Il miglior Valencia di quest'anno...
…vale soltanto uno 0-0, e il ritorno al Madrigal sarà durissimo, però le cose vanno dette: il derby della Comunitat lo ha dominato dall’inizio alla fine la squadra sulla carta inferiore, e il risultato avrebbe dovuto essere ben diverso (soprattutto considerando il palo di Mata e l’occasione sciupata da Pablo Hernández a tu per tu col portiere Juan Carlos). Il dato puramente quantitativo del possesso-palla di per sé non dice niente, però che in una partita il Villarreal riesca a farne meno dell’avversario (escludendo il Barça) dice invece parecchio. Il Submarino non ci ha capito granché di questa partita, e Emery l’ha incartato per bene a partire dalla sua formazione apparentemente assurda.
Quando prima dell’inizio ho visto i cinque difensori (ripetendo pari pari l’assetto proposto nella partita di campionato in casa del Villarreal) e la coppia Albelda-Maduro in mezzo al campo i pruriti omicidi sono stati una conseguenza inevitabile, ma son bastati cinque minuti per vedere come non si trattasse di una mossa per limitare i danni, ma per affrontare entrambe le fasi in condizioni di superiorità. Il grado di controllo raggiunto nella partita di ieri ha sorpreso chi era abituato al Valencia né carne né pesce di questi tre anni.
Partiamo dal fatto che i difensori centrali del Valencia (ieri Stankevicius-Dealbert-Ricardo Costa, da destra verso sinistra) non sono proprio delle cime in fatto di letture tattiche, nell’anticipo, nella copertura e anche nella marcatura, e quindi notiamo banalmente che se uno di questi centrali sbaglia averne uno in più di scorta pronto a rimediare aumenta la sensazione di sicurezza; a questa premessa aggiungiamo che il piano di Emery è risultato perfetto nel togliere i suoi punti di riferimento classici, che conosciamo sino alla noia. Superiorità nel mezzo coi due falsi esterni Cani e Cazorla che stringono centralmente per appoggiare i centrali Bruno e Borja Valero (Senna entra a inizio ripresa al posto di Cani, ma poi deve uscire per infortunio), e fasce occupate a sorpresa dalle sovrapposizioni dei terzini o dagli spostamenti degli attaccanti. Ma il Villarreal ieri non ha mai potuto proporre con continuità questi movimenti, e anzi Rossi e Nilmar son risultati piuttosto isolati dal resto della squadra.
Infatti, Miguel e Mathieu (spaventoso il dispendio atletico di quest’ultimo) seguivano in maniera assai aggressiva Cazorla e Cani, senza aprire varchi centralmente o alle loro spalle, perché la presenza di tre difensori centrali evitava la parità numerica con Rossi e Nilmar e consentiva pronti spostamenti laterali. Il Villarreal non può disegnare quel quadrato con cui di solito mette in mezzo il centrocampo avversario, e il Valencia non solo si dimostra reattivo, ma anche propositivo.
Andando oltre le impressioni superficiali, a volte cinque difensori possono risultare un vantaggio anche in chiave offensiva. Il Valencia non ha una circolazione di palla particolarmente brillante, ma sicuramente più sciolta. Per i tre difensori centrali è più facile allargarsi ed evitare il possibile pressing dei due attaccanti del Villarreal, poi ci sono più linee di passaggio.
Miguel e Mathieu partono molto alti, fanno tutta la fascia e così permettono a Mata e Pablo Hernández di venire più in mezzo e risultare più imprevedibili. Anche in questo caso, a volte un trequartista in meno può far funzionare meglio la trequarti. Visto il rendimento offerto finora dal Chori Domínguez con la maglia del Valencia, non è un grosso rimpianto non disporre di un essere umano che stazioni in quella zona e magari rubi spazio a Mata per i suoi tagli. Mata che risulta molto pericoloso smarcandosi fra le linee o andando a braccare i palloni alle spalle dell’unica punta (il combattivo Aduriz, poi sostituito da Soldado nella ripresa), e anche Pablo gode di una certa libertà. Il Valencia fa tutto quello che deve essere fatto (non convincono le risposte di Garrido coi cambi), ma gli manca il gol, e così perde anche un po’ di brio nel finale, affidandosi maggiormente alle iniziative individuali di Joaquín (ispiratissimo questa stagione), subentrato a Pablo H.
