolta in difficoltà anche a gestire situazioni assai semplici (soprattutto nella gara col Belgio, va detto che poi son migliorati).
Interessante, ma veramente interessante, il centravanti Rhys Murphy dell’ Arsenal: bravo di testa, sia come sponda che come terminale sui cross dalle fasce, ma bravissimo pure palla a terra. Tecnico ed elegante, protegge bene il pallone, fa salire i compagni e si defila spesso sulle fasce per puntare l’ avversario e saltarlo in scioltezza con doppi passi e altre soluzioni in bello stile.
Ottime notizie anche dall’ esterno sinistro di centrocampo Daniel Rose del Leeds United (impiegabile anche da centrale di centrocampo, ma non è la stessa cosa), difficile da controllare quando accelera, sinistro potente, inisidioso e preciso sui cross. Anche il suo sostituto, Nathan Porritt del Middlesbrough, punta l’ uomo con buona personalità, e ricorda un po’ Stewart Downing.
Proseguendo con la gara dei sosia, il terzino destro del Chelsea Seth Ofori-Twumasi (chiare origini ghanesi), pur molto grezzo, con la sua potenza non può non far venire alla mente Micah Richards, così come Tristan Plummer del Bristol City, jolly dell’ attacco impiegato soprattutto sulla fascia destra, per il baricentro basso e il gioco scattante fa pensare a Wright-Phillips.
Stella della formazione, pur con le inevitabili pause (un fantasma nella finale con la Spagna), il trequartista del Crystal Palace Victor Moses (3 gol, capocannoniere del torneo col tedesco Kroos): è la classica mezzapunta che ama entrare spesso in contatto col pallone, accarezzarlo e favorire i movimenti dei compagni. Magari indugia un po’ troppo in queste sue azioni, ma diventa ubriacante con le sue finte di corpo, mandando a vuoto gli avversari per liberare la conclusione con entrambi i piedi. All’ eccellenza tecnica accompagna una ragguardevole forza fisica, solido nel corpo a corpo ed imperioso in elevazione.
Si completa bene la coppia di centrali di centrocampo: il rosso Michael Woods del Chelsea fa la parte del motorino, mentre Henry Lansbury dell’ Arsenal è il regista. Grande talento questo, il perno della manovra, eccellente visione di gioco, destro calibratissimo nei cambi di gioco e pericoloso nella botta dalla distanza (gran gol contro l’ Olanda). Brutto incidente nella semifinale con la Francia, la sua assenza si è fatta sentire tanto nella finale con la Spagna. Ottima falcata e buone sovrapposizioni per il terzino sinistro del Leicester Joseph Mattock.


Belgio

Hanno sfiorato il colpaccio i padroni di casa, contro una Spagna sulla carta inaffrontabile (basti pensare che prima dell’ Europeo le due nazionali si erano già sfidate in amichevole, con risultato di 6-1 per le Furie Rosse). Ci hanno sperato soprattutto dopo l’ espulsione di Pichu e l’ 1-0, ma poi Bojan e i calci di rigore hanno impedito l’ impresa.
Grande prestazione in semifinale, se non altro in rapporto alle possibilità, che erano sinceramente piuttosto scarse. Buona volontà, sacrifico e al resto ci pensi Eden Hazard, talento fra i più luminosi visti nella manifestazione, e parliamo di uno dei pochi classe ’91 presenti al torneo. Il Lille se l’ è già accaparrato, e gli facciamo sentitamente i complimenti: trequartista dalle accelerazioni esplosive, Hazard ha sbalordito per l’ estro vulcanico e le giocate tecnicamente superlative, come un controllo a seguire con il tacco+sombrero contro l’ Inghilterra (una cosa che già ci mostrò Ronaldinho nel 2004-2005 contro l’ Osasuna), rabone, colpi di tacco e chi più ne ha più ne metta.
Comunque non si lascia andare più di tanto con le giocate fini a se stesse, e appena vede lo spazio non indugia e ci si getta palla al piede, creando enorme scompiglio, come possono ben testimoniare i difensori della Spagna, che nei supplementari hanno patito le pene dell’ inferno di fronte alle sue scorribande.
Lontani anni luce da Hazard, ma comunque interessanti, l’ ala sinistra Kevin Kis del Genk, grande spunto in velocità, giocatore molto verticale, determinante con la sua doppietta nel 5-1 all’ Islanda, e il terzino sinistro Ringoot dell’ Anderlecht, longilineo, discretamente elegante e dal buon fiuto del gol specie sulle azioni da calcio piazzato. Gigantesco, ma tutto da sgrezzare, il centravantone nero Christian Benteke, anch’ egli di proprietà dell’ RC Genk.



Francia

Francamente deludenti i galletti, nonostante l’ uscita a testa alta nella semifinale con l’ Inghilterra. Grandi potenzialità atletiche in alcuni giocatori (su tutti il colossale Alfred N’Diaye del Nancy, centrocampista davanti alla difesa nel 4-3-3, e Mamadou Sakho, difensore centrale che ha già esordito nella prima squadra del Paris Saint Germain), ma pesanti limitazioni nell’ impostazione della manovra e talento concentrato in poche individualità.
Parlando di talento, non è comune quello di Henry Saivet, anche se più che esibirlo lo lascia solo intravedere. Anarchico, tremendamente irregolare, può partire sia dall’ ala destra che dalla sinistra, ma l’ istinto lo porta a vagabondare sulla trequarti in cerca dell’ oggetto del suo desiderio, il pallone. Al momento esiste solo con quello, ha una rapidità d’ esecuzione eccezionale e può sfoderare di tanto in tanto giocate assolutamente fuori dalla logica.
Molto acerbo, e sarebbe strano se a 17 anni fosse il contrario, il suo gioco va sfrondato parecchio. Ha giocato maluccio in quest’ Europeo, ma ciò non toglie al Bordeaux la voglia di lavorarci sopra, se è vero che lo ha tempestivamente sottratto agli assalti dei soliti predoni d’ Oltremanica facendogli firmare già un contratto da professionista.
Nettamente meno talentuoso, ma già più concreto e maturo di Saivet è Damien Le Tallec del Rennes, fratello minore della promessa mancata Anthony (ora riserva al Sochaux): centravanti, ha trascinato l’ attacco più di quanto non abbiano fatto Saivet e l’ inefficace Thibault Bourgeois (due gol divorati nel recupero della semifinale con l’ Inghilterra). Caparbio, bravo a giocare di sponda e a proporsi in profondità, buon controllo di palla e freddezza in zona-gol.
Grande impressione ha destato il difensore centrale Mathieu Saunier del Bordeaux, impeccabile, rapido ed elegante in ogni suo intervento e molto più convincente del suo compagno di reparto Sakho. Buon rendimento quello dei terzini, Nicolas Seguin (buone doti di spinta) del Lione a destra e Abdel El Kaoutari del Montpellier, terzino sinistro veloce e molto disciplinato tatticamente.


Germania

Gli addetti ai lavori (fra i quali lo stesso Santisteban) la davano per favorita, ma dopo il convincente 2-0 d’ esordio all’ Ucraina, un inspiegabilmente disastroso secondo tempo che regala la rimonta e vittoria per 2-1 ad una Francia certamente inferiore sul piano tecnico, e infine il bloccatissimo (e noiosissimo) 0-0 con la Spagna che a sorpresa la taglia fuori dalle semifinali. Fortunatamente, è comunque arrivato un posto per i Mondiali di categoria (che si giocheranno ad Agosto in Corea) grazie alla vittoria per 3-2 nello spareggio fra le terze classificate dei due gironi contro l’ Olanda.
Comunque, al di là dei risultati contingenti, paiono già lontani i tempi in cui ci si preoccupava per lo scarso ricambio generazionale del calcio tedesco. Di talento ce n’è tanto, e solo a sprazzi purtroppo i teutonici hanno mostrato il loro miglior calcio. Un gioco offensivo e verticale, palla a terra, con tocchi di prima e costanti sovrapposizioni, molto interessante nella sua coralità.
Talentuosissima la coppia d’ attacco Kroos-Bigalke, intercambiabili nei ruoli di prima e di seconda punta, molto mobili e tecnici, abilissimi a dialogare e ad aprire spazi agli inserimenti dei compagni dalle retrovie.
Toni Kroos, già presente all’ Euro Under 17 disputato l’ anno scorso in Lussemburgo, è già tenuto sotto stretta osservazione dalla prima squadra del Bayern Monaco, che lo ha arruolato anche per alcune amichevoli. Alto, ben piazzato fisicamente, ottime qualità tecniche, buono lo spunto in velocità ed eccellenti i tempi di gioco sulla trequarti, grande protezione della sfera e perfette rifiniture.
Ancora poco strutturato, ma assai stuzzicante il talento di Sascha Bigalke, seconda punta dell’ Hertha Berlino: piccoletto di 1,67 m., rende al meglio negli spazi stretti, per l’ agilità, la grande tecnica e le accelerazioni.
Era partito come stella del centrocampo l’ “inglese” (gioca infatti nel settore giovanile del Bolton) Kevin Wolze, mancino elegantissimo dall’ ottima visione di gioco, ma progressivamente è calato fino a perdere il posto contro la Spagna e nello spareggio con l’ Olanda. Sempre propositivo il contributo del terzino sinistro Konstantin Rausch dell’ Hannover, motorino dallo stile di gioco molto aggressivo e coinvolgente, cerca sempre l’ anticipo, l’ uno-due e si sovrappone costantemente.
Nucleo dominante quello del Bayer Leverkusen, che sta lavorando benissimo coi giovani: fra gli altri Henning Sauerbier, cursore instancabile sulla fascia destra del centrocampo (magari però fa un po’ troppi chilometri a vuoto), Richard Sukuta-Pasu, primo ricambio per l’ attacco, un cristone di origine congolese prepotente dal punto di vista atletico, ma anche parecchio approssimativo tecicamente parlando, comunque decisivo con la sua doppietta nello spareggio con l’ Olanda.
Su tutti i rappresentati delle “Aspirine”, primeggia però Nils Teixeira, uno dei difensori in assoluto più interessanti della rassegna. Non è alto, però ha un’ ottimo scelta di tempo e al centro della difesa fa sentire tutta la sua personalità. Rapidissimo, bravo nell’ anticipo, infallibile e spettacolare nelle chiusure laterali.


