martedì, luglio 29, 2008

Il punto sul calciomercato.

Il post è volutamente il più lungo mai scritto, in modo da poter approfondire tutto il possibile in un solo articolo, e anche abbastanza faticoso da preparare (le notizie che si rincorrono mi hanno costretto più volte a riscriverlo). Chiedo scusa se alcune notizie o considerazioni possano essere state già scavalcate da alcune novità delle ultime ore. Tengo a precisare che in questo post non solo ricapitolo le mosse effettuate dalle società o quelle comunque in procinto di essere effettuate, ma esprimo anche considerazioni e preferenze personali che possono anche non avere alcuna attinenza con i piani reali dei club.
In questa tabella tutte le operazioni (ci sono però degli errori, come purtroppo capita spesso su "Marca")


Almería

Il fenomeno-Emery è partito (al suo posto quel Gonzalo Arconada che ha portato il Numancia a una promozione in scioltezza e che ora avrà l’ opportunità di rifarsi anche in Primera dopo la breve infelice parentesi a stagione in corso nella Real Sociedad 2005-2006), però le intenzioni dell’Almería e del suo presidente Alfonso García rimangono chiare: delle piccole del calcio spagnolo, gli andalusi son quelli più ambiziosi e disposti ad investire, con l’ obiettivo a medio termine di diventare una realtà solida della Liga quanto meno a metà classifica. Molto attivi sul mercato, e già il primo acquisto parla chiaro: Pablo Piatti è uno dei più reclamizzati talenti sudamericani, mancino esterno o seconda punta (bisognerà vedere se giocherà assieme o competerà per lo stesso posto con Crusat) con l’ unica incognita del fisico esile, e per il resto la rosa è assai coperta, con due o anche tre giocatori per ruolo: a Pulido, Carlos García e Acasiete si aggiungono al centro della difesa l’ argentino ex-Velez Sarsfield Hernán Pellerano e il 21enne Chico, centrale di cui si parla molto bene dopo l’ ultima mezza stagione al Barça B di Guardiola in prestito dal Cádiz (e i blaugrana avevano anche intenzione di confermarlo per la loro squadra filiale); Julio Álvarez era il principale creatore di gioco nel Numancia, e Arconada ha deciso di portarlo con sé; Nieto, buon esterno destro del Real Madrid Castilla, aggiunge vivacità alla mera quantità di Juanma Ortíz; Esteban Solari, fratellino dell’ Indiecito Santiago, se funzionerà come in Messico (25 gol nell’ ultimo campionato coi Pumas) renderà un po’ meno Negredo-dipendente l’ attacco di questa squadra; Esteban invece è un ricambio d’ esperienza per il talentuosissimo portiere titolare Diego Alves; il terzino destro brasiliano Michel infine si aggiunge al Guilherme acquistato a Gennaio scorso per la fascia sinistra nella categoria degli investimenti a lungo termine.
Insomma, l’ unica cosa impossibile da sostituire era la completezza dello straordinario Felipe Melo della stagione passata, per il resto una rosa sostanziosa nella quale figura pure qualche giocatore in esubero (probabili le partenze di Uche e Natalio in attacco).

Athletic Bilbao

Mercato ridotto all’ osso (con la mezzapunta Toquero dal Sestao River si cerca magari un Koikili-bis, sempre che la scelta finale non sia un prestito all’ Eibar; Del Olmo, brillante protagonista in Segunda con l’ Eibar, è un’ alternativa in più per la fascia sinistra del centrocampo; Iñigo Vélez, prelevato dal Murcia, può essere un valido gregario nel ruolo di quarta punta), per il ristretto bacino di mercato tradizionalmente autoimposto, ma anche perché tutto sommato l’ organico è già pronto, collaudato e sostanzialmente completo, forse quello già meglio definito della Liga: tornando del tutto disponibile Gurpegi si riacquista un jolly validissimo fra difesa e centrocampo (dove anche Orbaiz può svolgere la pretemporada alla pari con gli altri), per il resto mancano solo un rimpiazzo al partente Del Horno (alla fine del deludentissimo prestito dal Valencia), e forse anche una riserva per Iraola sulla destra della difesa. Non è detto comunque che tali alternative non possano venire direttamente dalla cantera, magari dai sei ragazzini che Caparros ha aggregato alla prima squadra per la pretemporada, con la seria intenzione di lanciarne qualcuno anche quest’ anno (si fanno i nomi soprattutto del mediano Iturraspe e del terzino sinistro Agüeros), com’è abitudine sua di allenatore e com’è tradizione nell’ Athletic.
Se ne vanno un po’ mestamente invece Dani Aranzubia (che cercherà di raddrizzare la propria carriera al Deportivo), Tiko e Luis Prieto (Valladolid), definitivamente non più utili dopo anni di discreto protagonismo, oltre a David Cuéllar (Murcia), la cui inutilità invece era già palese al momento dell’ acquisto la scorsa estate. Decisamente più mesta è invece la notizia dell’ accordo di sponsorizzazione con la Petronor: una scritta pubblicitaria macchierà dopo 110 anni la maglia di questo glorioso e unico (ora un po’ meno) club.

Atlético Madrid

Acquisti mirati soprattutto a sanare le debolezze più evidenti la scorsa stagione, in difesa e a centrocampo. Ujfalusi mi pare usato più che sicuro, mentre Heitinga è un’ operazione di maggior fascino ma anche più rischiosa: l’ olandese confermerà la crescita dell’ ultimo anno oppure nella squadra incompiuta per eccellenza rimarrà tale anche lui? Sarebbe importante un buon rendimento da parte sua, anche per le sue capacità nell’ impostare il gioco dalla difesa, assenti nell’ ultimo Atlético.
Il centrocampo necessitava di riferimenti saldi dopo la paurosa instabilità e improvvisazione dell’ anno passato, e Paulo Assunçao sembra fare al caso: il “pivote” di ruolo davanti alla difesa che mancava, un elemento di notevole esperienza (come Coupet fra i pali) e senso tattico, particolarmente tagliato per il 4-3-1-2 che sembra avere in mente Aguirre, il Makelele della situazione che permetterà a Raúl García di fungere da Lampard, con maggiore libertà nelle incursioni e nella creazione del gioco. Se però Aguirre vuole davvero riservarsi il 4-3-1-2 come credibile alternativa tattica al 4-4-2 delle ultime due stagioni, mancano ancora due pedine: un’ altra mezzala (magari sul centro-destra, in concorrenza con Maxi Rodríguez, visto che Cléber Santana e Maniche, per motivi diversi, non mi sembrano più credibili) che faccia coppia con Raúl García (e qui il nome più volte ripetuto di Lucho González sarebbe davvero l’ ideale), e poi questo benedetto “enganche”, per dirla all’ argentina, che illumini la trequarti.
È questo un punto dolente dell’ Atlético, che nelle ultime stagioni ha sempre sbalordito per la difficoltà nel far fluire la manovra e creare collegamenti fra centrocampo e attacco: a questo proposito si è tornato a fare il nome di Riquelme (che non può suonare in altro modo che come un’ ammissione di colpa, visto che esattamente un’ estate fa il club colchonero aveva in pugno l’ argentino, e proprio Aguirre rifiutò l’ acquisto negli ultimi giorni di mercato per timore di dover stravolgere la squadra e ridisegnarla tutta attorno a Roman… senza contare la “valorizzazione” di Jurado in queste ultime due annate), nome sfumato negli ultimi giorni e superato da quelli di Van der Vaart, Diego e Silva, per il quale bisogna ancora saggiare le reali intenzioni di vendita del Valencia ma che a mio avviso costituirebbe forse la migliore opzione, la meno ingombrante e la più versatile tatticamente, offrendo il canario la possibilità di variare in corsa dal 4-4-2 al 4-3-1-2 con i suoi spostamenti fra gli esterni e il centro della trequarti. L’ acquisto del trequartista è inteso come la ciliegina sulla torta della campagna acquisti, e dovrebbe comunque avvenire dopo i preliminari di Champions, in caso di qualificazione.
In attacco partito Mista si è optato per Sinama Pongolle come ricambio, scelta che non mi trova molto d’ accordo. Dietro il Kun e Forlán, avrei optato per diversificare maggiormente le opzioni offensive con l’ acquisto di un uomo d’ area, un ariete più classico, e non un contropiedista nemmeno troppo prolifico come il pur buon giocatore francese. Infine, mi pare manchi qualità sia difensiva che offensiva nel parco-terzini, aspetto che peraltro dovrebbe rivestire un’ importanza ancora maggiore in caso di passaggio al 4-3-1-2.

Barcelona
Passata la bufera societaria, con Laporta uscito vittorioso ma decisamente malconcio dalla mozione di sfiducia, (che non ha raggiunto il quorum sufficiente per far valere la maggioranza di voti sfavorevoli al presidente blaugrana), con otto membri della Giunta dimissionari, si è tornati a concentrarsi su una pianificazione che ha mantenuto un suo filo logico, seppure con molti punti discutibili, durante tutta l’ estate.
La parola d’ ordine è stata “voltare pagina”, rinnovare la rosa, restituirle brillantezza e motivazioni con l’ intento, dichiarato apertamente alla stampa, di liberarla da quelle figure di enorme talento ma a quanto pare ritenute ormai ingombranti. Se per Deco si è trattato di un addio ampiamente previsto e del tutto consensuale (però 10 milioni sono una svendita più che una vendita), se la cessione di Ronaldinho era del tutto inevitabile, la vera assurdità è costituita dalla liquidazione di Eto’o, assurda se si guarda a pure motivazioni tecniche. Dev’ esserci dietro qualchosa di estraneo al rettangolo verde, se si pensa che giocatori importanti come Messi, Xavi, Iniesta e Yaya Touré si sono pronunciati espressamente perché il camerunese rimanga e se si pensa anche che il tempo prima dei preliminari di Champions stringe ed affrontare questi con una coppia Henry-Bojan (aggiungendo pure una eventuale partenza di Messi per le Olimpiadi, questione ancora in sospeso) al momento darebbe garanzie piuttosto scarse. Difatti, di fronte anche alla difficoltà di reperimento rapido sul mercato di un attaccante di livello simile a quello del camerunese, Laporta ha cominciato a parlare di decisione “non irreversibile”, spinto anche da ciò che hanno detto le prime due amichevoli in terra scozzese (la cosa buffa è che Eto’o sia arrivato a questa pretemporada avendo pure qualcosa da dimostrare…).
La principale considerazione da fare sulla campagna acquisti del Barça è che di repliche di Deco e Ronaldinho non se ne vedono in giro, per cui un calo qualitativo è inevitabile, anche se questo potrebbe avere il positivo effetto collaterale di un lavoro incentrato più sulla solidità del collettivo che sulle individualità.
Fatta questa premessa, il disegno del nuovo Barça è abbastanza chiaro, anche se tuttora incompleto e con alcune mosse criticabili. La parte più convincente è il centrocampo, cui si cerca di restituire quel vigore e quell’ intensità palesemente assenti nelle ultime due stagioni: particolarmente condivisibile l’ acquisto di Keita, che, rimanendo insostituibile il miglior Deco, fonde in un giocatore solo la tipologia dell’ animale da pressing alla Davids e quella dell’ incursore alla Van Bommel; come alternativa al maliano, ma con qualità e movimenti più da trequartista, Aleksandr Hleb (personalmente era ancor più preferibile il sanpaolino Hernanes, meno atletico ma con tempi e visione di gioco migliori).
In difesa le spese son state eccessive, ma la cessione di Oleguer all’ Ajax (ottima operazione) e il prestito del neo-acquisto Henrique al Bayer Leverkusen perlomeno evitano il preannunciato sovraffollamento del parco-centrali, e configurano un reparto completo, dove ai due centrali aggressivi, bravi nell’ anticipo e nella marcatura stretta (Puyol e Milito) si aggiunge un Márquez non più solo nelle mansioni di regista difensivo con l’ arrivo di Piqué: fondamentale sarà come è sempre stato per il Barça trovare buone e praticabili linee di passaggio, e il ritorno del canterano offre un' altra importante opzione per organizzare la manovra con criterio sin dalla difesa. Jolly della difesa sarà invece Cáceres, diamante grezzo (costato troppo, 16 milioni che potrà valere solo fra un anno o due) che dovrebbe essere impiegato non solo al centro ma anche per rattoppare le fasce se necessario.
Ecco, le fasce: a una corsia destra già delineata e dal potenziale offensivo enorme (avevo espresso dubbi sulla compatibilità di Alves con Messi, ma nelle prime uscite i due hanno evidenziato già una grande sintonia), nella quale però va ricordato che sia Alves che Messi non hanno sostituti credibili (ogni volta fra Eto’o, Henry e Bojan fanno la conta per decidere a chi tocca spostarsi su quella fascia), fa da contraltare una fascia sinistra che ad oggi, 29 Agosto 2008, non ha la minima profondità. Abidal arriva a destinazione ma storpia i cross, Sylvinho potrà giocare metà delle partite se va bene, e la posizione lasciata da Ronaldinho in attacco resta vacante: con poca possibilità di sfondamento da parte dei terzini, la soluzione consigliata sarebbe l’ acquisto di un’ ala o comunque di uno Giuly mancino che allarghi il campo e attacchi lo spazio, piuttosto che una replica della tipologia di Dinho (già presente in rosa, nel caso di Iniesta avanzato nel tridente, oppure soltanto ambita, il caso di Arshavin). Di certo non nomi che si son sentiti in maniera ricorrente come quelli di Silva e Thiago Neves, mancini che dalla fascia partono soltanto per accentrarsi e cercare la rifinitura (Silva) o la finalizzazione (Thiago Neves, uno alla Rivaldo).

