giovedì, giugno 28, 2007

Bilancio finale Liga 2006-2007: le altre squadre/1


Sevilla

Stagione storica, esaltante, doppietta in Coppa Uefa, vittoria in Coppa del Re e in corsa fino all’ ultimo per la Liga, corsa nella quale il Sevilla si è piazzato terzo sia per il fisiologico calo atletico e mentale accusato nella parte finale della stagione, sia per non aver ancora mostrato quella maturità necessaria per isolarsi in testa alla classifica quando arriva l’ opportunità giusta, vedi sconfitte decisamente clamorose come quella casalinga col Mallorca e quella di Tarragona. Ma, del resto, l’ obiettivo era continuare la crescita e centrare la Champions, ed è stato centrato in maniera rotonda, la lotta per la Liga è stata un succulento fuoriprogramma.
Cosa non si può non dire di buono su Juande Ramos: sotto la sua guida sapiente (eccellente il turnover che, sfruttando il perfetto assortimento della rosa, ha permesso di tenere la squadra su tre fronti, fatto unico nel calcio europeo di questa stagione) il Sevilla è diventato una squadra eccezionalmente completa ed equilibrata fra le varie fasi del gioco: compatta e aggressiva in fase di non possesso, lavoro avviato nella più che mai proficua gestione-Caparros, straordinariamente ambiziosa e varia nel repertorio in quella offensiva. Una valanga che si abbatte sull’ avversario con una velocità e una verticalità uniche non solo nel panorama spagnolo, che predilige il contropiede ma sa anche cingere d’ assedio l’ avversario sin dal secondo successivo al fischio d’ inizio, fino a quando non riesce ad ottenere quello che vuole, ed è raro che non sappia cosa vuole. Oscar alla Miglior Squadra, per distacco. Voto: 9.

Punti: 71 (terzo posto, preliminari di Champions). Vittorie: 21. Pareggi: 8. Sconfitte: 9.
Gol fatti: 64 (terzo attacco). Gol subiti: 35 (seconda difesa dopo Barça e Getafe). Class. Marcatori: Kanouté 21 gol; Luis Fabiano 10; Kerzhakov 5. Class. Assist: Daniel Alves 11; Jesus Navas 5; Kanouté 4.
Formazione tipo (4-4-2): Palop; Daniel Alves, Javi Navarro, Escudé, Dragutinovic (David, Puerta); Jesus Navas, Poulsen, Renato (Maresca, Martì), Adriano (Puerta); Kanouté, Luis Fabiano (Kerzhakov). Allenatore: Juande Ramos.

PROMOSSI: Tre colonne hanno retto questo Sevilla: Daniel Alves, Poulsen e Kanouté. A parte l’ evidente calo di forma dell’ ultimo mese, assistere alle partite di Alves è stato come sfogliare un’ enciclopedia. Il suo calcio fuori dagli schemi, inserito in un meccanismo perfettamente oliato, è stato la trascinante variabile impazzita del gioco degli andalusi. Il brasiliano ha potuto godere della massima libertà di espressione grazie alla presenza di un equilibratore come Poulsen, innesto estivo pesante e decisivo.
Kanouté invece ha sorpreso tutti, non chi ne stimava già il mix di forza fisica, eleganza ed altruismo, ma sicuramente chi, suffragato dalle cifre di tutta la sua carriera, non ce lo vedeva proprio nei panni di sfondareti. Invece è stata un’ annata di grazia, non solo per l’ impagabile lavoro di trait d’ union fra attacco e centrocampo, ma anche per i tantissimi gol. Giustissimo che, in coincidenza con la dichiarata volontà di Kanouté di tornare in Inghilterra, la società voglia monetizzare quest’ estate l’ exploit del 30enne maliano.
L’ eroe vero della stagione però è stato Palop, spintosi ben al di là della normalità con il gol di Donetsk e con la prestazione mostruosa della finale di Coppa Uefa. Oltre a questo, un portiere completo e dalle sbavature che si contano sulle dita di una mano. Impeccabile anche Javi Navarro, assai convincente Dragutinovic centrale nel finale di stagione.
Adriano, anche per i ricorrenti acciacchi, non ha avuto la continuità desiderata, ma ha saputo essere devastante come suo costume in una buona serie di occasioni. Puerta è stata la novità più piacevole della stagione, un più che mai intrigante cocktail di dinamismo, diligenza tattica e notevole raffinatezza tecnica.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Gran talento Jesus Navas, ma le sue pause son esageratamente prolungate: inafferrabile ad inizio stagione, poi mesi senza saltare l’ uomo (esattamente come l’ anno passato), infine partecipazione determinante (alla pari con l’ espulsione di Moisés) nella finale Uefa. Lo stesso Renato, su grandi livelli nei primi mesi, ha avuto un evidentissimo calo nella seconda parte della temporada.
Luis Fabiano: qualità indiscutibili, ma troppo troppo alterno, distante e “freddo”. Chevanton, acquisto avallato molto più da Monchi che da Juande Ramos, ha pagato un inizio in salita per l’ infortunio e ha faticato ad inserirsi, mostrando comunque cose promettenti nella parte finale, soprattutto il gol-qualificazione a Donetsk. Assaggi di Kerzhakov: assaggi indubbiamente sfiziosi per un attaccante versatile e dal repertorio tecnico-tattico completo, probabilmente il protagonista annunciato della prossima stagione.
Chi di protagonismo ne ha assunto pochissimo è stato Hinkel, il quale, acquistato per tappare la prevista cessione di Alves, si è visto invece, rimasto ed esploso il brasiliano, inevitabilmente costretto a un ruolo di rincalzo, compitino e nulla più. Probabile però che possa trovare più spazio, anche indipendentemente dalla cessione di Alves, nelle gare più tattiche della prossima, eventuale, Champions.
BOCCIATI: Duda, in secondo anzi terzo piano nella rosa, ha confermato il sospetto di non essere all’ altezza di certe ambizioni.


Recreativo Huelva

In una stagione dallo scadentissimo livello di gioco generale, il Recre è stata delle poche note liete, una boccata d’ aria fresca. Marcelino è riuscito a dare un’ organizzazione eccellente ad una squadra assemblata in fretta e furia perlopiù con prestiti, una squadra che si è segnalata per il suo gioco piacevole e mai rinunciatario, basato su tocchi di prima, passaggi nello spazio e una mobilità davvero eccezionale dalla trequarti in su, con l’ attacco più veloce di tutta la Liga, quello composto da Uche e Sinama Pongolle, a farla da padrone in campo aperto. Magari, nonostante i meccanismi ad orologeria del 4-4-2 (da manuale il pressing e i raddoppi sul portatore di palla già nella trequarti avversaria), non è risultata sempre irreprensibile la difesa, in sofferenza sulle palle alte e tendente ad imbarcare un po’ troppi gol in determinate partite.
Dopo una stagione straordinaria, sogno Uefa sfiorato e impresa del Bernabeu come fiore all’ occhiello, bisognerà però ricominciare tutto da capo l’ anno prossimo: Marcelino ha firmato col Racing, Viqueira, Mario, Uche e forse Cazorla se ne andranno, e il budget rimane fra i più striminziti del campionato. Voto: 8.

Punti: 54 (ottavo posto). Vittorie: 15. Pareggi: 9. Sconfitte: 14.
Gol fatti: 54. Gol subiti: 52. Classifica marcatori: Sinama Pongolle 12 gol; Uche 9; Javi Guerrero 6. Assist: Cazorla 5; Aitor 5; Uche 5.
Formazione tipo (4-4-2): Lopez Vallejo; Merino (Edu Moya), Beto (Pablo Amo), Mario, Poli (Dani Bautista); Cazorla (Juanma), Barber (Viqueira), Jesus Vazquez, Aitor; Sinama Pongolle, Uche. Allenatore: Marcelino.

PROMOSSI: Grande acquisto Sinama Pongolle, che ha scacciato via i timori sul suo eventuale apporto relizzativo. Grande velocità, si smarca con movimenti sempre intelligenti. Almeno lui, riscattato dal Liverpool, rimarrà l’ anno prossimo: buona notizia. Il suo “gemello”, Ikechukwu Uche, ha avuto un rendimento sicuramente più irregolare, ma ha fatto trasparire tutto lo splendore di un estro che prossimamente potrebbe renderlo una delle stelle assolute della Liga. Deve però maturare tatticamente.
Chi è stato forse il miglior giocatore di questo Recre, oltrechè una delle più piacevoli rivelazioni di questo campionato, è stato però Santi Cazorla, folletto inarrestabile tanto a destra quanto a sinistra, giocatore chiave per Marcelino coi suoi tagli fra le linee. Ottimo rendimento per Mario, centrale di difesa pienamente rilanciatosi dopo i fugaci e impalpabili trascorsi al Barça: tosto e concentrato, bravo nell’ anticipo e rapido negli spostamenti, il Getafe, con una scelta intelligente, ha individuato in lui il sostituto di Alexis. Molto continuo ed efficace anche Jesus Vazquez a centrocampo, peraltro non privo di discreto illuminazioni nel suo lavoro sporco.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Che peccato Viqueira… Mostruoso girone d’ andata, geniale come pochi altri nell’ innescare gli attaccanti, quel tocco in più che rendeva il Recre così speciale. Poi, una querelle con la società in cui lui ci ha fatto una bruttissima figura, e che lo ha allontanato dalla squadra nella parte finale del campionato.


Deportivo

Joaquin Caparros se ne va, mai troppo amato dall’ ambiente. Onestamente però era difficile ottenere di più di due tranquilli piazzamenti a metà classifica per chi in questo biennio ha avuto sulle sue spalle l’ arduo e necessario onere di traghettare il Deportivo dall’ epoca del SuperDepor a quella del MiniDepor. In mani poco esperte, la transizione poteva rivelarsi ben più catastrofica…
Al di là delle premature esaltazioni di inizio stagione per il “Deportivo dei giovani”, il materiale non era certo di prim’ ordine. Una squadra che ha volato rasoterra, senza lampi, senza creatività, sia per il difensivismo del suo tecnico che per le carenze dell’ organico (solo l’ eterno infortunato Valeron, a rischio carriera, e l’ acerbo Verdù guardano più in là del proprio naso), terribilmente sterile in attacco, ancora di più per l’ indisponibilità dell’ acquisto estivo Bodipo, infortunato per quasi tutta la stagione.
Le uniche armi, spremute fino all’ ultima goccia, sono state così la validissima organizzazione difensiva (nonostante i gol presi non siano stati pochi), l’ intensità di gioco e le azioni da calcio piazzato, l’ unica risorsa offensiva nella maggior parte dei casi. Voto: 6.

Punti: 47 (tredicesimo posto). Vittorie: 12. Pareggi: 11. Sconfitte: 15.
Gol fatti: 32 (peggior attacco assieme alla Real Sociedad) Gol subiti: 45. Marcatori: Arizmendi 5 gol; Juan Rodriguez 4; Capdevila 4. Assist: Riki 3; Arizmendi 3; Taborda 2.
Formazione tipo (4-2-3-1): Aouate; Coloccini (Manuel Pablo), Lopo, Andrade, Capdevila; Sergio, De Guzman (Duscher); Estoyanoff, Juan Rodriguez (Verdù), Cristian; Arizmendi. Allenatore: Joaquin Caparros.

PROMOSSI: Buonissimo acquisto Lopo, che è stato premiato anche con la convocazione in nazionale nela sfida contro la Romania. Estremamente convincente era stato anche Arbeloa, poi ceduto al Liverpool a Gennaio. Molto meglio da centrale, il suo vero ruolo, piuttosto che da terzino destro, dove è stato impiegato soltanto in funzione esclusivamente difensiva, come quando ha marcato, e bene, Ronaldinho. Fatto da tenere ben presente questo quando lo si vede storpiare i cross in quel di Anfield.
Anche se resta un giocatore di caratura molto modesta, De Guzman si è meritato il posto da titolare a centrocampo, dove ha sfacchinato parecchio. Inizialmente trascurato da Caparros, si è fatto strada anche Estoyanoff, mai troppo continuo, ma perlomeno uno dei pochi in grado di vivacizzare un panorama così triste coi suoi dribbling (devastante lo spezzone in casa contro il Barça, la sua miglior prestazione della stagione). Una sicurezza Aouate.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Arizmendi, chiariamolo un po’ quest’ equivoco: immeritatamente convocato in nazionale, si son sentiti sin troppi elogi per lui, in una sorta di allucinazione collettiva che coglie i critici non appena assistono al miracolo di un attaccante alto un metro e novanta in grado di mettere giù bene qualche pallone (addirittura si è sentito un commentatore di Sky paragonarlo ad Ibrahimovic…). Si dice che faccia tanto movimento, ma la maggior parte è movimento a vuoto, poi ha i piedi storti, poca forza fisica, un gioco aereo mediocre e un fiuto del gol inesistente. Vi basta?
Così così i due giovanotti venuti da La Masia: Cristian tecnico ma alla fin fine fumosetto e inconsistente, Verdù con potenzialità di rifinitore assai interessanti, ma ancora troppo timido e discontinuo. Barragan era partito a spron battuto, con le sue sovrapposizioni scatenate, ma i limiti nella fase difensiva hanno presto convinto il prudentissimo Caparros (che non a caso quando era al Sevilla impiegava Alves quasi esclusivamente come esterno di centrocampo) a relegarlo in panchina o tutt’ al più in un ruolo di esterno di centrocampo che non gli si addice proprio (non ha qualità tecnica nell’ uno contro uno, è necessario che arrivi in corsa dalle retrovie per sfondare). Non convince Filipe, talento assai quotato a suo tempo: da esterno di centrocampo non incide, mentre da terzino, dove Caparros raramente lo ha impiegato (per gli stessi motivi di Barragan e Alves), tende a portare troppo palla.
Adrian ci ha fatto venire l’ acquolina in bocca, la prossima stagione ne saggeremo gli eventuali e auspicabili progressi.
BOCCIATI: Riki, acquisto forte dell’ estate, è stato la delusione maggiore: pochissimi gol, tante prestazioni insufficienti e i soliti tarli della testardaggine e dell’ individualismo. Anche Juan Rodriguez (impiegato spesso nel ruolo più che mai ambiguo di trequartista) poco ha fatto. Infine si nota chiaramente che la parabola di Sergio è nella sua fase discendente.