Olanda

Purtroppo posso dire pochissimo dei giovani oranje, avendoli potuti vedere solo nella partita contro l’ Inghilterra, quella dove hanno avuto la sfortuna di giocarsi la qualificazione nel girone senza poter contare oltrettutto sui due giocatori di maggior richiamo della rosa, il centrocampista Daley Blind (2 gol contro l’ Islanda), figlio della bandiera dell’ Ajax Danny, e Genero Zeefuik, prima punta che ha già esordito nella prima squadra del PSV. Entrambi infortunati, Zeefuik è riuscito a tornare nello spareggio contro la Germania, ma l’ Olanda è rimasta a mani vuote, sconfitta 3-2 e privata anche dell’ ultima piazza disponibile per il prossimo Mondiale Under 17.
Mi sono parsi interessanti alcuni sprazzi di Luis Pedro e Georginio Wijnaldum, entrambi del Feyenoord. Il primo è un’ ala sinistra dall’ ottimo gioco di gambe, che essendo destro ama spesso convergere verso il centro, il secondo è un trequartista dal notevole tasso d’ elettricità.


Islanda

Mai visti, mai sentiti. Mi sa che non mi son perso granchè: 0 punti, 1 gol fatto, 10 subiti. Già un successo essere arrivati alla fase finale, grande sorpresa delle qualificazioni.


Ucraina

Anche qua ho potuto vedere poco, giusto un tempo contro la Germania. Nelle qualificazioni ha eliminato l’ Itali, però è risultata chiaramente la cenerentola del girone A. L’ elemento di maggior talento Artur Karnoza, trequartista brevilineo dal dribbling stretto e dal destro molto insidioso sui calci piazzati.

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mercoledì, maggio 23, 2007

Il Migliore


Però quel cambio di Kewell e Crouch così tardi...

domenica, maggio 20, 2007

Liga verso Madrid?

Scrivo a caldo, non posso assicurare analisi particolarmente serene e dettagliate. Le emozioni (quelle del tifoso, non ho mai nascosto nulla) hanno prevalso, e inoltre ho visto distrattamente una larga parte del secondo tempo della partita del Real Madrid.

Considerando il nuovo miracolo dell' ultimo minuto del Real Madrid, il punto interrogativo dovrebbe sparire dal titolo, ma la reazione del Barça, "dignitosa" goleada (0-6!!!) sul campo del Patético Madrid, tiene in piedi il campionato. Essendo al corrente del risultato del Real Madrid, poteva prevalere la frustrazione e lo scoramento nelle fila culé, invece ne è venuta fuori una vittoria più che mai rinfrancante per l' autostima blaugrana, fortemente danneggiata da una settimana da una incubo.
A questo punto il Barça sa che se proprio dovrà cadere, cadrà in piedi. Mancano tre partite tutte abbordabilissime, mentre il Real Madrid deve ancora andare a giocare Zaragoza la gara che deciderà il campionato (Depor e Mallorca al Bernabeu saranno ostacoli men che risibili).
E c'è sempre il Sevilla, che anche lui deve sfidare il Zaragoza e che per alcuni minuti, quelli intercorsi tra il 2-2 di Uche e il 2-3 miracoloso di Roberto Carlos, si è trovato addirittura primo in classifica, a pari punti col Madrid ma col vantaggio degli scontri diretti.
Ribadisco il titolo dell' altro giorno: "E' grande il Sevilla", lo conferma rimontando al Riazor lo svantaggio causato da un golazo di Bodipo (non è un fenomeno, ma almeno il Depor ha riacquistato un centravanti dignitoso al termine del suo lunghissimo infortunio), prima con Renato al 75' poi con Kanouté all' 82'. Straordinario carattere per la squadra che RAZIONALMENTE meriterebbe più di tutti questa Liga.

L' eccezionalità è ormai la consuetudine di questo Real Madrid: sarebbe stato troppo banale espugnare Huelva con un semplice 0-2 stradominato e giocato alla grande, bisognava per forza regalare da veri polli la rimonta al Recre per poter poi giocarsi tutto nell' ultimo contropiede.
Sul pareggio il Recre non pensava certo agli affaracci di Barça e Sevilla, aveva bisogno dei tre punti per la sua corsa alla Uefa: tutti avanti su un calcio di punizione dalla fascia, palla persa, Higuain che scappa via, rincorsa affannosa dei difensori di casa, contropiede che sembra sfumare, ma la palla schizza verso Gago (che ha da farsi perdonare il rigore stupidamente regalato, in coppia con Sergio Ramos, per l' 1-2 di Jesus Vazquez), che con un' intuizione serve l' arrivo di Roberto Carlos, che mantiene la lucidità e fredda Laquait. Da manicomio.
Non da manicomio, ma da applausi, è il primo tempo del Real Madrid. Non finirà mai di risultare bizzarro, dato che è avvenuto solo nelle ultime partite e dopo tre quarti di stagione di nulla assoluto, ma la squadra c'è, è innegabile, e gioca in grande scioltezza, come se l' avversario non esistesse neanche.
Nasconde il pallone al Recre, saltandone il pressing con facilità irrisoria, poi fa sconquassi quando il pallone arriva sulle fasce agli ispiratissimi Beckham e Robinho: il primo serve i suoi palloni d' oro dalla destra, ispirando il primo gol proprio di Robinho (veramente poco affidabile la difesa del Recre sulle palle alte) e un quasi-gol di Gago; il brasiliano invece, oltre a segnare l' ennesimo gol pesante della sua stagione, fa letteralmente a pezzi il veterano Merino, assolutamente inadeguato al compito di marcarlo.
Ce ne sarebbero a bizzeffe di meriti per un secondo gol, ma questo arriva soltanto all' inizio del secondo tempo, col rigore di Van Nistelrooy. Partita chiusa? Non proprio.
Il Real Madrid si dimostra squadra inadeguata a gestire l' ordinaria amministrazione (proprio perchè il progetto non ha nulla di solido, al di là dei panegirici e dei balzi sul carro del vincitore), si rilassa, arretra un po' e balla il rock 'n roll di Uche. Rispetto enormemente Marcelino e il buon momento di Rosu, ma non può partire in panchina un tipo simile.
Prima umilia un imbarazzante Cannavaro genuflessosi davanti alla sua percussione, ma la conclusione è debole e sull' esterno della rete, poi con una giravolta felina in area si procura il rigore dell' 1-2 generosamente concesso da Sergio Ramos e Gago, infine segna il 2-2 (dimenticato in area piccola su un calcio d' angolo difeso malissimo dal Madrid) che accende le speranze di una popolazione che va ben oltre quella dei tifosi del Recre.
Ma il "destino manifesto" deve ancora compiersi, e Roberto Carlos se ne fa strumento.

Fuori di testa anche il match del Calderon. Non è certo straripante il Barça: il Patético si ammucchia tutto dietro, lascia liberi di impostare Puyol e Thuram che non sanno molto che fare del pallone, e la manovra del Barça è lentissima, tanto che l' unico pericolo, pur serissimo, viene da una punizione di Ronaldinho che si stampa sul palo.
Ma alla prima accelerazione vera crolla il castello di carte, e la supersfida diventa un allenamento per Messi, Eto'o e Ronaldinho. La Pulguita argentina brucia Luccin sulla trequarti, chiede triangolo ad Eto'o (in fuorigioco) e apre il conto.
Il vero fenomeno della serata è pero Cuéllar, secondo portiere dell' Atlético: quell' affettuoso nomignolo, "Pichu", che farebbe pensare a un tenero peluche, maschera appena una vera e propria calamità della natura. Chissà cosa deve aver pensato Zambrotta quando, su un lancio di Thuram a cercare il suo scatto profondo, ha visto il portiere rojiblanco uscire come un pazzo e lasciare la sua porta sguarnita. Di sicuro avrà ringraziato per il pallonetto comodo comodo concessogli.
Ma le disgrazie sono appena cominciate: su un contropiede Deco si inserisce fischiettando in area, mette al centro, e qui Pichu si supera, visto che con una deviazione geniale indirizza il pallone verso la sua porta servendo su un piatto d' argento il 0-3 a Eto'o.
Il secondo tempo comincia con un' altra prodezza di Pichu, ormai inventore di un nuovo stile di vita, che tiene in campo un pallone che stava uscendo e quasi regala un altro gol a Messi.
Ma il quarto gol è solo rinviato, ed è un "monumento al futbol", come dice giustamente il telecronista Carlos Martinez. La cosa più bella della triangolazione fra Eto'o e Ronaldinho sono i due tocchi con cui Eto'o restituisce il pallone a Dinho avviandolo al gol: uno per stoppare, l' altro lievissimo per scaricarla nello spazio fra Ronaldinho e Pichu. La meraviglia viene dalla rapidità con cui viene eseguita la giocata, in tempo giusto per evitare il fuorigioco. Anche la freddezza e la classe di Ronaldinho, che aspetta il momento per freddare Pichu sul suo palo, meritano applausi.
La cosa degenera ulteriormente perchè si fa pure espellere un disastroso Eller. Ecco quindi lo 0-5 di Messi, morbido pallonetto che scavalca Pichu (che stavolta eccede nell' altro senso: rimane troppo tempo in porta per evitare una papera tipo quella del gol di Zambrotta, ma regala a Messi le misure perfette per il suo colpo) e, al 91', il sigillo (per fortuna) finale di Iniesta, cui un generoso Eto'o concede il gol a porta vuota.
Al fischio finale, l' unica fortuna dei giocatori dell' Atlético è che gran parte del pubblico abbia già levato le tende, e che quindi la contestazione perda inevitabilmente in intensità sonora. Per il Barça invece è un tonico importantissimo, chissà che il ruolo d' inseguitore non gli possa addirittura giovare.