Betis
Il mercato sembra esserci, ci sarà anche un piano e la pazienza per portarlo a termine senza abbandonarsi anche quest’ anno all’ improvvisazione e ai rimedi in corsa?
Paco Chaparro ha finalmente la sua chance, se la meritava, può forgiare la “sua” squadra, e la cosa potrebbe venire anche bene con un giocatore di spessore indiscutibile come Mehmet Aurelio, il quel potrebbe fornire finalmente il riferimento indispensabile davanti alla difesa dopo i fallimentari tentativi con Vogel e Somoza. Il frizzante Sisi alzerà il livello sulla destra rispetto al sopravvalutato Odonkor (che comunque, dopo le voci di cessione, rimarrà, con il suo ritorno dall’ infortunio riportato agli Europei previsto per Dicembre), Emana è un giocatore dal ruolo un po’ indefinito ma che potrà apportare spunti di grande brillantezza atletica: può partire dalla trequarti ma non è un rifinitore, può partire dagli esterni ma non è un uomo di fascia, lo definirei un “agitatore” del centrocampo, impiegabile al meglio come mezzala in un centrocampo a tre o al centro della trequarti in un 4-2-3-1, in ogni caso con ampia libertà di movimento. Per completare una rosa che già possedeva mezzi superiori rispetto ai miserrimi risultati degli ultimi due anni, si lavora ufficialmente per un terzino destro (vicino Chretien del Nancy), mentre a mio avviso non guasterebbero né un altro difensore centrale (posizione tutt’ altro che sicura nell’ ultimo biennio) né un altro attaccante di garantita prolificità che possa far sentire meno solo Pavone nel compito, acquisto pubblicamente richiesto da Chaparro.

Deportivo

Mercato oculato per l’ unica squadra già impegnata in competizioni ufficiali (l’ Intertoto è partita col piede giusto, qualificazione ai preliminari di Uefa ottenuta contro gli israeliani dell’ Hapoel Bnei Sakhnin). L’ obiettivo prioritario era rimpinguare l’ attacco, l’ anno scorso debolissimo a parte il ruolino accettabile del generoso Xisco: Mista e Omar Bravo i rinforzi scelti. Il messicano è una zanzara svelta e pungente negli ultimi metri, anche se non aliena a qualche erroraccio sotto porta, Mista ad oggi è un enigma: da giocatore sopravvalutato ai tempi del Valencia-macchina di Benitez è passato ad essere un giocatore sottovalutato fino alla totale emarginazione nel biennio dell’ Atlético, e compito di Lotina sarà ricostruirne da capo la credibilità.
In porta Aranzubia dall’ Athletic cercherà di invertire un declino prematuro e al tempo stesso potrebbe permettere di risolvere nella maniera più drastica lo scontro Munua-Auoate trascinatosi dall’ anno scorso; Zé Castro lavorerà per accrescere la propria ridotta consistenza difensiva alle spalle del terzetto Lopo-Pablo Amo-Coloccini (ma le ultime danno Coloccini vicinissimo a una cessione in Inghilterra, realtà vista con terrore da Lotina che considera l’ argentino un giocatore-chiave, ma una realtà salutare per le casse societarie).
Ancora due posizioni da coprire: la fascia destra del centrocampo, orfana (fine prestito) del positivo Wilhelmsson della seconda metà di stagione scorsa, e la cabina di regia, che non ha proprietario in una mediana prevalentemente di cursori (sebbene Sergio, persa l’ intensità degli anni migliori, si dia un po’ di arie da regista): qui le notizie sono ottime, visto che il Depor pare avvantaggiato nella corsa al prestito dal Real Madrid di Daniel Parejo, uno dei più promettenti talenti spagnoli. Il miglior acquisto possibile comunque sarebbe indiscutibilmente il pieno recupero di quel sublime artista che è Juan Carlos Valerón, titolare e promosso con buoni voti nelle due sfide di Intertoto (al ritorno ha segnato pure il gol decisivo).

Espanyol
Non si naviga nell’ oro a Montjuic, le possibilità d’ investimento sono limitate e si spera tutt’ al più di trattenere i vari gioielli di casa, i Luis García su tutti. La novità più grande è il cambio in panchina (peccato quest’ addio un po’ freddino con Valverde: il girone di ritorno vergognoso della scorsa Liga ha un po’ annebbiato le cose buonissime viste sotto il suo mandato, indimenticabile cavalcata di Uefa 2006-2007 compresa): non potendosi permetteriemaghi, profeti e Special One, si è optato per l’ uomo di casa, forgiato nella guida delle squadre giovanili, Bartolomé “Tintín” Márquez, il quale ha in mente il passaggio al 4-3-3 e un gioco più basato sul possesso-palla rispetto a quello di Valverde (ma, se ci fate caso, tutti in estate parlano di gioco propositivo e compagnia bella).
Si è acquistato quello che si poteva: sulla fascia sinistra della difesa, il deludente Clemente Rodríguez viene rimpiazzato dal francese Grégory Beranger, messosi in evidenza nel neopromosso Numancia, mentre l’ “organizzatore” (alternativo o complementare a De la Peña, bisognerà vedere) richiesto da Márquez è l’ argentino Román Martínez del Tigre, giunto con buone referenze. Infine, sempre dall’ Argentina, Cristian Álvarez dovrebbe fare il secondo di Kameni fra i pali, mentre José Callejon, 21enne prelevato dalla cantera madridista (capocannoniere dell’ ultima Segunda B, già convocato nell’ Under 21), dovrebbe fungere da rimpiazzo per Tamudo, possedendo simili caratteristiche di opportunista.

Getafe
Una delle campagne acquisti più interessanti, non smentisce la propria tradizione la società presieduta da Ángel Torres, che parla del “miglior organico della storia del club”. Il cambio in panchina ha portato Víctor Muñoz, legato a un 4-4-2 più rigido e attento agli equilibri difensivi rispetto a quello arioso e movimentato di Laudrup. In campo, si investe ancora una volta sulla valorizzazione del talento giovane, associato agli elementi di esperienza già presenti in rosa (Casquero, Belenguer, Contra, Abbondanzieri, Cata Diaz): sugli esterni un arsenale temibilissimo, col promettentissimo Guerron a destra, campione del Sudamerica con la LDU Quito (esterno-ala dalle doti di corsa quasi soprannaturali, punta sempre l’ uomo, spesso gli va via, ma deve anche imparare a essere più concreto e giochicchiare meno) e il confermato (cessione defintiva dal Valencia) Gavilán a sinistra, talento da un po’ troppo tempo in attesa dell’ esplosione definitiva, il quale avrà come concorrente Adrián González, figlio di Michel, promessa personalmente mai troppo convincente. Partirà probabilmente dall’ esterno, ma con tutt’ altre mansioni, Esteban Granero, il cui acquisto definitivo dal Real Madrid rappresenta forse il vero colpo della campagna acquisti, uno dei migliori talenti spagnoli che potrà proseguire la sua crescita in un ambiente nel quale si trova a meraviglia.
Il sostituto di De la Red sarà invece Eugen Polanski, talento tedesco dalle buonissime referenze, mentre in difesa Rafa, buon esordiente l’ anno scorso al Valladolid, va a rimpolpare il settore centrale (l’ anno scorso spesso sguarnito dagli infortuni) assieme al turco Kas.
A tutto questo manca ancora un centravanti di buone garanzie, visto lo scarsissimo impatto di Kepa l’ anno scorso e le caratteristiche di attaccanti di movimento più che di finalizzatori dei vari Uche, Manu e Albin: il nome ricorrente, sul punto di trovare un concreto sbocco, è quello del madridista Soldado.

Málaga
Sperando che non si riveli triste e squallida come quella del film di Verdone, la campagna acquisti del Málaga sembra una rimpatriata fra vecchi compagni di scuola. Torna Antonio Tapia in panchina, tornano Manolo Gaspar e Nacho, torna nella sua città natale Fernando. Nomi di casa ma che sinceramente non fanno fare i salti di gioia, si tratta di giocatori di livello medio-basso e in alcuni casi, come quello di Fernando (e Miguel Ángel, nel casop arrivasse), di giocatori arrugginiti il cui miglior livello è ormai distante anni.
Completano la campagna acquisti José Juan Luque (altro ex, ben conosciuto da Tapia, che lo ha avuto ai suoi ordini nell’ ultima sfortunata stagione al Granada 74, retrocesso in Segunda B), che farà concorrenza a Nacho sulla fascia sinistra del centrocampo e Lolo, canterano del Sevilla utilizzabile sia da difensore centrale che da centrocampista difensivo.
Importante aver mantenuto la linea difensiva della promozione (Jesús Gámez-Hélder Rosario-Weligton-Rossato), cui è stato aggiunto Cuadrado (dal Murcia, non proprio un fenomeno) come centrale di riserva; a centrocampo lascia più perplessi invece lo smantellamento del doble pivote della promozione, Carpintero(“tagliato” da Tapia)-Antonio Hidalgo(colpo del nuovo Zaragoza di Marcelino): se Carpintero è stato rimpiazzato nel ruolo di centrocampista difensivo dal nuovo acquisto Pere Martí (affermatosi come uno dei migliori interdittori della Segunda con la maglia dell’ Elche, dopo aver iniziato nel Villarreal), e si attende di coprire ulteriormente questa posizione con Miguel Ángel (operazione che sembrava conclusa, ma la trattativa col Betis si è complicata nelle ultime ore), il ruolo di organizzatore della manovra ed incursore che contemporaneamente, e con fondamentale importanza, ricopriva Hidalgo rimane ancora vacante in un centrocampo al momento dal profilo troppo difensivo (non è mistero comunque la filosofia di gioco piuttosto prudente di Tapia).
Altri buchi nella rosa, sui quali comunque la società sta lavorando, sono quello dell’ esterno destro di centrocampo e dell’ attaccante: nel primo caso si punta sul ritorno a casa di Juanma, miglior giocatore del disastrato Levante dell’ ultima stagione, il quale sarebbe un gran colpo se dovesse continuare su quegli eccellenti livelli (è questo che conta, non certo il fatto che anche lui sia un prodotto di casa); per quanto riguarda l’ attacco, dato che l’ arsenale dell’ anno passato (Baha-Peragón-Salva) potrebbe non essere a prova di Primera, si cerca di potenziarlo con un nuovo innesto: i nomi più gettonati sono quelli di Ewerthon, per il quale si tratta col Zaragoza, e di Adrián López, assai promettente centravanti dell’ Under 20 agli ultimi mondiali, che il Deportivo vuole ancora mandare in giro a farsi le ossa, dopo averlo già prestato la scorsa stagione all’ Alavés.