Racing Santander

Assieme al Recreativo stramerita un Oscar, per il tantissimo che ha ottenuto in rapporto ai limitati mezzi di partenza. La Uefa non è arrivata, c’è stato un calo evidente nel finale, ma ciò non rovina la stagione probabilmente migliore in tutta la storia del club. Stagione partita in salita, con Portugal che solo con la vittoria di Pamplona alla quinta giornata ha salvato una panchina sul punto di saltare, poi un assestamento e uno strepitoso exploit nella prima parte del girone d’ andata, mentre il calo finale era nella natura delle cose.
Su un’ ossatura a mio avviso già ben strutturata la stagione passata da Manolo Preciado, cioè un 4-4-2 molto quadrato, cortissimo ed aggressivo nel pressing a metacampo, Portugal (che l’ anno prossima ingrosserà i quadri dirigenziali del Real Madrid: al suo posto il grande talento Marcelino, convinto dalla stabilità dell’ ambiente racinguista) ha avuto la fortuna di poter aggiungere la coppia-gol più celebre della Liga, ovvero Zigic-Munitis, un duo proverbiale nella sua composizione, coi centimetri del serbo abbinati ai guizzi del bassotto di casa in una miscela che ha permesso finalmente la più ampia varietà di soluzioni offensive a un Racing che proprio nel reparto offensivo aveva il suo limite maggiore prima dell’ ingaggio di Zigic, in un campionato come la Liga dove per sopravvivere non basta il solo ordine tattico.
Una squadra non certo indimenticabile per qualità, ma perfettamente compensata nei suoi reparti: in Spagna si utilizza una formula molto efficace per descrivere le squadre come questo Racing: “un equipo que sabe a lo que juega”, “sa a cosa gioca”, e questa è la cosa più importante, una bussola indispensabile. Voto: 7,5.

Punti: 50 (decimo posto). Vittorie: 12. Pareggi: 14. Sconfitte: 12.
Gol fatti: 42 Gol subiti: 48. Marcatori: Zigic 11 gol; Garay 10; Munitis 4. Assist: Munitis 10; Zigic 5; Cristian Alvarez 4.
Formazione tipo (4-4-2): Tono; Pinillos, Rubén Gonzalez, Garay, Oriol (Cristian Fernandez); Scaloni (Cristian Alvarez, Balboa), Vitolo, Colsa, Serrano; Munitis, Zigic. Allenatore: Miguel Angel Portugal.

PROMOSSI: Di Zigic e Munitis si è detto e ridetto tutto il possibile, passiamo quindi a Ezequiel Garay, perla argentina della difesa propostosi con personalità non comune e un destro superbo tanto nei cambi di gioco come nei calci piazzati (rigorista designato, ha raccolto un bottino notevole). Portugal a inizio stagione aveva qualche dubbio a gettarlo nella mischia, qualche mese dopo è arrivata la convocazione in nazionale. Pezzo pregiato del mercato futuro (anche se non ho potuto vederlo con la dovuta assiduità per fare completamente mio questo giudizio).
Se l’ affidabilità del Racing è risultata così elevata, una parte del merito va anche alla coppia di centrocampo Colsa-Vitolo, lavoratori come ce ne sono pochi. Del secondo in particolare mi impressiona la continuità d’ azione in mediana, tranquillamente spendibile anche in contesti più ambiziosi (magari anche come rincalzo pronto all’ uso in una squadra di vertice.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Balboa, ancora un po’ estemporaneo ma indubbiamente talentuoso, è un prospetto molto interessante, potenzialmente devastante la sua velocità sulla destra. Pare poi che con l’ addio di Beckham possa tornare alla casa madre madridista l’ anno prossimo.
BOCCIATI: Rappresenta una nota di ulteriore merito per il Racing aver disputato la stagione che ha disputato con uno come Tono fra i pali, davvero il portiere più scarso della Liga (chiedete un po’ ad Eto’o e Raul, tanto per fare un esempio).



Espanyol

Comunque, una stagione di cui andare orgogliosi. Innanzitutto per la meravigliosa quanto sfortunata cavalcata in Uefa, poi per la convinta valorizzazione della cantera (5 prodotti locali nella formazione-tipo: Chica, Jarque, Torrejon, Moisés e Tamudo, più il talismano Coro e i volti nuovi Angel, Julian, Serran e Palanca, che hanno già assaggiato la prima squadra), perfettamente in linea con la recente tradizione.
Txingurri Valverde, in bilico ad inizio stagione, dopo gli stenti delle prime giornate ha infine trovato la quadratura del cerchio, trovando posto contemporaneamente fra i titolari a De La Pena, Rufete, Riera e alla coppia d’oro Luis Garcia-Tamudo, assicurando al tempo stesso solidi equilibri difensivi. Squadra corta e ottimamente organizzata (uno dei migliori Valverde nel disporre le linee di difesa e centrocampo: non mancano mai i raddoppi, sia sulle fasce che al centro), con un’ azione di rimessa con pochi rivali, per qualità ed imprevedibilità, nell’ ambito nazionale. Possibili ed auspicabili ulteriori progressi nella prossima stagione. Voto: 7.

Punti: 49 (dodicesimo posto). Vittorie: 12. Pareggi: 13. Sconfitte: 13.
Gol fatti: 46. Gol subiti: 53. Marcatori: Tamudo 15 gol; Luis Garcia 10; Pandiani 7. Assist: Luis Garcia 7; Rufete 6; De la Pena 4.
Formazione tipo (4-4-1-1): Kameni; Zabaleta (Lacruz), Torrejon (Lacruz), Jarque, Chica (David Garcia); Rufete (Coro), Moisés, De La Pena, Riera; Luis Garcia (Pandiani); Tamudo. Allenatore: Ernesto Valverde.

PROMOSSI: De La Pena finalmente ha trovato una collocazione stabile e che ne esalti il rendimento. Al centro del gioco, con libertà d’ azione e ampie opzioni di passaggio. Decisivo per assicurare gli equilibri di Valverde è stato però l’ innesto di Moisés Hurtado, l’ uomo chiave della stagione: ormai centrocampista difensivo in pianta stabile, l’ immagine della sobrietà e dell’ efficacia.
Tutte note positive in attacco: Tamudo sempre più bandiera ( gol, cannoniere di tutti i tempi), Luis Garcia seconda punta completa (e convocata pure da Aragonés), Pandiani miglior dodicesimo uomo possibile, grande protagonista delle notti di Uefa, competizione della quale si è laureato capocannoniere con 11 gol. C’è grande gioia poi, per il recupero di un talento vero come Riera, che l’ anno scorso era stato costretto ad emigrare da un Lotina che, pensate un po’, gli preferiva Jofre…
Splendida stagione di Jarque al centro della difesa, al suo fianco lieta novella Torrejon, corpulento ma tutt’ altro che pachidermico. Grinta e quantità da Zabaleta, che Valverde ha deciso di impiegare da terzino destro (a cambiargli ruolo continuamente un giocatore non capisce più niente), Iraizoz eroe di Coppa.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Jonatas, la grande sfida per la prossima stagione. Ha fatto la spola fra Spagna e Brasile per vari problemi calcistici ed extra-calcistici, ha faticato ad inserirsi e a trovare un posto fra i titolari con l’ assestamento del Triangolo Magico De La Pena-Tamudo-Luis Garcia, ma qualche sprazzo di assoluta qualità l’ ha fatto intravedere (l’ ultimo il gol del 2-2 nella finale di Glasgow). Se Valverde l’anno prossimo riuscirà a ritargliargli spazio senza compromettere gli equilibri già raggiunti, l’ Espanyol potrà fare un ulteriore, importante salto di qualità.
Indiscutibile l’ applicazione e la generosità di Chica, molto discutibili le sue qualità.
BOCCIATI: Edoardo Costa, promessa da troppo tempo non mantenuta.



Levante

Sorprendente e meritevole stagione. In sede di pronostico, la ritenevo l’ ultima ruota del carro, dato che mi erano parsi assai poco convincenti tutti quegli acquisti di qualità non eccelsa e perlopiù tendenti alla terza età calcistica (politica a doppio taglio già confermata dai primi acquisti per il 2007-2008: Savio e David Castedo, mitica bandiera del Sevilla). Lopez Caro non stava facendo proprio dei disastri, ma la prevedibile parabola discendente imboccata dal Levante si era fatta ormai evidente. Via quindi l’ ex tecnico madridista, dentro Abel Resino, che si è rivelato l’ uomo della svolta, decisivo per questa brillante salvezza.
Arrivato con le idee chiarissime, sbandierate in interviste in cui si proclamava sacchiano convinto, Abel ha tradotto con successo le parole in fatti: inizialmente la sua difesa altissima pareva inquietante, ma i meccanismi presto si sono affinati, ed il Levante, a fronte di un tasso tecnico piuttosto basso (tre passaggi di fila, un’ impresa storica), è diventato una delle squadre tatticamente più indigeribili della Liga, pressing intensissimo e falli tattici ripetuti (è la squadra in testa a questa classifica). Sarei curioso davvero di vedere le idee di Abel applicate da una rosa di qualità superiore. Intanto, riconfermato per la prossima stagione, spera di poter contribuire all’ agognata stabilizzazione del Levante nel calcio di Primera. Voto: 7.

Punti: 42 (quindicesimo). Vittorie: 10. Pareggi: 12. Sconfitte: 16.
Gol fatti: 37. Gol subiti: 53. Class. Marcatori: Riga 9 gol; Kapo 5; Salva 4. Class. Assist: Salva 5; Ettien 3; Kapo 2.
Formazione tipo (4-4-2): Molina; Descarga, Alvaro, Alexis, Rubiales; Ettien, Camacho (Berson), Tommasi, Kapo (Courtois, Robert); Riga, Salva (Reggi). Allenatori: Lopez Caro, poi Abel Resino.

PROMOSSI: Mustapha Riga l’ uomo salvezza, decisivo nella fase finale della stagione, quando è riuscito anche ad aggiustare la mira in zona-gol in aggiunta al suo generosissimo dinamismo su tutto il fronte-offensivo (punta ma anche esterno destro di centrocampo). Una mano importantissima gliel’ ha data Salva, acquisto invernale determinante per dare peso (e molto mestiere: parliamo di una vecchia volpe) a un attacco assolutamente inconsistente nella prima parte di stagione.
Prezioso si è rivelato alla lunga anche il nostro Tommasi: poco considerato da Lopez Caro, è diventato inamovibile per Abel, al centro nel 4-4-2 o da finto trequartista (questo passava il convento) quando il modulo diventava un più coperto 4-2-3-1. Il capitano Descarga (e anche Diego Camacho) hanno incarnato invece l’ anima combattiva della squadra, mentre Alvaro si conferma da più di un lustro valore sicuro della Liga. Pur senza grande continuità, Kapo ed Ettien (prediletto più da Lopez Caro che da Abel), son stati indubbiamente gli elementi più destabilizzanti dalla trequarti in su.
BOCCIATI: Non mi aveva convinto per niente la campagna acquisti estiva, e non è che abbia avuto completamente torto: Salva è arrivato in corsa per riparare all’ inconsistenza di Meyong Zé, Luyindula (scappato a Gennaio, triste per una promessa a suo tempo molto acclamata) e anche Nino, atttaccante di categoria, beninteso che si parla della Segunda Division. Inconsistente Robert, giocatore che ho sempre fatto una certa fatica a sopportare, dimenticati e dimenticabili Zé Maria e Dehu.



Gimnàstic de Tarragona

Era la mia scommessa ad inizio stagione, l’ ho persa malamente. La vittoria al Montjuic della prima giornata pareva annunciare grandi sorprese, ma è stata solo un’ illusione. Affossatosi in un disastroso girone d’ andata, il Nàstic ha provato a risollevarsi col cambio di allenatore (da Luis César, artefice della promozione, al navigato Paco Flores, in pessimi rapporti con la stampa locale), ma a parte un illusorio tentativo di rimonta, con tanto di vittoria prestigiosa sul Sevilla, è sembrato andare incontro al suo destino con eccessiva rassegnazione (disarmante la sconfitta in trasferta col Levante, quando di fronte all’ ultima occasione per giocarsi la salvezza, i catalani hanno ceduto all’ avversario con desolante passività). In mezzo, un pubblico che ha vissuto già come un trionfo la promozione in Primera, giocatori che vanno e vengono nella finestra di mercato invernale e una società nel pallone più totale, con tre presidenti in una stessa stagione e un tira e molla con le autorità municipali.
Sul piano del gioco, si è visto sicuramente di peggio in questa Liga (soprattutto quando Flores è passato da un 4-1-4-1 troppo bloccato a un 4-2-3-1 meglio bilanciato sul piano offensivo), ma a conti fatti il Nàstic è risultato una squadra sin troppo leggera per poter competere seriamente: disastrosa e deconcentrata in difesa (squadra più bucata della Liga con ben gol al passivo), sterile in attacco, al di là del grande girone di ritorno di Portillo. Voto: 4.

Punti: 28 (ultima classificata). Vittorie: 7. Pareggi: 7. Sconfitte: 24.
Gol fatti: 34 (secondo peggior attacco dopo Deportivo e Real Sociedad) Gol subiti: 69 (peggior difesa). Marcatori: Portillo 11 gol; Rubén Castro 4; Campano 3. Assist: Campano 4; Abel Buades 3; Cuéllar 2.
Formazione tipo (4-2-3-1): Bizarri (Rubén Pérez); Calvo, César Navas, Matellan (David Garcia), Mingo; Morales (Generelo), Chabaud; Campano (David Cuéllar), Pinilla (Irurzun), Portillo; Rubén Castro. Allenatori: Luis César Sampedro, poi Paco Flores.

