domenica, novembre 02, 2008

NONA GIORNATA: Valencia-Racing 2-4: Tchité(R); Villa, rig.(V); Tchité(R); Joaquín(V); Tchité(R); autorete Albelda(R).

Battuta d’arresto per un Valencia volenteroso e che ha avuto le sue buone occasioni ma che in nessun momento ha dato la sensazione di avere il pieno controllo del match. Merito di un Racing concentratissimo, capace di spezzettare il gioco senza per questo rinunciare mai a ricambiare i colpi. Muñiz l’ha studiata e preparata meticolosamente questa partita, una bella rivincita per uno dei tecnici più criticati in quest’inizio di Liga, il quale, non è un mistero, rischiava anche la panchina alla vigilia di questa sfida.


L’eccellente partita del Racing si sviluppa a partire dalle scelte intelligenti del suo tecnico: sospettato nel prepartita di 4-1-4-1 con Moratón (uno stopper di ruolo) davanti alla difesa, Muñiz alla fine ha scelto un 4-4-2 dove a Tchité e Pereira in attacco si aggiungeva persino Munitis esterno destro di centrocampo (il punto più scoperto della rosa questo: la partenza di Jorge López non è mai stata rimpiazzata adeguatamente, e così l’inutile Valera ha avuto il posto praticamente assicurato in queste prime giornate). Spregiudicato? Folle? No, razionale, molto razionale.

Muñiz sa che un difetto di questo Valencia risiede nell’inizio dell’azione dalla difesa. La squadra di Emery fatica a dare ritmo alla circolazione del pallone quando deve cominciare sin dalle retrovie. Al momento esprime il meglio di sé sul piano offensivo dopo palla rubata sulla trequarti avversaria nelle transizioni rapide, interessantissime per velocità d’esecuzione e numero di uomini coinvolti (qui si vede la mano del nuovo tecnico: i contropiedi di Quique coinvolgevano meno uomini e partivano generalmente da zone del campo più arretrate), e anche ieri sera se ne è avuta la conferma, perché nel primo tempo le due palle gol fallite da Villa sullo 0-0 e l’azione del rigore sono nate tutte da ribaltamenti di questo tipo.

Altro discorso però a difesa avversaria schierata: Muñiz ha visto giusto nello schierare sulla stessa linea Tchitè e Pereira, che in fase di non possesso hanno garantito un prezioso lavoro di disturbo sull’inizio dell’azione valenciana, consentendo a tutta la propria squadra di guadagnare metri: seguendo il pressing delle due punte, i restanti giocatori ospiti hanno accorciato con grande concentrazione, permettendo al Racing di mantenere un baricentro sufficientemente lontano dalla porta di Toño e di giocarsi la partita alla pari. In questo modo il Valencia, pur palesando notevole convinzione e generosità nei suoi tentativi offensivi, non ha mai potuto dominare il match. Parlo ovviamente a cose fatte, ma mi viene da pensare che con un solo attaccante e Moratón a protezione della linea difensiva, probabilmente il Racing avrebbe ceduto troppi metri nella trequarti avversaria e sarebbe stato risucchiato in una partita di contenimento nella propria metacampo.

Va riconosciuto comunque che se quest’intelligente proposta è servita agli ospiti per mantenere la gara equilibrata, per i tre punti è stato necessario aggiungere nelle poche sortite offensive un’efficacia realizzativa notevole quanto insolita per le abitudini racinguiste, facendo tesoro di un Tchité mai così spietato: il primo gol nasce da Munitis (molto bravo durante la serata a rientrare da destra per cercare la rifinitura), prosegue con Pereira che frulla le gambe davanti ad Albiol (Miguel rientra con un certo ritardo) e partorisce un tiro-cross sporchissimo ma perfetto per l’accorrente Tchité, preciso sottomisura.

Vantaggio che dura pochissimo per l’ingenuità di Sepsi, che abbocca alla simulazione di Joaquín, il quale non aspettava altro che la scivolata dell’avversario per indurre l’arbitro a fischiare il rigore successivamente trasformato da Villa.

Questo non serve però a mettere in discesa la gara per il Valencia: in apertura di ripresa, un’altra doccia fredda dimostra che è la serata in cui al Racing e a Tchité entra tutto: stupendo il destro da fuori di puro istinto del ruandese (e burundese, e congolese, e belga…), che carambola sul palo e si insacca alle spalle di Renan.

Ci si mette poi il fattore climatico a ostacolare il Valencia: la pioggia, incessante per tutta la giornata, nella ripresa ormai ha reso il campo molto pesante, ostacolando la fluidità del gioco e favorendo un Racing decisamente ostruzionista dopo il secondo vantaggio, dedito a spezzettare il ritmo con continui falli, senza timore dei cartellini gialli.