Mallorca
La squadra finora più devastata dal mercato. Che Güiza dovesse cercare altri lidi era risaputo, ma al jerezano si sono aggiunti in rapida successione Fernando Navarro, Jonás Gutiérrez (che da tempo tirava la corda per andare in Inghilterra, anche se alla fine è approdato al Newcastle invece che al Portsmouth) e pure il Caño Ibagaza (per una clausola rescissoria ridicola, di un milione e mezzo di euro, prontamente pagata dal Villarreal), genio che ha segnato l’ epoca recente del club alla cui partenza si aggiunge peraltro quella di un gran centrocampista difensivo come Basinas (fine contratto, non ha rinnovato), che, sommata al trasferimento in Russia di Guillermo Pereyra già effettuato alla fine della scorsa Liga, disegna un Mallorca 2008-2009 con l’ arduo e delicatissimo compito di ricostruire gran parte della propria colonna vertebrale, chiave di una squadra che nelle due ultime stagioni aveva saputo abbinare in maniera soddisfacente solidità e inventiva.
Incaricati della difficilissima missione di surrogare Ibagaza saranno i due ex canterani madridisti Borja Valero, non un nuovo acquisto ma grandemente responsabilizzato rispetto all’ interessante scorsa stagione da “dodicesimo uomo”, e Jurado (prestito dall’ Atlético), all’ ultima vera chance per esplodere. Il preoccupante vuoto creatosi davanti alla difesa è stato invece è stato colmato con l’ acquisto di un veterano di sicuro affidamento come Pep Martí, acquistato dal Sevilla dopo mezza stagione di prestito in Segunda alla Real Sociedad, ma la posizione a mio avviso non è ancora del tutto coperta, servirebbe un rimpiazzo di ruolo per l’ ex sivigliano. Scaloni e Ramis possono venire al massimo adattati, mentre Mario Suárez non è un centrocampista difensivo ma un regista, più che altro concorrente di Borja Valero: altro elemento che ha tutto da dimostrare (l’ anno scorso così così al Celta), ha visione di gioco e tocco ma ad oggi sembra un po’ difettare della personalità giusta per affermarsi.
Jonás lascia un vuoto abbastanza chiaro, che sembra difficile possa colmare Óscar Díaz, altro giovane enigmatico, seconda punta o esterno sulle due fasce, 24enne anch’ egli ex promessa della cantera madridista, l’ anno scorso all’ Elche in Segunda ha peraltro giocato pochissimo causa infortunio. Per Fernando Navarro invece due sostituti che tutto sommato dovrebbero assolvere dignitosamente alla funzione: Corrales, terzino di rendimento all’ Osasuna (anche se nell’ ultima stagione l’ affermazione di Monreal gli ha lasciato pochissimi minuti), e il disciplinato Ayoze dal Racing. A destra cambio di figurina, via Héctor dentro Josemi, mediocre per mediocre. Scartato Ballesteros da Manzano, si cerca anche un difensore centrale.
L’ aspetto positivo delle tante cessioni prestigiose sono i tanti denari incassati, e la maggior parte di questi il Mallorca li investirà nell’ acquisto dell’ attesissimo sostituto di Güiza, pur sapendo che i 27 gol di quest’ ultimo sono un evento la cui ripetizione è da considerarsi del tutto impossibile. Intanto ravviva l’ attacco l’ ingaggio esotico di Alhassane Keita, 25enne guineano prelevato dagli arabi dell’ Al-Ittihad: descritto come un attaccante piccolo (1,69) e velocissimo, il dato più interessante della sua carriera è il titolo di capocannoniere del campionato svizzero conquistato nel 2006 con la maglia dell’ FC Zurich.

Numancia
La squadra più umile della nuova Liga (tanto per dire, l’ anno scorso era il quartultimo bilancio della Segunda), comunque discretamente abituata nell’ ultimo decennio al palcoscenico della Primera. Cambiato allenatore (via Arconada dentro Sergio Kresic, croato ma con vastissima esperienza nel calcio spagnolo) rispetto alla promozione, si capisce dai nuovi arrivi quali siano le pretese: il portiere Juan Pablo dal Tenerife, un cavallo di ritorno, l’ ex promessa mancata della Real Sociedad Barkero (esterno sinistro di centrocampo), il terzino sinistro Cisma dall’ Almeria (quello che Emery voleva tagliare la scorsa estate e che rimase solo per mancanza di alternative sul mercato), il centrocampista centrale Dimas dal Barça B (che a 25 anni non è mai andato oltre la Segunda B, e l’ anno scorso si è sciroppato pure la Tercera), e, in attacco, la 21enne incognita Platero dalla seconda squadra del Racing Santander (incognita ad ogni modo stuzzicante, visti i 26 gol realizzati in Tercera l’ anno passato).
Però un paio di innesti interessanti ci son stati: il 23enne Carlos Bellvis dall’ Elche (ma di proprietà del Valencia, che lo ha prestato con diritto di riscatto per il Numancia), terzino ma anche esterno sinistro di centrocampo, un giocatore molto rapido e intraprendente, da seguire, e il 24enne Álvaro Antón, mezzapunta (impiegabile anche sulle fasce) che nel Valladolid non ha mai trovato spazio ma che possiede le qualità tecniche per venire allo scoperto, su tutte un destro straordinariamente sensibile: dopo l’ ottimo prestito al Racing Ferrol a metà della scorsa stagione, ha finalmente la sua chance in Primera, richiesto da Kresic che già lo allenò al Valladolid nel 2004-2005.
Ancora mancano un esterno destro a centrocampo e soprattutto un attaccante, vista la composizione attuale decisamente inquietante (Gorka Brit, Toché, Platero: basta solo dirvi che i primi due nella passata Segunda hanno totalizzato insieme la miseria di 11 gol) del reparto offensivo: si fa il nome di Antonio Guayre, e spero onestamente che sia una soluzione per il primo ruolo…

Osasuna
Semi-immobilismo per una delle squadre che in assoluto ha meno da cambiare, una struttura delineata già da anni e due giocatori per posizione in ogni reparto. Detto del portiere Roberto dallo Sporting e del misterioso centrocampista iraniano Masoud Shojaei dall’ Al-Sharjah, l’ acquisto di maggior rilievo è il prestito con diritto di riscatto di Sunny dal Valencia, che rileva Javi García tornato al Real Madrid. Non farebbe male nemmeno una mezzala più creativa da aggiungere in rosa a Héctor Font, ma sappiamo che non è questo il tipo di centrocampisti che predilige il doble pivote di granito di Ziganda.

Racing Santander

Partito l’ eroe Marcelino verso Saragozza (sempre anticonformista, ma finora anche sempre molto saggio, nelle sue scelte), in panchina approda un’ altra giovane speranza, Juan Ramón Muñiz, messosi in luce al Málaga (prima portato alla salvezza subentrando in corsa nella stagione 2006-2007, poi trascinato verso la promozione la scorsa annata).
Sarà la stagione della storica presenza in Coppa Uefa, ma la linea di mercato resta giustamente quella di un club prima di tutto preoccupato della sopravvivenza. L’ acquisizione più golosa è il prestito dal Villarreal di Jonathan Pereira, un piccolo terremoto nella scorsa Segunda nonostante non ce l’ abbia fatta a salvare il suo Racing Ferrol dalla retrocessione. Un barattolo di 1,65x61 che fa del dribbling facile, della velocità e della rapidità di esecuzione i propri punti di forza: il sottoscritto purtroppo non ha avuto molte occasioni di vederlo negli ultimi anni, ma lo ha cominciato ad “adottare” dall’ Europeo Under 17 del 2004, in quella Spagna (vicecampione) con i vari Cesc, Capel e Piqué, nella quele Jonathan veniva incaricato di dare la scossa a partita in corso. Ottimo ruolino nelle giovanili del Villarreal, nel quale ha già avuto l’ onore di segnare un gol in Primera, in uno scialbo 1-1 casalingo col Levante (di Jonathan fu il gol del pareggio) nella Liga 2006-2007, all’ esordio assoluto nella categoria, solo pochissimi minuti dopo essere entrato in campo e praticamente al primo pallone toccato. Ora a 21 anni ha la prima chance seria, e sarà curioso verificarne la compatibilità con Munitis, essendo entrambi seconde punte adattabili sugli esterni.
Però molto più che ai possibili lampi di una giovane speranza, il Racing dovrà pensare alla solidità della struttura complessiva, e qui c’è ancora del lavoro da fare: il portoghese Zé Antonio, prelevato dal Borussia Mönchengladbach, rimpingua la difesa, ma le questioni da risolvere sono tutte negli altri due reparti.
A centrocampo, la partenza di Duscher è annunciata, ma non per questo cessa di essere un duro colpo, vista l’ importanza per gli equilibri collettivi (e l’ esperienza internazionale, in chiave-Uefa) dell’ argentino, cui bisognerà trovare un sostituto di pari spessore, impresa non facile viste le possibilità economiche del club. Servirebbe anche un giocatore di maggiori garanzie rispetto a Jordi López nel ruolo di regista (il mio suggerimento dello scorso inverno rimane valido: Marc Crosas, giocatore che peraltro avrebbe a mio avviso tutte le carte per restare nella rosa blaugrana), e se la cessione di Duscher venisse ufficializzata e dal mercato dovesse arrivare un solo centrocampista centrale, Muñiz si vedrebbe costretto con molta probabilità a far ricorso ai due canterani Edu Bedia e Canales, peraltro due degli elementi più reclamizzati di una cantera in ottima salute (di Canales abbiamo già parlato qui). Intanto Vitolo torna dal prestito ma la società e lo staff tecnico non ne vogliono sapere nulla del canario, decisione che sul piano puramente tecnico non comprendo.
In attacco, sfumata la cessione di Smolarek al Toulouse, bisogna ancora capire quale sarà la composizione finale del reparto: se Juanjo, di ritorno dal prestito al Sevilla Atlético, convincerà Muñiz in questa pretemporada, allora non ci sarà bisogno di un altro acquisto.