PROMOSSI: Dopo un girone d’ andata di mutismo assoluto, Portillo ha sicuramente rilanciato le sue azioni nel ritorno, con gol, nonostante non sia sempre stato impiegato nel suo ruolo preferito (Flores lo ha adattato ad esterno di centrocampo nel suo 4-2-3-1, modulo all’ interno del quale Portillo risulta abbastanza difficile da collocare, dato che non è neppure una prima punta classica). Se taglia definitivamente i legami col Real Madrid, “Porti-gol” può spiccare il salto, magari ripartendo l’ anno prossimo da una tranquilla realtà di metà classifica (parrebbe molto vicino all’ Osasuna, dove formerebbe una stuzzicante coppia tutta merengue con Soldado, peraltro ben assortita sulla carta).
In quel vano tentativo di rimonta di cui si è parlato, ha brillato tutto il savoir faire calcistico del 37enne Antonio Pinilla, bravissimo a fare sempre la cosa più appropriata sulla trequarti. Anche il Pampa Calvo, arrivato a Gennaio dal Boca, è stato sicuramente un acquisto azzeccato, seppure tardivo. Più che dignitoso l’ apporto sugli esterni sia di Campano che di David Cuéllar.
BOCCIATI: Makukula, scommessa fallita. Tenuto ai margini dagli infortuni nella sua esperienza al Sevilla, il Nàstic era una grande occasione per rilanciarsi, ma il gigante congolese non ha dato il peso che ci si aspettava all’ attacco, finendo ben presto relegato ai margini, scavalcato dalla cavalleria leggera Portillo-Rubén Castro.
Pessimo Matellan al centro della difesa, deludente il giovane terzino destro Ruz, protagonista l’ anno della promozione e finito molto presto in panchina. Ci si aspettava di più sia da Generelo che da Merino (promessa mai mantenuta), che potevano dare molto di più in termini di qualità a un centrocampo consegnato infine a un doble pivote assai povero qualitativamente come quello composto da Morales e Chabaud.
GIUDIZIO IN SOSPESO: Caceres è passato come una meteora dalle parti di Tarragona: il paraguaiano, difensore centrale di indiscusso spessore internazionale, ha cominciato la stagione in ritardo per poi scappare in Messico a Gennaio, senza di fatto lasciare tracce. Un altro oggetto misterioso è stato Gil, il più intrigante degli acquisti estivi per chi se lo ricordava affetto da grave dribblomania ai tempi del Corinthians, ma fra acciacchi fisici, panchine e spezzoni insignificanti, ha vissuto una stagione più che altro da turista.

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martedì, giugno 26, 2007

Bilancio Valencia.

Va bene, nessuno nega che quella sfilza di infortuni nel cuore della stagione abbia compromesso buona parte delle chances di vittoria valenciane, però ha inciso in egual misura la mentalità conservatrice e rinunciataria di Quique Sanchez Flores, poco adatta a mio avviso in generale ad una squadra che lotta per la Liga e, in particolare, a una rosa come quella valenciana nella quale il talento offensivo abbonda.
Difesa e contropiede, per quanto l’ esecuzione di tale strategia in svariate occasioni si sia avvicinata alla perfezione artistica, da soli non bastano, una grande squadra deve saper imporre il suo gioco indipendentemente dall’ avversario e dal contesto tattico, mentre il Valencia in molte situazioni in cui ha dovuto fare la partita ha mostrato un disagio frustrante per chi la osservava e, ancor di pù per chi la tifava (la deludentissima sconfitta del Bernabeu esemplifica al meglio il concetto).
Non è un caso poi che il Valencia abbia sfoderato grandi prestazioni contro squadre con lo stile di gioco aperto come Barça e Sevilla, mentre abbia faticato contro squadre più piccole e molto più prudenti: è una precisa conseguenza della sua filosofia di gioco, una filosofia di gioco che può pagare più in gare secche contro altre grandi (o in tornei ad eliminazione diretta), ma molto meno in un campionato di 38 partite nel quale le piccole squadre sono inevitabilmente in numero maggiore rispetto alle grandi disposte ad offrire il fianco al tuo gioco di rimessa.
Insomma, se hai attaccanti come Villa e Morientes, un’ ala come Joaquin, un genio come Silva, uno dei migliori terzini di spinta del panorama europeo come Miguel (senza contare i quasi sempre indisponibili Vicente e Del Horno), mia opinione è che si debba fare di tutto per farli entrare in contatto più possibile col pallone e metterli nelle migliori condizioni per esprimere il proprio talento.
Avanza il baricentro della squadra, alza il pressing e punta sul possesso-palla: così Joaquin si troverà a partire molto più vicino alla linea di fondo, Silva non dovrà sfiancarsi per ripiegare fino alla propria area e manterrà tutta la lucidità per rifinire sulla trequarti, Morientes invece che il contropiedista potrà svolgere il suo vero mestiere di ariete e Villa, anche se non avrà più tutti quegli spazi per la sua velocità, potrà comunque continuare a sfogare il suo talento universale. Se poi ci aggiungi la spinta costante dei terzini, diventa difficile per l’ avversario difendersi da un simile arsenale (l’ unica cosa che mancava al Valencia quest’ anno era un centrocampista di qualità in grado di fare girare la manovra, viste le assenze di Baraja e l’ inaffidabilità di Hugo Viana: la società si sta muovendo proprio in questo senso per la prossima stagione).
Mi sembra francamente che nell’ ambiente intorno al Valencia si stia dando invece una lettura sbagliata di questa stagione, come se ci si dovesse accontentare del quarto posto, quando invece si tratta del minimo per una squadra che avrebbe le carte in regola per esprimere molto ma molto di più, tanto sul piano del gioco quanto su quello dei risultati. Risultato di questa cattiva lettura è che Quique resterà anche l’ anno prossimo, vincendo tra l’ altro l’ arcinoto dualismo col Direttore Sportivo Carboni, che ha lasciato l’ incarico: almeno ciò potrebbe servire a risparmiare qualche tensione di troppo a un ambiente che ha bisogno di stabilità. L’ anno prossimo sarà la prova del nove per Quique.

Valencia. Punti: 66 (querto posto, preliminari di Champions). Vittorie: 20. Pareggi: 6. Sconfitte: 12.
Gol fatti: 57. Gol subiti: 42. Class. Marcatori: Villa 15 gol; Morientes 12; Angulo 6. Class. Assist: Villa 11; Vicente 6; Angulo 4.
Formazione tipo (4-4-2): Canizares; Miguel, Albiol, Ayala, Moretti; Joaquin (Angulo), Albelda, Marchena, Silva; Morientes, Villa. Allenatore: Quique Sanchez Flores.



Uno per uno:

Canizares: Irregolare, e questo un portiere non se lo può permettere. Fra i pali alcune parate impossibili delle sue, ma anche qualche papera di troppo, soprattutto nella gestione delle uscite. Emblematico il quarto di finale di Champions col Chelsea: prodigiose parate su Ballack e Drogba, ma anche gol decisivo preso sul suo palo da Essien, mentre all’ andata la sua indecisione nell’ uscita aveva regalato il pareggio a Drogba. Deprecabile, come quella di tutta la sua squadra, anche la partita dell’ eliminazione dalla Coppa del Re col Getafe, un 1-4 indecoroso. Voto: 5,5. Presenze in Liga: 32 (32 tit.).
Butelle
: Poche presenze per rattoppare qua e là, ed è sembrato tutt’ altro che un buon portiere, infatti il Valencia ha acquistato Hildebrand.Voto: s.v. Presenze: 8 (6 tit., 2 sost.).

Miguel: Una garanzia e un titolare inamovibile. Alle doti di corsa ha aggiunto anche una maggiore attenzione nei movimenti difensivi. Poco valorizzato da quel taccagno di Quique nel pezzo forte del suo repertorio, cioè la fase offensiva, dove mostra un’ ottima intesa nelle combinazioni con Joaquin. Voto: 6,5. Presenze: 30 (27 tit., 3 sost.).
Raul Albiol
: Conferma per questo grande centrale incomprensibilmente ignorato da Aragones. Giovane esuberante ed autorevole nel suo gioco, attentissimo nella marcatura, abile negli anticipi, provvidenziale nei recuperi in velocità. Mediocre l’ impostazione, si è dimostrato, in quelle occasioni in cui l’ emergenza ha costretto Quique ad avanzarne la posizione, abbastanza spaesato nella sua antica posizione di centrocampista. Voto: 7. Presenze: 36 (35 tit., 1 sost.). Gol: 1.
Ayala
: Ad inizio stagione ha pagato un po’ le polemiche con la società e i tifosi sul (mancato) rinnovo del contratto, poi si è assestato, non senza qualche periodica sbavatura, sui suoi livelli standard. Ben felice il Villarreal, che si è assicurato uno dei più grandi difensori del calcio mondiale degli ultimi anni, con ancora qualcosa di molto importante da dire. Voto: 6,5. Presenze: 29 (29 tit.). Gol: 2.
Moretti
: Sempre affidabile il buon Emiliano. Regolarissimo nel rendimento, molto diligente in fase difensiva (schierato anche da centrale in situazioni d’ emergenza), il gioco di Quique lo ha oltrettutto sollevato da quella offensiva, alla quale non è assolutamente portato. Voto: 6,5. Presenze: 23 (23 tit.). Gol: 2.
Curro Torres
: Il tecnico non lo vede tanto di buon occhio, l’ ha usato come rincalzo, tra l’ altro adattandolo, con risultati non disprezzabili, a terzino sinistro d’ emergenza quando sia Moretti che Del Horno erano assenti per infortunio. Voto: s.v. Presenze: 17 (17 tit.).
David Navarro
: Più che le sue prestazioni bisognerebbe valutare il suo quoziente d’ intelligenza… Voto: 4. Presenze: 13 (12 tit., 1 sost.). Gol: 1.
Del Horno: Infortunio lungo e snervante, è tornato a stagione inoltrata, poche partite da titolare, poi Quique lo ha accantonato dopo l’ eliminazione dalla Champions. Seriamente danneggiato dalla cura Mourinho, speriamo tutti di tornare a vedere quel terzino che nell’ Athletic spingeva come un ossesso e sfornava cross al bacio, perché è un patrimonio del calcio spagnolo. Voto: s.v. Presenze: 6 (6 tit.)


Albelda: Stagione particolare la sua. Il calo di fine 2006-2007 del Valencia è coinciso non casualmente col suo infortunio, colonna fondamentale per gli equilibri tattici. Tornato in pista ha però mostrato un certo calo nella seconda parte della stagione, quasi come se l’ affermazione di Marchena gli avesse sottratto un po’ di protagonismo. Voto: 6,5. Presenze: 25 (25 tit.).
Marchena
: Grande rivincita: l’ anno scorso il complimento migliore che gli facevano era “bollito”. Purtroppo la memoria di molti critici è piuttosto corta, e non c’è voluto nulla a dimenticare quanto fosse importante questo giocatore nel Valencia di Benitez. Si è rifatto, ma non nel suo ruolo prediletto di difensore centrale, bensì nella posizione di centrocampista difensivo, dove ha esibito una familiarità sorprendente: senso della posizione, solidità difensiva, ma anche una visione di gioco e un tocco di palla superiori a quelli di Albelda. Voto: 7,5. Presenze: 22 (19 tit., 3 sost.).
Baraja
: Poteva essere la stagione del suo rilancio, gli infortuni ripetuti lo hanno tenuto ai margini. Voto: s.v. Presenze: 14 (9 tit., 5 sost.). Gol: 1.
Hugo Viana
: Per Quique l’ ultima ruota del carro, vi ha fatto ricorso soltanto quando non c’erano altre opzioni. Qualche discreta apparizione, ma non abbastanza per risollevare l’ immagine di un giocatore elegante, ma fin troppo carente di personalità e continuità. Voto: 5,5. Presenze: 25 (7 tit., 18 sost.). Gol: 2.
Edu
: Il giocatore più sfigato della storia del calcio: l’ anno scorso, appena acquistato, si ruppe il ginocchio e saltò tutta la stagione. Quest’ anno, partenza (più che sufficiente) da titolare con l’ infortunio di Baraja, poi di nuovo il ginocchio ha fatto crac. Voto: s.v. Presenze: 10 (9 tit., 1 sost.).
Pallardò: Giovane mastino del centrocampo, nazionale spagnolo Under 21, si è affacciato in prima squadra nel periodo della strage di infortunati. L’ anno prossimo andrà in prestito al Getafe, compreso (assieme a Pablo Hernandez, bel talento questo) nel pacchetto Alexis. Voto: s.v. Presenze: 10 (5 tit., 5 sost.).
Joaquin
: Per valutare la sua stagione occorre fare una media fra la prima parte, di totale spaesamento, e la seconda, nella quale ha acquisito familiarità coi meccanisimi della squadra e crescente fiducia in se stesso, elemento imprescindibile del suo gioco. Ha avuto difficoltà ad adattarsi a una realtà diversa da quella del Betis, dove era l’ idolo di casa, ha forse accusato il peso dlela cifra pagata per il suo cartellino, ha sicuramente faticato a digerire meccanismi tattici che lo obbligavano ad un lavoro di ripiegamento molto più intenso, ma poi si è sbloccato, ritrovando i suoi dribbling in velocità e i suoi cross pennellati. Voto: 6,5. Presenze: 35 (22 tit., 13 sost.). Gol: 5.
Silva: MVP della stagione valenciana, le assenze di Vicente e Gavilan gli hanno permesso di godere di quella fiducia quasi obbligata terreno di coltura ideale per l’ esplosione di un talento già ampiamente apprezzato al Celta. Classe purissima, dategli la palla e tutto vi sembrerà più chiaro. Gioca con eleganza e fantasia, ma senza mai lasciarsi andare alla giocata fine a se stessa e con un senso del gioco di squadra sempre vivo e mai accecato da deleteri individualismi. Disposto pure a sacrificarsi con costanza in aiuto al terzino, che non è certo il suo lavoro (Vicente sarebbe molto più bravo a farlo), va comunque tenuto conto che il suo ruolo migliore è quello di trequartista, non è e non sarà mai un’ ala. Voto: 8. Presenze: 36 (31 tit., 5 sost.). Gol: 4.
Angulo
: Anche quest’ anno ha trovato il suo spazio, soprattutto in coincidenza col mutismo di Joaquin. Sempre prezioso tatticamente, per la sua versatilità (spesso ha giocato da seconda punta), la sua diligenza in fase di non possesso, il movimento senza palla e l’ efficace azione di appoggio al contropiede (però si mangia dei gol giganteschi). Resta però al massimo un dodicesimo uomo, questo sia chiaro. Voto: 6. Presenze: 36 (27 tit., 9 sost.). Gol: 6.
Vicente: Non si sa davvero cosa pensare sul futuro di questo eccezionale giocatore. Continui infortuni muscolari, recupera, gioca un partitone (vedi quelli contro Atlético Madrid ed Espanyol) e poi si infortuna di nuovo. Peccato, peccato, peccato. Voto: s.v. Presenze: 16 (13 tit., 3 sost.). Gol: 4.
Gavilan
: Vittima di un grave infortunio, ha saltato praticamente tutta la stagione. Voto: s.v. Presenze: 12 (4 tit., 8 sost.).
Jorge Lopez
: Presenza di mero contorno, l’ ex-promessa del Villarreal è stato utilizzato da Quique soltanto nei minuti finali per perdere tempo. Con lo splendido tacco smarcante per il gol della vittoria a Maiorca di Joaquin, almeno però potrà dire: “io c’ero, e ho fatto anche qualcosa”. Voto: s.v. Presenze: 14 (2 tit., 12 sost.).
Regueiro
: Anche per lui, tanto per cambiare, stagione stroncata da un grave infortunio. Non è un giocatore che mi soddisfa particolarmente, e con l’ abbondanza di mancini che ha, il Valencia potrebbe farne tranquillamente a meno, nonostante Quique ne apprezzi la duttilità. Voto: s.v.. Presenze: 6 (1 tit., 5 sost.).