L' Espanyol ormai ha la testa alla prossima stagione, e il triste 1-5 subito dal Getafe lo testimonia. La situazione in casa Atlético si fa grave non solo per la vergogna della goleada, ma anche perchè il brillante Villarreal di fine stagione si è fatto sotto a un solo punto di distanza.
Il Levnate perde una ghiottissima occasione per assicurarsi la salvezza, mentre assicura definitivamente la tranquillità dell' Osasuna. Il capolavoro al contrario del Celta non ha mai fine, mentre si profila un asperrimo derby basco fra Athletic e Real Sociedad per l' ultimo posto-salvezza.


Recreativo Huelva-Real Madrid 2-3: Robinho 8' (RM); Van Nistelrooy, rig. 53' (RM); Jesus Vazquez, rig. 73' (RH); Uche 85' (RH); Roberto Carlos 90' (RM).

Atlético Madrid-Barcelona 0-6: Messi 38'; Zambrotta 42'; Eto'o 45'; Ronaldinho 57'; Messi 79'; Iniesta 89'.

Deportivo-Sevilla 1-2: Bodipo 71' (D); Renato 75' (S); Kanouté 82' (S).

Real Sociedad-Celta 3-1: Gustavo Lopez 19' (C); Kovacevic 45' (R); Savio 50' (R); Lopez Rekarte 76' (R).

Espanyol-Getafe 1-5: Coro 3' (E); Casquero 7' (G); Manu del Moral 41' (G); Pulido 54' (G); Guiza 64' (G); Manu del Moral 70' (G).

Levante-Osasuna 1-4: Soldado 17' (O); Soldado 31' (O); Descarga 43' (L); Raul Garcia 45' (O); Soldado 63' (O).

Villarreal-Racing 2-1: Tacchinardi 18' (V); Cani 56' (V); Felipe Melo 64' (R).


CLASSIFICA
1 Real Madrid 69
2 Barcelona 69
3 Sevilla 67
4 Valencia 65
5 Zaragoza 58
6 Atlético 54
7 Villarreal 53
8 Getafe 52
9 Recreativo 50
10 Racing 49
11 Mallorca 48
12 Espanyol 45
13 Deportivo 44
14 Osasuna 40
15 Betis 37
16 Levante 36
17 Athletic 34
18 R. Sociedad 33
19 Celta 30
20 Gimnàstic 25


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Van Nistelrooy 22
2 Kanouté 20
3 Ronaldinho 19
4 Diego Milito 19
5 Forlán 15

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TRENTACINQUESIMA GIORNATA

Bene bene, anche Marca rende inaccessibili i suoi video... Restano solo quelli di Rojadirecta, che peraltro io non riesco a vedere.


Mallorca-Valencia 0-1: Joaquin 89'.

Betis-Nàstic 1-1: Portillo, rig. 89' (N); Xisco 91' (B).

Zaragoza-Athletic Bilbao 4-3: Diego Milito 15' (Z); Diogo (Z); Aduriz 35' (A); Sergio Garcia 36' (Z); autorete Murillo 45' (Z); Aduriz, rig. 73' (A); Aduriz 76' (A).



Il Valencia c'è, gli altri si regolino di conseguenza. Solita partita in trasferta contro una squadra "normale": sembra che il Valencia scenda in campo per farti un favore, e che trascuri l' importanza della posta in palio.
La partita quindi scorre sul filo della noia, ravvivata solo dalle sporadiche fiammate in contropiede degli ospiti (strepitoso passaggio profondo con l' esterno di Villa sprecato da Angulo, contropiede Joaquin-Angulo-Joaquin sventato da Moyà). A secondo tempo inoltrato però cresce il Mallorca, trascinato da Ibagaza e dal neo-entrato Jankovic, noto dinamitardo che infatti quasi abbatte la traversa di Canizares con un destro dal vertice sinistro dell' area.
L' ultima, e definitiva, parola però ce la mette Joaquin: curioso che una squadra dal gioco così poco attraente produca quasi sempre dei piccoli capolavori quando va in gol, quando nelle combinazioni si esprime tutta la qualità dei solisti di cui dispone Quique. Anche la qualità di Jorge Lopez, che ne ha sempre avuto pur avendola messa in mostra solo ai lontani tempi del Villarreal: l' uscita dell' acciaccato Silva gli dà spazio nel finale, e lui ne approfitta nel migliore dei modi, con uno stupendo colpo di tacco che passa fra le gambe di un difensore maiorchino e smarca Joaquin per il gol.

Molto più viva la partita della Romareda: suona come uno scherzo, ma l' Athletic del primo quarto d'ora è forse il migliore dell' intera stagione, addirittura autoritario, ma basta la prima azione seria del Zaragoza per ribadire ancora una volta perchè quella bilbaina è la difesa più bucata della Liga. Ogni minimo taglio degli attaccanti, ogni sovrapposizione, ogni scambio di posizione dei giocatori aragonesi smonta in maniera irrisoria il fragile sistema difensivo di Mané.
Diego Milito torna al gol dopo un discreto digiuno, approfittando anche di un errore di Aranzubia che si fa freddare sul suo palo; Diogo, nella sua miglior versione, quella che straripa da ogni lato, raddoppia con uno splendido destro d' incontro (alla Carlos Alberto nella finale di Mexico '70), mentre Sergio Garcia la piazza all' incrocio, servito intelligentemente da Aimar, fra la totale passività dei difensori baschi.
A poco valgono per l' Athletic le giustificate lamentele per un rigore non concesso ad Aduriz, sul 2-1 e giusto prima del gol di Sergio Garcia, e l' onorevolissima reazione del secondo tempo, caratterizzata dal consueto rilassamento del Zaragoza e dall' esibizione di un indomito Aduriz.

A dominare il ritorno al Ruiz De Lopera non è nè il Betis nè il Nàstic, ma la mediocrità. Il gol di Xisco allo scadere viene salutato dal Betis come la vittoria di un campionato, perchè porta a +7 il cuscinetto degli adalusi sulla terz' ultima piazza, almeno in attesa delle altre partite di stasera.
Il Nàstic non è ancora retrocesso matematicamente solo perchè l' Athletic non ha vinto.

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sabato, maggio 19, 2007

EUROPEO UNDER 17: Spagna Campione.

Finalmente anche l’ Under 17. L’ Europeo di categoria stava diventando una piccola maledizione per il floridissimo calcio giovanile spagnolo: secondi nel 2003 (sconfitta col Portogallo padrone di casa), secondi anche nel 2004 (anche qui vincono i padroni di casa, la Francia di Nasri, Menez e Ben Arfa), terzi l’ anno scorso con la nazionale forse più talentuosa degli ultimi anni.
Stavolta la vittoria è arrivata, 1-0 meritatissimo sull’Inghilterra. Il vero snodo cruciale però è stato la drammatica semifinale col Belgio, nazione ospitante: sulla carta non c’era storia, ma l’ espulsione di Pichu e l’ autorete di Rochela complicano enormemente i piani. Una prodezza di Bojan raddrizza la barca, ma ci vuole una serie interminabile di rigori per sancire la qualificazione alla finale.
Spedita e sicura invece la marcia nel girone A, sulla carta il più complicato con la contemporanea presenza di Germania, Francia ed Ucraina. Due a zero poco spettacolare ma brillante alla Francia, 3-1 all’ Ucraina e 0-0 noiosissimo, ma valido per il primo posto, contro la Germania.

Ha vinto sicuramente la squadra più completa, più solida e matura nel gestire le situazioni, ma a onor del vero è stata una Spagna tutt’ altro che brillante sotto il profilo del gioco, nonostante l’ elevato potenziale tecnico di base. Coralità ridotta ai minimi termini, quasi tutto è dipeso dalle invenzioni del quartetto offensivo del 4-2-3-1 di Santisteban: Iago Falqué e Fran Merida in rifinitura, i tagli di Isma e infine la stella Bojan Krkic, troppo spesso abbandonato a sé stesso nel ruolo di unica punta.
Terzini attenti ma troppo bloccati, poche opzioni per chi impostava, di conseguenza la fluidità della manovra ne ha risentito grandemente, affidata tra l’ altro a un doble pivote come quello formato da Ximo e Camacho, di grande sostanza e inesauribile dinamismo ma non altrettanto apprezzabili doti di regia.
Vediamo nel dettaglio i diciotto protagonisti:


PORTIERI:

David De Egea (Atlético Madrid): Talento promettentissimo questo portiere alto e magrolino. Determinante nei finali di partita contro Francia e Germania, ha stupito soprattutto la sua abilità nell’ uno contro uno con l’ attaccante avversario. Resta in piedi fino all’ ultimo e chiude lo specchio in maniera davvero eccellente. Discreto ma migliorabile nelle uscite alte, non ha mostrato grandi doti di pararigori nella semifinale da infarto col Belgio, pur avendola spuntata la Spagna.
Yelco Ramos (Albacete): Nemmeno un minuto, che vi dico mo’?.