Real Madrid
Francamente non capisco la CristianoRonaldomania. Avendo già gente del calibro di Robinho e Robben (oltre a un Drenthe, che ricordiamolo, ha grandi margini di miglioramento), non si capisce tutta quest’ ansia e questa ennesima telenovela estiva, che come effetto collaterale ha tratto con sé una a mio avviso ingenerosissima svalutazione del patrimonio-Robinho, al di là delle reali (per me fortunatamente scarse) prospettive di cessione del brasiliano.
Ritengo altre le priorità del Real Madrid: innanzitutto un centravanti che possa essere al tempo stesso concorrente, sostituto e successore di Van Nistelrooy (l’ ideale sarebbe Huntelaar, anche se si parla insistentemente di Villa), che non è eterno, poi un paio di interventi mirati a centrocampo. Risiede qui la chiave per migliorare il gioco rispetto alla stagione passata: migliorie già apprezzate nello scorcio finale, con l’ impiego da interno destro di Diarra che ha dato maggior equilibrio alla squadra, evitando quella spaccatura in due tronconi (cinque attaccano-cinque difendono) troppe volte vista nel girone d’ andata, e che andrebbero assicurate magari con un rimpiazzo per il maliano (giocatore con caratteristiche al momento uniche nella rosa), ovvero un giocatore che nello stesso modo possa disimpegnarsi da interno o davanti alla difesa, rendendo più solida la squadra nelle transizioni difensive. Un identikit al quale a mio avviso risponde alla perfezione il zaragocista Zapater.
In fase di possesso il Madrid invece deve crescere parecchio per quanto riguarda l’ elaborazione del gioco a difesa avversaria schierata: qui chiamo in causa Gago, splendido nel Boca ma personalmente mai capace di guidare la manovra merengue con lucidità. Servirebbe un giocatore davanti alla difesa capace di fare da punto di riferimento, con buon senso della posizione e visione di gioco panoramica, bravo a far correre il pallone da un lato all’ altro e dare continuità e fluidità alla manovra: insomma, la fotografia di Xabi Alonso… senza dimenticare comunque l’ importante ritorno dal prestito di De la Red.
Insomma, anche qui le esigenze reali son diverse rispetto a ciò che si legge sulla stampa, e cioè Van der Vaart. Lasciando da parte che ritengo l’ olandese sopravvalutato, devo dire che un 4-3-3 con lui e Sneijder mezzeali mi parrebbe meno equilibrato rispetto a quello con la coppia Diarra-Sneijder, che a Sneijder vanno dati i pieni poteri in fase di creazione del gioco (insieme a Van der Vaart probabilmente avrebbe meno libertà di movimento fino alla trequarti avversaria) e che come trequartista c’è già in rosa Guti (opzione che io vedrei bene soprattutto a partita in corso): Van der Vaart sarebbe un altro sfizio non necessario (in un ruolo nel quale peraltro già è stato lasciato partire un talento fatto in casa come Granero… siamo alle solite), il mio piano ideale per il centrocampo prevederebbe due registi (Xabi Alonso-De la Red, quest’ ultimo utilizzabile in tutte e tre le posizioni del centrocampo), due centrocampisti difensivi impiegabili davanti alla difesa o come mezzeali (Diarra-Zapater), due creatori di gioco con licenza fino alla trequarti (Sneijder e Guti), con Javi García, rientrato dal prestito all’ Osasuna, opzione utilizzabile sia davanti alla difesa che da difensore centrale.
Difesa dove non è certo prioritario ma potrebbe essere consigliabile qualche altro innesto: il numero dei centrali sulla carta è sufficiente, ma Pepe, Heinze e Metzelder hanno una familiarità con gli infortuni sin troppo nota e pure Cannavaro al momento attuale si trova infortunato, oltre ad avere i suoi anni. Forse acquistare un altro centrale (in attesa di Garay, prenotato come successore di Cannavaro per il 2009-2010) sarebbe un eccesso di previdenza, ma non si sa mai.

Recreativo
Huelva
È un’ incognita, e non può che essere tale. Società fra le più limitate economicamente della Liga, deve per forza di cose giocare al risparmio e cercare la sorpresa più che il nome affermato, sicuro e costoso. Così Cáceres viene sostituito dal suo ex compagno di squadra al Defensor Sporting Andrés Lamas, Sinama Pongolle lascia il posto a una delle rivelazioni della scorsa Segunda con la maglia del Las Palmas, il 23enne Adrián Colunga (seconda punta ma anche esterno offensivo), e infine Carlos Martins viene sostituito dal 20enne regista argentino Sebastian Nayar, prelevato dal Boca fra una marea di polemiche (il club bonaerense afferma che il giocatore ha firmato con loro, spalleggiato dall’ AFA che nega il transfer, e sulla questione sta intervenendo la FIFA). Come si vede, tre pedine fondamentali della stagione passata sostituite da tre elementi che potrebbero rivelarsi tanto dei grandi colpi quanto dei buchi nell’ acqua (comunque in difesa prima di Lamas era stato acquistato il 27enne centrale della nazionale sudafricana Nasief Morris, il quale ha alle spalle una solida esperienza nel campionato greco).
Confermato il prestito di Ruben (attacco al completo con lui, Colunga, Javi Guerrero ed Ersen Martin, sul quale la società conta tanto per la prossima stagione), dopo un discreto anno al Murcia torna anche César Arzo come pedina spendibile fra difesa e centrocampo, mentre il terzino sinistro Casado, canterano del Sevilla in prestito, è un innesto di sicuro interesse, mancino rapido, attento difensivamente ma con ottimi traversoni nelle corde. Roberto Jiménez è un giovane portiere della cantera dell’ Atlético, ma fra i pali è urgente l’ acquisto di un uomo di esperienza che possa non far rimpiangere Sorrentino, l’ anno scorso uno dei migliori estremi difensori della Liga.
Mancano ancora un esterno di centrocampo, meglio ancora se utilizzabile su entrambe le fasce, e un altro regista, data l’ inesperienza di Nayar.

Sevilla
Smonta e ricostruisci: la filosofia che negli anni ha portato il Sevilla a combinare salute economica e inesorabile crescita tecnica si trova di fronte ad una nuova prova, forse la più impegnativa. Stavolta non vanno via giovani stelle in rampa di lancio (Sergio Ramos e Reyes) o elementi importanti ma comunque prescindibili (Julio Baptista), bensì pilastri veri e propri delle imprese recenti come Daniel Alves e Poulsen, in aggiunta a quel Keita che in una sola stagione si era convertito anch’ egli in totem. Al Sanchez Pizjuan comunque nemmeno stavolta si è drammatizzato, e dai tanti denari incassati (32 Alves+10 Poulsen+14 Keita, queste ultime due cifre corrispondenti alle clausole rescissorie) si è preso spunto per operare una serie di interventi che configurano un Sevilla 2008-2009 quantomeno interessante, con ampie possibilità di lottare per i primi 4 posti. Innesti intelligenti e di prospettiva.
Il sostituto di Keita si chiama Ndri Romaric: profilo tecnico differente rispetto al maliano, Romaric ha origini da mezzapunta (può partire anche esterno a sinistra), un passo meno agile sul breve (pare stia facendo un bel po’ di fatica in ritiro, dove è arrivato pure sovrappeso), minore intensità e resa difensiva, ma più visione di gioco e capacità col pallone tra i piedi, potendo contare su un mancino formidabile. La piazza di Poulsen è ancora vacante, ma non c’è fretta, la società ha il controllo della situazione e a breve dovrebbe chiudere per Duscher: stessa tipologia del danese, centrocampista difensivo, esperto, tosto, tatticamente intelligente, acquisto mirato con l’ intenzione di tener coperta la posizione con un elemento navigato fino a quando Federico Fazio (al momento impegnato con l’ Olimpica argentina), potenzialmente un crack del ruolo, non vi si assesterà definitivamente.
Anche in difesa si nota e si apprezza l’ intento di completare l’ organico e migliorarlo rispetto alle deficienze della stagione passata, nella quale la difficoltà a trovare una linea arretrata stabilmente titolare ha implicato numerose incertezze difensive: innanzitutto il terzino sinistro, ruolo coperto l’ anno scorso solo con giocatori adattati o comunque non pienamente specializzati (i centrali Escudé e Dragutinovic, il destro Crespo) a causa di un’ emergenza dovuta anche a un fattore tragico come la morte di Puerta. Nel ruolo è arrivato quello che forse attualmente il miglior specialista spagnolo (anche se va riconosciuto che il ruolo attraversa una crisi notevole in Spagna), ovvero Fernando Navarro, giocatore che peraltro ha molte caratteristiche per potersi rivelare l’ erede ideale dell’ ex bandiera David Castedo in quanto a regolarità di rendimento ed efficacia difensiva. Anche al centro si tenta di ritrovare stabilità dopo aver accusato parecchio nella scorsa stagione l’ assenza per infortunio del capitano Javi Navarro (il quale purtroppo vede ancora lontano il recupero, rischiando pure il ritiro): Sebastien Squillaci è un elemento di provata affidabilità e di dimensione internazionale, e dovrebbe anche aiutare su quelle palle alte che, in occasione dei calci piazzati, sono state per il Sevilla 2007-2008 la grande pecca, costata carissimo.
Più spinosa la questione della fascia destra: non perché Konko non possa rivelarsi un buon acquisto, ma perché non si tratterà soltanto di sostituire un semplice terzino destro, bisognerà in senso lato surrogare il peso enorme che Dani Alves aveva su tutta la manovra della squadra. Lo ha detto lo stesso Jiménez, non si trova in giro un altro giocatore che organizzi la manovra da quella posizione, Alves era l’ anarchia calcolata che rendeva particolare il 4-4-2 sivigliano, ora a rischio di maggiore prevedibilità con un terzino più logicamente convenzionale come Konko (agisce in verticale e accompagna senza palla sull’ esterno, come ogni laterale difensivo di questo mondo). Per sostituire Alves non potrebbe bastare quindi rimpiazzarlo con una pedina dello stesso ruolo, ma potrebbe occorrere un altro giocatore in grado di accendere la manovra, magari in altre posizioni del campo come la trequarti. Non sembra comunque questa l’ idea del Sevilla, legato da anni a un 4-4-2 senza trequartista, e non sembra nemmeno possa assumere questo compito Lautaro Acosta, promessa argentina che dovrebbe aver l’ opportunità di maturare fungendo da rincalzo di Jesús Navas apportando al tempo stesso qualche movimento differente (dirigenza e tecnico hanno motivato il suo acquisto con i tagli dalla fascia verso il centro che Acosta può fornire in alternativa alla posizione sempre piuttosto larga di Navas).

Sporting Gijon

Praticamente non si sono mossi, si fidano del collettivo della scorsa stagione (oltre che dello straordinario entusiasmo che circonda questo storico club) e aspettano magari le fasi finali del mercato per qualche buona occasione, magari qualche prestito dalle grandi squadre. L’ unico acquisto ufficiale è il portiere Iván “Pichu” Cuéllar, per chi non se lo ricordasse quello che ne combinò di tutti i colori fra i pali dell’ Atlético nel 6-0 casalingo incassato dal Barça nella Liga 2006-2007, ora alla ricerca di una credibilità che possa cancellare quella parentesi entrata nella storia recente degli orrori calcistici. Non è ufficiale ma è praticamente fatta per Maldonado, meteora nel Betis di inizio 2006-2007, frillino di fascia destra (ma anche seconda punta). Mancano “un delantero centro” di categoria, un terzo uomo che concorra con Matabuena e Michel per il doble pivote a centrocampo (Preciado chiede Diego Camacho) e magari anche un jolly per la trequarti.