Morientes: Acquisto azzeccato, ci ha messo poco a smentire quei dubbi che la sua sfortunata esperienza inglese poteva aver suscitato. Con uno come lui la percentuale realizzativa della tua squadra cresce di botto. Spesso implacabile al primo pallone buono, nonostante il gioco di rimessa praticato dal Valencia non si adatti particolarmente alle sue caratteristiche di centravanti classico. Voto: 7. Presenze: 24 (17 tit., 7 sost.). Gol: 12.
Villa
: Il Valencia dipende in maniera spudorata da lui: lui detta i passaggi, lui conduce il contropiede, lui fa gol, lui rifinisce, lui svaria sulle fasce, lui procura i falli. Un attaccante ai primissimi posti a livello mondiale, magari sovraccaricato di responsabilità (anche lui però certe volte può tendere a strafare), e questo può avergli tolto qualche gol nel conto finale. Voto: 7,5. Presenze: 36 (35 tit., 1 sost.). Gol: 15.
Tavano
: Vittima ahilui di situazioni al di fuori della sua portata. Quique non lo voleva, Carboni a scatola chiusa ci ha speso 10 milioni, e così il tecnico per ripicca non lo ha schierato quasi mai, neanche nelle situazioni più logiche. Naturale la sua cessione a Gennaio, viene solo da porsi pesanti interrogativi su come il Valencia conduca il suo mercato. Voto: s.v. Presenze: 3 (3 sost.).

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Bilancio Barça.

Non ha segnato la fine di un ciclo, perché la pensione per gli assi blaugrana è ancora lontana, ma è stata certamente una catastrofe sportiva la stagione 2006-2007 del Barça. Partito per vincere tutto, non ha vinto nulla, perché è meglio evitare di arrossire rivendicando la Supercoppa di Spagna o la Copa Catalunya. Supercoppa Europea e Mondiale per Club, anche se i segnali d’ allarme non erano mancati, si potevano pure lasciar passare, perché sono gare secche e tutto può succedere, ma l’ uscita prematura e strameritata dalla Champions e soprattutto la Coppa del Re e la Liga hanno consumato il disastro. Vergognoso lo 0-4 di Getafe, impegno e tensione sotto-zero, quanto di più detestato da ogni tifoso che si rispetti; da mettersi le mani nei capelli il modo in cui è stata buttata via una Liga che a tutti sembrava non potesse sfuggire al Barça, anche a un Barça al 50%.
Ha pesato (più degli infortuni di Eto’o e Messi, alibi ovviamente in parte plausibile ma sin troppo facile) la classica sazietà di chi ha già vinto e, assordato dagli elogi, pensa di poter rivincere, stravincere soltanto scendendo dall’ autobus che porta allo stadio. Quella concentrazione, quella tensione e quella motivazione che gli anni scorsi avevano permesso di vincere tutto, quest’ anno hanno brillato per la loro assenza, e anche tatticamente la squadra, pur risultando la miglior difesa e il miglior attacco della Liga, ha perso i suoi equilibri classici. In certe, decisive, occasioni, si è vista addirittura uan squadra pavida e insicura nel gestire vantaggi apparentemente facili da amministrare o addirittura incrementare, vedi i 4 punti scappati nel finale, e in casa!, contro Betis ed Espanyol.
Poi ci ha messo tantissimo del suo Rijkaard, gestore insoddisfacente: molti dicono a causa della partenza di Ten Cate che era il vero tecnico dei due, sta di fatto che le scelte di Frank son costate punti importantissimi in questa Liga giocata sul filo di lana. Per cominciare, la gestione del turnover: gli intoccabili giocano sempre, gli altri vengono ruotati meccanicamente senza tenere troppo conto dello stato di forma e del tipo di avversario. Poi l’ indecisione su chi scegliere fra Iniesta, Deco e Xavi, indecisione accusata da un centrocampo dal filtro inesistente e che in alcune partite ha prodotto un 3-4-3 sconclusionato e folle, cha ha convinto solo al suo esordio in Coppa a Zaragoza, favorito dall’ effetto-sorpresa, ma che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza ad Anfield ma soprattutto nel 3-3 col Madrid, la partita della svolta, letteralmente regalata da un Rijkaard che consegnò gli immensi spazi della propria trequarti al genio intermittente di Guti.
Al di là dei proclami di Laporta contro gli indisciplinati e i festaioli delle notte catalane, bisogna porsi chiara la domanda se Rijkaard sarà in grado di gestire l’ anno prossimo una rosa sulla carta ben più impegnativa di quella già gestita in maniera così discutibile quest’ anno.

Barcelona. Punti: 76 (secondo classificato, direttamente alla fase a gironi di Champions). Vittorie: 22. Pareggi: 10. Sconfitte: 6.
Gol fatti: 78 (miglior attacco). Gol subiti: 33 (miglior difesa assieme al Getafe). Class. Marcatori: Ronaldinho 21 gol; Messi 14, Eto’o 11. Class. Assist: Eto’o 8; Deco 8; Ronaldinho 5.
Formazione tipo (4-3-3): Valdés; Zambrotta, Thuram (Marquez), Puyol, Van Bronckhorst (Sylvinho); Xavi, Iniesta (Edmilson), Deco; Messi (Giuly), Eto’o (Gudjohnsen), Ronaldinho. Allenatore: Rijkaard.


Uno per uno:

Valdés: In non poche occasioni, con l’ agilità fra i pali e la grande abilità nell’ uno contro uno con l’ attaccante avversario (vedi la parata sul pallonetto di Van Nistelrooy nel celeberrimo 3-3 col Madrid: sublime), ha salvato capra e cavoli, però ha macchiato una stagione potenzialmente eccellente con due incertezze pesantissime: quella sul gol di Bellamy nell’ andata col Liverpool e, ancora di più, il gol preso sul suo palo da Sobis nel fatale 1-1 casalingo col Betis. Voto: 6,5. Presenze in Liga: 38 (38 da titolare).

Zambrotta: Deludente. Ha faticato all’ inizio a trovare la forma migliore dopo il Mondiale e le misure giuste all’ interno degli schemi balugrana, poi ha avuto un periodo molto brillante ad inizio 2007 (la gara migliore quella casalinga col Zaragoza in Coppa del Re) per assestarsi infine su livelli regolari. Globalmente però non ha convinto: insufficiente e di qualità non indimenticabile la sua spinta, più affidabile di quella di Belletti ma con ricorrenti sbavature (nelle diagonali e nel tenere la linea del fuorigioco, vedi il gol di Pirés nella partita di Vila-Real) la fase difensiva. Voto: 5,5. Presenze: 29 (25 titolare, 4 sostituto). Gol: 3.
Thuram: Rincalzo d’ esperienza, è diventato titolare nella seconda parte della stagione con le disavventure di Marquez. Ha avuto evidenti difficoltà ad inizio stagione ad adattarsi al gioco del Barça, schierato con una difesa molto più alta rispetto alla media del campionato italiano: indeciso sui tempi dell’ intervento, troppo passivo e attendista quando occorreva accorciare sugli attaccanti avversari, poi col tempo ha assicurato un rendimento più che accettabile. Voto: 6. Presenze: 23 (23 titolare).
Puyol
: Lui non tradisce mai. Grande stagione, su livelli sicuramente migliori rispetto alla scorsa stagione, quando di tanto in tanto mostrò qualche segno di cedimento. Una scheggia nelle chiusure laterali, coraggiosissimo e provvidenziale negli interventi, trascinante negli anticipi. Purtroppo per lui non può vincere le partite da solo e non può nemmeno moltiplicarsi per tutto il campo quando Rijkaard decide di giocare senza centrocampo. Voto: 7,5. Presenze: 35 (35 titolare). Gol: 1.
Van Bronckhorst
: Al solito, senza infamia ma mai con troppa lode. Se nel Barça è diminuita negli ultimi tempi la spinta dei terzini, lui è un chiaro responsabile, nonostante sappia scegliere bene i tempi dell’ inserimento (in alcune partite di fine stagione è stato fra i migliori). Fase difensiva appena sufficiente, ha mostrato di soffrire tanto i dribblatori rapidi (vedi Estoyanoff, che al Riazor lo fece a pezzettini). Voto: 5,5. Presenze: 23 (20 titolare, 3 sostituto).
Belletti: Rijkaard conta sempre meno su di lui, la stagione è negativa ma le presenze son state troppo poche e se non gode di fiducia è raro che possa esprimere la sua miglior spinta. Son rimasti più che altro i disastri in fase difensiva, svagato come pochi sulle diagonali nella sua area, Montjuic come capolavoro dell’ horror, pesanti responsabilità nella sconfitta casalinga col Liverpool. Lontani i tempi del grande Belletti del 2004-2005. Voto: 5. Presenze: 13 (9 titolare, 4 sostituto).
Marquez
: Una delle colonne, incappato in una stagione veramente da dimenticare. Aveva cominciato la stagione su livelli regolari, ma iniziato il 2007 è entrato in una dinamica catastrofica, con disattenzioni e regali agli avversari troppo clamorosi per essere stato proprio lui a commetterli (retropassaggio strozzato per il gol di Guiza a Getafe, stupidaggini in serie in Coppa del Re con l’ Alaves, tragicomico assist di testa per l’ 1-2 di Riise nella partita ammazza-Champions col Liverpool). Impiegato anche a centrocampo (soprattutto col compito impossibile di equilibrare quel mostruoso 3-4-3), assente nel finale di stagione. Una priorità recuperarlo.Voto: 5. Presenze: 21(20 titolare, 1 sostituto). Gol: 1.
Oleguer
: Con gli acquisti di Thuram la sua presenza ha avuto un brusco, inevitabile e giusto ridimensionamento, è stato impiegato poco (con maggiore intensità quando Rijkaard lo ha riproposto terzino destro per ridare corretti principi difensivi ai suoi dopo i disastri del Montjuic) ma ha quasi sempre svolto il suo compito correttamente. Unica partita disastrosa, il 3-3 col Real Madrid, espulsione a fine primo tempo figlia più che dei suoi limiti dello schieramento sciagurato di Rijkaard. Voto: 6. Presenze: 25 (11 titolare, 14 sostituto).
Sylvinho
: Non capisco molto il suo caso: è il più dotato tecnicamente dei terzini, il più bravo a spingere, tutto sommato sufficiente in copertura, eppure Rijkaard sembra prenderlo poco in considerazione, tutt’ al più per gare contro squadre piccole nelle quali possa sfogarsi nella sua stupenda intesa con Ronaldinho. Voto: s.v. Presenze: 13 (11 titolare, 2 sostituto).