Bella partita, ma vale il discorso di sempre: al di là dei rimedi una tantum, il problema è trovare un Valencia che sappia imporre una volta per tutte un suo stile di gioco, magari costringendo gli altri ad adeguarvisi.
Quando prima dell’inizio ho visto i cinque difensori (ripetendo pari pari l’assetto proposto nella partita di campionato in casa del Villarreal) e la coppia Albelda-Maduro in mezzo al campo i pruriti omicidi sono stati una conseguenza inevitabile, ma son bastati cinque minuti per vedere come non si trattasse di una mossa per limitare i danni, ma per affrontare entrambe le fasi in condizioni di superiorità. Il grado di controllo raggiunto nella partita di ieri ha sorpreso chi era abituato al Valencia né carne né pesce di questi tre anni.
Partiamo dal fatto che i difensori centrali del Valencia (ieri Stankevicius-Dealbert-Ricardo Costa, da destra verso sinistra) non sono proprio delle cime in fatto di letture tattiche, nell’anticipo, nella copertura e anche nella marcatura, e quindi notiamo banalmente che se uno di questi centrali sbaglia averne uno in più di scorta pronto a rimediare aumenta la sensazione di sicurezza; a questa premessa aggiungiamo che il piano di Emery è risultato perfetto nel togliere i suoi punti di riferimento classici, che conosciamo sino alla noia. Superiorità nel mezzo coi due falsi esterni Cani e Cazorla che stringono centralmente per appoggiare i centrali Bruno e Borja Valero (Senna entra a inizio ripresa al posto di Cani, ma poi deve uscire per infortunio), e fasce occupate a sorpresa dalle sovrapposizioni dei terzini o dagli spostamenti degli attaccanti. Ma il Villarreal ieri non ha mai potuto proporre con continuità questi movimenti, e anzi Rossi e Nilmar son risultati piuttosto isolati dal resto della squadra.
Infatti, Miguel e Mathieu (spaventoso il dispendio atletico di quest’ultimo) seguivano in maniera assai aggressiva Cazorla e Cani, senza aprire varchi centralmente o alle loro spalle, perché la presenza di tre difensori centrali evitava la parità numerica con Rossi e Nilmar e consentiva pronti spostamenti laterali. Il Villarreal non può disegnare quel quadrato con cui di solito mette in mezzo il centrocampo avversario, e il Valencia non solo si dimostra reattivo, ma anche propositivo.
Andando oltre le impressioni superficiali, a volte cinque difensori possono risultare un vantaggio anche in chiave offensiva. Il Valencia non ha una circolazione di palla particolarmente brillante, ma sicuramente più sciolta. Per i tre difensori centrali è più facile allargarsi ed evitare il possibile pressing dei due attaccanti del Villarreal, poi ci sono più linee di passaggio.
Miguel e Mathieu partono molto alti, fanno tutta la fascia e così permettono a Mata e Pablo Hernández di venire più in mezzo e risultare più imprevedibili. Anche in questo caso, a volte un trequartista in meno può far funzionare meglio la trequarti. Visto il rendimento offerto finora dal Chori Domínguez con la maglia del Valencia, non è un grosso rimpianto non disporre di un essere umano che stazioni in quella zona e magari rubi spazio a Mata per i suoi tagli. Mata che risulta molto pericoloso smarcandosi fra le linee o andando a braccare i palloni alle spalle dell’unica punta (il combattivo Aduriz, poi sostituito da Soldado nella ripresa), e anche Pablo gode di una certa libertà. Il Valencia fa tutto quello che deve essere fatto (non convincono le risposte di Garrido coi cambi), ma gli manca il gol, e così perde anche un po’ di brio nel finale, affidandosi maggiormente alle iniziative individuali di Joaquín (ispiratissimo questa stagione), subentrato a Pablo H.
Bella partita, ma vale il discorso di sempre: al di là dei rimedi una tantum, il problema è trovare un Valencia che sappia imporre una volta per tutte un suo stile di gioco, magari costringendo gli altri ad adeguarvisi.
Etichette: Copa del Rey, Valencia, Villarreal