Valencia

Bravo chi ci capisce qualcosa. L’ azionista di maggioranza Soler nomina gestore del club Juan Villalonga (ex presidente di Telefónica) promettendo un aumento di capitale dal quale dipenderebbe la conferma di Villa e Silva e il mantenimento di un Valencia ambizioso, poi però si rimangia la parola. Villalonga in conferenza stampa parla di un debito di 780 milioni, Soler lo smentisce e lo caccia, cedendo la presidenza a Vicente Soriano, il quale subentra nella carica dopo i pochi mesi di Agustin Morera (ma Villalonga continua a mirare al pacchetto di maggioranza). Nel mentre, fa le valigie Xabier Azkargorta, che era diventato Direttore Sportivo (con competenza sulla campagna acquisti) nel breve interregno di Villalonga, scavalcando Juan Sánchez, Segretario Tecnico che aveva fatto compiuto le prime mosse di mercato (ad esempio l’ ingaggio di Emery) fra fine Maggio e inizio Giugno. Ora, rivoluzionato il consiglio direttivo, Soler dichiara ufficialmente di allontanarsi dalla guida del Valencia… siamo al caos puro e semplice, non si sa quale direzione il club intenda prendere, alle soglie di una gravissima crisi finanziaria per le spese scellerate e improduttive degli ultimi anni. Soriano assicura che le stelle non se ne andranno (le stesse cose che diceva Villalonga…), che anzi verranno tre acquisti (fra questi quasi sicuramente un portiere, posizione coperta maluccio da Hildebrand e malissimo da Cañizares, finalmente partente), nel mentre si parla della vendita del Mestalla e di altra possibile liquidità da reperire, ma i contorni della crisi finanziaria (ampiamente annunciata) non sono ancora del tutto chiari nella loro estensione, e le possibilità di un ridimensionamento drastico e magari anche letale sono più che mai reali (Villalonga ha utilizzato la delicata metafora del malato terminale per descrivere la situazione societaria), essendo filtrate dagli ambienti dirigenziali voci che parlano di un Valencia non più che da metà classifica.
Probabilmente ci avrà visto giusto il solito Marcelino: già l’ estate scorsa rifiutò il Betis per un Racing con minor disponibilità economica ma linee-guida molto più chiare, qualche mese fa invece a quanto si dice l’ attuale nuovo tecnico del Zaragoza, opzione iniziale di Juan Sánchez per la panchina, rifiutò proprio il Valencia, spaventato dalle probabili cessioni delle stelle, dal caos e dall’ aria di smobilitazione generale.
In tutto questa baraonda una grande promessa della panchina come Unai Emery rischia di venire bruciata… è capitato di leggere cose allucinanti, come un interesse improvviso di Villalonga per Aragonés (già accasatosi al Fenerbahçe), cosa che vogliamo intendere come una mera invenzione giornalistica, altrimenti il buon Unai avrebbe tutto il diritto per salutare anzitempo la compagnia. Paralizzata la situazione ai vertici e ancora tutte da chiarire le reali disponibilità finanziarie, il Valencia non si è praticamente mosso sul mercato, tutt’ al più accogliendo il ritorno dei numerosi giocatori a fine prestito (fra i quali spicca Pablo Hernández come novità più interessante) in una rosa attualmente sovraffollata. L’ idea di Emery, qualora lo lasciassero lavorare e non gli vendessero i migliori giocatori, sarebbe quella di riprovarci con gli stessi dell’ anno scorso (ancora da decidere la posizione di Albelda, che ha giocato la prima amichevole col Bochum pur essendogli stato chiesto di cercarsi un’ altra squadra), nell’ intento di rigenerarne qualcuno (nel calcio del tecnico basco rivestono grande importanza la spinta dei terzini e il centravanti-boa, per cui sarebbe cruciale un recupero di Del Horno e Miguel sui migliori livelli e si potrebbe anche vedere un maggiore utilizzo di Zigic rispetto alla passata stagione) e di tentare magari di impiantare anche un gioco più offensivo e gradevole rispetto quanto non sia stato abituato il Mestalla negli ultimi anni. Tanti auguri caro Unai, ne hai bisogno.

Valladolid
Si tenta di arricchire il collettivismo spinto di Mendillibar aggiungendo quella qualità che serve per sbloccare le partite laddove non arriva la sola intensità (chi ha visto questa squadra nell’ ultimo campionato sa bene di cosa parlo: ricorrenti fasi di dominio nella metacampo avversaria coronate al massimo da una lunga serie di calci d’ angolo): l’ anno scorso il solo vecchio Víctor poteva avere i lampi giusti, ora arrivano nomi di sicuro rilievo come Canobbio, mancino non regolarissimo ma squisito rifinitore nei periodi giusti, ed Escudero, “regalo” in prestito dal Villarreal, giocatore apprezzatissimo dal sottoscritto, un esterno sinistro-trequartista con una calamita al posto del sinistro e un gioco di gambe molto rapido sul breve, il quale con Jonathan Sesma andrà a comporre un assortimento di fascia sinistra assolutamente invidiabile in un contesto di bassa classifica.
Se in queste zone il Valladolid 2008-2009 ha sicuramente accresciuto il proprio livello, in altre però non mancano i dubbi, e anche grossi. La fascia destra ad esempio, orfana del talento di Sisi, rimane per il momento affidata al solo argentino Aguirre (prestito rinnovato dal Lanus dopo una mezza stagione che ha convinto Mendillibar), in attesa di un ulteriore irrinunciabile rinforzo (De Mul?). È sull’ attacco comunque che convergono i punti interrogativi più grandi: partito il bomber-garanzia Joseba Llorente, estrarre più di 10 gol da un arsenale offensivo limitato ai soli Goitom e Ogbeche pare impresa difficilissima, a meno che Goitom sia quello del Ciudad de Murcia e non il suo gemello brocco visto l’ anno scorso al Murcia. Un punto delicatissimo questo dell’ attacco, per una squadra che già l’ anno scorso soffrì oltre il dovuto (in rapporto alla mole di gioco) proprio per la difficoltà nel concretizzare: serve un’ altra punta, e di spessore, per salvare la pelle.
In difesa il giovane Rafa viene rimpiazzato dall’ esperto Luis Prieto, forse arrugginito dopo gli ultimi anni in ombra all’ Athletic e dopo aver già dato il meglio di sé ai tempi di Valverde. Justo Villar in porta era cercato già lo scorso Gennaio, ma l’ avvenuta esplosione di Sergio Asenjo potrebbe defilare l’ estremo paraguaiano nel ruolo di secondo portiere. Si cerca infine un quarto centrocampista centrale che, finito il prestito di Diego Camacho, si disputi i due posti da titolare con Álvaro, Borja e Vivar Dorado (non vanno comunque dimenticati i tanti canterani portati in ritiro da Mendillibar, da qui potrebbe saltare fuori qualche soluzione).

Villarreal

Mercato mirato non solo a questa importante stagione, ma anche al futuro, col consueto acquisto di giovani talenti da prestare a destra e a manca (Escudero al Valladolid, l’ uruguaiano Robert Flores al River Plate). Si prosegue suilla strada del mix di esperienza e gioventù: Edmilson sa cos’è la Champions League e sa anche come si vince, giocatore solido e di grande spessore tattico fra difesa e centrocampo; Ibagaza meritava un’ altra chance ai piani alti, e la curiosità risede nel verificare come verrà impiegato nell’ affollamento un po’ eccessivo del centrocampo (da finto esterno, ruolo dove c’è già la concorrenza ampia e qualificatissima di Cazorla, Pires, Cani e Matias Fernández, o da centrocampista centrale con ampia libertà? Propendo per la seconda ipotesi, vista anche l’ esperienza fatta al Mallorca nel ruolo); Joseba Llorente sembra tagliato per il ruolo di punta senza pretese di titolarità ma pronto quando richiesto a togliere le castagne dal fuoco col suo opportunismo, sostituto del partente Tomasson in questa particolare funzione.
Il giovane invece è Jozy Altidore, attaccante americano assai interessante per il connubio di forza fisica e mobilità su tutto il fronte d’ attacco: doveva andare in prestito anche lui, ma pare stia convincendo Pellegrini a tenerlo.
Acquisti interessanti, ma qualcosa manca: sebbene Pellegrini dichiaratamente preferisca un gioco dalle traiettorie molto accentrate, qualche alternativa in più sugli esterni l’ avrei gradita. Il parco-terzini assicura accompagnamento costante della manovra ma mai troppa profondità, e Capdevila non ha una riserva di ruolo. Inoltre a centrocampo può non rivelarsi positiva la rinuncia aprioristica ad esterni puri in grado di allargare il gioco senza bisogno di chiamare sempre in causa i terzini (aspetto questo che può offrire qualche punto di riferimento di troppo agli avversari, che possono aspettare di rubare palla e attaccare gli spazi alle spalle di questi, come visto in alcune gare la stagione passata): Marquitos va di nuovo in prestito, alla Real Sociedad (il ragazzo tarda a esplodere, ci si aspettava di più l’ anno scorso al Recre), ed Escudero invece va a Valladolid a farsi ossa che in realtà son già formate (c’è anche una questione di esubero di extracomunitari in rosa per l’ argentino, ma l’ ex Velez avrebbe offerto soluzioni attualmente assenti nella rosa di Pellegrini).
In attacco poi, non avrei visto male nemmeno un giocatore un po’ più prolifico e minaccioso per gli avversari rispetto a Guille Franco, un attaccante anche di elevato spessore (ma ve l’ immaginereste un Diego Milito in questa squadra, eh?) che avrebbe potuto accendere una sana concorrenza con Nihat e Rossi per i due posti di titolare, lasciando al solo Llorente il ruolo di ruota di scorta.
Infine la cessione di Cáceres non passa senza lasciare tracce: manca quel centrale rapido e aggressivo che avrebbe potuto permettere di giocare all’ occorrenza con una linea difensiva più alta. Invece Cygan, che era destinato giustamente a fare le valigie, rimarrà.

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mercoledì, luglio 16, 2008

Del Bosque e il calendario.

Reso ufficiale ciò che tutti sapevano: Vicente Del Bosque sarà il nuovo selezionatore della nazionale, con contratto fino al 2010.
Superficialmente l' uomo sembra adatto al ruolo: gestore più che stratega, persona di buon senso più che profeta. Va bene per una nazionale, dove più che per forgiare identità e costruire grandi progetti hai il tempo per gestire il materiale che la sorte e le tue buone scelte di CT ti riservano.
Il nome di Del Bosque è legato al Real Madrid, da giocatore e da tecnico, dove dopo aver lavorato per la cantera e in qualche occasione da tappabuchi per la prima squadra, ha avuto la sua grande vetrina fra il 1999 e il 2003. Vetrina inaspettata, perchè in origine avrebbe dovuto essere un rimpiazzo solo ad interim di Toshack, ma quella stagione in cui rilevò la panchina della prima squadra si concluse nel migliore di modi, con la vittoria della Champions League cui anch' egli contribuì col passaggio ai tre centrali in difesa (Helguera, Iván Campo, Karanka).
In seguito sono arrivati due campionati (2001 e 2003), un' altra Champions (2002), una Supercoppa Europea e una Intercontinentale (entrambe nel 2002), nella prima fase della presidenza di Florentino Pérez, quella nella quale gli arrivi di un campionissimo a stagione riuscivano a inserirsi in equilibri collettivi accettabili. Non ci metteva nessuna strana alchimia Del Bosque, piazzava i Makelele e i Conceiçao, cementava l' undici con una solida classe media e lasciava relativamente liberi i solisti dalla trequarti in su. Buonsenso che fruttò titoli e divertimento, fino a quando Florentino decise che questo non bastava, che l' era della serietà e dell' equilibrio era finita e un allenatore come Del Bosque non era abbastanza mediatico. Indegno esonero la notte del titolo del 2002-2003, la figura del tecnico e di Hierro, l' altro liquidato nella Notte dei Lunghi Coltelli, uscirono non distrutte ma ulteriormente nobilitate dalla vicenda. Dopo il benservito dalla casa madre per Del Bosque ci fu soltanto un' infelice esperienza al Besiktas nel 2004-2005 (e una parentesi dirigenziale al Cádiz), e in tutto questo periodo molti sapevano che il suo approdo prima o poi sarebbe stato quello della nazionale.