Xavi
: Non è tornato sugli strepitosi livelli pre-infortunio, però al di là del fatto che la sua è stata una stagione senza particolari picchi tanto in positivo quanto in negativo, resta sempre un giocatore fondamentale, e difficilmente sostituibile, per il possesso-palla, una vera calamita. Potrebbe fare qualche gol in più. Voto: 6,5. Presenze: 35 (31 titolare, 4 sostituto). Gol: 3.
Iniesta
: Il miglior giocatore della stagione blaugrana, il miglior giovane spagnolo assieme a Silva. Si è consacrato appieno, nonostante un calo nel finale di stagione: splendida padronanza della sfera, soluzioni semplici e geniali al tempo stesso, una rapidità e una brillantezza nell’ eseguire le giocate raramente vista. Rijkaard se n’è un po’ approfittato di questo suo stato di grazia, sballottandolo qua e là per il campo: interessante come finta ala destra (con intelligenti inserimenti in area), sacrificato e incolpevolmente dannoso per gli equilibri della squadra davanti alla difesa nel centrocampo con Deco e Xavi, addirittura assurdo da terzino sinistro aggiunto nel 3-4-3, sebbene Andres metta sempre la stessa dedizione dovunque giochi. Voto: 8. Presenze: 37(28 titolare, 9 sostituto). Gol: 6.
Deco
: Alterno, in alcuni periodi palesemente fuori forma, in ritardo negli interventi e sottoritmo col pallone fra i piedi, non sono mancate comunque le occasioni nelle quali ha fatto valere la sua classe e la sua grande personalità. Voto: 6,5. Presenze: 31 (31 titolare). Gol: 1.
Edmilson
: Davanti alla difesa è il giocatore più affidabile della rosa attuale, e Rijkaard, al di là dei soliti infortuni del giocatore (che ne avrà anche per l’ inizio della prossima stagione), avrebbe dovuto tenerlo in conto prima di intestardirsi in scelte controproducenti come quella dei “tre piccoletti”. Poco aggressivo anche se spesso ben posizionato, diventa un punto debole quando ha il pallone tra i piedi, perché al di là delle buoni doti tecniche (e di un lancio a lungo gittata davvero stupendo) fatica a liberarsi del pallone in uno-due tocchi, attirando facilmente il pressing avversario. Voto: 6. Presenze: 26 (22 titolare, 4 sostituto).
Motta: La delusione principale della stagione. Scommessa persa da Rijkaard, che lo ha riproposto con forza davanti alla difesa dopo la parentesi iniziale della Liga 2004-2005 (interrottasi bruscamente per Motta nelle prime giornate causa grave infortunio), si è dimostrato chiaramente inadeguato al ruolo. Lento e svagato, reattività ai minimi termini, palle perse ed interventi sempre in ritardo con appresso l’ immancabile cartellino giallo, pessimo nelle gare di Champions con Chelsea e Liverpool, tanto per fare due esempi. Sotto accusa anche la sua condotta fuori dal campo (discorso uguale per Marquez), è stato messo ai margini nella seconda parte della stagione. Voto: 5. Presenze: 14 (5 titolare, 9 sostituto).

Messi: Peccato che un infortunio ce lo abbia sottratto nella parte centrale della stagione, poteva essere una temporada leggandaria la sua. Anche con così poco, ha trovato modo di entrare nella storia, nel male col gol di mano all’ Espanyol, ma soprattutto nel bene col furto di copyright a Maradona contro il Getafe in Coppa del Re, senza dimenticare la tripletta al Real Madrid. Di Diego (e Ronaldinho) gli manca la capacità di rifinire e un po’ di sensibilità di tocco, si direbbe quasi che è un giocatore monotono nelle sue azioni, testardamente dirette sempre e solo alla porta avversaria… Però è la monotonia di una magia che si ripete di partita in partita, gli avversari saltati come birilli e il pubblico che freme in attesa di una nuova impresa. E’ incredibile la personalità che mostra per la sua età, più l’ avversario è prestigioso, più lo stadio è importante e più lui fa la voce grossa. La vera preoccupazione è la fragilità fisica, perché sennò state certi che nel calcio mondiale nessuno ne terrà il passo nei prossimi anni. Voto: 8. Presenze: 26 (23 tit., 3 sost.). Gol: 14.
Eto’o
: Troppo importante per questa squadra. E’ lui che dà sfogo in profondità a un possesso-palla altrimenti a forte rischio sterilità (come è stato in effetti in alcune partite prima del suo rientro), è lui che dà il la al pressing in fase di non possesso, è lui che fa i gol, tanti gol… Media gol/ minuti giocati notevole, va però detto che in un periodo la sua abbuffata di gol mangiati, specialmente con Villarreal e Betis, è costata punti preziosissimi. Con l’ estate avrà modo di ritrovare la forma migliore prima dell’ infortunio. Al di là delle uscite impulsive e fuori luogo, credo che in pochi come lui sappiano pensare al bene della squadra prima che al proprio. Voto: 7. Presenze: 19 (17 tit., 2 sost.). Gol: 11.
Ronaldinho
: Non ingannino i 21 gol, record personale, è stato lontanissimo dal miglior Ronaldinho. Pochissimi gli allenamenti, scarsa la condizione atletica, privo del suo storico spunto esplosivo si è limitato a giocare da fermo, decidendo con calci piazzati (fondamentale nel quale è diventato assoluto specialista dopo i lamentabili tentativi di qualche anno fa) o con impareggiabili giocate isolate alcune partite, anche se la sola classe non gli è bastata per evitare brutte figure in altri match dove il ritmo e l’ attenta marcatura avversaria lo hanno sovrastato (Bernabeu, Stamford Bridge, con Internacional e Liverpool…). Voto: 6,5. Presenze: 32 (32 tit.). Gol: 21.
Giuly: E’ giunta al capolinea l’ avventura blaugrana di questa preziosa arma tattica. Solita spola fra campo e (soprattutto) panchina ad inizio stagione, spesso titolare con l’ infortunio di Messi (alternato con Iniesta sulla destra dell’ attacco), trascurato da Rijkaard, che ne ha verificato come tutti un calo evidente nel rendimento, nel finale di stagione. Probabile pedina di scambio in questo mercato estivo. Voto: 5,5. Presenze: 27 (15 tit., 2 sost.). Gol: 3.
Gudjohnsen
: Non ha reso secondo gli auspici. Più legnoso di come ce lo si ricordasse al Chelsea (deve aver beneficiato dell’ intensità degli allenamenti del Barça…), è stato un errore acquistarlo come alternativa ad Eto’o e successore di Larsson, lui che è molto più attaccante di manovra che finalizzatore. Un po’ a disagio negli spazi stretti, pochissimo fiuto in area, alcune partite senza nemmeno fabbricarsi un occasione da gol, disastroso sottorete nella sconfitta del Bernabeu. Voto: 5,5. Presenze: 25 (14 tit., 11 sost.). Gol: 5.
Saviola
: Ha avuto il merito indubbio di riconquistarsi la fiducia di Rijkaard, che ad Agosto lo aveva senza mezzi termini escluso dalla rosa. Rifiutato ogni trasferimento, il Conejo ha pazientato sino a ritagliarsi uno spazio rilevante ad inizio 2007, quando, sottraendo il posto a Gudjohnsen, metteva dentro praticamente ogni pallone che toccava, striscia positiva che gli ha fruttato il titolo di capocanoniere della Coppa del Re con 7 gol. Contro il Liverpool però, alla sua grande occasione da titolare, si è mostrato non all’ altezza. Promessa sopravvalutata e non mantenuta, il contratto, onerosissimo, è finalmente scaduto (l’ ultimo legame con l’ era Gaspart). Voto: 6. Presenze: 18 (6 tit., 12 sost.). Gol: 5
Ezquerro
: Meno che comprimario, spiccioli per lui (e due dimenticabili presenze da titolare contro a Getafe e a Pamplona), fra i quali quello assolutamente inspiegabile nel finale della sfida Intercontinentale con l’ Internacional. Probabile possa tornare a Bilbao. Voto: s.v. Presenze: 9 (2 tit., 7 sost.). Gol: 1.

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sabato, giugno 23, 2007

Henry al Barça. Una patata bollente?

La notizia è ancora semi-ufficiale, confermata alla radio Informaciò Catalunya e all' agenzia di stampa EFE da fonti interne al club blaugrana: Henry sarebbe già un giocatore del Barça, per 24 milioni di euro. Il Barça ha deciso di giocare pesante da subito per cercare di dimenticare l' ultima disastrosa stagione e partire come grandissimo favorito, non solo nella Liga ma anche in Champions, per la prossima: prima la trattativa molto avanzata per Yaya Touré (Futbolitis dà l' operazione per praticamente fatta, mancano solo i dettagli per il passaggio di Giuly al Monaco), poi l' assalto a Chivu, ora il pesantissimo acquisto di Titi.
Fuoriclasse sublime, non lo scopro certo io, compendio unico a livello mondiale di eleganza, velocità, doti tecniche e personalità forte, un attaccante meravigliosamente atipico, il cui talento non è inquadrabile in categorie rigide che ne sviliscano un repertorio del quale i gol segnati in quantità industriale rappresentano solo una minima parte.
Da una semplice somma di valori assoluti, il quartetto Ronaldinho-Eto'o-Messi-Henry (più due giovani della classe di Giovani Dos Santos e Bojan Krkic, che verranno inseriti dall' anno prossimo in prima squadra, il primo certamente, il secondo salvo prestiti) consegnerebbe l' attacco del Barça 2007-2008 addirittura alla storia del calcio, ma per essere seri l' acquisto di Henry va valutato nelle circostanze in cui è stato effettuato e nel contesto in cui si andrà ad inserire, e qui al fascino indubbio dell' operazione si accompagnano interrogativi importanti.

Partiamo da quelle che erano le esigenze del Barça: non era un mistero che l' acquisto migliore per l' attacco blaugrana sarebbe stato un giocatore dalle caratteristiche alternative ad Eto'o, nello specifico un centravanti abile nel gioco aereo. Un quarto attaccante consapevole e disposto ad accettare un ruolo di riserva, magari con la stessa professionalità, intelligenza e duttilità tattica che il mai troppo rimpianto Larsson ha esibito nelle sue due stagioni al Camp Nou.
Identikit che rispondeva a nomi tipo Huntelaar o Klose (personalmente, l' opzione migliore), ma non risponde certo a quello di Henry, che proprio nel gioco aereo ha sempre avuto il punto debole del suo repertorio, e che, giustamente, non si può proprio vedere nel ruolo di rincalzo, seppure di lusso.
Altri dubbi li genera la gestione che ne farà Rijkaard, che proprio per le sue scelte tattiche, di uomini e di turnover, ha suscitato tante giustificate critiche quest' anno: insomma, se il Barça in questa Liga ha pagato, e tanto, l' incertezza di Rijkaard nello scegliere fra Deco, Xavi ed Iniesta, immaginatevi con quattro galli simili in attacco! Cosa si tirerebbe fuori Frank, un 2-4-4?
In realtà, con così tante partite da giocare la prossima stagione, un turnover fra i quattro attaccanti che non stravolga gli equilibri del classico 4-3-3 blaugrana (modulo non negoziabile con le caratteristiche degli attuali centrocampisti) non è in via di principio impossibile, però ci vorrà una gestione magistrale (alla Capello...) del gruppo, e i dubbi sono proprio sulla capacità di Rijkaard di essere all' altezza del compito, visti i precedenti.
Se questi appena citati sono i possibili squilibri che causerebbe l' arrivo di Henry, sarebbe un errore a dir poco catastrofico se il francese venisse acquistato come sostituto di Eto'o. Il camerunese è il giocatore più importante del Barça ed Henry non potrebbe mai dare quella profondità e quell' intensità di gioco senza palla che dà Eto'o. L' ormai ex Arsenal infatti negli ultimi tempi gioca sempre più surplace (perdendo anche un pochino di velocità), vuole palla sui piedi e raramente nello spazio: giocando in un tridente con Ronaldinho e Messi, senza Eto'o, eleverebbe la cifra tecnica a livelli paradisiaci, ma fra colpi di tacco e no-look passes, il Barça sfonderebbe anche molto meno, costretto a entrare in porta col pallone praticamente ad ogni azione.
A quanto pare però la società ha ragionato, ed Eto'o non pare in vendita.

Detti, per doveroso realismo, i potenziali intoppi, non si può comunque negare che acquisti del genere parlano da soli. Acquistare un tipo come Henry è sicuramente il modo migliore per ridare entusiasmo ad un ambiente depresso.
L' arrivo di Titi inoltre si inserisce esplicitamente nella linea indicata da Cruijff, personaggio che sempre e comunque mantiene un' influenza pesante sull' ambiente e le strategie blaugrana: la teoria del grande Johan è che la concorrenza fra fuoriclasse non può che migliorare, opportunamente indirizzata, la resa d' insieme (praticamente una teoria liberista classica applicata al calcio). In questo senso, sarebbe un pungolo soprattutto per Ronaldinho, portato a cullarsi un po' troppo sulla sua imprescindibilità e a dir poco lassista negli allenamenti.
Esaurito il lato più prettamente mediatico del suo mercato, il Barça dovrà ora dedicarsi alla verà priorità, quella cioè di ristrutturare la rosa nei ruoli peggio coperti. La strategia è: mantenere tutti i fenomeni (anche se per Deco si potrebbero aprire scenari in uscita) circondandoli però di una rinnovata classe media.
Quindi occorono: un centrale difensivo (Chivu la prima opzione), un terzino destro o sinistro (probabile Abidal, che personalmente non mi convince), un attaccante di fascia destra con un gioco senza palla tipo quello di Giuly e, soprattutto, il fondamentale centrocampista davanti alla difesa, dato che Motta ha fallito nel ruolo e che Edmilson potrebbe essere indisponibile per lungo tempo per infortunio (anche Puyol ne avrà per 3 mesi, e si perderà l' inizio della prossima stagione).

P.S.: Domani c'è la finale di Coppa del Re Sevilla-Getafe. Spero innanzitutto di riuscire a vederla, poi, se lo studio mi darà un po' di tregua, sarò felice di farne un ampio resoconto, però non vi prometto nulla.
Nei prossimi giorni invece avrete i bilanci di fine stagione di Barça, Valencia, e in un articolo chilometrico, di tutte le altre squadre (compreso il Sevilla, non lo metto nel mucchio per sottovalutazione, ma perchè motivi televisivi mi hanno impedito di vederlo con la frequenza di Madrid, Barça e Valencia).

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giovedì, giugno 21, 2007

Le pagelle dei campioni.

Real Madrid. Punti: 76 (campione di Spagna). Vittorie: 23. Pareggi: 7. Sconfitte: 8.
Gol fatti: 66. Gol subiti: 40. Classifica marcatori: Van Nistelrooy 25 gol; Raul 7; Reyes 6; Robinho 6. Class. Assist: Beckham 5; Guti 5; Cicinho 3.
Formazione tipo (4-2-3-1): Casillas; Sergio Ramos, Helguera, Cannavaro, Roberto Carlos (Torres); Diarra, Emerson (Gago); Beckham (Reyes), Raul (Guti); Robinho; Van Nistelrooy. Allenatore: Fabio Capello.