Emery gioca il cambio spregiudicato, con Baraja per Fernandes ma soprattutto Morientes per Moretti (Vicente passa a fare il terzino sinistro; Mata, un po’ perso da seconda punta, ora che ci sono due punte pure a impegnare i centrali del Racing può teoricamente inserirsi con maggiore libertà negli spazi fra le linee), ma il gol del pareggio non è frutto di queste alchimie, bensì della papera di Toño che, in versione 2006-2007, non trattiene un calcio d’angolo tutto sommato innocuo di Mata consentendo la conclusione a porta vuota di Joaquín.

Ancora però si tratta di mera illusione per il Valencia, per la terza volta beffato da Tchité, che svetta e insacca sul calcio piazzato dalla sinistra di Munitis colpevolmente mancato da Marchena (subentrato all’infortunato Alexis). La punizione per i padroni di casa si fa poi anche troppo severa nel finale: col Valencia che ha tirato i remi in barca e lascia gli spazi, Serrano e Pereira architettano l’azione che Albelda concluderà con una goffa autorete.


I MIGLIORI: La serata di Memé Tchité, il primo vero exploit da quando gioca nella Liga: l’africano generalmente si segnalava per i suoi buoni movimenti senza palla, la velocità, la generosità e la capacità di smarcarsi, ma spesso lasciava a desiderare nella finalizzazione. Ieri tutto bene, a quanto pare.

Altri due nomi nell’ottima partita globale del Racing: Iván Marcano è un prodotto della cantera molto interessante, un ventunenne centrale mancino (impiegato però prevalentemente da terzino sinistro prima della partita di ieri, per la quale era indisponibile Garay) già lanciato lo scorso anno da Marcelino, slanciato, solido e dotato nel gioco aereo, molto concentrato e attento nelle coperture; bene pure Lacen, centrocampista centrale algerino, anch’egli mancino: buon senso della posizione e lucidità quando ha il possesso del pallone.

Nel Valencia il meglio dal punto di vista individuale viene dagli spunti di Joaquín.

I PEGGIORI: Non brillano in tanti nel Valencia, fra tutti segnaliamo la brutta prova di Manuel Fernandes, una delle chiavi in questo positivo inizio di stagione valenciano: troppo disordinato e confusionario il portoghese, uomo di movimento più che d’ordine, paga con la sostituzione.


Valencia (4-4-1-1): Renan 6; Miguel 5,5, Albiol 6, Alexis 6(67'), Moretti 5,5(61'); Joaquín 7, Albelda 6, Fernandes 5,5(61'), Vicente 5,5; Mata 5,5; Villa 6.

In panchina: Guaita, Marchena 5,5(67'), Baraja 6(61'), Morientes s.v.(61'), Pablo, Edu, Angulo

Racing (4-4-2): Toño 5; Pinillos 6, Navas 6,5, Marcano 7, Sepsi 5,5; Munitis 6,5(87'), Colsa 6, Lacen 6,5, Serrano 6,5; Pereira 6,5(85'), Tchité 8(90').

In panchina: Coltorti, Juanjo s.v.(90'), Luccin, Gonçalves s.v.(87'), Moratón s.v.(85'), Christian, Edu Bedia


Goles 0-1 (22'): Tchité, a placer. 1-1 (28'): Villa, de penalti. 1-2 (49'): Tchité, de gran tiro. 2-2 (69'): Joaquín aprovecha un balón suelto en el área. 2-3 (79'): Tchité, de cabeza. 2-4 (84'): Albelda, en p.p.

Árbitro: Turienzo Álvarez. Amonestó a Pinillos (25'), Colsa (27') y Moretti (35'), Albelda (58') y Lacen (60').

Incidencias: Mestalla. Unos 20.000 esp.

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6 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Resto sempre stupito dalla tua abilità nel leggere e decifrare tatticamente le partite (vedi discorso d'inizio pezzo sulle scelte di Muniz e sul loro essere decisive... mi sa che non sei tra quelli che attribuiscono agli allenatori un'incidenza pari al 10%...). Complimenti, Valentino. Se in Italia esistesse davvero una stampa sportiva seria, le tue capacità troverebbero riscontri decisamente più popolari...
Marcello.

11:58 PM  
Anonymous Anonimo said...

Ma cos'hanno combinato?!?
Complimenti al santander e a tchitè,ma prendere 4 gol in casa in una partita così è davvero assurdo.

Anche considerando che si gioca per qualificarsi alla champions (con real e barca sicure,la corsa con siviglia atletico e villareal non è per nulla scontata) sono punti pesantissimi in una partita che non si doveva perdere.

Ciao

Manuel.