DIFENSORI:

Moisés Jiménez "Moi" (Sevilla): Protagonista già di un passaggio niente male dalle giovanili del Betis a quelle del Sevilla, un giocatore ordinato e molto poco appariscente, in linea con un torneo che ha proposto pochissimo nel ruolo di terzino destro. Tatticamente attento, raramente si azzarda a superare la metacampo.
Sergio Rodriguez (Atlético Madrid): Partito titolare, Pichu gli aveva rubato il posto, ma l’ espulsione di questi contro il Belgio l’ ha riportato fra i titolari proprio nella finale con l’ Inghilterra. Buon fisico, interventi puntuali, non risalta nessuna qualità in particolare, dovrei rivederlo meglio a dire il vero.
David Rochela (Deportivo): Ho come il sospetto che questo tizio non ci racconti la verità e in realtà abbia ben più dei 17 anni che dichiara: difficile altrimenti spiegarsi la sbalorditiva maturità con cui si muove in campo. E’ lento (le accelerazioni del belga Hazard lo hanno abbastanza fuso nei supplementari della semifinale), ma si piazza sempre al posto giusto, forte, risoluto e provvidenziale in quasi tutti i suoi interventi. Super-concentrato in marcatura, abile nell’ anticipo, usa il corpo in maniera eccellente. Leader assoluto del reparto, uno dei migliori giocatori di questa nazionale (assieme a Fran Mérida, Camacho, De Egea, Iago e ovviamente Bojan) e in assoluto dell’ intera manifestazione.
Alberto Morgado (Alavés): Già nel giro della prima squadra, un terzino sobrio, molto abile nella fase difensiva e difficile da superare nell’ uno contro uno, purtroppo anche lui troppo timido nell’ appoggiare l’ azione d’ attacco, in una Spagna nella quale ha difettato la spinta dei terzini.
José Ignacio Fernandez Iglesias “Nacho” (Real Madrid): Preferibilmente sarebbe un centrale, Santisteban l’ ha impiegato da terzino, sia a sinistra (anche se è destro, ci ha giocato contro la Germania) che a destra (contro il Belgio). Si preoccupa di mantenere la posizione e non commettere errori, nulla di più.
Francisco Javier Atienza Valverde “Pichu” (Atlético Madrid): Difensore centrale ben caratterizzato: alto e prestante, forte di testa e roccioso nei contrasti, ma anche lento e in difficoltà negli spostamenti di fronte a giocatori rapidi. L’ indemoniato Hazard del Belgio ha colpito nel segno, e la doppia ammonizione che ne è scaturita gli ha impedito di giocare la finale.


CENTROCAMPISTI:

Ignacio Camacho Barnola (Atlético Madrid): Il trascinatore della squadra, vuole stare sempre nel vivo dell’ azione. Resistente e dinamico, grande grinta e personalità, intercetta e rigioca tantissimi palloni, sbagliandone pochissimi. Nella partita col Belgio Santisteban si è visto costretto ad arretrarlo al centro della difesa per sostituire l’ espulso Pichu, e anche lì se l’ è cavata benone, a parte uno svarione. Come temperamento, una specie di Sergio Ramos del centrocampo. In gol contro l’ Ucraina, lui e Bojan erano già presenti all’ Europeo dello scorso anno.
Joaquin Martin Forner de Ojeda “Ximo” (Valencia): Con sensibili ed assolutamente necessari miglioramenti sul piano tecnico (delle volte quando porta palla sembra debba ruzzolare giù da un momento all’ altro), potrebbe candidarsi a futuro Baraja. Grande dinamismo, si offre sempre, copre un’ ampia fetta di campo e ha un discreto senso geometrico, oltre a un calcio col destro forte e teso (incaricato delle punizioni dalla trequarti) anche se non molto preciso.
Iago Falqué (Barcelona): Due gol (contro Francia ed Ucraina) e ottime prestazioni, un talento indubbio, ma non mi tornano appieno i conti con questo giocatore. Ho come la sensazione che in futuro gli allenatori potrebbero avere qualche difficoltà a trovargli il ruolo giusto: sulla fascia gli manca il cambio di ritmo, mentre in posizione di trequartista la sua tendenza a scomparire per larghi tratti del match diventa controproducente.
Comunque un mancino dal talento purissimo: Santisteban l’ ha impiegato sempre sulla fascia destra, tranne nella finale dove, con una mossa intelligente lo ha spostato a sinistra avendo capito come giocando sulla destra il suo gioco accusasse una certa prevedibilità (mancando le sovrapposizioni del terzino, quasi sempre era portato ad accentrarsi per cercare il taglio degli attaccanti con un lancio verticale). Non sorprende che il suo idolo dichiarato sia Rivaldo: come il brasiliano, gioca con l’ idea fissa di liberare il suo sinistro per la conclusione o per la rifinitura. Traiettorie secche, che si abbassano all’ improvviso e creano più di un problema ai portieri, ma anche lanci calibratissimi che smarcano il compagno davanti al portiere all’ avversario. Mancandogli lo scatto bruciante dell’ uomo di fascia, deve andare via all’ avversario di pura tecnica, esaltandosi nei dribbling stretti fra più avversari.
Fran Mérida (Arsenal): Mancino estremamente raffinato, il più tecnico del gruppo. Anche lui come Cesc è stato sottratto allla cantera del Barça, però Mérida è un trequartista con tutt’ altre caratteristiche. Palla incollata al piede, difficilissimo sottrargliela, manda a vuoto gli avversari con finte elegantissime, disegna lanci teleguidati, lo fa con un solo piede ma fa praticamente quello che vuole. Un gol contro la Francia, il suo limite può essere l’ eccessiva confidenza o una certa discontinuità all’ interno della partita (comunque stiamo sempre parlando di un Under 17). Ismael Lopez “Isma” (Athletic Bilbao): Esterno sinistro, non ha convinto pienamente. Rapido nel gioco di gambe, discreto spunto nell’ uno contro uno, qualche taglio interessante senza palla, ma ha un primo controllo spesso difettoso e tende a portare un po’ troppo palla. Poco freddo in zona-gol.
Daniel Aquino (Murcia): Figlio d’ arte, mancino impiegabile sia largo a sinistra che da punta, è piaciuto di più rispetto ad Isma. Più verticale, più pulito tecnicamente e più diretto di Isma, ha un sinistro di qualità, un ottimo spunto in velocità e punta l’ avversario con frequenza. Un gol all’ attivo, realizzato contro l’ Ucraina.
Lucas Porcar (Espanyol): Jolly della trequarti, impiegabile come seconda punta o esterno destro, mossa quest’ ultima che Santisteban ha proposto nella finale. Poco spazio per lui (titolare oltre che nella finale solo con la Germania, il resto spezzoni contro Ucraina e Belgio, partita nella quale a un certo punto si è trovato a fare anche il terzino destro), ma in quel poco è piaciuto abbastanza, tecnicamente a posto, molto intelligente nel gioco senza palla e affidabile nei ripiegamenti.
David Gonzalez (Barcelona): Centrocampista centrale, ingiudicabile.Troppo poco una serie di spezzoni a fine partita (generalmente al posto di Ximo) per farsi un’ idea compiuta sulle sue caratteristiche.


ATTACCANTI:

Bojan Krkic Pérez (Barcelona): Non è stato un Europeo facile per lui. Pressioni sconosciute ai suoi coetanei, attenzioni doppie dagli avversari, prestazioni un po’ deludenti e il gol che non arriva… Ma quando più la sua squadra ne ha bisogno, finalmente sale in cattedra: nella semifinale con il Belgio, con la Spagna in 10, sotto di un gol e ad un passo dall’ eliminazione, prima scuote il palo con una sassata, poi con un’ altra folgore da fuori pareggia i conti ed assicura i supplementari. In finale invece non sembra certo al massimo, ma mette comunque il sigillo che assicura il trofeo.
Esaurita la mera cronaca, rimane l’ attaccante che, se gli si sarà dato modo di completare la necessaria maturazione fisica e psicologica, potrà scrivere pagine importantissime nella storia futura del Barça e della nazionale spagnola. Impressionante, e anche un po’ allarmante, come sta bruciando le tappe: capocannoniere dell’ Euro Under 17 dell’ anno scorso, a soli 15 anni e senza neanche partire dall’ inizio, quest’ anno è stato subito cooptato nel Barça B, del quale è diventato immediatamente l’ alfiere, con al momento 10 gol in 18 partite nel campionato di Segunda B. Ha già esordito con gol in prima squadra, nell’ amichevole con l’ Al-Ahly, forse verrà promosso già dall’ anno prossimo, anche se rimane viva pure l’ ipotesi di un suo prestito all’ Ajax.
Bojan ha nel suo gioco la naturalezza del predestinato, è uno di quei talenti rari che fanno la differenza col cambio di ritmo e una rapidità d’ esecuzione stupefacente che, unita all’ agilità e ad un controllo di palla impeccabile, lo rendono praticamente inafferrabile quando prende palla al limite dell’ area avversaria. Prima ancora di ricevere il passaggio dal compagno, ha già elaborato la giocata successiva: così non di rado il suo primo controllo si trasforma in dribbling, segno distintivo dei giocatori di un’ altra categoria. Una volta penetrato in area di rigore, mostra invece una disarmante sicurezza nel trafiggere i portieri (anche se in quest’ Europeo si è divorato due gol di questo tipo contro Francia e Germania).
Molto aggressivo nel pressing sugli avversari, sempre insidioso sul filo del fuorigioco, non è una prima punta, troppe volte è rimasto abbandonato a sé stesso là davanti, quando preferisce di gran lunga avere piena libertà di svariare su tutto il fronte d’ attacco, specialmente partendo dalla fascia sinistra, dalla quale può convergere al centro e fornire all’ occorrenza assist molto invitanti.
Ander Vitoria (Athletic Bilbao): Classica prima punta di peso, tecnicamente limitato. Titolare, deludente, contro la Germania, si è dovuto adattare a fare l’ ala destra quando Santisteban lo ha gettato nella mischia per il tutto per tutto col Belgio.