Iker Casillas: In svariate occasioni ci ha pensato lui a tenere in piedi la baracca. Gli avversari entravano in area a piacimento, quasi come nei Madrid di Queiroz-Luxemburgo-Lopez Caro, ma si son trovati a fare i conti con i suoi prodigiosi riflessi, senza eguali nella Liga (forse Kameni, che però è un mezzo bluff come portiere). Solo una volta ha tradito, all’ Anoeta contro la Real Sociedad, ma la sua papera fortunatamente non ebbe ripercussioni sul risultato finale. Capello aveva dubbi ad inizio stagione sulla sua non eccessiva altezza, ma naturalmente ha finito con l’ inchinarsi all’ istituzione. Voto: 7,5. Presenze in Liga: 38
Diego Lopez: E’ un portiere di talento, il suo 1,96 in estate attraeva parecchio Capello, in molte altre squadre sarebbe stato titolare, ma, noblesse oblige, si è dovuto accontentare di una Coppa del Re peraltro finita prematuramente. Voto: s.v. Presenze in Liga: 0.

Sergio Ramos: Uno dei simboli della stagione, il suo furore animalesco è talmente contagioso che si può passare anche sopra ai non lievi errori di piazzamento in fase difensiva. Esplosivo, devastante coi suoi stacchi nell’ area avversaria, importantissimi i suoi gol nel finale di stagione, quello al Camp Nou e quelli contro Valencia e Athletic Bilbao, nei quali ha costituito una società assai proficua col “disegnatore” Beckham. Addirittura in alcune partite, per supplire alle carenze della manovra, si è trasformato nell’ attaccante più pericoloso della squadra. Impiegato come terzino destro o centrale, nel primo ruolo sebbene abbia polmoni ed entusiasmo per spingere gli manca la qualità per arrivare sul fondo, nel secondo è bravo nei recuperi ma, come detto, ha delle pecche nel piazzamento. Voto: 8. Presenze: 33. Gol: 5.
Helguera: Brutalmente accantonato ad inizio stagione, più per problemi di contratto con la società che per una reale disistima di Capello, è stato reintegrato a partire dalla brutta sconfitta di Getafe della sesta giornata e si è preso una bella rivincita, all’ altezza di un giocatore che di basso livello non è mai stato. Sobrio, intelligente e misurato negli interventi, anche se impiegato molto meno, come centrale ha convinto sicuramente di più di Cannavaro. Voto: 6. Presenze: 23. Gol: 1.
Cannavaro
: Molto deludente, quasi mai a suo agio, eccetto poche prestazioni autorevoli (l’ ultima proprio col Mallorca). Forse ha accusato le fatiche e le glorie del Mondiale, di sicuro si è trovato in difficoltà in una realtà completamente diversa sul piano tattico ed ambientale da quella cui era abituato nel calcio italiano. Mal coperto dal centrocampo, spessissimo fuori posizione, indeciso se andare a stringere o aspettare l’ avversario, imprudente nel seguire l’ attaccante fino alla fascia abbandonando la sua zona, in troppe occasioni costretto da queste sue cattive letture a falli reiterati ed interventi scomposti. Voto: 5,5. Presenze: 32. Gol: 0.
Roberto Carlos
: La Stagione dell’ Addio, non finiremo mai di rimpiangere questa leggenda. Una stagione dai tratti anche piuttosto amari, ma con un gran bel lieto fine. Come sua norma in questi ultimi tempi, non potendo più avanzare sulla fascia con la stessa costanza della gioventù, ha gestito con esperienza l’ ordinaria amministrazione, almeno fino alla pagina assai spiacevole di Monaco, quando l’ errore che, immediatamente dopo il fischio d’ inizio, regalò al Bayern il gol-qualificazione, ne fece il facile bersaglio di ogni critica. Un infortunio lo ha tenuto ai margini nella parte centrale della stagione, ma nel finale si è pienamente rifatto delle amarezze di Champions: rendimento in crescendo e gol-miracolo a Huelva. Voto: 6. Presenze: 23. Gol: 3.
Miguel Torres: Scommessa e scoperta di Capello, che lo ha buttato nella mischia a Gennaio quando assenze e disastri sportivi lo avevano spinto ad improvvisare una mini-rivoluzione.Lo avevo già visto giocare nel Castilla, ma non credevo onestamente potesse avere quest’ impatto. Ha sorpreso, a dire il vero più agli inizi che nel prosieguo di questa sua stagione, la sua autorevolezza e la capacità di adattarsi alle situazioni, giocando indifferentemente a destra e a sinistra (sfornando tra l’ altro cross molto ben calibrati col sinistro, che non sarebbe neppure il piede prediletto). Rapido nei recuperi, attento nell’ uno contro uno e nei movimenti difensivi, non un fenomeno in fase offensiva ma disposto a dare una mano anche in sovrapposizione quando occorre. Grande gara a Maiorca. Voto: 6,5. Presenze: 18. Gol: 0.
Salgado
: Da tempo ha fatto il suo tempo, scusate il gioco di parole. Con gli anni ha annacquato l’ intensità e aggressività tanto caratteristiche nel suo gioco. Spesso infortunato, poco impiegato, sarebbe meglio salutare e cambiare aria. Voto: 5,5. Presenze: 16. Gol: 0.
Mejia: Gregario e tappabuchi in difesa, impiegato soprattutto ad inizio stagione fra fascia destra (con funzioni esclusivamente di contenimento) e centro. E’ un giocatore abbastanza affidabile, andrà a Zaragoza, presumibilmente a fare la riserva anche lì. Voto: s.v. Presenze: 9. Gol: 0.
Cicinho
: Capello non lo vedeva proprio, in estate aveva commesso addirittura il crimine di metterlo sul mercato, ma ci ha pensato la sfortuna a toglierlo di mezzo col grave infortunio rimediato nella trasferta col Betis. Tornato a fine stagione, non ha potuto mettersi in mostra. Uno dei giocatori che beneficerebbe maggiormente dell’ addio di Capello. Voto: s.v. Presenze: 7. Reti: 0.
Raul Bravo
: Eterno rincalzo, sta lì e non fa male a nessuno. Messo fuori gioco da un infortunio nella seconda parte della stagione. Voto: s.v. Presenze: 8. Gol: 0.
Marcelo
: Arrivato a Gennaio come futuro sostituto di Roberto Carlos, ha visto il campo pochissimo, per lo più nei minuti finali. Il suo inserimento è previsto più a lungo termine, ma prima di esagerare con le cautele bisognerebbe anche ricordarsi che ha già esordito, e con gol, nella Seleçao. Voto: s.v. Presenze: 6. Gol: 0.
Pavon
: Completamente trascurato, era ora dico io. Voto: s.v. Presenze: 0.

Diarra: Acquisto più pesante dell’ estate, ha avuto le sue belle difficoltà di inserimento. A mio avviso sacrificato per troppo tempo in una posizione più avanzata a quella che ricopriva nel Lione, la coppia con Emerson si è dimostrata come previsto male assortita. Nella seconda parte della stagione però è cresciuto e ha guadagnato protagonismo in mediana, provocando tra l’ altro il gol decisivo per la vittoria finale. Potenzialmente uno dei migliori al mondo nel suo ruolo, deve essere uno dei cardini del futuro madrisista, in una coppia con Gago che potrebbe essere memorabile. Voto: 6,5. Presenze: 33. Gol: 3.
Emerson: Inutile il suo acquisto, inutile il suo apporto, un peso morto che si è trascinato per il campo tra i perché di tutti gli osservatori e i giustissimi fischi del pubblico sovrano del Bernabeu. Nullo tanto in fase difensiva quanto in fase di costruzione della manovra. Urgente liberarsene. Voto: 4. Presenze: 28. Gol: 1.
Gago
: Inseguito da tempo, è arrivato a Gennaio scatenando entusiasmi prematuri con le sue prime prestazioni, poi è tornato inevitabilmente nei ranghi accusando anche uno certo spaesamento e commettendo non poche imprecisioni. Nel finale di stagione, Capello è tornato ad affidarsi ad Emerson-Diarra. Giocatore che per caratteristiche confligge fortemente con lo stile di gioco del tecnico friulano: Fabio chiede la palla più rapidamente possibile verso l’ attacco, lui, un po’ come era Redondo, ama restare continuamente nel vivo della manovra per tessere le sue trame. Voto: 6. Presenze: 13. Gol: 0.
Beckham:
Strano ma vero, proprio al passo d’ addio ha offerto il suo miglior rendimento in questi non troppo gloriosi anni madridisti (non era stato lui però ad imporre la cessione di Makelele…). Messo fuori rosa da Capello dopo l’ annuncio del suo trasferimento ai L.A. Galaxy, ha dimostrato tutta la sua professionalità una volta ributtato nella mischia, rivelandosi, cosa innegabile anche per un suo acceso detrattore come me, decisivo nel finale di stagione con i suoi spettacolari cross, tanto su calcio piazzato quanto “in movimento”. Voto: 7,5. Presenze: 23. Gol: 3.
Guti
: La “promessa di 30 anni” non è diventato leader, su questo non ci piove, è e resterà sempre un’ incompiuta, e Capello ha finito con l’ inquadrarlo come un giocatore da utilizzare soprattutto a partita in corso. Unico rifinitore vero del centrocampo, gli avversari hanno concentrato il pressing su di lui, isolandolo dal resto della squadra e non di rado malmenandolo. Lui ci ha messo il suo con la sua tipica indolenza e discontinuità, condite da due espulsioni veramente idiote contro Racing e Celta. Però, anche così… è risultato decisivo in due partite pesantissime, quella del Camp Nou (dove il 3-4-3 di Rijkaard gli ha spalancato le verdi praterie) che ha assicurato il predominio negli scontri diretti col Barça, e nella vittoria col Sevilla, apparizione memorabile nella quale ha dato sfogo a tutto il suo genio di rifinitore, vincendo praticamente da solo la partita. Voto: 6,5. Presenze: 30. Gol: 1.
Reyes:
Come rendimento globale, è stato probabilmente il giocatore peggiore della rosa dopo Emerson, però la firma sulla Liga l’ ha messa lui, con la sensazionale doppietta al Mallorca. E’ fatto così José Antonio: lunatico, nullo nel gioco di squadra, ma capace di sfoderare colpi da funambolo quando meno te l’ aspetti (vedi anche il gol decisivo all’ andata con il, toh, Mallorca, punizione pennellata sopra la barriera dopo una partita veramente inguardabile). Dopo alcuni segnali interessanti, ha mostrato tutto il suo disagio nel giocare a destra, e va detto che il suo ruolo migliore, un po’ come Robinho, sarebbe in realtà quello di seconda punta. Voto: 6,5. Presenze: 30. Gol: 6.
De la Red
: Impiegato con il contagocce e solo a partita in corso, un talento che meriterebbe da anni molte più chances. Inqualificabile il comportamento del Madrid nei confronti del Zaragoza: a Gennaio il prestito agli aragonesi era cosa fatta, ma un dietrofront improvviso del Madrid (insufficientemente motivato da quegli spiccioli che a Gennaio gli aveva concesso Capello) ha fatto saltare l’ affare mandando su tutte le furie la società aragonese. Voto: s.v. Presenze: 7. Gol: 0.
Nieto:
Canterano fugacemente impiegato nel periodo della minirivoluzione e dell’ allontanamento di Beckham, si è tolto la soddisfazione di un palo nella partitaccia col Levante. Voto: s.v. Presenze: 2. Gol: 0.

Van Nistelrooy: Un enorme fetta di questa Liga è sua. Imprescindibile il suo killer-instinct per una squadra che non sta certo lì a fare grande calcio e ad accumulare tonnellate di occasioni, che ha bisogno di “quel” gol in “quel” momento. Nessuno al mondo vede e sente la porta come lui, impressionanti i gol come il primo della tripletta a Valencia contro il Levante, quello della vittoria a Montjuic o quello al Valencia, uno dei più belli di tutta la Liga. Soprannaturale il suo 4 tiri/4 gol a Pamplona. Pichichi. Voto: 9. Presenze: 37. Gol: 25.
Raul:
Non tornerà mai il miglior Raul, lo sappiamo bene, però la cura Capello ha avuto il merito di restituirlo a quella dignità calcistica che merita. Schierato da esterno di centrocampo, sobbarcandosi un lavoro notevolissimo nei ripiegamenti ma perdendo inevitabilmente lucidità in zona gol (anche se, partendo da più lontano, l’ effetto sorpresa aumenta negli inserimenti), successivamente Capello ha preferito farlo tornare al suo ruolo classico di seconda punta, più vicino all’ area piccola e più pericoloso nei suo guizzi sottorete. Esemplare uomo-squadra, importantissimi i suoi gol nel 2-0 al Barça, a Valencia e il 2-3 all’ Espanyol, quello che ha avviato l’ epica rimonta. La scossa, al pubblico e ai compagni, l’ ha trasmessa lui. Voto: 6,5. Presenze: 35. Gol: 7.
Robinho
: Incostante, ha alternato serate in cui per l’ individualismo e la troppa precipitazione non ne azzeccava una ad altre nelle quali sembrava, e di fatto era, l’ unico a poter inventare qualcosa. Trascurato ad inizio stagione da Capello, dopo la disfatta di Getafe ha salvato la baracca nelle partite di Bucarest e nel Clasico casalingo col Barça (prestazione scintillante a dir poco), guadagnandosi un 99% di titolarità e avviando quall’ altalena di rendimento che a un inizio 2007 orrendo ha fatto seguire un miglioramento nel finale, con gol anche piuttosto pesanti, vedi su tutti quello che è valso i tre punti rubati a Vigo. Ancora non è stato valorizzato nel suo enorme potenziale, deve giocare seconda punta. Voto: 6,5. Presenze: 32. Gol: 6.
Higuain: Dei tre rinforzi di Gennaio, quello inseritosi meglio: ha suscitato subito un’ impressione notevole per la naturalezza e l’ eleganza del suo gioco. Veloce, concreto, bravo a giocare di prima e verticalizzare l’ azione con grande qualità tecnica, ha evidenziato un senso del gioco nettamente superiore ai Robinho e ai Reyes, anche quando è stato schierato largo a destra, non certo nel suo ruolo. Pericolosissimo nel puntare l’ uomo, il suo grande neo è stato la finalizzazione, si è mangiato dei gol addirittura impensabili. Importante il suo ingresso al posto dell’ infortunato Van Nistelrooy nella gara del trionfo col Mallorca. Voto: 6,5. Presenze: 19. Gol: 2.
Cassano
: Sconcertante. Partito come punto fermo di Capello nella linea delle mezzepunte, ha illuso con grandi prestazioni estive, ma si è giocato tutto il credito persino con uno degli allenatori che più ha creduto in lui, finendo totalmente emerginato nella seconda parte della stagione, fra malanni diplomatici e altre storie, addirittura senza partecipare nemmeno alla festa per il titolo. Sarà difficile per il Madrid piazzarlo da qualche parte, il timore è che finisca a fare il fenomeno di provincia da qualche parte. Una cosa, e pure importante, però rimane nella sua stagione: lo strepitoso assist (il pezzo a mio avviso migliore del raffinato repertorio del barese) con cui ha ispirato l’ immeritato 1-1 di Higuain nel derby del Vicente Calderon. Voto: 4,5. Presenze: 7. Gol: 1.
Ronaldo:
Presenza fugace ed ingombrante, Capello ha preferito liberarsene a Gennaio, soluzione che aveva suscitato molte perplessità per il fatto di ridurre l’ attacco madridista al solo Van Nistelrooy, ma anche qui Fabio ha finito con l’ avere ragione. Un solo gol, bello e decisivo, contro l’ Athletic. Voto: s.v. Presenze: 7. Gol: 1.