11:12 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Marcello
Ti ringrazio molto.
Diciamo che cerco di "buttarmi" cioè di provare sempre a dare un'interpretazione di quello che vede, nei limiti delle mie conoscenze e tenendo presente che ovviamente queste mie interpretazioni possono essere sbagliate, ancora di più trattandosi di partite che non vedo dal vivo, ma in tv e perlopiù in diretta (con quello che ne consegue, non puoi mettere pausa e rivedere meglio un'azione).
Le interpretazioni devo azzardarle, perchè per fare un esempio non conosco Muñiz, e la mia affermazione "Muñiz sa che un difetto di questo Valencia risiede nell’inizio dell’azione dalla difesa" è logicamente una supposizione, la formazione che ha scelto potrebbe averla scelta tranquillamente per motivi diversi...
Poi l'interpretazione non deve essere mai troppo monolitica, perchè bisogna sempre tener presente che ove Villa avesse messo dentro quelle due occasioni sullo 0-0 la partita sarebbe stata tutt'altra.

Riguardo all'importanza degli allenatori, direi che la loro importanza si ferma al creare un contesto favorevole perchè i giocatori possano esprimere al meglio le loro qualità.
La qualità tecnica resta sempre il fattore determinante per vincere i trofei (è ovvio che una squadra perfettamente organizzata ma poco tecnica non potrà mai vincere un campionato, meno improbabile invece che non lo vinca una squadra che magari ha qualche punto di squilibrio ma ha il talento per fare sempre un gol in più dell'avversario), però anche i giocatori più forti del mondo se non hanno un'organizzazione di gioco a sostenerli non vanno da nessuna parte. Il lavoro dell'allenatore poi è importantissimo anche dal punto di vista psicologico.

Per fare un esempio: il Milan non avrebbe mai stupito il mondo senza la qualità dei tre olandesi, di Baresi, Maldini, Donadoni etc., ma è profondamente errato dire che Sacchi non ha fatto niente, e che ha avuto solo la fortuna di trovarsi quei giocatori.

@ Manuel
Ciao,
Direi anche che non è stata una serata fortunatissima, tutto quello che poteva andare male al Valencia è andato male e il Racing, pur avendo avuto il merito di condurre la partita su binari di pieno equilibrio dal punto di vista tattico, ha avuto una percentuale di riuscita nelle sue (poche) occasioni davvero impressionante.

Per quanto riguarda la corsa Champions, d'accordo su Villarreal e Sevilla, ma credo che il Valencia abbia tutte le carte per staccare l'Atlético a fine stagione: è molto più squadra.

7:40 PM  
Anonymous Anonimo said...

In effetti non capisco cosa sia successo all'atletico da un mese a ora...

Era partito benissimo,mostrando qualcosa anche come gioco,pur appoggiandosi molto su aguero e forlan segnava tanto e subiva poco,poi non capisco come ci sono arrivati al 6-1 tennistico col barca,la sconfitta nel derby e altre cadute incomprensibili...

Sul ruolo dell'allenatore la vedo come te,è il primo responsabile dello spogliatoio,deve saper caricare e proteggere i propri giocatori,ci sono tanti allenatori molto bravi sul piano tecnico ma pessimi in quello umano,o psicologico...

Ps.
...vado un attimo fuori tema,secondo alcuni,la competitività del calcio spagnolo è bassa per via delle frequenti goleade,e io,fesso,a cercare di spiegare che se non sono completamente casuali dipendono da una mentalità diversa,dal non difendere l'1-0 tipico della serie a italiana o dal fatto che anche chi parte sfavorito cerca più o meno di giocarsela,rischiando l'imbarcata.
Ecco,ma perchè capitano tutti a me,questi individui? ;)

Ciao


Manuel.

1:19 PM  
Blogger valentino tola said...

L'Atlético non ha retto alle prime prove serie, perchè ha ribadito di non avere un impianto affidabile.
Quelle di inizio stagione erano state in maggioranza partite contro squadre di medio-basso livello nelle quali l'Atlético spesso era passato in vantaggio nei primi minuti (che non è comunque un demerito o un colpo di fortuna, sia chiaro) trovandosi poi a gestire le gare sul piano che preferisce, cioè con gli spazi per agire di rimessa.
Alla prima gara davvero complicata che gli ha imposto di ragionare, quella con il Sevilla, si è squagliato.

3:19 PM  
Blogger valentino tola said...

Riguardo al tuo post scriptum, speravo che i tempi in cui si diceva "Romario fa così perchè gioca contro difese scarse" fossero passati... poi del resto, per valutare la competitività del calcio spagnolo un metro ci sarebbe, e cioè il fatto che si trova al secondo posto del ranking Uefa (tutt'altra cosa in termini di affidabilità rispetto al Ranking FIFA delle nazionali).

3:21 PM  

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