Del Bosque legato al Madrid, ma questo non penso vorrà dire scarsa indipendenza nelle scelte: essendo il buonsenso la sua dote migliore, credo si affiderà al gruppo vincente dell' Europeo e cercherà di dare continuità senza volere imporre da subito scelte come il ritorno di Raúl o l' inserimento Guti, se è questo ciò che molti si aspettano immediatamente dalla sua nomina.
L' obiettivo deve essere ripartire dal trionfo dell' Europeo ma non sedersi sugli allori, ripartire da quel gruppo ma non blindarlo, perchè al di là del livello eccellente delle ultime due partite di questa manifestazione ci sono aspetti in cui può ancora migliorare questa nazionali, aggiungendo ulteriori alternative al proprio gioco.
Un' eventuale esplosione di Piqué potrebbe fornire quel centrale di grande stazza e capacità nel gioco aereo, abile ad impostare il gioco dalle retrovie che manca attualmente; la spinta sulle fasce è migliorabile, sia sperando in un terzino sinistro di maggior profondità e qualità rispetto a Capdevila (o magari in un recupero di Del Horno, ultima chance) sia proponendo uno dei tanti esterni-ali venuti fuori ultimamente come Pablo Hernández, Susaeta (uno dei quattro elementi di prospettiva-Seleccion dell' Athletic, assieme a Amorebieta, Javi Martínez e Fernando Llorente) e Diego Capel (se impara a giocare a calcio), senza dimenticare che qualora superasse i suoi problemi legati alle crisi d' ansia Jesús Navas avrebbe già un posto assicurato. Poi ci sarà l' inserimento di Bojan (Villa-Torres-Bojan-Llorente il mio quartetto in prospettiva 2010), la ricerca di un' eventuale surrogato di Senna e molti altri nomi e possibilità che possono dare a questa nazionale il dinamismo necessario per non fermarsi a quanto ottenuto. Rinnovare e aggiornare senza stravolgere il gruppo vincente dovrà essere la chiave in questo biennio.

Intanto, ecco pronto il calendario della Liga 2008-2009. Qui il link.
Barça-Atlético Madrid il primo big-match, alla sesta giornata (ma alla terza e alla quinta ci sono già rispettivamente il derby di Siviglia e quello di Barcellona), il Clasico Barça-Real Madrid il 14 Dicembre.

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domenica, luglio 06, 2008

EURO 2008: le pagelle dei campioni.

Un bell' Europeo, ma non è stato in realtà l' Europeo delle individualità, quello che ha brillato è stato il gruppo, discorso più che mai valido per la squadra campione. Di seguito le valutazioni dei 23 di Aragonés, prima di me però lascio che a presentarveli sia lo "speaker" Pepe Reina:




1. Casillas
Sebbene sia stato il portiere meno impegnato della manifestazione (si confronti con le 29 parate di Lehmann o le 35 di Akinfeev), merita con Senna il voto più alto come premio alla sua caratura di miglior giocatore spagnolo, forse unico fuoriclasse di una rosa dal livello medio pure altissimo, e al ruolo decisivo rivestito nell’ occasione più delicata di questa Eurocopa, ovvero la partita con l’ Italia, non solo per i rigori ma anche per i due magnifici interventi, per tecnica e per riflessi, su Camoranesi (di piede e in controtempo) e Di Natale (colpo di reni e pallone tolto da sotto la traversa) e in generale per la soddisfazione di aver vinto il confronto diretto con Buffon.
Da manuale anche l’ intervento sul tiro a girare di Pavlyuchenko in semifinale, per il resto poco sollecitato ma non per questo privo di merito nell’ ordinaria amministrazione: la sensazione molto viva è che abbia trasmesso sicurezza a chili a tutto il reparto arretrato nella gestione dell’ area piccola, andando anche contro quel proprio punto debole tradizionale che sono le uscite alte (perfetto nella finale, ha contribuito in gran parte a limitare quel gioco aereo che costituiva uno dei pochi punti a favore della Germania). In questo senso l’ Europeo è servito a restituire un’ immagine completa da grande portiere, non più solo il “San Iker” che si esalta nei bombardamenti cui lo hanno troppe volte costretto certi squilibri del Madrid negli ultimi anni, ma un estremo difensore completo e di personalità.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 480. Km.percorsi: 16. Gol subiti: 2. Parate: 9. Rigori parati: 2. Tiri fra i pali: 1. Passaggi: 142 (78% utili). Falli subiti: 1 Falli commessi: 0. Cartellini gialli: 1. VOTO: 8.


15. S. Ramos
Inizio molto difficile, non sembra esserci con la testa e prende critiche pure da Aragonés (anche per motivi disciplinari interni). Nelle prime due gare e nella mezzora iniziale con l’ Italia la zona di sua competenza sembra il punto debole della Spagna, quello che tutti gli avversari sanno di dovere attaccare se vogliono fare male: fuori posizione, svagato, impreciso e avventato negli interventi, spesso autore anche di leggerezze rischiosissime nei disimpegni palla al piede. Nel corso dei quarti con gli azzurri però corregge il tiro, finendo col disputare una gara molto seria e concentrata, attento a non scoprire mai la propria fascia (gioca totalmente bloccato per evitare i potenziali contropiedi italiani in quella zona) e utilissimo anche in appoggio ai due centrali nel gioco aereo e nelle diagonali. A partire dalle semifinali si sblocca del tutto: contro la Russia fa pesare tutto il suo straripante atletismo, chiude ogni spiraglio a Zhirkov, si esalta in un paio di recuperi e libera pienamente il proprio potenziale offensivo, evitando conduzioni di palla eccessive e sovrapponendosi con puntualità e grande esplosività. In finale comincia con una distrazione che rischia di mandare Klose in porta, ma poi si mantiene su alti livelli di quantità e qualità.

Partite: 5. Titolare: 5 Minuti: 480. Km.percorsi 54. Gol: 0. Tiri: 8. Tiri in porta: 3. Passaggi: 337 (83% utili). Assist: 0. Falli subiti: 8 Falli commessi: 15. Cartellini gialli: 0. VOTO: 6,5.


5. Puyol
Arrivato con qualche dubbio all’ Europeo, non certo per il suo valore assoluto ma per la stentata stagione col Barça, si è ritrovato in condizioni splendide, pilastro incrollabile della difesa (a parte qualche lieve incertezza nella finale). Il Puyol di sempre, semplicemente esaltante per agonismo, concentrazione e reattività su ogni pallone, migliorato col tempo anche nel posizionamento. Brilla in solitario nella partita d’ esordio, nella quale la Spagna mostra ancora una certa mancanza di coordinazione fra i reparti e nei movimenti difensivi, esce anzitempo per infortunio nella seconda con la Svezia, poi a partire dai quarti affina sempre più l’ intesa con Marchena (del resto compagno d’ avventure sin dai tempi dell’ Under 20) e Sergio Ramos nelle coperture reciproche.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 413. Km.percorsi: 38. Gol: 0. Tiri: 0. Tiri in porta: 0. Passaggi: 164 (86% utili) Assist: 0. Falli subiti: 6. Falli commessi: 4. Cartellini gialli: 0. VOTO: 7.


4. Marchena
Se Puyol era accompagnato da qualche dubbio, lui era arrivato all’ Europeo accompagnato da una marea di certezze, ma di fallimento. Non si sapeva davvero cosa avrebbe potuto combinare il giocatore legnoso e scomposto visto in quest’ ultima stagione al Valencia, parso ormai più spendibile da centrocampista difensivo piuttosto che da difensore centrale, ruolo nel quale l’ autorevolezza mostrata ai tempi di Benitez sembrava ormai lontano ricordo. Invece, altra scelta tenacemente difesa e assolutamente azzeccata da Aragonés (che lo ha sempre considerato un intoccabile): l’ inizio con la Russia fa venire qualche brivido, fra titubanze ed interventi a vuoto, poi con la Svezia cominciano i progressi, e a partire dai quarti praticamente non sbaglia più un intervento e una lettura, fondendosi in un giocatore solo con Puyol. Se il blaugrana è il mastino che affronta di petto l’ avversario, lui copre con grande puntualità in seconda battuta.
Luis pare lo abbia preso da parte prima dell’ inizio del torneo, raccomandandogli di limitare al minimo falli e rudezze varie (uno dei suoi punti deboli: macchinoso, quando gli prendono il tempo sul breve non trova altra soluzione; una certa propensione alla provocazione vigliacca dell’ avversario poi lo espone ancora di più dal punto di vista disciplinare), e lui ha risposto con grande diligenza ed esperienza, nascondendo le sue carenze di rapidità con uno sfruttamento esemplare del senso della posizione e dell’ intelligenza tattica. Intuisce e anticipa gli sviluppi degli attacchi avversari, si fa trovare sempre al posto giusto per chiudere, e questo vantaggio gli permette interventi raramente in affanno, spesso puliti e persino eleganti, utili anche a rilanciare l’ azione e consegnare palloni subito giocabili al centrocampo.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 480. Km. percorsi: 45. Gol: 0. Tiri: 1. Tiri in porta: 0. Passaggi: 238 (88% utili). Assist: 0. Falli subiti: 4. Falli commessi: 8. Cartellini gialli: 1. VOTO: 7.


11. Capdevila
Il meno dotato dell’ undici titolare, ma anche elemento di affidabilità provata. Non ha una corsa sciolta né un passo rapido sul breve, ma sa tenere la posizione, rinculare ed accorciare sul portatore di palla col giusto criterio, raramente si fa trovare fuori posizione. Spinge pochissimo, nelle prime 3 gare praticamente non lo fa mai (si caratterizza più che altro per i due rilanci alquanto involontari che avviano l’ azione del vantaggio nel 4-1 alla Russia e il prodigio di Villa allo scadere con la Svezia), poi in semifinale porta via l’ uomo a Iniesta nell’ azione del vantaggio di Xavi e nella finale si propone anche con una certa continuità (e tempi di sovrapposizione azzeccati, un punto di forza di un giocatore in generale non proprio di grande profondità) nel primo tempo, prima che Torres peschi il jolly decisivo.
Uomo spogliatoio umile e consapevole dei propri limiti (bella un’ intervista rilasciata a “El Pais”, dove simpaticamente confessa che, durante gli allenamenti, vedendo certi suoi compagni di squadra, gli è più volte venuto da chiedersi: “ma cosa ci faccio io qui?”).