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lunedì, giugno 18, 2007

REAL MADRID CAMPIONE DI SPAGNA

Il Real Madrid vince la sua trentesima Liga proprio nella partita che meglio lo descrive, quasi una fotografia: gioco pessimo, squilibri tattici paurosi (curioso per una squadra che in estate era stata assemblata proprio per essere solida ed impenetrabile), ma carattere, carattere, carattere e ancora carattere. Questa squadra è un ceffone alla normalità: non sa cosa voglia dire gestire una partita, rispetta sì i pronostici ma percorrendo le vie più impensabili, remando contro corrente o scalando ad ogni partita un nuovo Everest. La parola, pronunciata da tutti, che meglio rende l’ idea, è questa: FEDE.
Anche stasera: il Mallorca è passato strameritatamente in vantaggio, il Madrid nel primo tempo mostrava impotenza, e ad inizio secondo tempo gli ospiti sembravano addirittura averla in pugno la partita, quando un indemoniato Varela, già autore dello 0-1, viene smarcato da una magia di Arango e si trova comoda comoda sul destro quella che sarebbe la pietra tombale sulla partita e sulla Liga 2006-2007: sull’ uscita di Casillas però l’ andaluso misura male il tocco con l’ esterno, che finisce di poco a lato. Il Mallorca poi gestisce male altri due contropiedi favorevolissimi, ma insomma il segnale, per ogni osservatore appena scafato, è chiarissimo: gol sbagliato dal Mallorca, Liga che da Barcellona (anzi Tarragona) torna verso Madrid.
Troppo grande il sospiro di sollievo, troppo palese l’ occhiolino della buona sorte per lasciarsi scappare via una Liga in un modo così triste, non vincendo la partita decisiva davanti al tuo pubblico. Così il Real Madrid si riversa in atttacco con la sua caratteristica rabbia, ed ha il merito di andare oltre quelli che invece erano stati due chiari rovesci della sorte, cioè gli infortuni durante la partita di Van Nistelrooy e Beckham. Dici nulla: praticamente tre quarti del potenziale offensivo, il Terminator e l’ uomo dei calci piazzati, risorsa importantissima in tante vittorie del Real Madrid (se non hai gioco, sfrutta gli episodi: il Real Madrid li ha sfruttati al massimo, il suo pregio più grande).
Nonostante questo, e con caratteristiche radicalmente diverse, i loro sostituti Higuain e Reyes si son rivelati decisivi. Higuain con uno dei suoi meravigliosi movimenti (quanto critiche immeritate per questo fantastico talento, molto giovane, se lo ricordi chi in Spagna ha sparato sentenze premature sul suo conto) ha fabbricato l’ azione dell’ 1-1, il resto lo ha fatto Reyes che al primo pallone toccato ha segnato il pareggio e che poi ha segnato il gol dell’ apoteosi, il 3-1, con un sinistro pennellato all’ angolino. Incredibile anche la traiettoria dell’ andaluso: nullafacente per quasi tutta la stagione, su livelli talvolta scandalosi ma, a conti fatti, “Hombre de la Liga”.
Discorso simile vale per Guti: se prendiamo come punti di riferimento i discorsi di inizio stagione, quelli secondo i quali questa e solo questa poteva essere la sua Liga, dovremmo dedurne a un esame globale che è stata una stagione fallimentare per lui, ma il 3-3 del Camp Nou e la vittoria casalinga col Sevilla, momenti-chiave, decisivi per dare la spinta finale al Madrid in questa Liga, portano chiaro il suo marchio.
Comunque, chi ha provocato il gol della Liga, quello del 2-1, è stato Diarra, uno dei peggiori nel primo tempo, rifattosi con lo stacco imperioso che, dopo la paratona di Moya, ha trovato la provvidenziale deviazione del sedere di Basinas (vi prego, non fate i maliziosi…).

A questo punto, pago pedaggio: onore e merito a Fabio Capello, alla fine, di riffa o di raffa, ha avuto ragione. Curioso, i giorni scorsi stavo rileggendo i miei post sulle partite di questa stagione del Real, soprattutto quelli dove dicevo peste e corna. Ovviamente non avrei nessun motivo per ritrattare, sfido a trovare qualche mese fa qualche osservatore neutrale (e assiduo) delle partite del Madrid in grado di dargli anche una minima chance di vincere questa Liga. E non vale la mitologia posticcia che vuole Capello irriducibile anche nel momento della massima difficoltà: lo sanno tutti, Fabio a un certo punto non ne poteva più, e il tiramolla con Cassano e Beckham non è stato certo un segno di genialità, ma vuol dire soltanto che il nostro non sapeva più dove sbattere la testa.
Detto tutto quello da dire sulla qualità del gioco e sui labili meccanismi tattici, bisogna però riconoscere che Capello un qualche ruolo deve avercelo sicuramente avuto nella strepitosa reazione dei suoi nel finale della stagione: quella convinzione, quella mentalità vincente, quelle vittorie in rimonta, non sono certo figlie del caso, al timone c’è un condottiero di valore.
Ora viene il delicato discorso della sua eventuale conferma per la prossima stagione: credo che il punto fondamentale sia vedere quanto l’ iniezione di adrenalina e fiducia data da questa vittoria sicuramente irripetibile nella sua modalità possa servire per costruire finalmente delle basi tecnico-tattiche credibili anche per l’ anno prossimo, o se invece questa vittoria non possa avere la spiacevole conseguenza di illudere l’ ambiente e sviare dalla soluzione di alcuni problemi nascosti al meglio ma non certo irrisolti. In questo senso, la pianificazione della società deve essere chiara, ed elaborata indipendentemente dal vittorioso esito finale di questa Liga.
Intanto, salutano il Bernabeu due figure che in un modo o nell’ altro, hanno segnato questi anni madridisti: Roberto Carlos, La Leggenda, se ne andrà al Fenerbahce dopo essere entrato nell’ immaginario degli appassionati come forse il più grande terzino sinistro della storia del calcio; David Beckham, come promesso da tempo, se ne andrà ad Hollywood (stasera sugli spalti del Bernabeu c’era nientepopodimenoche il suo amico Tom Cruise, attore appena più espressivo di una suola di scarpa): la cosa più curiosa è che Becks abbia dato tutto il meglio di sé proprio agli sgoccioli della sua esperienza madridista. L’ ho sempre considerato e continuo a considerarlo sopravvalutato, ma non si può negare che sia stato uno degli uomini decisivi di questa trentesima Liga madridista, la più assurda e forse la più bella della storia per i tifosi merengue.

Il Barça a Tarragona ha fatto quel suo dovere che invece non si è ricordato di fare nel resto della Liga. Ha assaporato per più di un’ ora una Liga che, per come stava giocando il Madrid col Mallorca, si stava cominciando pure a meritare. Ma poi la realtà è tornata a fare capolino, la realtà di un Barça che ha regalato una Liga che poteva soltanto vincere. Ora dico una sola cosa: in settimana si è detto: “se il Barça vince la Liga, restano tutti”, “se perde, allora è Esodo”. Discorsi che mi paiono senza senso: una società che decide in base al risultato di una partita, è una società che non vale nulla. Se Laporta, Begiristain e Rijkaard hanno deciso di vendere Eto’o, lo hanno deciso già da prima, e che diamine.
La cosa peggiore per il Barça non è tanto aver perso questa Liga quanto, se diamo retta a tutte queste voci, quella di rischiare di mettere a repentaglio già adesso la prossima stagione. Nessuno è meglio di Eto’o, nessuno è meglio di Ronaldinho, nessuno è meglio di Messi, nessuno è meglio di Deco: se qualcuno di questi venisse venduto, il Barça potrebbe soltanto perderci. Le basi per una grande stagione l’ anno prossimo, a differenza di tutte le altre squadre (compreso il Madrid), ci sono già, smontarle e inventarsi rivoluzioni sarebbe soltanto l’ ennesima conferma dell’ autolesionismo e del catastrofismo che sono difetti storici dell’ ambiente blaugrana.

In zona Uefa verdetti incontestabili e a mio avviso giusti: va giustamente in Uefa il Zaragoza, che tutto l’ anno è stato lì, va in Uefa il Villarreal (vittoria in casa dello sgonfio Sevilla) che sicuramente vale di più di un Atlético che nonostante l’ ennesimo fallimento (peraltro un settimo posto è secondo ampiamente rispondente al reale potenziale della squadra: farà l’ Intertoto?), dovrà anche lui analizzare la situazione con serenità prima di farsi prendere dalla sua atavica irrazionalità: resterà Aguirre? Io, nonostante tutti i problemi, lo terrei.



Real Madrid-Mallorca 3-1: Varela 16’ (M); Reyes 67’ (R); Diarra 79’ (R); Reyes 82’ (R).

Nàstic-Barcelona 1-5: Puyol 19’ (B); Messi 33’ (B); Ronaldinho 37’ (B); Messi 50’ (B); Grahn 82’ (N); Zambrotta 90’ (B).

Sevilla-Villarreal 0-1: Fuentes 50’.

Osasuna-Atlético Madrid 1-2: Maxi Rodriguez 37’ (A); Milosevic 46’ (O); autorete Monreal 51’ (A).

Recreativo-Zaragoza 1-1: Javi Guerrero 2’ (R); Diego Milito 74’ (Z).



CLASSIFICA
1 Real Madrid 76 (Campione)
2 Barcelona 76 (fase a gironi Champions)
3 Sevilla 71 (preliminari Champions)
4 Valencia 66 (preliminari Champions)
5 Villarreal 62 (Uefa)
6 Zaragoza 60 (Uefa)
7 Atlético 60
8 Recreativo 54
9 Getafe 52 (in Uefa)
10 Racing 50
11 Espanyol 49
12 Mallorca 49
13 Deportivo 47
14 Osasuna 46
15 Levante 42
16 Betis 40
17 Athletic 40
18 Celta 39 (in Segunda)
19 R. Sociedad 35 (in Segunda)
20 Gimnàstic 28 (in Segunda)


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Van Nistelrooy 25 (Pichichi, ma non Scarpa d' Oro)
2 Diego Milito 22
3 Kanouté 21
4 Ronaldinho 21
5 Forlán 19



FINALMENTE...E' FINITA!!!

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domenica, giugno 17, 2007

Celta e Real Sociedad in Segunda, Athletic e Betis salvi.

Pomeriggio ad alta tensione per la lotta-salvezza, ma alla fine il responso è stato quello forse più pronosticabile alla vigilia (salvo i tremori del Betis, da cui ci si può aspettare tutto e il contrario di tutto).
Retrocedono il Celta, descenso impensabile ad inizio stagione quello dei galiziani, cui non è valso neppure lo scatto d' orgoglio finale. Per la Real Sociedad si tratta del premio ad una programmazione scientifica in vista dell' obiettivo, che neanche variabili come Lotina o Savio hanno potuto mandare in fumo. Dispiace molto, dopo 40 anni filati di Primera, vedendo poi i tifosi in lacrime sulle tribune del Mestalla, ma è tutto molto logico ciò che è successo.
Il Betis, invece, ha raddrizzato negli ultimi dieci minuti, sul campo di un Racing in formazione balneare, una stagione nella quale di meriti per la retrocessione ne aveva accumulati un' infinità: merito della doppietta di Edu, uno dei pochi valori sicuri, quando gli infortuni lo risparmiano, di questo sgangherato club.