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giovedì, maggio 17, 2007

E' grande il Sevilla.


Grande spettacolo, un’ altalena formidabile di emozioni. L’ espulsione dell’ ingenuo Moisés e il 2-1 di Kanouté nel primo tempo supplementare parevano una pietra tombale sulle speranze di un Espanyol fin lì più in palla, ma Jonatas dal nulla, e a 5 minuti dalla fine, si inventava un destro che tirava fuori di peso i catalani dalla melma e anzi rischiava di proiettare il Sevilla, che già accarezzava la Coppa, in una grave depressione in vista dei rigori.
Ma, quando tutto faceva pensare che gli effetti psicologici di tale scossa avvantaggiassero nettamente il miracolato Espanyol, entra in scena quello che è il mattatore assoluto di questa Uefa 2006-2007, Andrés Palop, già eroe di Donetsk, ora anche eroe di Glasgow: tre rigori parati, nell’ ordine a Luis Garcia, Jonatas e Torrejon, che neutralizzano l’ erroraccio di Alves e proiettano il Sevilla nella storia, doppiettista di Coppa Uefa come quel Real Madrid che fece bottino pieno nelle stagioni ‘84-’85 e ‘85-’86.
Con tutto il rispetto per la splendida traiettoria di un Espanyol che si è giocato assolutamente alla pari questa finale e che esce a testa altissima, questa sera ci siamo tolti un peso: ora sappiamo che il fantastico Sevilla, l’ unica squadra in Europa in corsa sui tre fronti fino alla fine, di gran lunga la miglior spagnola della stagione, non resterà a mani vuote, fatto che avrebbe assunto contorni di una crudeltà inimmaginabile.
Quest’ eccezionale competitività è merito di una rosa con livelli medi altissimi e giocatori perfettamente intercambiabili (tranne gli insostituibili Kanouté e Dani Alves) all’ interno di un copione mandato giù a memoria e della sapientissima gestione del turnover di uno stratega raffinato come Juande Ramos, finalmente consacratosi ai più alti livelli (senza dimenticare che una fetta di questi successi spetta anche a Joaquin Caparros).
Un miracolo di ingegneria calcistica costruito negli anni che ha ancora sensibili margini di progressione e che finalmente dall’ anno prossimo potrà misurarsi con la Champions, realtà nella quale già quest’ anno avrebbe potuto fare un’ ottima figura (o mi volete far credere che le due finaliste di Atene sono così tanto superiori?).

Juande Ramos smentisce in pieno la mia anteprima: Martì accanto a Poulsen c’è, però c’è anche Maresca, Puerta fa il terzino sinistro e in attacco non parte Kerzhakov, bensì Luis Fabiano. Valverde non cambia l’ undici classico, mentre il Sevilla risulta alquanto stravolto nella sua fisionomia da queste scelte, che finiscono col disegnare un 4-4-2 imbastardito: Poulsen rimane davanti alla difesa, ma praticamente fa il difensore centrale aggiunto e anche il terzino destro (oppure ci va Javi Navarro) quando Alves va per le sue, Martì parte in una posizione tattica sul centro-destra, ora dando una mano nel mezzo, ora coprendo Alves. Maresca così è più libero di fare il disturbatore sulla trequarti senza eccessive costrizioni tattiche.
L’ avvio è su ritmi altissimi, pressing furioso e azioni che nascono più da raids improvvisi che da azioni geometriche e corali. Un avviso iniziale dell’ Espanyol, poi un Sevilla che sembra proporsi con maggiore personalità, la personalità del più forte, pungendo soprattutto col duo Adriano-Puerta sulla sinistra e avvicinandosi minacciosamente a Iraizoz prima con un’ azione individuale di Maresca, poi con un colpo di testa alto di Kanouté.
L’ Espanyol pare inizialmente contratto e titubante, frettoloso e approssimativo nella gestione del pallone, ma con il passare dei minuti comincia a sciogliersi, prima con una sovrapposizione di David Garcia che trova la debole deviazione di Tamudo al centro dell’ area, poi con Moisés Hurtado che percorre indisturbato la trequarti e impegna Palop, sfruttando un errore di comunicazione fara la difesa e il centrocampo del Sevilla.
Quando però i catalani cominciano a prendere confidenza con la partita, e a far girare la palla con criterio, micidiale scatta il fattore Adriano: su un’ azione da calcio d’ angolo l’ Espanyol lascia forse un po’ troppo sguarnita la sua metacampo e così lo spettacolare lancio di mano di Palop (non solo pararigori e uomo-gol, ma anche uomo-assist!) innesca la corsa inarrestabile del brasiliano, David Garcia gli si butta addosso in scivolata perdendo definitivamente il treno, dopodichè Adriano ha il pregio di mantenere la lucidità davanti ad Iraizoz nonostante la dispendiosissima cavalcata, freddando col destro (altro pregio di questo grande giocatore: è perfettamente ambidestro) il portiere espanyolista.
Non per questo i catalani si abbattono, e anzi Riera, il loro uomo più ispirato, li riporta quasi subito in parità, al termine di un’ azione individuale (contropiede favorito da un ripiegamento disordinato del Sevilla) nella quale ridicolizza in dribbling Alves, trovandone poi la favorevole deviazione sul tiro di destro che diventa così imparabile per Palop.
La manovra dell’ Espanyol convince di più, e pur rimanendo viva la sensazione di pericolo non appena gli andalusi si approssimano all’ area di Iraizoz, nel complesso persuade pochissimo l’ assetto del Sevilla: due-tre giocatori, Poulsen, Martì e Daniel Alves, ricoprono ognuno trecento ruoli a testa, e alla fine non si capisce bene chi deve fare cosa.
La fascia destra, solitamente il punto forte di questa squadra, funziona male, dato che finiscono con l’ occuparla un po’ tutti e un po’ nessuno: David Garcia non ha un avversario diretto, può appoggiare l’ azione d’ attacco, mentre Riera può sfruttare gli spazi lasciati da Alves, ben consapevole che Poulsen, per quanto ce la metta tutta, non ha ancora il dono dell’ ubiquità (ancora). Normale che si aprano spazi e le coperture risultino difettose.

Fortunatamente Juande ad inizio secondo tempo si arrende alla logica, riportando il Sevilla al suo assetto classico. Fuori Maresca, sacrificato non tanto per una prestazione particolarmente negativa quanto piuttosto per il carattere tatticamente anarchico del suo gioco, dentro Jesus Navas, che va a ricomporre la coppia d’oro con Alves. Mossa che si rivelerà importantissima, a ulteriore dimostrazione che delle volte gli allenatori esagerano con le loro fantasiose costruzioni, quando la cosa migliore invece è affidarsi a ciò che la tua squadra conosce e sa fare meglio. Cose semplici come aprire il campo invece che ammucchiarsi tutti al centro.
L’ effetto Navas si nota subito, Sevilla non più monco ma da subito impegnato a sfornare palloni anche dalla destra, ma non si riflette in un predominio effettivo degli andalusi, che anzi continuano a dare un’ impressione di minor lucidità rispetto a un Espanyol che adesso comincia a coinvolgere maggiormente anche De La Pena, fuori partita nel primo tempo: Tamudo, servito da De La Pena (ma Ivan poteva tirare, aveva tutto lo specchio) dopo una brutta palla persa da Poulsen, scalda i guanti a Palop.
Ma il protagonista resta sempre Riera: servito da un’ apertura proprio di De La Pena, inventa una coordinazione favolosa, sparando un sinistro incrociato da fuori area imparabile per i portieri normali ma non per Palop, che prodigiosamente si distende in tuffo deviando il pallone sulla traversa.
Espanyol padrone, ma l’ espulsione di Moisés rivoluziona la partita: il canterano vede Kerzhakov (entrato al posto di un immobile Luis Fabiano) in posizione di sparo al limite dell’ area, e si sacrifica senza valutare appieno il peso dell’ ammonizione già rifilatagli nel primo tempo. Gravissimo errore che consegna la partita al Sevilla.
Cambia radicamente il quadro tattico: il Sevilla bruttino e vagamente arrancante dei 67 minuti precedenti può ora tranquillamente dispiegare il suo calcio fatto di velocità e sovrapposizioni senza più preoccuparsi del contrattacco avversario, amputato con l’ uscita obbligata di Tamudo.
Davanti per l’ Espanyol resta solo il subentrato Pandiani, tutt’ altro che contropiedista, mentre a Luis Garcia, spostato a destra con l’ ambiziosa mossa (effettuata da Valverde in 11 contro 11) di Pandiani per Rufete, non resta che fare il terzino aggiunto nell’ improvvisato 4-4-1 di Valverde.
Juande Ramos invece, liberato da ogni preoccupazione, può dar sfogo a tutto il potenziale dei suoi nelle combinazioni palla a terra: entra per questo Renato al posto Adriano (non ne aveva più, era stato recuperato in extremis), con Poulsen che arretra al centro della difesa, Dragutinovic terzino sinistro e il preziosissimo Puerta avanzato all’ ala sinistra.
Daniel Alves e Navas lavorano palloni su palloni, Kerzhakov si agita sempre di più nei pressi dell’ area, l’ assedio si fa costante: Kerzhakov conclude alto al termine di un’ ottima azione manovrata con inserimento in area di Renato, Javi Navarro su calcio d’ angolo è liberissimo a centro area, ma il suo colpo di testa centrale è facile per Iraizoz.
Meno facile è invece il provvidenziale intervento che il portiere basco deve compiere su un colpo di testa ravvicinato di Kanouté, sempre su ghiottissima azione da calcio d’ angolo.