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 480. Km. percorsi: 53. Gol: 0.Tiri: 2. Tiri in porta: 0. Passaggi: 300 (81% utili). Assist: 1. Falli subiti: 6.Falli commessi: 2. Cartellini gialli: 0. VOTO: 6.


6. Iniesta
Anche lui ha faticato ad inizio torneo, arrivato in condizioni non ottimali e affetto da una gastroenterite che gli ha fatto perdere 4 chili. Inoltre la posizione di partenza sulla fascia destra, riducendogli l’ angolo per rientrare sul destro e rifinire, risulta decisamente scomoda per il tipo di gioco che lui ama realizzare. Spaesato contro Russia (nonostante ispiri con una bella azione il raddoppio di Villa) e Svezia, contro Grecia ed Italia torna nella più congeniale posizione sulla sinistra (nel quarto con gli azzurri Aragonés opera un’ inversione fra lui e Silva, e rimarrà la consegna prevalente fino a fine torneo), ma non è ancora lui, tiene palla ma manca lo spunto incisivo. Il momentaccio sembra proseguire nel primo tempo confusionario ed impreciso della semifinale, poi nel secondo tempo si sblocca diventando uno dei protagonisti principali dell’ esibizione sublime della sua squadra. Molto positivo anche in finale, uno dei più intraprendenti e fastidiosi per i tedeschi, manca un po’ solo al momento di finalizzare l’ azione, volendo in qualche momento un po’ esagerare coi ricami anche già dentro l’ area avversaria.

Partite: 6. Titolare: 6. Minuti: 415. Km. percorsi: 48. Gol: 0. Tiri: 7. Tiri in porta: 2. Passaggi: 216 (76% utili). Assist: 2. Falli subiti: 10. Falli commessi: 5.Cartellini gialli: 1. VOTO: 6,5.


19. Senna
Il miglior giocatore “di movimento” dell’ Europeo. Anche qui devo confessare un errore: ho sempre apprezzato questo giocatore, ma alla vigilia dell’ Europeo non lo vedevo così imprescindibile come poi si è rivelato (addirittura non ritenevo indispensabile convocarlo), pur avendolo sempre ritenuto un centrocampista di qualità e quantità, discretamente completo e tatticamente saggio, non avrei mai immaginato sinceramente una tale monumentale interpretazione alla Mauro Silva.
Nel Villarreal ha un ruolo più chiaro e libero di costruzione (assistito dal Josico o Eguren di turno), in questa occasione invece le responsabilità principali di copertura ricadevano tutte su di lui. Piazzato davanti alla difesa col divieto quasi assoluto di oltrepassare la metacampo, è stato l’ ombrello attorno al quale i vari “jugones” Xavi, Iniesta, Cesc e Silva hanno potuto esprimere al meglio il loro talento. Perno strategico per gli equilibri della squadra, fenomenale nell’ accorciare verso la difesa, formidabile senso della posizione, a un dispendio atletico senza pari nella sua squadra (guardate il chilometraggio) ha aggiunto impressionante lucidità e pulizia in ogni sua azione. Ridotti al minimo indispensabile i falli, in ogni caso mai scomposti, ha aspirato palloni su palloni con perizia chirurgica e favolosa continuità d’ azione, rigiocandoli senza sprecarne uno, sempre ed immancabilmente con l’ eleganza e la proprietà di palleggio di chi soltanto in una squadra con questa concorrenza a centrocampo può finire col trovarsi costretto al “lavoro sporco”.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 480. Km. percorsi: 55. Gol: 0. Tiri: 8. Tiri in porta: 5. Passaggi: 307 (90% utili). Assist: 0. Falli subiti: 14. Falli commessi: 15. Cartellini gialli: 0. VOTO: 8.


8. Xavi
Non condivido il titolo di miglior giocatore della competizione assegnatogli dalla Uefa, che comunque in lui non a torto ha visto un efficace simbolo dello stile di gioco manovrato e dell’ amore per la “pelota” di questa nazionale. Decisione sulla quale ha influito grandemente la splendida prestazione in finale del blaugrana, presentatosi in “edizione deluxe” per gli ultimi novanta minuti, magistrale nel gestire a piacimento i ritmi del gioco e nell’ orchestrare i movimenti dei suoi compagni, ora venendo incontro, nascondendo e addormentando, ora combinando a uno-due tocchi alla costante ricerca dello spazio e del momento giusto per innescare la verticalizzazione profonda.
Gran cervello, serenità, controllo totale della sfera e delle opzioni disponibili, non è un caso che abbia brillato nella finale e nelle due gare con la Russia e sia invece andato così così contro Svezia e Italia: in queste ultime due gare ha giocato prevalentemente bloccato vicino a Senna (peraltro sacrificandosi degnamente in fase di non possesso), mentre nelle altre, rivelatasi una frottola l’ incompatibilità (anche se il termine dovrebbe essere molto più sfumato) con Cesc da me temuta, ha goduto nel 4-1-4-1 (o 4-4-1-1) di quella maggiore libertà di movimento che ha sempre prediletto, da giocatore che non ama ripiegare nella propria metacampo ma che preferisce di gran lunga stazionare in quella altrui preoccupandosi di tessere i fili del gioco con licenza fino alla trequarti avversaria (un ruolo piuttosto diverso da quello che ricopriva a suo tempo Guardiola, solo giornalisticamente suo predecessore), magari anche inserendosi a sorpresa come nel gol che ha sbloccato la semifinale.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 364. Km. percorsi: 48. Gol: 1. Tiri: 6. Tiri in porta: 3. Passaggi: 316 (90% utili). Assist: 2. Falli subiti: 5. Falli commessi: 1. Cartellini gialli: 0. VOTO: 7.


21. Silva
Impreciso e nervosetto nella finale (rischia pure un’ espulsione, Luis saggiamente lo cambia), per il resto è stato il più continuo dei “jugones” del centrocampo. Ha impressionato il suo mettersi al servizio della squadra, il subordinare con gioia le proprie dimostrazioni di classe al risultato collettivo (anzi si può dire che nella mentalità del giocatore una giocata di classe non è tale se ad essa non si accompagna questo preciso scopo). Ha macinato chilometri in aiuto alla squadra in fase di non possesso, ha lavorato palloni su palloni col suo mancino-calamita, più di tutti è stato il giocatore che ha garantito i collegamenti fra i centrali di centrocampo e la trequarti, offrendo l’ appoggio a Senna e Xavi e creando i presupposti per quel felice tourbillon fra le linee.
Si può dire che ha fatto un salto di qualità in termini di determinazione e “cattiveria”: ha mostrato le idee più chiare al momento di scegliere la giocata, coniugando audacia e funzionalità e prendendosi anche più responsabilità nel tiro da fuori rispetto alle proprie abitudini (probabilmente consigliato da Aragonés, che ha sollecitato i suoi palleggiatori a non cercare sempre e soltanto il passaggio), strada che deve continuare a percorrere perché ha nelle corde una conclusione secca molto interessante. Lo spostamento sulla destra nelle ultime partite ha stimolato ulteriormente la sua creatività, oltre ad essere più utile ad Aragonés nei ripiegamenti su terzini come Grosso, Zhirkov e Lahm rispetto a quanto potesse esserlo Iniesta.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 440. Km. percorsi: 53. Gol: 1. Tiri: 13. Tiri in porta: 5. Passaggi: 274 (78% utili). Assist: 1. Falli subiti: 9. Falli commessi: 11. Cartellini gialli: 0. VOTO: 7.


10. Cesc
Il suo status di “dodicesimo uomo” rischiava di essere la patata bollente, invece in quest’ Europeo in cui tutto ha girato anche la sua staffetta, generalmente con Xavi, ha funzionato, fino all’ infortunio di Villa che fra semifinale e finale ha tolto ogni problema ad Aragonés, il quale aveva rinunciato al 4-1-4-1 e alla titolarità di Fabregas solo per le strepitose condizioni del Guaje.
Ingresso determinante per riportare sotto controllo il centrocampo e “matare” la partita nella prima contro la Russia, partecipazione molto poco influente con la Svezia, nel vivo del gioco con la Grecia, molto aggressivo contro l’ Italia (quando la stanchezza delle due squadre allunga il campo lui si concentra quasi esclusivamente nell’ azione a rimorchio delle due punte), graziosamente devastante quando subentra all’ infortunato Villa in semifinale, vivo e partecipe anche se non primattore nella finale.
La sua funzione di sostituto è stata quella di “stappare” le partite (ma, come detto, nella partita d’ esordio ha avuto anche una funzione “sedativa”), sfruttando negli spazi inevitabilmente crescenti la propensione a verticalizzare e la spettacolare capacità di ribaltare il fronte con un solo passaggio. Centrocampista che si muove con una naturalezza e maturità prodigiose, nato per giocare a calcio, dalla visione di gioco panoramica e dallo stile essenziale, quando si è trovato di partenza nel 4-1-4-1 non ha nemmeno accusato quei problemi di scarsa compatibilità con Xavi che le amichevoli di preparazione facevano temere, anzi in un contesto nel quale la Spagna a fine torneo aveva ormai acquisito la giusta fluidità l’ uno ha fatto la forza dell’ altro.

Partite: 6. Titolare: 2. Minuti: 340. Km. percorsi: 46. Gol: 1. Tiri: 5. Tiri in porta: 3. Passaggi: 303 (79% utili). Assist: 2. Falli subiti: 8. Falli commessi: 7. Cartellini gialli: 0. VOTO: 7.


9. Torres
Alla fine è stato anche il suo Europeo, in finale ha messo il marchio su un torneo che fin lì per lui era stato abbastanza accidentato, rispecchiando pregi e limiti del giocatore, frenetico e generoso, un grattacapo costante per gli avversari, ma anche confusionario e approssimativo in troppi momenti. Apre con una gara efficace ed altruista a sostegno del mattatore Villa (ma solo per una cinquantina di minuti, Luis lo cambia giustamente con Cesc e lui mornora un po’), prosegue con la Svezia aggiungendo a tutto questo il gol, si sfianca su tutto il fronte dell’ attacco contro Italia e Russia mancando però del tutto di lucidità al momento di affondare.
La sua forza è la velocità, la falcata che lo rende difficile da contrastare negli spazi ampi e la tenacia con cui contende sempre ogni pallone. Importantissimo per il movimento senza palla sia in profondità che allargandosi sulle fasce per aprire varchi ai tagli centrali dei centrocampisti esterni, son state sicuramente più congeniali al suo tipo di calcio quelle fasi di partita nelle quali la Spagna ha avuto a disposizione il contropiede, soffrendo molto di più quando invece gli spazi si restringevano e occorreva cercare un palleggio più fitto, situazione nella quale Torres in maniera ricorrente si è intestardito alla ricerca di slalom stretti francamente non del tutto all’ altezza del suo poco entusiasmante controllo di palla. Quando deve finalizzare non sempre mostra l’ adeguata misura e sensibilità di tocco (splendida eccezione proprio il gol della finale), e in generale si fa prendere da una eccessiva frenesia che compromette situazioni favorevoli il più delle volte da lui stesso abilmente propiziate.

Partite: 5. Titolare: 5. Minuti: 369. Km. percorsi: 38. Gol: 2. Tiri: 18. Tiri in porta: 9. Passaggi: 88 (49% utili). Assist: 1. Falli subiti: 12. Falli commessi: 11. Cartellini gialli: 1. VOTO: 7.


