venerdì, giugno 11, 2010

BLOG MONDIALI.

Questo mese, con l'inizio dei mondiali, "Calcio spagnolo" riceverà molti meno aggiornamenti. Chi comunque non vuole fare proprio a meno di leggermi e chi non conosce modi migliori per passare il tempo potrà comunque trovarmi sul blog dei mondiali che proprio oggi, in collaborazione con amici e appassionati che chi ha già una certa dimestichezza coi blog sul calcio internazionale conoscerà sicuramente, inizia la suaattività.
La pagina è questa, speriamo di divertirvi.

Grazie
Valentino

http://mondialidicalciosudafrica2010.blogspot.com/

Etichette:

martedì, giugno 08, 2010

Under 17-edizione 2010.

Con una settimana di ritardo, ma funziona ancora.

In un assedio generoso nella ripresa, la Spagna Under 17 non è riuscita a piegare il tentacolare portiere Butler, e così è stata l’Inghilterra a godersi finalmente il primo titolo europeo di categoria della storia. Il secondo posto conferma comunque la positiva tradizione spagnola nel torneo, e ciò che è più importante, certifica la buona qualità della rosa.
Impostata dal classico Ginés Meléndez sul consueto 4-2-3-1 delle nazionali giovanili, al solito non molto lavorato tatticamente e affidato più che altro alla qualità dei singoli sulla base di un possesso-palla un po’ scontato, la Spagna ha comunque dominato praticamente tutte le gare esibendo un livello mediamente superiore alle concorrenti. Poi, l’unica cosa che conta a questi livelli, sono emersi prospetti interessanti. Non la vagonata di talento della penultima Under 17 (quella medaglia di bronzo ai Mondiali, coi Muniain, Muniesa, Isco, Sarabia e compagnia), ma comunque speranze.

Formazione-tipo
(4-2-3-1): Ortolá; Edu Campabadal, Ramalho, Israel Puerto, Víctor Álvarez; Campaña, Darder (Aitor Castro); Gerard Deulofeu (Pablo Hervias), Ortí (Jesé), Jesé (Bernat); Paco Alcácer.

In porta ha sorpreso favorevolmente Adrián Ortolá, che alla vigilia non doveva partire nemmeno titolare (era segnalato il madridista Herrero). Ortolá gioca nel Roda, che non è una squadra olandese ma un piccolo club succursale del Villarreal (che ne detiene il cartellino), ed è piaciuto soprattutto per la sicurezza trasmessa a tutto il reparto difensivo. Molto sobrio, puntualissimo nelle uscite, ma anche determinante in alcuni uno-contro-uno con gli attaccanti avversari.

Il leader della difesa, e il giocatore più mediatico già prima dell’Europeo, è Jonas Ramalho, prematuramente celebre come primo giocatore nero nella storia dell’Athletic Bilbao, date le sue origini angolane, aggregato già da quindicenne agli allenamenti della prima squadra. Al di là di questo, Ramalho ha buonissime potenzialità sia atletiche che tecniche: un centrale esplosivo e agile, con grande stacco, naturalezza nei recuperi e negli spostamenti laterali, senso tattico e anche buone doti palla al piede pur potendo a mio avviso aumentare ulteriormente il suo peso nell’impostazione della manovra. Buon partner Israel Puerto (Sevilla), meno dotato, più macchinoso ma senza sbavature, tatticamente intelligente e anche a suo agio nel giocare la palla dalle retrovie. Primo ricambio per i centrali Uxio Marcos del Deportivo.
Così così i due terzini: Víctor Álvarez (Espanyol) supporta con buon tempismo nelle sovrapposizioni l’azione offensiva, pur mancandogli tocco e accelerazioni, ma ha commesso più di un errore difensivo, non sempre impeccabile nel posizionamento e nelle diagonali. Eduard Campabadal del Barça si è dimostrato più solido, tatticamente più preciso (anche lui però non del tutto esente da errori, vedi il gol decisivo dell’Inghilterra nella finale) e più difficile da superare nell’uno contro uno, però va anche aggiunto che il suo insignificante apporto offensivo ben difficilmente potrà aprirgli le porte della prima squadra blaugrana. Solo pochi minuti con la Francia per il terzino sinistro del Villarreal Galas.

Inamovibile a centrocampo José Campaña, l’organizzatore. Sempre molto continuo, tocco di palla pulito, aperture precise e buona protezione della sfera, senso della posizione, maturità, ma anche poca creatività, almeno per quanto visto in queste misere 5 partite. Va tenuto comunque d’occhio perché a 17 anni è già titolare fisso della seconda squadra, il Sevilla Atlético, e in un futuro non troppo remoto è probabile uno sbarco nel Sevilla vero e proprio.
Accanto a Campaña è stato Darder (Espanyol) il più impiegato, mediano tatticamente valido ma molto lineare; più interessante il suo concorrente Aitor Castro (Real Sociedad), una mezzala (con lui nell’undici titolare spesso si passava al 4-1-4-1, con Campaña davanti alla difesa e Ortí e Aitor Castro mezzeali ) minuta ma molto dinamica e con ottime doti di palleggio, sempre alla ricerca dello spazio vuoto e della triangolazione per dare continuità alla manovra: sembra il classico elemento da “tikitaka”, peccato non averlo visto maggiormente all’opera.