I supplementari riprendono lo stesso filo conduttore, Sevilla dominante con un Navas sempre più incisivo: proprio lo scriccioletto de Los Palacios sforna il traversone rasoterra che Kanouté sul primo palo non può proprio fallire.
Nel secondo tempo supplementare, con l’ Espanyol disperatamente e valorosamente proiettato all’ attacco, si tratta solo di affondare e infliggere il colpo di grazia, ma qui il Sevilla pecca di una certa leggerezza (insulsa una rabona sbilenca di Navas), oltre a trovare un grande Iraizoz: prima un sinistro rabbioso di Puerta (passata la soglia dei cento minuti non è che ci si possa mettere tutta questa lucidità) respinto con i piedi, poi grande tuffo su destro di Daniel Alves, abilmente liberatosi in dribbling al centro dell’ area.
Punizione per l’ indebita generosità del Sevilla, e premio alla grande dignità dell’ Espanyol, è il lampo di Jonatas, destro fulminante, leggermente deviato da Poulsen, che si rivela imprendibile per Palop e regala contorni epici a questa finale.
Prima dei rigori, Kanoutè sciupa una ghiottissima occasione ottimamente costruita sull’ asse Navas-Alves. Poi, le copertine son tutte per Palop.

ESPANYOL (4-4-1-1):

Iraizoz: Non sempre è impeccabile nello stile, però le prende tutte. Grande parata su Kanouté sottomisura, si esalta nel secondo tempo supplementare con gli interventi su Puerta e Alves. Voto: 7.
Zabaleta: Come sempre grinta e quantità dall’ argentino, soffre l’ esplosivo Adriano del primo tempo, dà un apporto consistente quando, con l’ entrata di Lacruz, viene spostato in mediana. Voto: 6.
Torrejon: Un peccato, una partita quasi impeccabile, con interventi sempre puntuali, ma con due pesanti macchie a comprometterla. Non stringe su Kanouté nell’ occasione del 2-1 del Sevilla, e infine sbaglia il rigore che consegna la Coppa al Sevilla. Voto: 6,5.
Jarque: Senza sbavature, si mette ancor più in mostra quando la sua squadra finisce in inferiorità numerica e la pressione sivigliana si fa costante. Voto: 7.
David Garcia: Buon primo tempo, l’ assenza di un avversario diretto gli permette di sovrapporsi con continuità, anche se nell’ occasione del vantaggio del Sevilla sbaglia: dovrebbe accompagnare Adriano invece che azzardare la scivolata e aprirgli l’ autostrada. L’ entrata di Jesus Navas è un bel tormento. Voto: 6.
Rufete: Partita modesta, non punge in attacco e viene quasi sempre preso nel mezzo dalle azioni del trio Puerta-Adriano-Maresca. Voto: 5,5. (dal 56’ Pandiani: Poteva essere l’ uomo-chiave, invece le condizioni avverse dell’ inferiorità numerica lo costringono a una specie di martirio, isolato rispetto al resto della squadra e costretto a lottare su palloni già persi in partenza. Voto: 5,5)
Moisés Hurtado: Come sempre ordinato e utile a centrocampo, però la sua doppia ammonizione è un’ ingenuità che ha compromesso seriamente la partita di un Espanyol che in 11 contro 11 stava facendo una figura migliore rispetto al Sevilla. Voto:5.
De La Pena: Assente ingiustificato nel primo tempo, non riesce a prendere per mano la sua squadra. Nel secondo tempo entra un po’ di più nel vivo del gioco, ma non riesce a riscattare una prestazione molto deludente. Peccato, ha perso l’ occasione per una consacrazione, anche se tardiva. Incompiuto. Voto: 5,5. (dall’ 87’ Jonatas: Quasi al primo pallone che tocca, scatena il delirio. Il rigore però lo titra malissimo. Voto: 6,5).
Riera: Grande partita, fa danni inenarrabili quando nel primo tempo trova spazio per la sua falcata, sfiora la doppietta nel secondo con uno spettacolare sinistro al volo. Una chiamatina in nazionale non guasterebbe, viste le alterne vicende dei Reyes e Vicente. Voto: 7,5.
Luis Garcia: Partita di sola quantità. Nel primo tempo aiuta molto nei raddoppi, ma non incide come potrebbe col pallone fra i piedi. E’ piaciuto soprattutto quando, in inferiorità numerica, si è adattato a fare l’ esterno destro con eccezionale generosità. Troppo debole e accentrato il suo rigore. Voto: 6.
Tamudo: Purtroppo con l’ espulsione di Moisés è dovuto uscire, e questo ha tolto molto all’ Espanyol. Pandiani era appena entrato, Luis Garcia poteva fare l’ esterno di centrocampo, mentre lui no. Peccato, perché si era dimostrato ancora una volta molto bravo a cercarsi gli spazi, tanto alle spalle dei difensori come partendo dalle fasce. Voto: 6 (dal 72’ Lacruz: Si piazza a destra, non regge neanche lontanamente il passo di Puerta, però è diligente. Voto: 6).

In panchina: Kameni, Ito, Moha, Coro.


SEVILLA (4-4-2)

Palop: Non gli daranno mai il Pallone d’Oro, ma raramente un giocatore è stato così decisivo nel corso di una manifestazione. Metà del gol di Adriano è merito del suo lancio, l’ intervento su Riera è strepitoso, i tre rigori parati parlano da soli. Voto: 9.
Daniel Alves: Male nel primo tempo, con tutta la fascia da coprire non è incisivo né nei cross (tantomeno nelle punizioni, sparacchiate indegnamente) ed è disorientato in fase difensiva. Costretto a rientrare in maniera affannosa, viene scherzato in controtempo da Riera sull’ 1-1. Dal secondo tempo in poi cresce nettamente, l’ ingresso di Navas e l’ inferiorità numerica dell’ Espanyol ne liberano completamente l’ estro vulcanico. Orrendo il rigore, per sua fortuna un errore indolore. Voto: 6.
Javi Navarro: Perfetto, attentissimo, mirabile in tutti i suoi interventi, in anticipo, nel gioco aereo e anche nelle stupende chiusure sui tagli degli attaccanti avversari sul primo palo. Voto: 7,5.
Dragutinovic
: Mi sta piacendo molto ultimamente nel ruolo di centrale. Forte nei contrasti, rapido nei recuperi, non trasmette mai insicurezza. Con l’ entrata di Renato va a fare il terzino sinistro. Voto: 6,5.
Puerta: Partita pienamente nel suo stile, quantità e qualità in pari misura. Insidioso con le sue sovrapposizioni nel primo tempo, incisivo quando diventa esterno di centrocampo con le sue percussioni palla al piede. Voto: 7.
Martì: Prestazione poco convincente. Sul centro-destra nel primo tempo forse è troppo lontano dallo stopper aggiunto Poulsen, e non ha modo di comporre quella cerniera che altre volte era piaciuta tanto. Impreciso in alcuni passaggi. Voto: 5,5.
Poulsen: Monumentale, si moltiplica fra centrocampo e difesa tappando le falle del poco convincente assetto scelto da Juande nel primo tempo. Con l’ entrata di Renato va a fare stabilmente il difensore centrale, ha la sfortuna di deviare (anche se quasi impercettibilmente) il destro del 2-2 di Jonatas. Voto: 7.
Maresca: Fa la mina vagante sulla trequarti nel primo tempo, si associa specialmente con Adriano e Puerta, anche se proprio quando si sposta sulla destra sfiora un gran gol con un’ azione individuale. Juande lo toglie per far quadrare meglio il cerchio con l’ ingresso di Navas. Voto: 6. (dal 45’ Jesus Navas: Non so che impatto avrebbe potuto avere schierato dall’ inizio, ma ha rivoltato la partita come un guanto. Dà al Sevilla quel punto di riferimento sulla destra che era mancato in tutto il primo tempo, fa ammattire gli avversari con la sua freschezza e rapidità di gambe, fornendo a Kanouté l’ assist del 2-1. Voto: 7,5.)
Adriano: Finchè ha birra, è micidiale con la sua velocità. Nell’ azione del gol, ha a disposizione quel campo aperto oggetto fisso dei suoi desideri, e propone costantemente iniziative sulla fascia. Inevitabilmente cala ed è costretto a uscire tutto acciaccato. Voto: 7. (dal 76’ Renato: Con l’ Espanyol in 10 e Maresca già in panchina, Juande lo sceglie come grimaldello, per i suoi inserimenti e le buone doti in rifinitura. Positivo, smarca un paio di volte i compagni e si aggiunge all’ attacco con intelligenza. Voto: 6,5.)
Kanouté: Parte bene, da elegantone qual è tiene su e rifinisce con gran perizia i palloni con cui entra in contatto, poi piano sparisce dalla partita, per riapparirvi nell’ occasione più propizia, ovvero il 2-1. Si mangia un po’ un’ occasione a pochi minuti dai calci di rigore. Voto: 6,5.
Luis Fabiano: Prestazione chiaramente negativa, lento e passivo, una di quelle serate in cui è completamente estraneo alla partita. Voto: 5. (dal 64’ Kerzhakov: Sicuramente dà tutt’ altro apporto di movimento rispetto a Luis Fabiano, però difetta di precisione al momento di finalizzare le giocate. Voto: 6.)