7. Villa
Bomber della manifestazione, titolo conservato nonostante l’ infortunio muscolare che gli ha impedito di disputare tutta la finale e gran parte della semifinale. Il suo Europeo non ha fatto che confermare la credenza in me consolidata da tempo che si tratti del miglior attaccante spagnolo. Minore fisicità e minore impatto mediatico rispetto a Torres, ma maggiore completezza e funzionalità tattica: non ha l’ allungo del Niño, ma oltre ad essere un temibilissimo contropiedista ha l’ abilità sullo stretto che il suo compagno non ha, che lo rende giocatore letale anche in spazi e tempi ridottissimi, oltre a un tocco di palla più pulito, un calcio a rete più preciso e maggiore freddezza in zona-gol. Tecnico, rapido, astuto, anche lui molto mobile e abile a cercarsi lo spazio propizio su tutto il fronte dell’ attacco, oltre allo show con la Russia nella prima partita (il terzo gol esemplifica le qualità sopra citate) e al capolavoro di destrezza che regala allo scadere la vittoria insperata con la Svezia (in una partita nei cui minuti precedenti aveva azzeccato pochissimo), ha offerto un contributo considerevole anche in fase di non possesso, ripiegando qualche metro dietro Torres per aiutare la mediana (in più di un’ occasione coprendo le zone esterne che Iniesta o Silva non facevano a tempo a riguadagnare dopo le loro escursioni sulla trequarti), per poi offrirsi come raccordo utile a decongestionare l’ azione del centrocampo garantendo un immediato sbocco in verticale (per questo sembravano imprescindibili le due punte, ma nel finale di torneo la Spagna ha dimostrato di aver trovato comunque la sintonia giusta al di là della formula tattica di partenza). Non brilla nella partita con l’ Italia, come Torres molto attivo ma in pari misura testardamente impreciso.

Partite: 4. Titolare: 4. Minuti: 333. Km. percorsi: 36. Gol: 4. Tiri: 18. Tiri in porta: 12. Passaggi: 94 (73% utili). Assist: 0. Falli subiti: 13. Falli commessi: 15. Cartellini gialli: 1. VOTO: 7,5.


12. Cazorla
Sorpresa dell’ ultima ora fra i convocati, convince Aragonés tanto da diventare il tredicesimo uomo, il cambio in corsa obbligato subito dopo Fabregas, in sostituzione alternativamente dei due esterni Iniesta e Silva. Ruolo cui si presta particolarmente per le caratteristiche morfologiche, la rapidità e la vivacità che lo fanno entrare facilmente in partita; ruolo svolto ottimamente nella gara d’ esordio con la Russia, un po’ meno bene con la Svezia (lui non è mai stato un esterno che cerca il fondo, ma con gli scandinavi tutti chiusi la sua testardaggine nell’ accentrarsi sempre e comunque toglie ulteriore respiro alla manovra), in maniera impalpabile con l’ Italia (fatica a trovare la posizione e ad entrare nel gioco, però il suo rigore nella serie finale lo batte perfettamente), con eccellenti risultati nella finale, quando il suo ingresso al posto di un nervoso Silva contribuisce (insieme all’ inserimento di Xabi Alonso che stabilizza il centrocampo) a riportare con più frequenza la Spagna nella trequarti avversaria allontanando dalla porta di Casillas le poco credibili velleità tedesche e assicurando una gestione relativamente tranquilla dei minuti finali.

Partite: 5. Titolare: 0. Minuti: 180. Km. percorsi: 22. Gol: 0. Tiri: 2. Tiri in porta: 2. Passaggi: 113 (85% utili). Assist: 0. Falli subiti: 6. Falli commessi: 2. Cartellini gialli: 1. VOTO: 6,5.


14. Xabi Alonso
La sua non-titolarità è un altro dato che testimonia in maniera eloquente a favore del livello medio del centrocampo spagnolo. Parte nei piani iniziali come alternativa più strettamente “di regia” al vertice basso Senna, ma l’ evidente indispensabilità dell’ ispano-brasiliano cristallizza per forza di cose la sua condizione di supplente. Condizione che esercita con praticità in quei frangenti di partita (contro Italia e due volte Russia) nei quali Aragonés, a vantaggio già acquisito, vuole rinsaldare il centrocampo affiancandolo a Senna in un doble pivote più stabile rispetto al disegno del 4-1-4-1; per la gloria personale rimane l’ esibizione spettacolare contro la Grecia, unica gara da titolare, nella quale esalta la visione del campo a 360 gradi e l’ impressionante facilità di calcio nei cambi di gioco (con le ciliegine di un palo che ancora oggi sta tremando e di un quasi-gol da metacampo, storico vezzo personale).

Partite: 4. Titolare: 1. Minuti: 155. Km. percorsi: 19. Gol: 0. Tiri: 6. Tiri in porta: 2. Passaggi: 123 (87% utili). Assist: 0. Falli subiti: 1. Falli commessi: 2. Cartellini gialli: 0.. VOTO: 6,5.


22. De la Red
Un altro che potrebbe figurare tranquillamente come titolare in molte altre nazionali. Qui, nell’ Eden dei centrocampisti, si deve invece accontentare dei 90 minuti con la Grecia (gioca mezzala con Cesc nel 4-1-4-1, molto spesso muovendosi a ridosso dell’ unica punta Güiza), nei quali si toglie la soddisfazione del bel gol dell’ 1-1 e ribadisce la personalità positiva di chi vuole stare sempre nel vivo dell’ azione, dalla sua area fino a quella avversaria, seppure nella partita in questione accusi qualche piccolo errore di misura nei passaggi.

Partite: 1. Titolare: 1. Minuti: 90. Km. percorsi: 11. Gol: 1. Tiri: 7. Tiri in porta: 1. Passaggi: 69 (86% utili). Assist: 0. Falli subiti: 0. Falli commessi: 1.Cartellini gialli: 0. VOTO: 6.


16. Sergio García
Sorpresa dell’ ultima ora assieme a Cazorla, solo Grecia pure per lui. Alla vigilia mi aspettavo qualche minuto in più perché mi sembrava una carta potenzialmente interessante, uno dei pochi giocatori della rosa portati a conquistare il fondo (anche se si tratta di un attaccante adattato solo ultimamente a posizioni di fascia e per giunta portato spesso alla diagonale verso l’ area avversaria). Novanta minuti non troppo convincenti, buona vivacità (e il cross preciso per il “cabezazo” del 2-1 di Güiza) ma troppi tagli in zona centrale che danno la sensazione di non aggiungere granchè a ciò che i titolari sanno già fare meglio di lui.

Partite: 1. Titolare: 1. Minuti: 90. Km. percorsi: 10. Gol: 0. Tiri: 4. Tiri in porta: 1. Passaggi: 51 (76% utili). Assist: 1. Falli subiti: 5. Falli commessi: 0. Cartellini gialli: 0. VOTO: S.V.


13. Palop
L’ unico a non aver disputato nemmeno un minuto, quando la Spagna attenderà altri 40 anni per vincere un trofeo potrà comunque dire ai nipotini di esserci stato.


23. Reina
Con la Grecia raccoglie un pallone in fondo al sacco, poco impegnato per il resto. Pienamente e positivamente consapevole del suo ruolo di supplente, a leggere i resoconti un elemento importante per l’ armonia dello spogliatoio.

Partite: 1. Titolare: 1. Minuti: 90. Km. percorsi: 4. Gol subiti: 1. Parate: 1. Rigori parati: 0. Tiri fra i pali : 1. Passaggi: 25 (68% utili). Falli subiti: 0. Falli commessi: 0. Cartellini gialli: 0. VOTO: S.V..

18. Arbeloa
Chiamato come riserva di Ramos, come suo solito poco appariscente ma diligente nel cammeo contro la Grecia.

Partite: 1. Titolare: 1. Minuti: 90. Km. percorsi: 10. Gol: 0. Tiri: 0. Tiri in porta: 0. Passaggi: 36 (81% utili). Assist: 0. Falli subiti: 2. Falli commessi: 3. Cartellini gialli: 1. VOTO: S.V..


20. Juanito
Della coppia di centrali di riserva sperimentata con la Grecia convince più lui di Albiol: prestazione attenta e sicura.

Partite: 1. Titolare: 1. Minuti: 90. Km.percorsi: 9. Gol: 0. Tiri: 1. Tiri in porta: 0. Passaggi: 39 (97% utili). Assist: 0. Falli subiti: 0. Falli commessi: 2. Cartellini gialli: 0. VOTO: S.V.


2. Albiol
Subentra all’ infortunato Puyol nel primo tempo con la Svezia, giocando senza sbavature ma impostando dalle retrovie in maniera francamente orrenda (aspetto del suo gioco che non mi è mai piaciuto); contro la Grecia non è concentratissimo, ha le sue responsabilità sul gol di Charisteas. Nelle mie tante previsioni fallite sarebbe dovuto subentrare a Marchena nel corso della manifestazione, per una questione di valori assoluti e anche per l'’importanza dei suoi centimetri nel gioco aereo, ma il rendimento sempre crescente di “Kaiser Carlos” (vabbè, si scherza…) gli ha chiuso ogni possibile spiraglio.

Partite: 2. Titolare: 1. Minuti: 157. Km. percorsi: 17. Gol: 0. Tiri: 0. Tiri in porta: 0. Passaggi: 73 (88% utili). Assist: 0. Falli subiti: 0. Falli commessi: 1. Cartellini gialli: 0. VOTO: 6.


3. F. Navarro
“Mister Regolarità” trascorre senza sussulti anche i 90 minuti-omaggio con la Grecia. Elemento per me superiore a Capdevila, avrà futuro con la nazionale (ancora di più dopo essere stato acquistato dal Sevilla: ennesima operazione intelligente degli andalusi, l’ erede perfetto di David Castedo è bello che pronto), anche se la Seleccion necessiterebbe un elemento con un po’ più di spinta su questa fascia.

Partite: 1. Titolare: 1. Minuti: 90. Km. percorsi: 9. Gol: 0. Tiri: 0. Tiri in porta: 0. Passaggi: 62 (89% utili). Assist: 0. Falli subiti: 2. Falli commessi: 5. Cartellini gialli: 0. VOTO: S.V..


17. Güiza
Esordisce nella partita delle riserve con la Grecia, mostrando una certa ansietà e goffaggine ma togliendosi almeno lo sfizio del gol in nazionale. Quanto basta ad Aragonés per considerarlo una carta valida da spendere a partita in corso nelle sfide successive: contro l’ Italia continuano i pasticci (e rischia pure di mandare a monte tutto sbagliando il suo rigore nella serie finale), contro la Russia si vede finalmente anche in nazionale il finalizzatore glaciale ed elegante di Getafe e Mallorca (gran bel gol, non solo per l’ assist di classe di Cesc), in finale dà il cambio a Torres disimpegnandosi discretamente nelle ultime fasi del match. Buona carta a partita in corso e con spazi più larghi, soprattutto per le rinomate capacità di contropiedista, l’ abilità nell’ allungare le difese e nel dettare il passaggio in profondità: anche se in tutta sincerità il suo livello non è completamente all’ altezza di certi palcoscenici, si può tranquillamente dire che la sua pietra nell’ edificio del successo finale l’ ha posta.

Partite 4. Titolare: 1. Minuti: 164. Km. percorsi: 19. Gol: 2. Tiri: 9. Tiri in porta: 4. Passaggi: 46 (56% utili). Assist: 1. Falli subiti: 4. Falli commessi: 4. Cartellini gialli: 1. VOTO: 6.

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