Dalla trequarti in su, rispetto al consueto menu delle nazionali spagnole c’è poco da segnalare quanto a rifinitori, ma molti elementi interessanti invece in fase di accelerazione e finalizzazione. Il più appariscente senza ombra di dubbio il dribblomane Gerard Deulofeu del Barça, che la prima l’ha iniziata dalla panchina ma dalla seconda in poi ha portato a spasso terzini su terzini, indiscutibile largo a destra ma comodo anche negli spostamenti sull’altra fascia spesso intervenuti nel corso della partita. Deulofeu è un destro naturale, velocissimo e con l’ossessione dell’uno contro uno: o cercando il taglio verso l’interno dopo il controllo a seguire (numero provato con grande frequenza), oppure alzandosi il pallone leggermente verso l’esterno per poi partire a tutto gas, oppure ancora insistendo nei doppi passi, il suo stile di gioco è estremamente diretto, e bisogna dirlo, ancora estremamente limitato ed acerbo. Tende ad aspettare il pallone più che andarsi a cercare lo spazio giusto, non conosce “la pausa” e quelle combinazioni per linee interne che anch’esse come i dribbling servono a sbilanciare le difese avversarie; in alcuni momenti poi, vedi ad esempio l’assedio nella ripresa della finale, la testardaggine palla al piede è davvero troppa. Vedremo se si tratterà soltanto di pecche dovute all’inesperienza o proprio di scarsa comprensione del gioco (l’esempio di Diego Capel resta lì come monito imperituro), il talento comunque è sfacciatamente sotto gli occhi di tutti, e vederlo mettere a sedere gli avversari e raggiungere il fondo (ma proprio il fondo, eh, calpestare la linea dopo averne fatti fuori due o tre fischiettando…) qualche sorrisino di compiaciuto stupore lo regala anche agli spettatori più smaliziati.Meno acerbo ma con margini probabilmente inferiori il madridista Jesé Rodriguez, impiegato come mezzapunta al centro (nell’esordio con la Francia e in corso d’opera nelle gare successive) o a sinistra. Partecipa un po’ di più alla manovra rispetto a Deulofeu, ma nemmeno lui ha le caratteristiche del rifinitore, è un giocatore verticale che predilige anch’egli la percussione palla al piede, anche se rientrando sul destro più che cercando il fondo. Potente, veloce in progressione, buon controllo in corsa e nello stretto, ottimo tiratore. Altra soluzione interessante sulle fasce Pablo Hervias della Real Sociedad, esterno destro uscito dalla formazione titolare dopo la prima gara (ubi Deulofeu minor cessat), ma comunque da non sottovalutare per lo spunto sul breve (favorito anche dal baricentro basso) e la disinvoltura palla al piede. Deulofeu, tramite lo slittamento di Jesé, ha emarginato anche il rapido mancino Bernat (Valencia), che pure era andato in gol nella prima e unica gara da titolare con la Francia.
L’unico rifinitore per vocazione, Ortí del Zaragoza, ha invece un po’deluso. Non ha stonato nel contesto generale, ma ha inciso molto poco a livello individuale.

Studia con profitto da killer Francisco “Paco” Alcácer, capocannoniere della manifestazione con 6 gol in 5 partite, che vanno a rimpinguare il ragguardevole bottino di 14 reti in 11 partite finora totalizzato con l’Under 17. Può essere incoraggiante che proprio nei giorni in cui il Valencia perdeva con David Villa il suo quasi insostiuibile bomber, proprio il settore giovanile “che” abbia segnalato un potenziale sostituto più che valido, anche se in una prospettiva di lungo termine. Come Villa Paco è un attaccante piccolo, rapido e mobile, ma la concezione del gioco è molto diversa. Anche Paco attacca lo spazio, anche Paco propone intelligenti spostamenti laterali, ma Paco a differenza di Villa non ci tiene più di tanto al contatto col pallone: pur trovandosi assolutamente a suo agio in fase di palleggio e non mancando di senso tattico negli appoggi, preferisce nascondersi per riapparire quando ormai è troppo tardi per l’avversario. È una punta più da area di rigore, con un notevole intuito, possiede tutti quei movimenti a smarcarsi che se non li hai nel sangue allora è meglio che ti trovi un altro lavoro, non ha i centimetri ma sa rubare il tempo ai difensori, poi non ci mette nulla a caricare la conclusione secca verso la porta, che scaglia con entrambi i piedi (pur preferendo il destro) e con ottima coordinazione.
Ha avuto solo un piccolissimo spezzone al centro dell’attacco (contro la Svizzera) Saúl Ñiguez (Atlético Madrid), fratello minore di Aarón (ex-stella con Bojan dell’Under 17 2006 e campione d’Europa Under 19 nel 2008, ma un po’ persosi nelle sue peregrinazioni, l’ultima al Celta) ed elemento più giovane della spedizione essendo un classe ’94.

FOTO: siemprecantera.blogspot.com

Etichette: ,