In panchina: Cobeño, A. Ocio, David, Chevantón.

Goles: 0-1 (18'): Adriano sorprende en una contra por la izquierda tras un saque con la mano de Palop; 1-1 (28'): Riera bate a Palop tras una gran jugada personal; 1-2 (105'): Kanouté remata en el área pequeña un gran servicio de Navas; 2-2 (115'): Jónatas conecta un gran disparo que supera a Palop.
Árbitro: M. Busacca, de Suiza. Expulsó a Moisés (67'), por doble amarilla, y amonestó a Luis Fabiano (62') y Kanouté (81').
Incidencias: Hampden Park. 40.000 espectadores. Llovió durante el partido. Asistió el Príncipe de Asturias y los presidentes de la Generalitat y de Andalucía.
Foto: EFE

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mercoledì, maggio 16, 2007

La Uefa in palio: le chiavi di Espanyol-Sevilla.


Juande vs. Valverde. Più che Scienze Politiche mi sarebbe servito studiare Psicologia per districarmi in questo finale di stagione. Stasera, finale in gara secca, quindi massima importanza avrà quest’ aspetto.
Lo scenario è presto delineato: Valverde fa il modesto, “è già un successo per noi essere arrivati qua”, sapendo quanto possa essere tagliente la sua squadra in queste situazioni.
E’ anche un topos della storia delle finali disputate dall’ Espanyol: nell’ 88, quando la Coppa sembrava già ipotecata col 3-0 dell’ andata, ritorno a Leverkusen, rimonta e sconfitta ai rigori, una specie di Istanbul o di 5 Maggio (che per me resterà sempre prima di tutto la data della morte di Napoleone) per la storia di questo club. Quando invece l’ Espanyol è partito col ruolo di sfavorito, come stasera e come nelle finali di Coppa del Re del 2000 e 2004, ha sfoderato grandi prestazioni e ancor più grandi vittorie.
Valverde cercherà di riproporre il piano che ha favorito strepitosi successi nelle notti di Liga contro il Barça e di Uefa contro il Werder: due linee da 4, difesa e centrocampo, talmente ravvicinate da far diventare la trequarti un groviglio inestricabile per l’ avversario; costante aiuto di Riera e Rufete ai terzini in modo da evitare 2 contro uno che sarebbero letali soprattutto sulla fascia destra del Sevilla, con Dani Alves e Jesus Navas; palla rubata a centrocampo e verticalizzazioni immediate di De la Pena, direttamente verso Tamudo e Luis Garcia (o Pandiani) oppure passando prima per le amate fasce, con Rufete e soprattutto il talentuosissimo mancino Riera.
Juande ha tutto il peso del pronostico sulle spalle, e sarà il suo Sevilla a dover fare la partita di fronte alla strategia chiaramente contropiedistica dell’ Espanyol. Uno degli aspetti più affascinanti dello squadrone andaluso è proprio la sua forza mentale, determinante tanto per completare rimonte eroiche (Donetsk in Uefa, la vittoria casalinga col Barça, in 10 contro 11 per lungo tempo, nella Liga) quanto per entrare subito in partita con una mentalità vincente e una determinazione che pochi possono vantare, vedi, un esempio fra i tanti, il Deportivo maciullato in casa sua nel giro di una ventina di minuti appena.

Il Sevilla tenterà quasi sicuramente una partenza fortissima. E’ la prima vera gara però che gli andalusi affrontano con il ruolo di favoriti assoluti, staremo a vedere.

Dani Alves, arma a doppio taglio. Nessuno come il brasiliano rappresenta in maniera tanto chiara il carattere e lo stile di gioco del Sevilla, l’ entusiasmo, la trascinante carica atletica e il movimento costante. Negli ultimi tempi Juande Ramos lo ha alternato fra la posizione canonica di terzino e quella di esterno destro di centrocampo. Stasera, come detto sopra, l’ Espanyol non dovrebbe lasciare spazio sulla trequarti, per cui Alves non potrebbe sfruttare i suoi tagli interni (altra storia sarebbe se il Sevilla passasse in vantaggio e l’ Espanyol concedesse più spazi: allora si potrebbe inserire Hinkel e avanzare Alves a centrocampo).
Quindi Alves meglio da terzino stasera, anche per un’ altra fondamentale ragione: da lì il Sevilla potrebbe sfruttare i suoi lanci lunghi alle spalle della difesa avversaria, una delle armi classiche della squadra andalusa. Gli spazi che l’ Espanyol intasa fra la sua difesa e il suo centrocampo, li può infatti concedere alle spalle della sua linea di difesa, aggressiva, pronta all’ anticipo e schierata mai troppo bassa da Valverde.
Dani Alves col suo destro calibrato può saltare direttamente il marasma del centrocampo, e la velocità e i movimenti in profondità di Kerzhakov possono scardinare la difesa catalana, contando anche sulla non eccezionale reattività nei ripiegamenti di Jarque e soprattutto del pesante Torrejon, buon difensore senza dubbio ma non uno scattista.
Meglio Kerzhakov di Luis Fabiano accanto a Kanouté: il maliano viene incontro e difende palla, il russo invece va in profondità, a differenza di Luis Fabiano che è nettamente più lento ed avrebbe un gioco spalle alle porta troppo simile a quello di Kanouté.
Però se Daniel Alves è un indiscutibile cardine dell’ azione d’ attacco sevillista, al tempo stesso diventa un possibile lato debole, su cui l’ Espanyol potrebbe fare leva per i suoi contro-attacchi, sfruttando gli spazi che il brasiliano lascia proiettandosi continuamente all’ attacco.

Da quelle parti dovrebbe spostarsi Tamudo, attaccante micidiale nel movimento senza palla, giocatore più astuto di tutta la Liga, bravissimo ad allargare le difese avversarie spostandosi sulla fascia debole di queste ultime.
Il meccanismo che nel Sevilla corregge gli entusiasmi offensivi di Alves si chiama Poulsen, ed è fondamentale la sua diligenza tattica, che lo porta a coprire tutti gli spazi lasciati sguarniti da Alves.

C'è però un altro problema che toglie il sonno a Juande Ramos, e si chiama De la Pena: occupare Poulsen esclusivamente come balia di Alves potrebbe lasciare spazi all’ azione del genio dell’ Espanyol, un po’ come successo a Guti nel secondo tempo del Bernabeu.
Ritengo per ciò sconsigliabile, nonostante il grande momento di forma di Enzo, un impiego di Maresca sin dal primo minuto.

Giocatore di grande energia e carattere (tagliato oltrettutto per le finali: vedi Eindhoven l’ anno scorso), il nostro connazionale è però tutt’ altro che irreprensibile nella fase difensiva, e la sua presenza potrebbe favorire uno sfilacciamento del centrocampo che invece l’ impiego di Martì renderebbe più solido e atto a contrastare De La Pena (anche di più rispetto a un eventuale utilizzo di Renato, giocatore tatticamente più ordinato di Maresca e con un miglior passaggio rispetto a Martì, ma che complessivamente non mi esalta).

Torna “El Pelat”. Il ritorno di De La Pena è imprescindibile per un Espanyol competitivo, che acquisti quella imprevedibilità e quella capacità di ribaltare il gioco che tanto preoccupa i suoi avversari.

Intimorito dal Sevilla e dall’ eventualità di perdere la battaglia a centrocampo, Valverde potrebbe decidere di passare al 4-2-3-1 avanzando De La Pena nella posizione di trequartista e aggiungendo un centrocampista come Jonatas o il più tattico Ito. A mio avviso però, così facendo, il suo Espanyol perderebbe un po’ di mordente.
Infatti, giocatori come De La Pena (o Ibagaza, per fare un esempio attinente), hanno maggiori possibilità di esprimere la loro “chiaroveggenza” di rifinitori quante più sono le opzioni di passaggio a loro disposizione. Con una sola punta e due esterni larghi, si ridurrebbero infatti le opportunità di creare quelle crepe nella difesa sivigliana che i micidiali movimenti coordinati di due attaccanti come Luis Garcia e Tamudo potrebbero aprire.

Io quindi non toccherei la formazione tipo, con un solo interdittore puro come Moisés Hurtado, De La Pena, due punte e due esterni offensivi (come gioca per l’ appunto anche il Mallorca di Ibagaza).
Magari si potrebbe bilanciare l’ esigenza di maggiore copertura a centrocampo con quella dell’ imprevedibilità offensiva passando sì al 4-2-3-1, ma sacrificando Rufete e schierando invece proprio Luis Garcia nella posizione di esterno destro di centrocampo (soluzione proposta più volte a partita in corso quest’ anno), dalla quale potrebbe tagliare senza palla senza abbandonare a sé stesso Tamudo e senza ridurre in maniera drastica le opzioni di passaggio di De La Pena.