A parte gli ultimi 10 minuti di Diretta Gol, ho seguito la finale dell' Athletic. Nonostante il caldo abbia a tratti condizionato il ritmo della partita, l' Athletic l' ha sempre avuta in pugno (complici le note lacune tecniche del Levante). Fino a un certo punto si è rischiato l' incubo, perchè mentre si attendevano notizie da Vigo, la porta di Molina pareva stregata: che fosse l' esperto portiere del Levante a compiere miracoli (ad esempio su un colpo di testa di Urzaiz, diretto all' incrocio, nel primo tempo) o che fossero gli attaccanti baschi ad impappinarsi al momento del dunque (vedi Javi Martinez e Yeste nel primo tempo, o anche Urzaiz che sparacchia addosso a Molina nel secondo), rimaneva sul tabellone un inquietante 0-0.
L' uomo-chiave è stato Aduriz, che nel secondo tempo è andato ad accompagnare Urzaiz in attacco lasciando la fascia destra ad Etxeberria. Etxebe che è stato assieme a Molina il migliore in campo, bravissimo a muoversi su tutto il fronte d' attacco, incrociandosi e sovrapponendosi ai compagni. Lui più di tutti ha messo a nudo le imperfezioni dell' ormai classica difesa altissima del Levante, che l' Athletic ha continuamente affettato con verticalizzazioni e lanci verso le fasce.
Con l' entrata di Aduriz, il meccanismo ha finalmente trovato quell' adeguata finalizzazione che era mancata precedentemente: proprio da uno scambio fra Aduriz ed Etxeberria nasce il gol dell' 1-0, sul quale la buona sorte non manca di fare la sua parte: salta per l' ennesima volta la tattica del fuorigioco del Levante, Aduriz si invola sulla destra, mette dentro in cerca di Urzaiz sul secondo palo, ma trova prima la deviazione di Serrano nella propria porta.
Anche il secondo gol, quello della sicurezza, nasce da un fuorigioco errato della difesa del Levante: ancora dalla destra, ancora Etxeberria, cross perfetto e incornata in piena libertà dell' altro nuovo entrato Gabilondo, soldatino dai gol pesanti.
Insomma, anche quest' anno l' Athletic ha salvato la sua vecchia e nobile pellaccia: al di là della retorica talvolta stucchevole, se in 109 anni una società dalla politica così particolare e coraggiosa (che la si critichi o meno), non è mai retrocessa in Segunda, un qualche cosa di speciale, un suo valore forte, ce lo dovrà pure avere.


Athletic Bilbao- Levante 2-0: autorete Serrano 59'; Gabilondo 76'.

Racing-Betis 0-2: Edu 79'; Edu 89'.

Celta-Getafe 1-2: Redondo 25' (G); Bamogo 35' (C); Lequi 65' (C).

Valencia-Real Sociedad 3-3: Garitano 2' (R); Villa 5' (V); autorete Victor Lopez (R); Diaz de Cerio 35' (R); autorete Estrada 81' (V); autorete Moretti 94' (R).

Espanyol-Deportivo 1-3: Tamudo 47' (E); Iago 60' (D); Sergio 62' (D); Riki 83'(D).



CLASSIFICA
1 Real Madrid 73
2 Barcelona 73
3 Sevilla 71
4 Valencia 66
5 Zaragoza 59
6 Villarreal 59
7 Atlético 57
8 Recreativo 53
9 Getafe 52
10 Racing 50
11 Espanyol 49
12 Mallorca 49
13 Deportivo 47
14 Osasuna 46
15 Levante 42
16 Betis 40
17 Athletic 40
18 Celta 39 (in Segunda)
19 R. Sociedad 35 (in Segunda)
20 Gimnàstic 28 (in Segunda)

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Mallorca, l' ultimo ostacolo.

Il pronostico ovviamente pende dalla parte del Real Madrid: è l’ ultimo sforzo, la squadra si è vista miracolata dall’ ennesimo regalo blaugrana sabato scorso, ha dalla sua il pubblico di casa e l’ ovvio divario tecnico nei confronti di un avversario che ha già raggiunto da tempo il suo obiettivo stagionale e che oltrettutto si presenta fortemente menomato dalle assenze di due delle sue stelle, Ibagaza e Jankovic.
Però, vuoi per la pressione (e chissà, qualche buon premio a vincere…) che obbligherà il Mallorca a giocarsela con dignità, vuoi per i festeggiamenti anticipati del presidente merengue Calderon che hanno indispettito più d’ uno, vuoi per la voglia di mettersi in mostra in chiave-mercato di alcuni dei suoi giocatori (soprattutto Arango, che proprio per giocare questo match ha ottenuto il permesso dal suo Venezuela padrone di casa della prossima Copa America, e Jonas Gutiérrez), al Mallorca non mancano le qualità per poter mettere in difficoltà il Madrid.
Considerando poi come la squadra delle Baleari abbia ceduto i tre punti a Barça e Valencia, dopo gare intricatissime, soltanto nei minuti finali, e abbia inoltre ottenuto 4 punti nelle due gare col Sevilla, si può capire perché non sbloccare subito il risultato nelle prime fasi della partita potrebbe convertirsi in una trappola per il Madrid, sebbene proprio i merengues siano ormai celebri per la loro estrema confidenza con la “zona Cesarini”.

Goyo Manzano è un tecnico preparatissimo, uno dei più affidabili del campionato: l’ anno scorso ha recuperato da Cuper un Mallorca pericolosamente avviato alla retrocessione, l’ ha salvato e infine condotto a un campionato di relativa tranquillità quest’ anno, ponendo le premesse per ristabilre, chissà, quel circolo virtuoso che alcune stagioni fa portò alla vittoria in Copa del Rey (proprio con Manzano in panchina) e addirittura a una storica qualificazione in Champions League.
Il suo Mallorca è costruito a partire da una difesa abbastanza solida, dove preponderante risulta l’ aspetto fisico e la sicurezza nel gioco aereo. La controindicazione è che i due centrali Ballesteros e Nunes sono anche piuttosto lenti, quindi per evitare che si creino corridoi alle loro spalle in cui gli attaccanti avversari possano far valere la loro maggiore velocità o che gli spazi da coprire si moltiplichino, il Mallorca attua una strategia di ripiegamento massiccio nella sua metacampo (soprattutto contro le grandi squadre) con le due linee di difesa (a 4) e centrocampo (a 4) compatte dietro la palla.
La fase di non possesso è molto ben organizzata, con una distanza assai ridotta fra difesa e centrocampo e con due esterni di centrocampo come Varela e Jonas dai polmoni inesauribili, sempre pronti ad aiutare il terzino e velocissimi a ribaltare l’ azione una volta riconquistato il pallone.
I maiorchini mostrano una certa qualità nel rilanciare l’ azione, con trame palla a terra, dirette dal geniale Ibagaza, volte ad innescare negli spazi i 4 uomini che, assieme ad Ibagaza, partecipano alla fase offensiva (due esterni larghi, una prima punta e una seconda che agisce tra le linee: i terzini, trattandosi di un’ azione il più delle volte di rimessa, rimangono soprattutto dietro ).
Proprio il centrocampo è il punto forte di questa squadra, nello specifico la trequarti, nella quale Manzano dispone di una varietà di soluzioni non certo comune in una squadra di medio-bassa classifica: le percussioni indemoniate di Jonas, le “visioni” di Ibagaza, le terrificanti botte da fuori di Arango e Jankovic. Purtroppo però stasera non potremo vedere né lo squalificato “Caño” (soprannome che vuol dire “tunnel”, con questo ho detto tutto) Ibagaza né il serbo Jankovic, impegnato con la sua nazionale Under 21 nell’ Europeo di categoria. Va da sé che il Mallorca perderà moltissimo nella qualità della sua transizione dalla difesa all’ attacco e perderà anche una buona parte del suo potenziale realizzativo, visto che Jankovic (pur non essendo mai stato titolare fisso) è il massimo goleador stagionale del Mallorca, con 9 gol.
Proprio il gol è la nota dolente di questa squadra (40 gol fatti contro 44 subiti: diciamo che esistono saldi migliori): sono certo che con almeno una punta da 15 gol questa squadra avrebbe potuto lottare per un posto in Coppa Uefa. Invece Maxi Lopez (3 gol) ha deluso, Victor (4 gol) pare timido e acerbo, e Tristan, completamente ignorato da Manzano, è ormai un ex-giocatore.


Le scelte di Manzano per stasera.

La difesa è ben definita nella sua composizione: fra i pali Moya, portiere giovane e discretamente affidabile (è in un ottimo periodo di forma, eccellente contro il Sevilla) che ha rubato il posto al veterano Toni Prats nella seconda parte della stagione; difesa a 4, da destra verso sinistra, Héctor-Ballesteros-Nunes-Fernando Navarro.
Héctor è un terzino destro esperto, compatto, robusto, affidabile in fase difensiva, dove cerca di non complicarsi la vita. Ballesteros quest’ anno ha disputato una stagione più che soddisfacente, ma a resta a mio avviso uno degli anelli deboli della squadra, uno dei difensori più scarsi della Liga: lento e macchinoso, tecnicamente grezzo, scomposto e talvolta violento negli interventi, può comunque cavarsela se il resto della squadra lo copre bene e gli permette di giocare corpo a corpo con l’ attaccante avversario, evitandogli pericolosi uno contro uno e duelli in velocità.
Accanto a lui Nunes invece è una delle certezze maggiori di Manzano: il portoghese, esploso tardi nel Braga e arrivato nella finestra invernale della scorsa stagione, è un centrale lento ma di personalità, molto roccioso nei contrasti, dal buon piazzamento e dal notevole gioco aereo, sia nella sua area che in quella avversaria. Però non c’è nulla di più certo nel Mallorca della presenza di Fernando Navarro sulla fascia sinistra: insostituibile, 36 presenze tutte dall’ inizio per lui quest’ anno, record di minuti giocati (3240) nella squadra, giocatore dal rendimento molto regolare, tatticamente attento, più dotato sicuramente sul piano difensivo anche se tecnicamente non è malvagio e qualche sovrapposizione intelligente la sa proporre.
A centrocampo, l’ argentino Guillermo Ariel Pereyra è un giocatore tanto oscuro quanto fondamentale per gli equilibri tattici. Non abbandona mai la sua posizione, intercetta tanti palloni e ne spreca praticamente zero, risultato d’ obbligo per chi gioca in questa delicatissima opzione.
Con l’ assenza di Ibagaza, è certo che Manzano (che in questa stagione ha alternato un 4-4-2 con Pereyra unico interdittore a un 4-2-3-1 con un centrocampista difensivo in più e Ibagaza sulla linea dei trequartisti, modulo visto soprattutto nelle gare più delicate sul piano difensivo, generalmente quelle con le squadre di vertice) tornerà al doble pivote, affiancando a Pereyra Basinas, perdendo in qualità e fantasia ma blindando maggiormente la metacampo di fronte alla prevedibilmente furiosa pressione madridista.
Sarà importante il greco: l’ anno scorso fu decisivo per la salvezza, quest’ anno ha reso molto al di sotto. Peccato, perché è un giocatore per il quale ho una certa predilezione, che nella sua carriera ne ha già viste tantissime e che possiede un’ intelligenza tattica sopraffina, non disginuta da un ottimo piede destro, insidioso specialmente nelle conclusioni dalla grande distanza che, picchiando per terra, prendono velocità e creano più di un grattacapo ai portieri. Mi sembra invece improbabile l’ impiego dall’ inizio di Jordi Lopez, che ha caratteristiche prevalentemente da regista.
Le fasce saranno proprietà esclusiva di Varela e Jonas Gutiérrez, due giocatori che potrebbero essere determinanti nel piano tattico di Manzano stasera, soprattutto il secondo. L’ ex Betis è in ottima forma, Manzano preferisce avanzarlo a centrocampo per avere più copertura con Héctor terzino destro, Varela non brilla per una tecnica sontuosa, ma la sua rimarchevole facilità di corsa (volendo potrebbe coprire tranquillamente tutta la fascia in un modulo con difesa a tre) può essere importante nel ribaltare l’ azione in campo aperto, aggiungendoci poi la potenza non indifferente del suo destro.
Jonas è stato l’ uomo in più di questa stagione maiorchina, devastante nel girone di ritorno: incredibilmente generoso e resistente, può giocare con eguale disinvoltura sia a destra che a sinistra. Ama venire a prendere palla in posizione arretrate, perché cosi si crea lo spazio nel quale sfogare la sua inarrestabile progressione, il vero punto di forza del suo gioco. Ha una corsa sgraziata, un po’ buffa, ma se gli lasci prendere palla e lo lasci girare, non lo prendi più una volta che ha preso velocità. Il suo gioco tutto basato sui cambi di ritmo diventa insostenibile per un difensore che non ne sappia anticipare le intenzioni: Jonas accelera, arresta un attimo la corsa e poi subito riparte, questa la sua azione preferita, con la quale non di rado conquista la linea di fondo.
Proprio dalla fascia di Jonas il Mallorca potrebbe creare le maggiori difficoltà al Madrid: l’ argentino potrebbe servire a tenere sul chi vive Beckham, considerando anche che la presenza di Salgado (indisponibile Torres) è un potenziale punto debole per i padroni di casa.
Arango agirà come seconda punta: il venezuelano ha fatto storcere un po’ di nasi con una stagione abbastanza alterna, nella quale la sua quotazione di mercato è sicuramente calata rispetto alla scorsa estate, ma resta la più affilata arma offensiva del Mallorca. Molto mobile, che giochi sulla trequarti o sulla fascia, va sempre inteso come un attaccante che parte da lontano, visto che il suo obiettivo è sempre quello di cercare lo spazio per la conclusione a rete. Arango infatti, ottimo anche nel gioco aereo, è uno dei migliori mancini in assoluto della Liga: conclusioni secche e precise, formidabile coordinazione, è capace di estrarre dal cilindro autentiche perle, anche da posizioni impossibili (vedere per credere il gol alla Real Sociedad l’ anno scorso).
Per il ruolo di prima punta c’è un ballottaggio fra Victor, ultimamente titolare, e Maxi Lopez. Io propenderei per il secondo: Victor è mobile, intelligente e pulito nell’ esecuzione, ma ha scarso impatto fisico ed è sostanzialmente una seconda punta. Maxi Lopez ha caratteristiche molto più adatte al match di stasera: con un Mallorca prevedibilmente tutto abbottonato dietro, potrebbe essere molto preziosa la sua capacità di difendere palla spalle alla porta e permettere così alla squadra di salire, favorendo l’ azione di rimessa. In chiusura, attenzione al giovane argentino Oscar Trejo, potrebbe essere la carta a sorpresa a partita in corso: in caso di squadre allungate, la sua abilità nell’ uno contro potrebbe rivelarsi assai incisiva.



------------------------------Moya----------------------------------

Héctor-----------Ballesteros------------Nunes------------F. Navarro

-------------------Pereyra--------------Basinas----------------------
--Varela------------------------------------------------------Jonas--

----------------------------Arango-----------------------------------
--------------------------Maxi Lopez---------------------------------

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