Pandiani e Adriano, le armi segrete. Un piacevole dilemma agita la mente di Ernesto Valverde. Schierare o no “Re Mida” Pandiani?
Il titolare dovrebbe essere Luis Garcia, che permette un ventaglio maggiore di alternative a livello tattico, potendosi aggiungere al centrocampo in copertura (nelle partita contro grandi squadre come Barça e Werder l’ Espanyol ha spesso disegnato un 4-1-4-1 più che un 4-4-2, con Luis Garcia che andava a fare praticamente la mezzala alla stessa altezza di De La Pena) e potendosi anche proporre in una posizione fra le linee molto insidiosa, ma il momento attuale di Pandiani crea inevitabilmente il dubbio.
In una finale infatti è piuttosto difficile lasciare in panchina un giocatore che sai benissimo che, nel suo stato attuale, al 99% ti butta in rete la prima palla buona che gli capita. “El Rifle” potrebbe anche essere utilizzato a partita in corso in caso d’ emergenza (lui ce l’ ha una certa familiarità con le rimonte, chiedete anche a Milan e Paris Saint-Germain), anche se ha caratteristiche completamente opposte a quelle del classico giocatore rapido che mette sottosopra le partite quando le squadre sono stanche. Tendenzialmente sarei per schierare dall’ inizio l’ uruguagio, ma non riesco a sbilanciarmi completamente, perché ciascuna delle due opzioni ha i suoi vantaggi.
Ritorno importantissimo nel Sevilla è quello di Adriano. Se in forma, siamo di fronte a un giocatore eccezionale ed eccezionalmente sottovalutato a livello internazionale. Puerta è ottimo, ma non ha la velocità del brasiliano, che può decidere la partita, ancora di più se si aprono gli spazi. Bisognerà però risolvere l’ incognita delle sue condizioni fisiche.

Da non sottovalutare anche la carta-Chevanton: potrebbe rivelarsi importante a gara iniziata (Luis Fabiano, più ariete, nel caso non giocasse dall’ inizio, penso potrebbe essere inserito soprattutto in situazioni di rimonta disperata). Attentissimi poi a Coro, l’ uomo dei gol storici: quello allo scadere contro la Real Sociedad che l’ anno scorso salvò l’ Espanyol, quello del 3-0 al Werder Brema all’ andata e dell’ 1-1 che al Weserstadion socngiurò ogni ipotesi di rimonta tedesca.



Indisponibili: Escudé (Sevilla, squalificato)

Probabili formazioni:
Sevilla (4-4-2): Palop; Daniel Alves, Javi Navarro, Dragutinovic, David (Puerta); Jesus Navas, Poulsen, Martì (Renato, Maresca); Adriano (Puerta); Kanouté, Luis Fabiano (Kerzhakov).
Espanyol (4-4-1-1): Gorka Iraizoz; Zabaleta, Torrejon, Jarque, David Garcia; Rufete, Moisés, De La Pena, Riera; Luis Garcia (Pandiani); Tamudo.

Foto: El Pais.com (Marcelli Sàenz)

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lunedì, maggio 14, 2007

TRENTAQUATTRESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Valencia-Zaragoza 2-0: Moretti 20'; Silva 43'.
Devastante il Valencia del primo tempo, uno dei migliori della stagione, Zaragoza sbatacchiato senza riguardo alcuno. Vedendo la meraviglia del secondo gol dei padroni di casa, viene da farsi la solita domanda: "ma non potevano giocare così un po' più spesso?". Non è meglio occupare stabilmente la metacampo avversaria e far prendere palla a Joaquin e Silva in zone più vicine all' area avversaria, invece che fargli fare i terzini aggiunti e sfiancarli in corse estenuanti da un' estremità all' altra del campo?
Nel secondo tempo il Valencia torna alla sua tattica attendista per gestire il doppio vantaggio, il Zaragoza prende finalmente un minimo di confidenza col pallone, ma è troppo timido nei suoi attacchi. Davvero gliene manca di strada agli aragonesi per competere seriamente in questo tipo di partite (la vittoria col Barça è l' eccezione che conferma la regola).
La chiave di lettura più affascinante alla vigilia della partita era il confronto fra Aimar (ricevuto con grande affetto dal Mestalla) e Silva, il passato contro il presente e il futuro del Valencia: confronto stravinto da un Silva a dir poco mostruoso, non semplicemente utile, ma addirittura DECISIVO ad ogni pallone che tocca. Nato per giocare a calcio, a differenza di un D'Alessandro spesso contorto ed irritante.
Da sottolineare l' ennesima grande prestazione di Marchena, sontuoso da quando è stato spostato a centrocampo. Per il Valencia la Champions è praticamente assicurata, la Liga è altamente improbabile, ma nella vita non si sa mai...

Osasuna-Villarreal 1-4: Pires 6' (V); Valdo 17' (O); Forlan 64' (V); Forlan 87' (V); Forlan 92' (V).
Dall' incrocio fra due tendenze nettamente opposte (al rialzo, con vista Intertoto, il Villarreal, tristemente al ribasso quella dell' Osasuna, fortunatamente attutita dal dramma del Celta e dalla scarponeria della Real Sociedad) ne scaturisce un 1-4 che vendica la partita dell' andata, analogo risultato ma a parti invertite.
Il Submarino sta benone, rinforzato dai ritorni eccellenti di Pires (grande impatto sulla Liga, meno corsa ma la classe, impiegato nel ruolo di trequartista, rimane) e Gonzalo Rodriguez e trascinato da un Forlan che in questo girone di ritorno trasforma in oro tutto quello che tocca. Nel secondo tempo, quando l' Osasuna lascia più spazi in contropiede, gli ospiti ammazzano la partita.

Celta-Levante 1-2: Reggi, rig. 38' (L); Riga 48' (L); Baiano 62' (C).
Celta virtualmente retrocesso, troppo pesante questa ennesima sconfitta casalinga. Stoichkov, dopo l' esordio vittorioso nel derby col Depor, colleziona la sua quarta sconfitta consecutiva, peggio anche di Vazquez.
Al di là del se, del quando e del come cambiare allenatore (però Stoichkov me lo deve spiegare Canobbio in tribuna), difficilmente riesco a spiegarmi il tracollo di questa squadra, quando l' anno scorso era stata fra le più convincenti e quando sembrava poter nuovamente consolidare la sua presenza in Primera. Evidentemente la retrocessione clamorosa del 2003-2004 non era solo una parentesi.
La cronaca della partita segnala un Celta anche sfortunato, visto l' infortunio bruttissimo di Iriney, il leggero predominio, le occasioni create e il rigore dello 0-1 letteralmente inventato da Rubinos Pérez. Quando i padroni di casa cominciano ad organizzare la loro reazione, arriva la mazzata del raddoppio di Riga.
Baiano, chi altri sennò, accorcia le distanza con un gol di ottima fattura, ma nonostante abbia tanto tempo a disposizione il Celta crea pochissimo, a parte una fiammata nei minuti di recupero.

Racing-Mallorca 0-2: Fernando Navarro 53'; Arango 59'.
Il Racing perde le speranze di Uefa. Incide pesantemente sulla partita l' espulsione di Munitis nel primo tempo. Nonostante il Racing ce la metta tutto per nascondere l' inferiorità numerica, accumulando anche un buon numero di calci d' angolo (segno che alla porta avversaria ti ci avvicini eccome), il Mallorca diventa padrone della partita. E' il solito grande Ibagaza a dirigere l' orchestra.

Getafe-Atlético Madrid 1-4: Fernando Torres 2' (A); Maniche 18' (A); Manu Del Moral 60' (G); Fernando Torres 64'; Galletti, rig. 88' (A).
I postumi della baldoria di Coppa del Re si fanno sentire su un Getafe insolitamente generosissimo con gli avversari. Davvero raro vedere la squadra di Schuster concedere azioni in campo aperto come quelle dei gol dell' Atlético.
Atlético che fa un passo enorme verso la Uefa. Aguirre cambia assetto: 4-2-3-1, ma non quel piatto trivote che ci aveva fatto vedere altre volte, perchè con Luccin e Maniche non c'è l' inguardabile Costinha, bensì Jurado trequartista. Un centrocampo ben bilanciato, e finalmente il criticatissimo Maniche di questa stagione (deludente, ma anche condizionato da problemi fisici) si fa apprezzare per il suo contributo di dinamismo: un assist per l' 1-0 di Torres e un gol con un inserimento dei suoi.
Positivo vedere anche Torres concretizzare due occasioni che normalmente sparerebbe addosso al portiere.

Nàstic-Real Sociedad 1-3: Garitano 12' (R); Savio 24' (R); Portillo 30' (N); Ansotegi 71' (R).
Il Nàstic gioca e crea occasioni, ma la Real Sociedad fa pesare una maggior efficacia sotto porta, giovandosi anche del colabrodo che è la difesa del Nàstic. Dev' essere la Festa degli Scarponi, perchè segnano nientepopodimenochè Garitano ed Ansotegi (Savio e Portillo mi sa che si sono imbucati senza l' invito).

Athletic Bilbao-Deportivo 1-1: Murillo 57' (A); Riki 62' (D).
Quattro punti di vantaggio sulla terzultima sono una bel margine, ma l' Athletic ha anche perso una bella occasione contro un Deportivo che è la squadra con la classifica più anonima del campionato. Frustrante che l' indecisione di Aranzubia vanifichi il vantaggio di Murillo (incustodito nell' area piccola). Dudu Aouate, ottimo portiere, nega il 2-1 ad Urzaiz con un intervento che ha del prodigioso.


I gol più belli:
1) Silva (showtime!)
2) Forlan (in stato di grazia)
3) Portillo (sinistro magico)



CLASSIFICA
1 Real Madrid 66
2 Barcelona 66
3 Sevilla 64
4 Valencia 62
5 Zaragoza 55
6 Atlético 54
7 Recreativo 50
8 Villarreal 50
9 Getafe 49
10 Racing 49
11 Mallorca 48
12 Espanyol 45
13 Deportivo 44
14 Osasuna 37
15 Betis 36
16 Levante 36
17 Athletic 34
18 R. Sociedad 30
19 Celta 30
20 Gimnàstic 24


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Van Nistelrooy 21
2 Diego Milito 19
3 Kanouté 19
4 Ronaldinho 18
5 Forlán 15

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